tag:blogger.com,1999:blog-15753779264353585712024-03-19T10:27:12.738+01:00Lo Specchio-CieloMabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.comBlogger584125tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-301701474500573392018-03-23T02:25:00.001+01:002018-03-23T02:30:26.290+01:00Dire Quasi la Stessa Cosa, Umberto EcoSupponiamo che in un romanzo inglese un personaggio dica "It’s Raining Cats and Dogs".<br />
Sciocco sarebbe quel traduttore che, pensando di dire la stessa cosa, traducesse letteralmente "piove cani e gatti".<br />
Si tradurrà "piove a catinelle" o "piove come Dio la manda".<br />
Ma se il romanzo fosse di fantascienza, scritto da un adepto di scienze dette “fortiane”, e raccontasse che davvero piovono cani e gatti? Si tradurrebbe letteralmente, d’accordo.<br />
Ma se il personaggio stesse andando dal dottor Freud per raccontargli che soffre di una curiosa ossessione verso cani e gatti, da cui si sente minacciato persino quando piove? Si tradurrebbe ancora letteralmente, ma si sarebbe perduta la sfumatura che quell’Uomo dei Gatti è ossessionato anche dalle frasi idiomatiche.<br />
E se in un romanzo italiano chi dice che stanno piovendo cani e gatti fosse uno studente della Berlitz, che non riesce a sottrarsi alla tentazione di ornare il suo discorso con anglicismi penosi? Traducendo letteralmente, l’ignaro lettore italiano non capirebbe che quello sta usando un anglicismo. E se poi quel romanzo italiano dovesse essere tradotto in inglese, come si renderebbe questo vezzo anglicizzante? Si dovrebbe cambiare nazionalità al personaggio o farlo diventare un inglese con vezzi italianizzanti, o un operaio londinese che ostenta senza successo un accento oxoniense? Sarebbe una licenza insopportabile.<br />
E se "It’s Raining Cats and Dogs" lo dicesse, in inglese, un personaggio di un romanzo francese? Come si tradurrebbe in inglese? Vedete come è difficile dire quale sia la cosa che un testo vuole trasmettere, e come trasmetterla.<br />
<br />
Umberto EcoMabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-80425335012092765062018-03-08T05:54:00.004+01:002018-03-08T06:03:01.872+01:00Dèe Dominano Altere in Solitudine<i>Mefistofele</i><br />
Svelo di malavoglia segreto così alto.
Dèe dominano altere in solitudine.
Non Luogo intorno ad esse e meno ancora Tempo.
Parlarne è arduo.
Sono le Madri!<br />
<i><br /></i>
<i>Faust</i> <i>(rabbrividendo)</i><br />
Madri!<br />
<br />
<i>M.</i><br />
Ti dà i brividi<br />
<br />
<i>F.</i><br />
Le Madri! Madri!... Come suona strano!<br />
<i><br /></i>
<i>M.</i><br />
E strano è. A voi mortali Dèe
ignote, da noi
non volentieri nominate.
Sulla via delle loro dimore dovrai esplorare gli abissi.
Ne hai colpa tu, se ne abbiamo bisogno.
<br />
<br />
Dal "Faust" di Goethe<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwO61ioL6sBdT1lHZ4wQpFeJOZdoa7PQxafeDsqeHqj8jrDRrk74xu-cF8mFPJErf2pYGrkY2ReQwaT76owor-UP6RlzVvVVQ6nMHqi1D7uHrnxnitAIah3tUK0CPUMerfrP0lmNaHekQ/s1600/jb_prince_riding_moonlight.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="561" data-original-width="600" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwO61ioL6sBdT1lHZ4wQpFeJOZdoa7PQxafeDsqeHqj8jrDRrk74xu-cF8mFPJErf2pYGrkY2ReQwaT76owor-UP6RlzVvVVQ6nMHqi1D7uHrnxnitAIah3tUK0CPUMerfrP0lmNaHekQ/s1600/jb_prince_riding_moonlight.jpg" /></a></div>
<br />Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-61441533834534748822018-03-08T05:02:00.001+01:002018-03-08T06:49:48.721+01:00Oggi, 8 Marzo Oggi vorrei ricordare, ricordarvi, <a href="http://zerkalo-mitomania.blogspot.it/2013/05/la-riabilitazione-dellultima-strega.html?m=1">Anna Goldi</a>, l'ultima "strega" suppliziata in Europa.<br />
... E <a href="http://zerkalo-mitomania.blogspot.it/2016/04/la-donna-che-volle-farsi-papa.html?m=1">la Papessa Giovanna</a>, la donna che volle farsi papa.<br />
... E, ancora una volta la mia Signora, apparentemente così debole, così passivamente vittima, e, in realtà, regale e dignitosa e struggentemente coraggiosa nell'accettazione del proprio Destino.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i47.tinypic.com/66lmqa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i47.tinypic.com/66lmqa.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #ead1dc; font-family: inherit;"><b><i>Waterhouse W.J.</i></b></span><br />
<span style="color: #ead1dc; font-family: inherit;"><b><i><br /></i></b></span></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span><span style="font-family: inherit;">Uno fra i tanti dipinti che <u>J.W.Waterhouse</u> ha dedicato alla "<i>Lady of Shalott</i>". Waterhouse è un tardo <u>preraffaellita</u> ed i Preraffaelliti sono, giustappunto, uno dei miei "amori".</span><br />
<span style="font-family: inherit;">
Waterhouse si è ispirato all'omonima poesia di <u>A.Tennyson</u>. </span><br />
<span style="font-family: inherit;">Tennyson, a sua volta, ha cantato una leggenda legata alla "materia di Bretagna" che mi interessa da vicino poiché il suo antico nucleo è di origine <u>celtica.</u></span><br />
<span style="font-family: inherit;"><u><br /></u></span>
<span style="font-family: inherit;">La Signora di Shalott - si narra - fu colpita da una terribile maledizione ad opera della sua implacabile carnefice, <i>Morgana</i>, sorellastra di Artù, ritenuta una potente Incantatrice (in realtà, propendo selvaggiamente per la teoria che la vede come una di quelle Druidesse celtiche sconfitte e demonizzate dal Cristianesimo vincente). Grazie alle sue Arti, Morgana sapeva che, se la Signora di Shalott e Lancillotto del Lago si fossero incontrati, si sarebbero amati follemente impedendo così la nascita di quella travolgente relazione amorosa tra il Cavaliere e Ginevra, moglie del Re, le cui conseguenze rovinose, secondo le previsioni di Morgana, avrebbero decretato la fine dell'era di Artù e dei suoi Cavalieri... Così Morgana la maledisse mentre era ancora nel ventre materno: se mai avesse guardato verso la "<i>towered Camelot</i>"- la turrita Camelot - la Città del Re, sarebbe morta.<br />
E la Signora di Shalott viveva sulla sua "<i>silent isle</i>", chiusa in una torre, e volgeva sempre le spalle alle finestre, e guardava il Mondo, le Ombre del mondo, in un grande specchio appeso davanti a lei e tesseva una magica tela con tutti i colori e le immagini di cui coglieva il riflesso... I mietitori al lavoro nei campi d'orzo udivano, a volte, il suo canto fluire lungo l'Avon nelle fredde ore dell'alba e pensavano che non fosse una creatura di Dio come tutti, ma un Essere dotato di strani poteri. "<i>Ecco la Maga, la Signora di Shalott!</i>" bisbigliavano fra loro.<br />
E, intanto, nello specchio terso, passavano Cavalieri, funerali di Signori, coppie di amanti, sposi, tutti diretti a Camelot.<br />
Un giorno, ella vide un bellissimo Cavaliere dai riccioli neri, Lancillotto, e desiderò guardarlo nella realtà del mondo, poiché "<i>era stanca delle Ombre</i>", dice Tennyson.<br />
Dalla sua alta finestra, lo cercò tra coloro che si recavano alla Città del Re. Quando il suo sguardo si rivolse verso la "turrita Camelot", il grande specchio si spezzò da cima a fondo e la tela veleggiò lontano... e lei seppe che doveva morire.<br />
Scese, allora, sulle rive dell'Avon, salì su di una barca che la attendeva sotto un salice, scrisse intorno alla prua il suo nome e si abbandonò alla corrente... Alto si levo' il suo canto di addio, simile a un inno sacro. Fisso lo sguardo.<br />
Chi la vide disse che pareva una Veggente.<br />
E, man mano che il sangue le si ghiacciava nelle vene, la voce si affievoliva, il canto diventava un sospiro sulle acque. E poi fu silenzio.<br />
Giunse morta sull'altra riva. E in un silenzio reverente e attonito, Signori e popolani, dame e contadine, seguivano dalle rive del fiume, la barca con la bianca Signora addormentata che sfilava lentamente sotto i muri infiorati dei giardini, sotto i balconi degli alti palazzi...<br />
Le genti di Camelot accorsero a raccogliere il suo bianchissimo corpo e ne conobbero il nome leggendolo sulla prua della barca.<br />
Anche i Cavalieri del Re si affollarono sulla riva, e, fra loro era Lancillotto, che nulla sapeva, e mai avrebbe saputo, del destino comune e della maledizione, e si soffermò a guardarla e disse: "Invero, aveva un volto bellissimo la Signora di Shalott! Che il Signore misericordioso l'accolga nella Sua Grazia". </span><br />
<span style="font-family: inherit;"><br />
Mab's Copyright<br />
<br />
<br />
</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: inherit;"><a href="http://i50.tinypic.com/2rr4b3q.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i50.tinypic.com/2rr4b3q.jpg" /></a></span></div>
<span style="font-family: inherit;">
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #d9d2e9; font-family: inherit;"><i>Waterhouse W.J.</i></span></b><br />
<b><span style="color: #d9d2e9; font-family: inherit;"><i><br /></i></span></b></div>
<b><span style="font-family: inherit;"><br /></span></b>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
On either side of the river lie<br />
Long fields of barley and of rye,<br />
That clothe the world and meet the sky;<br />
And thro' the field the road run by<br />
To many-towered Camelot;<br />
And up and down the people go,<br />
Gazing where the lilies blow<br />
Round an island there below,<br />
The island of Shalott.<br />
<br />
Willows whiten, aspens quiver,<br />
Little breezes dusk and shiver<br />
Thro' the wave that runs for ever<br />
By the island in the river<br />
Flowing down to Camelot.<br />
Four grey walls, and four grey towers,<br />
Overlook a space of flowers,<br />
And the silent isle imbowers<br />
The Lady of Shalott.<br />
<br />
Only reapers, reaping early,<br />
In among the bearded barley<br />
Hear a song that echoes cheerly<br />
From the river winding clearly<br />
Down to tower'd Camelot;<br />
And by the moon the reaper weary,<br />
Piling sheaves in uplands airy,<br />
Listening, whispers<br />
"'tis the fairy<br />
The Lady of Shalott."<br />
<br />
There she weaves by night and day<br />
A magic web with colours gay,<br />
She has heard a whisper say,<br />
A curse is on her if she stay<br />
To look down to Camelot.<br />
She knows not what the curse may be,<br />
And so she weaveth steadily,<br />
And little other care hath she,<br />
The Lady of Shalott.<br />
<br />
And moving through a mirror clear<br />
That hangs before her all the year,<br />
Shadows of the world appear.<br />
There she sees the highway near<br />
Winding down to Camelot;<br />
And sometimes thro' the mirror blue<br />
The Knights come riding two and two.<br />
She hath no loyal Knight and true,<br />
The Lady Of Shalott.<br />
<br />
But in her web she still delights<br />
To weave the mirror's magic sights,<br />
For often thro' the silent nights<br />
A funeral, with plumes and lights<br />
And music, went to Camelot;<br />
Or when the Moon was overhead,<br />
Came two young lovers lately wed.<br />
"I am half sick of shadows,"<br />
said The Lady Of Shalott.<br />
<br />
A bow-shot from her bower-eaves,<br />
He rode between the barley sheaves,<br />
The sun came dazzling thro' the leaves,<br />
And flamed upon the brazen greaves<br />
Of bold Sir Lancelot.<br />
A red-cross knight for ever kneel'd<br />
To a lady in his shield,<br />
That sparkled on the yellow field,<br />
Beside remote Shalott.<br />
<br />
His broad clear brow in sunlight glow'd;<br />
On burnish'd hooves his war-horse trode;<br />
From underneath his helmet flow'd<br />
His coal-black curls as on he rode,<br />
As he rode back to Camelot.<br />
From the bank and from the river<br />
he flashed into the crystal mirror,<br />
"Tirra Lirra," by the river<br />
Sang Sir Lancelot.<br />
<br />
She left the web, she left the loom,<br />
She made three paces taro' the room,<br />
She saw the water-lily bloom,<br />
She saw the helmet and the plume,<br />
She looked down to Camelot.<br />
Out flew the web and floated wide;<br />
The mirror cracked from side to side;<br />
"The curse is come upon me,"<br />
cried The Lady of Shalott.<br />
<br />
In the stormy east-wind straining,<br />
The pale yellow woods were waning,<br />
The broad stream in his banks complaining.<br />
Heavily the low sky raining<br />
Over towered Camelot;<br />
Down she came and found a boat<br />
Beneath a willow left afloat,<br />
And round about the prow<br />
she wrote The Lady of Shalott<br />
<br />
And down the river's dim expanse<br />
Like some bold seer in a trance,<br />
Seeing all his own mischance -<br />
With a glassy countenance<br />
Did she look to Camelot.<br />
And at the closing of the day<br />
She loosed the chain and down she lay;<br />
The broad stream bore her far away,<br />
The Lady of Shalott.<br />
<br />
Heard a carol, mournful, holy,<br />
Chanted loudly, chanted lowly,<br />
Till her blood was frozen slowly,<br />
And her eyes were darkened wholly,<br />
Turn'd to towered Camelot.<br />
For ere she reach'd upon the tide<br />
The first house by the water-side,<br />
Singing in her song she died,<br />
The Lady of Shalott.<br />
<br />
Under tower and balcony,<br />
By garden-wall and gallery,<br />
A gleaming shape she floated by,<br />
Dead-pale between the houses high,<br />
Silent into Camelot.<br />
Out upon the wharfs they came,<br />
Knight and Burgher,<br />
Lord and Dame,<br />
And round the prow they read her name,<br />
The Lady of Shalott.<br />
<br />
Who is this?<br />
And what is here?<br />
And in the lighted palace near<br />
Died the sound of royal cheer;<br />
And they crossed themselves for fear,<br />
All the Knights at Camelot;<br />
But Lancelot mused a little space<br />
He said, "She has a lovely face;<br />
God in his mercy lend her grace,<br />
The Lady of Shalott."<br />
<span style="background-color: #0c343d;"><span style="color: #0c343d; font-family: "times" , "times new roman" , serif;"><b><br /></b></span></span>
</span></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<br /></div>
Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-22957555728700842222017-10-15T10:09:00.002+02:002017-10-15T10:10:59.936+02:00Il Dragone, Pentamerone, G.B. Basile (Giornata Quarta, Trattenimento Quinto)<i>Miuccio è mandato, per opera di una regina, a diversi pericoli, e da tutti,
per l'aiuto di un uccello fatato, esce con onore. Alla fine, la regina
muore, ed esso, scoperto figlio del re, fa liberare la propria madre,
che diventa moglie di quella corona</i>.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i60.tinypic.com/fmuqe0.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i60.tinypic.com/fmuqe0.gif" data-original-height="88" data-original-width="69" /></a></div>
'era una volta un re d'Altamarina, al quale, per le
crudeltà e tirannie che usava, fu, mentre con la moglie era
andato per diletto a un castellotto lontano dalla città, occupato
il seggio reale da una maga. Egli fece allora pregare
una statua di legno, che dava oracoli per enigmi, e ne
ebbe per risposta che allora ricupererebbe lo stato quando
la maga perdesse la vista.<br />
Ma la maga non solo si era circondata
di buona guardia, si anche conosceva al fiuto la gente che quegli le mandava contro per insidiarla, e ne eseguiva
subito giustizia spietata.<br />
Ciò vedendo, il re entrò in disperazione, e quante femmine
di quella città poteva avere tra le mani, a tutte, per dispetto
della maga, toglieva l'onore, e con l'onore la vita. E, tra le
cento e cento, che la loro cattiva sorte portò a rimanere sturate
di riputazione e sfasciate dei giorni loro, capitò una giovane
chiamata Porziella, che era la più gentile cosa che si
potesse vedere sopra tutta la terra. I suoi capelli erano vere
manette degli sbirri di amore; la fronte, tavola dove stava
scritta la tariffa alla bottega delle grazie dei gusti amorosi;
gli occhi, due fanali che assicuravano i vascelli dei desideri
a voltare la prora al porto dei contenti; la bocca, un'arnia
di miele tra due siepi di rose.<br />
Caduta in potere del re, questi, dopo che l'ebbe passata
in rivista come le altre, la volle ammazzare; ma, nell'atto
che alzava il pugnale, un uccello gli fece cascare sul braccio
non so quale radice, e gliene venne tale un tremito che l'arma
gli scorse di mano. Era l'uccello una fata, che, pochi giorni
innanzi, dormendo in un bosco, dove sotto la tenda delle ombre
si giocava l'ardore alla galera dello spavento, stava per
subire l'onta da un satiro, quando fu svegliata da Porziella;
e per questo beneficio seguiva sempre i suoi passi, pronta a
rendergliene ricambio.<br />
Il re, all'inatteso impedimento, pensò
che la bellezza di quella faccia avesse messo il sequestro al
braccio e ingiunto un mandato al pugnale, vietandogli di trafiggerla come di tante altre aveva fatto. Considerò dunque
che bastava un pazzo per casa e che non conveniva tingere
di sangue l'ordigno della morte come ne aveva tinto Io strumento
della vita; e dispose che Porziella fosse murata in una
soffitta del suo palazzo, e lasciata colà, l'afflitta e dolorosa giovane,
senza aver né da mangiare né da bere, affinché perisse
d'inedia.<br />
L'uccello, che la vide a questi cattivi termini, la confortò
con parole umane, che stesse di buon animo perché esso, per
gratitudine di un favore da lei ricevuto, l'avrebbe aiutata col
proprio sangue. Non volle, peraltro, quantunque assai Porziella
ne lo pregasse, svelarle mai chi fosse; e soltanto le ripetè
che le si sentiva obbligato, e tornò ad assicurarla che non
avrebbe tralasciato cosa per servirla.<br />
E poiché la povera giovane
languiva per la fame, volò fuori e tornò con un coltello
appuntito, che tolse dal riposto del re, e le disse di aprire a
poco a poco un buco in un angolo del solaio, che sarebbe
andato a rispondere nella cucina, dalla quale avrebbe preso
sempre qualcosa per sostentarle la vita. Porziella ubbidì, e, affaticatasi
per un buon pezzo, tanto scavò che apri l'entrata all'uccello;
il quale, profittando del momento che il cuoco era
andato ad attingere una secchia d'acqua alla fontana, discese
pel buco e si portò via un pollastro, che stava in caldo, e
lo dette a Porziella. Non sapendo poi come rimediare alla sete,
volò alla dispensa, dove era appesa molta uva, e gliene porse
un grappolo. Cosi continuò per più giorni.<br />
Più tardi, Porziella, che era rimasta incinta, diè alla luce
un bel figlio maschio, che essa allattò e crebbe con la continua
assistenza dell'uccello. E, diventato il figliuolo grandicello,
l'uccello consigliò alla madre di allargare l'apertura del solaio,
levandone altrettante assicelle, in modo che potesse entrarvi Miuccio (tale era il nome che essa aveva dato al figliuolo) e di
calarlo, per mezzo di certe cordicelle che esso stesso le aveva
procurate, rimettendo a loro posto i panconcelli in guisa che
non si vedesse per dove era disceso.<br />
Cosi fece Porziella, e
comandò al figlio di non dir mai donde fosse venuto, né di chi
fosse figlio.
Quando il cuoco, che era uscito per faccende, tornò e vide
in mezzo alla cucina quel bel garzoncello, gli domandò chi era,
come era entrato e che cosa era venuto a fare in quel luogo;
e Miuccio, ricordando l'istruzione della madre, rispose che
si era sperduto e che andava cercando padrone.<br />
Tra questo
dialogo sopravvenne lo scalco, che, veduto un fanciullo di
tanto spirito, pensò che sarebbe stato adatto per paggio del
re, e lo condusse nelle camere regali. Piacque subito al re,
che lo vide cosi bello e grazioso, e lo tenne al servigio per
paggio, al cuore per figlio, e gli fece insegnare tutti gli esercizi
che convengono a un cavaliere; tanto che diventò il più
virtuoso della corte.<br />
Il re gli voleva bene più che al figliastro; onde la regina
cominciò a prenderlo in uggia e a guardarlo con occhio di
odio. L'invidia e la malevolenza guadagnavano tanto maggior
terreno quanto più spianavano loro la strada i favori e le grazie
che il re faceva a Miuccio. E la regina si propose di mettere
tanto sapone alla scala della fortuna di quel giovane che alfine
sdrucciolasse dall'alto giù al fondo.<br />
Una sera che, dopo aver accordato in pieno i loro strumenti
musicali, facevano una musica di discorsi tra loro, la
regina disse al re che Miuccio si era vantato di poter fare tre
castelli nell'aria. Il re, sia perché era curioso, sia per dar gusto
alla moglie, quando al mattino la Luna, maestra delle Ombre,
concede feria alle discepole per la festa del Sole, chiamò a sé Miuccio e gli ordinò che, per ogni conto, avesse fatto i tre
castelli in aria, come se n'era vantato; altrimenti, avrebbe fatto
fare a lui tre salti in aria.
Miuccio, a tale richiesta, se ne andò nella sua camera e
cominciò un amaro lamento sulla grazia dei principi, fragile
come vetro, e sulla poca durata dei loro favori; e,
mentre piangeva a calde lacrime, ecco l'uccello, che gli disse:<br />
"Fa' cuore, o Miuccio, e non dubitare, perché hai con te
persona come son io, capace di cavarti dal fuoco".<br />
E
gli ordinò di prendere molto cartone e colla, e, lavorati a
quel modo tre grandi castelli, fece venire tre grossi grifoni,
e a ciascuno legò ai piedi un castello, e quelli volarono per
l'aria.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgts2jUxysrhz2YwX1JLoApzQ6KSZxRoJrQYbrYEhY5kCePcMImbq6ctwE2XZQ3USqxDdQ8KdNv3is8IOZHeUqNh5lYXIk-VING9zjmvKTjX5s2GG82eUmN5OhkQePxicNxWGZFcV6IbNg/s1600/dragone.tif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="586" data-original-width="869" height="431" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgts2jUxysrhz2YwX1JLoApzQ6KSZxRoJrQYbrYEhY5kCePcMImbq6ctwE2XZQ3USqxDdQ8KdNv3is8IOZHeUqNh5lYXIk-VING9zjmvKTjX5s2GG82eUmN5OhkQePxicNxWGZFcV6IbNg/s640/dragone.tif" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Goble W.</span></i></b></div>
<br />
<br />
Miuccio chiamò il re, che accorse con tutta la corte
a questo spettacolo, e che, ammirando l'ingegno del giovane,
gli pose maggiore affetto e gli fece feste e carezze
dell'altro mondo.
Ciò fu aggiunta di neve all'invidia e di fuoco allo sdegno
della regina, che, vedendo che il colpo non le era riuscito,
non vegliava il giorno che non cercasse modo, e non dormiva
la notte che non pensasse maniera, di levarsi dinanzi questo
stecco degli occhi suoi, sicché, dopo pochi altri giorni,
disse al re:<br />
"Marito mio, ora è tempo di tornare alle grandezze
passate e ai piaceri degli anni lontani, perché Miuccio
si è offerto di accecare la fata e, con una spesa di occhi, farti
ricomprare il regno perduto".<br />
II re, che si senti toccare sul punto doloroso, immediatamente chiamò Miuccio e gli parlò:<br />
"Resto assai meravigliato,
o Miuccio, che, volendoti tanto bene e potendomi tu rimettere nel seggio dal quale sono capitombolato, te ne stai cosi
spensierato e non procuri di togliermi dalla miseria in cui mi
trovo, ridotto come sono da un regno a un bosco, da una
città a un povero castelluccio e dal comandare a tanti ad esser
appena servito da pochi domestici affamati, che affettano
pane e scodellano broda. Perciò, se non vuoi cadere in disgrazia
presso di me, corri subito ad accecare la maga che
è in possesso della roba mia; e tu, serrando le botteghe di
quegli occhi, aprirai il fondaco delle grandezze mie; spegnendo
quelle lucerne, accenderai le lampade dell'onor mio, che stanno
ora smorzate e fumose".<br />
A questa proposta, Miuccio stava per rispondere che il re
era mal informato e l'aveva tolto in iscambio, che egli non
era corvo che cavasse gli occhi, né latrinaio che sturasse
buchi; quando il re concluse:<br />
"Non più parole! Cosi voglio,
cosi sia fatto. Fa' conto che alla zecca del mio cervello ho
messo in bilico la bilancia: di qua il premio, se fai quello
che devi; di là il castigo, se lasci di fare quello che ti comando".<br />
Miuccio, che non poteva cozzare con un sasso e aveva da
fare con un uomo che guai a chi ci capitava, se ne andò a gemere
in un angolo.<br />
Ma sopraggiunse l'uccello e gli disse:<br />
"È
possibile, Miuccio, che ti perdi sempre in un bicchier di acqua?
E, se io fossi stato ucciso, potresti fare un lamento pari a questo?
Non sai che io ho più cura della tua vita che della mia stessa?
Perciò, non ismarrirti e vienimi dietro, che vedrai che cosa sa fare Meniello",<br />
E, preso a volare, con Miuccio che lo
seguiva, si fermò in un bosco; e là si mise a cinguettare, e
subito fu attorniato da una schiera di uccelli.
Come se li vide intorno, esso domandò chi tra loro si confidasse
di spegnere la vista alla maga; che gli avrebbe dato una
salvaguardia contro gli artigli degli sparvieri e degli astori, e
una carta franca contro gli schioppi, gli archetti, le balestre
e i vischi dei cacciatori.
Tra quegli uccelli. c'era una rondine, che, avendo fatto il suo
nido a una trave della casa reale, aveva preso ad aborrire la
maga, la quale, per eseguire i suoi maledetti incantamenti, più
volte l'aveva cacciata dalla camera sua coi suffumigi. E quella,
in parte per vendetta, in parte allettata dal premio che 1'uccello
prometteva, si offerse ad eseguire la cosa.<br />
Volò, dunque, la rondine, come una folgore, alla città, entrò
nel palazzo reale, e qui vide la maga, che se ne stava distesa
sopra un lettuccio, facendosi fare fresco col ventaglio da due
damigelle. Subito la rondine le si mise a perpendicolo sugli
occhi, e, lasciandovi cascare dentro il suo sterco, le tolse la
vista. La maga, che vide a mezzogiorno la notte, e ben sapeva
che con quella serrata di dogana terminava la mercanzia
del suo regno, gettò strida da anima dannata e rinunziò allo
scettro, correndo a rintanarsi in certe grotte, dove tanto batté
la testa nella roccia, che fini i suoi giorni.<br />
Andata via la maga, i consiglieri inviarono ambasciatori al
re, che venisse a godere la casa propria, perché l'accecamento
di quella gli aveva dato la luce del buon giorno; e, nello stesso punto che gli ambasciatori arrivarono, giunse anche
Miuccio, che, istruito dall'uccello, cosi disse:<br />
"T'ho servito
di buona moneta: la maga è accecata, il regno è tuo; ma, se
io merito ricompensa per il servigio che ti ho reso, non ne
voglio altra se non che tu mi lasci stare coi miei malanni
senza mettermi un'altra volta a pericoli".<br />
Il re, dopo averlo
abbracciato con grande amorevolezza, lo fece coprire e sedere
accanto a sé; e se la regina ne crepò di rabbia, ve lo dica il
Cielo, tanto che nell'arcobaleno di diversi colori, che si mostrò
sul suo volto, si conobbe il vento delle rovine che macchinava
nel cuore contro il povero Miuccio.
Poco lungi dal castello, era un dragone ferocissimo, che nacque
allo stesso parto con la regina, e gli astrologi, chiamati dal
padre a strologare questo fatto, sentenziarono che tanto sarebbe
campata la figlia sua quanto campava il dragone, e che,
morendo l'uno, sarebbe morta necessariamente anche l'altra; e
solo una cosa avrebbe potuto risuscitarla, cioè se le avessero
unto le tempie, lo sterno, le nari e i polsi col sangue dello
stesso dragone.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizoQzP3a_jwqO39NUAJjIa2CeV1PCq5WCvJ3YzF79yuuXePoQQH9FlhNfF1x7OXH-QbhcAFjUKp-1alvog4xDF6aeeOUA8hhZnH2hYHznLCS3S1gciI4kgPUoEuNoqp_ZdFrywXs4hAeQ/s1600/Von_Bayros_Pentamerone_06+%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1506" data-original-width="961" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizoQzP3a_jwqO39NUAJjIa2CeV1PCq5WCvJ3YzF79yuuXePoQQH9FlhNfF1x7OXH-QbhcAFjUKp-1alvog4xDF6aeeOUA8hhZnH2hYHznLCS3S1gciI4kgPUoEuNoqp_ZdFrywXs4hAeQ/s640/Von_Bayros_Pentamerone_06+%25282%2529.jpg" width="408" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Von Bayros</span></i></b></div>
<br />
<br />
<br />
Ora la regina, che conosceva la forza e la furia
di quest'animale, pensò di mandargli Miuccio nelle granfie,
sicura che se ne sarebbe fatto un sol boccone, e gli sarebbe
stato come la fragola in bocca all'orso. Cominciò, dunque,
a dire al re:<br />
"Affé, che Miuccio è il tesoro della casa tua,
e saresti ingrato se non l'amassi; tanto più che ha lasciato intendere
di voler ammazzare il dragone, il quale, quantunque
mi sia fratello, ti è cosi nemico, che io voglio piuttosto un pelo
di mio marito che cento fratelli".<br />
Il re, che odiava mortalmente il dragone e non sapeva
come liberarsene, subito chiamò di nuovo Miuccio:<br />
"So - gli disse - che tu metti il manico dovunque vuoi, e perciò,
avendo fatto tanto e tanto per me, bisogna che mi faccia un
altro piacere, e poi disponi di me a tua voglia. Va' in questo
punto stesso e ammazza il dragone, che mi renderai un
servigio segnalato e io te ne darò buon merito".<br />
Miuccio stava per uscire fuori di sé, e, appena potè spiccicare
parola, rispose:<br />
"Cotesta, ora, è doglia di testa; ora, mi
avete preso a vessare; è forse, la mia vita, latte di capra nera,
che si può farne strapazzo? Non si tratta di una pera sbucciata,
che mi si metta dinanzi alla bocca: si tratta di un dragone,
che con le branche sbrana, con la testa sfonda, con la coda
fracassa, coi denti stritola, con gli occhi infetta, col fiato uccide.
Ora, perché volete mandarmi a morte? E questa la provvisione che mi è data per avervi dato un regno? Chi è quell'anima
dannata che ha gettato sulla tavola questo dado? Chi
è stato il figlio dell'inferno, che vi ha spinto a questi salti e
gonfiato di queste parole?".<br />
Il re, che era leggero come pallone a farsi balzare, ma duro
più d'una pietra a sostenere quello che aveva detto una volta,
puntò i piedi e disse:<br />
"Hai fatto e fatto, e ora ti perdi al
meglio. Ma non più parole! Va', togli questa peste dal regno
mio; se no, ti tolgo la vita"<br />
Miuccio sventurato, che si sentiva fare ora un favore ora
una minaccia, ora una carezza alla faccia ora un calcio al
deretano, ora una calda e ora una fredda, considerò quanto
mutevoli fossero le fortune delle corti, e avrebbe voluto esser
più che digiuno della conoscenza del re. Ma, sapendo che replicare
agli uomini grandi è cosa da bestia, ed è come se si
volesse pelare la barba al leone, si ritirò in disparte, maledicendo la sorte sua che l'aveva ridotto alla corte per fare corte
le ore della propria vita. E, mentre, seduto sul gradino di una
porta, con la faccia in mezzo alle ginocchia, lavava le scarpe
col pianto e scaldava i contrappesi coi sospiri, ecco l'uccello
con in becco un'erba, che gli gettò in grembo, dicendogli:<br />
"Alzati, Miuccio, e assicurati che non giocherai a scarica l'asino
dei giorni tuoi, ma a sbaraglino della vita del dragone. Prendi
quest'erba e, arrivato alla grotta di quel brutto animale, gettala
dentro, che subito gli verrà tal sonno sbardellato, che si
piegherà a dormire; e tu, con un bel coltellaccio sotto le anche,
fagli subito la festa, e vieni via, che le cose ti riusciranno
meglio che non pensi. Basta, io so bene quel che dico, e abbiamo
più tempo che danaro, e chi ha tempo ha vita".<br />
Miuccio si alzò e, postosi tra i panni un grosso coltello e
presa l'erba, si avviò alla grotta, la quale si apriva sotto una
montagna di cosi buona statura che i tre monti, che fecero
scala ai giganti, non le sarebbero arrivati alla cintura. E,
quando fu all'entrata, gettò l'erba e, appiccato il sonno al dragone,
cominciò a tagliare.<br />
Nel tempo stesso che batteva col coltellaccio le carni dell'animale,
la regina si sentiva intaccare il cuore; e, vistasi a
mal termine, si accorse del suo errore, per essersi comprata
a danari contanti la morte. Chiamò allora il marito e gli disse
quello che avevano prognosticato gli astrologi, e che dalla vita
del dragone pendeva la vita sua, e come sospettava che Miuccio
avesse ucciso il dragone, giacché essa si sentiva mancare
a poco a poco.<br />
"Se sapevi - le disse il re - che la vita del dragone era puntello della tua e radice dei tuoi giorni, perché mi facesti
mandare Miuccio? Chi ne ha la colpa? Tu ti sei fatto il male
e tu lo piangi; tu hai rotto il gotto e tu lo paghi!".<br />
"Non credevo mai - rispose la regina - che un mingherlino
avesse tant'arte e tanta forza da gettare a terra un animale
che faceva poca stima d'un esercito; e avevo in mente che
vi avrebbe lasciato gli stracci. Ma, poiché ho fatto il conto
senza l'oste e la barca dei miei disegni è andata a picco,
fammi un piacere, se mi vuoi bene. Appena sarò morta, prendi
una spugna, intrisa nel sangue del dragone, e ungimi tutte
le estremità della persona prima di seppellirmi".<br />
"Questa è poca cosa all'amore che ti porto - disse il re - e, se non basterà il sangue del dragone, vi metterò il mio per
darti soddisfazione".<br />
La regina voleva ringraziarlo, ma gli usci lo spirito con le
parole, perché, in quel momento stesso, Miuccio aveva terminato
il macello del dragone.<br />
Quando egli giunse innanzi al re per dargli l'annunzio dell'opera
eseguita, il re gli comandò che fosse tornato a raccogliere
il sangue del dragone; e, curioso di vedere da vicino
la prova che quello aveva compiuta con le mani, gli tenne
dietro non visto.<br />
All'uscita dal palazzo, l'uccello si fece
incontro a Miuccio e gli domandò:<br />
"Dove vai?".<br />
"Vado dove
mi manda il re, che mi fa andar su e giù come spola,
e non mi lascia riposare un'ora".<br />
"A che fare?".<br />
"A prendere
il sangue del dragone".<br />
"Oh sciagurato te per cotesto
sangue di dragone, il quale sarà per te sangue di toro, che
ti creperà dentro! Con quel sangue rinascerà la mala semenza di tutti i tuoi travagli; che colei ti ha posto sempre a nuovi
pericoli affinché tu vi lasci la vita; e il re, che si fa mettere
la barda da una brutta strega, ti manda, come un trovatello, ad arrischiare la persona, che pure è sangue suo,
che pure è broccolo di quella pianta. Lo scuso, perché non
ti conosce, ma pure il moto del cuore dovrebbe essere spia
della parentela, e i servigi che gli hai resi, e il guadagno che
ora egli farebbe di un bello erede, dovrebbero costringerlo a
prendere in grazia quella sventurata di Porziella, tua madre,
che da quattordici anni oramai sta murata in una soffitta, dove
sembra un tempio di bellezza, fabbricato in un camerino".<br />
Il re, che aveva ascoltato ogni cosa, si trasse subito innanzi
per udire con più particolarità come il fatto era andato, e, appreso che Miuccio era figlio di Porziella, rimasta incinta
di lui, e che Porziella era ancora viva nella soffitta, subito
ordinò che fosse smurata e condottagli davanti.<br />
E, quando la vide più bella che mai per la buona cura
che ne aveva avuta l'uccello, l'abbracciò con amore grande
e non si saziava di stringere ora la madre ora il figlio, chiedendo
perdono a quella del crudele trattamento che le aveva
usato, e a questo dei pericoli a cui lo aveva posto.<br />
E fece
subito rivestire Porziella con le più ricche vesti della regina
morta, e la prese per moglie.
Offerse poi lo stato e tutto se stesso all'uccello, che aveva
mantenuto in vita la povera giovane procurandole il cibo, e
che aveva col consiglio aiutato il figliuolo a uscire dai pericoli.<br />
Ma l'uccello disse che non voleva altro premio che Miuccio
per marito, e si trasformò, nel dir cosi, in una bellissima
giovane.<br />
La richiesta fu accolta con grande gioia dal re e da Porziella,
e, mentre la regina morta fu gettata in un tumulo, la
coppia degli sposi colse piaceri a tomoli, e, per celebrare
in modo più solenne le feste, si avviarono al loro regno, dove
erano aspettati con gran desiderio.<br />
E sempre riconobbero che
la loro buona fortuna era venuta dalla fata pel beneficio resole
da Porziella, perché alla fine delle fini:<br />
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i>
<i>Mai non si perde il bene che s'è fatto</i></div>
<br />
<br />
<br />
Dalle note della traduzione dal Napoletano di Benedetto Croce:<br />
<br />
"<i>Una particolare attenzione - scrive Iacopo Grimm - merita la
somiglianza che questa fiaba del Basile ha con la saga di Siegfried. La
nascita secreta di Mluccio e il suo umile ufficio presso il cuoco ricordano
la fanciullezza dell'eroe; l'uccello, che lo assiste di aiuto, ricorda quegli
uccelli, dei quali il nordico Sigurd intende il linguaggio e da cui riceve
e accetta consigli. La regina nemica si confronta con Brunhild, ed è
insieme Reigen, che eccita alla lotta col dragone. Il dragone è anche
qui il fratello della regina, la cui vita è legata alla sua. Essa vuole essere
appunto spalmata col sangue di lui, al modo stesso che Reigen
aspira al sangue del cuore di Dafner</i>"<br />
<br />
Il testo in lingua originale è nella Pagina: "G.B. Basile".Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-17843636916105576042017-09-24T02:03:00.001+02:002017-09-24T02:05:18.785+02:00Da Il Silmarillion di Tolkien - Ted Nasmith<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">L'Avvento degli Elfi alla Luce delle Stelle</span></i></b></div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWGCXzomK7N2DfrN_RlHsi4v8ZZnV4MbkMn4Sq8p4jTgdbocqpe_zpL6AYjaXg0en-hbrm87nZunJ7uBt75YcCk3vTDJdBSnZ6dHK2bs-ENQI9Sy3uiwici5sxkNpQQnoqFlJNcqOt2LJX/s1600/NASMITH-LE+NAVI+DEI+TELERI.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="860" data-original-width="1316" height="418" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWGCXzomK7N2DfrN_RlHsi4v8ZZnV4MbkMn4Sq8p4jTgdbocqpe_zpL6AYjaXg0en-hbrm87nZunJ7uBt75YcCk3vTDJdBSnZ6dHK2bs-ENQI9Sy3uiwici5sxkNpQQnoqFlJNcqOt2LJX/s640/NASMITH-LE+NAVI+DEI+TELERI.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Le Navi dei Teleri</span></i></b></div>
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH6w8vaMYpHaCjxIVGhH9FjbWTQKxrldczLzCysMR-ETFkrtSENa5JQDsWF_KeJEuV-KqmPp44If0m7dYvDsbpgkIOZ9C8Tt1SRILOFT6z56wlf0nCld9NJs06DoCcZABI8QTp5JNzkZui/s1600/Ted+Nasmith+-+Tolkien+Calendar+2002+-+10.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH6w8vaMYpHaCjxIVGhH9FjbWTQKxrldczLzCysMR-ETFkrtSENa5JQDsWF_KeJEuV-KqmPp44If0m7dYvDsbpgkIOZ9C8Tt1SRILOFT6z56wlf0nCld9NJs06DoCcZABI8QTp5JNzkZui/s640/Ted+Nasmith+-+Tolkien+Calendar+2002+-+10.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggD-ukUwdbIWF0qTh959884XOEAGAJXOux0RgKMS_cjBsFvARwq9CvgmcGHqxIIDv3qpC7n7W9gI_ALqhBJQDN8AIHbTRFsl3va8Nau2rWMbj5bvticIO47jMNW3o5Kx4EWZEN5ZBl0K-l/s1600/TN-Aqualonde.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="867" data-original-width="1338" height="414" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggD-ukUwdbIWF0qTh959884XOEAGAJXOux0RgKMS_cjBsFvARwq9CvgmcGHqxIIDv3qpC7n7W9gI_ALqhBJQDN8AIHbTRFsl3va8Nau2rWMbj5bvticIO47jMNW3o5Kx4EWZEN5ZBl0K-l/s640/TN-Aqualonde.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Alqualondë, il Porto dei Teleri</span></i></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;"><br /></span></i></b></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3k3FEn4jAlzvafH795uqBqxO2CjuRo4XZxY5jmXT_oJes5oGji2bZIOb4JJYaFie6S_dD8FpmYsXNkfivQJUIP5swFgUPFNDab02sES4ANRUVhuxjdt8MPnpra3tkYdQYL9Mhb_LCJcp6/s1600/TN-Burning_Ships.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="895" data-original-width="1333" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3k3FEn4jAlzvafH795uqBqxO2CjuRo4XZxY5jmXT_oJes5oGji2bZIOb4JJYaFie6S_dD8FpmYsXNkfivQJUIP5swFgUPFNDab02sES4ANRUVhuxjdt8MPnpra3tkYdQYL9Mhb_LCJcp6/s640/TN-Burning_Ships.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">L'Incendio delle Navi</span></i></b></div>
<br />
<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3GFOwGv7aWvuZLzk9DOxwQbfU1UGLr39wa-SO-9_wrVTZvgJ2FAEGYBQGdbaJXQdcIo1NZfJnNNgPkYg8S78hWEW1LRjwXEBwakTqwYC_lvEK_yGC98357hbihf_agZSLNSZxglprR5yk/s1600/TN-Aule_the_Destroyer.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1399" data-original-width="924" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3GFOwGv7aWvuZLzk9DOxwQbfU1UGLr39wa-SO-9_wrVTZvgJ2FAEGYBQGdbaJXQdcIo1NZfJnNNgPkYg8S78hWEW1LRjwXEBwakTqwYC_lvEK_yGC98357hbihf_agZSLNSZxglprR5yk/s640/TN-Aule_the_Destroyer.jpg" width="422" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Aulë, il Fabbro di Arda, Distrugge i Primi</span></i></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;"><br /></span></i></b></div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKORpTn9xfxE2mcPfl115qsu9OQXN3SfzQBXfUI-_5szi90OdTmYZso3c3VGZOHGEo06vPqztDnKk-kMDfp458RJnu0NmaWblhd6kF-iWzOCuIz_ZwVnt4kK_q9MVYEXXCd9bQ15IR1jxw/s1600/TN-Turin_Discovers_Nienor_at_the_Mound_of_Finduilas.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="840" data-original-width="1280" height="420" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKORpTn9xfxE2mcPfl115qsu9OQXN3SfzQBXfUI-_5szi90OdTmYZso3c3VGZOHGEo06vPqztDnKk-kMDfp458RJnu0NmaWblhd6kF-iWzOCuIz_ZwVnt4kK_q9MVYEXXCd9bQ15IR1jxw/s640/TN-Turin_Discovers_Nienor_at_the_Mound_of_Finduilas.jpg" width="640" /></a></div>
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<b><i><span style="color: #ead1dc;">Turin Scopre Nienor al Tumulo di Finduilas</span></i></b></div>
Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-4912652249448149672017-09-16T00:59:00.001+02:002017-09-16T01:59:40.134+02:00Bridget Cleary, l'Ultima Strega Uccisa in Irlanda - Changeling<div style="text-align: center;">
<i>Are you a witch, or are you a fairy</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Or are you the wife of Michael Cleary?</i>{1}</div>
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<i>Bridget Boland </i> (Bríd Ní Chléirigh) nacque nel 1869 a Ballyvadlea, Contea di Tipperary, in Irlanda. Incontrò il futuro marito, <i>Michael Cleary</i>, più grande di nove anni, a Clonmel, dove lui lavorava come bottaio e lei come apprendista sarta. Subito dopo le nozze, Bridget ritornò nel paese natìo e a vivere con i suoi genitori. Era una donna ambiziosa - come poteva esserlo una ragazza nata e cresciuta in un villaggio irlandese olezzante di fuoco di torba - e desiderava migliorare le proprie condizioni di vita. Prese ad allevare nidiate di pulcini e vendeva le uova ai vicini. Comprò una <i>Singer</i>, inaudita e rara modernità, e lavorò come sarta. Quando Michael, finalmente, si ricongiunse alla moglie, la trovò cambiata.<br />
Morta la madre, il padre di Bridget andò a vivere con la figlia: aveva lavorato molti anni come operaio e i due coniugi ebbero l'opportunità di acquistare la più bella casa del villaggio tra quelle che noi chiameremmo di<i> edilizia popolare</i>. Pare che la casa fosse costruita su un <i>forte delle Fate</i>, circostanza contro la quale in Irlanda ci si tutela sempre e scrupolosamente. Ricordiamo che l'Irlanda era poverissima, che il livello di istruzione era indecente, e che la suddetta istruzione era dominata da un Cattolicesimo oscurantista, ma vessillo identitario per un popolo ansioso di affrancarsi dal dominio dagli occupanti inglesi e protestanti.<br />
Una piccola prosperità poteva attirare la malevolenza e l'invidia non solo del vicinato, ma di un intero villaggio. La personalità indipendente e intraprendente di Bridget, la sua bellezza di cui cominciò ad avere più cura, e il fatto che, in otto anni di matrimonio, <i>non fosse stata benedetta</i> dalla nascita di un figlio, fecero il resto. Certamente si chiacchierava, certamente si sussurrava, ed è altamente probabile che anime buone avessero messo sull'avviso lo "sfortunato" marito, che, ignorante quanto e più dei compaesani, e, con ogni probabilità, affetto anche da turbe mentali [2], si convinse che la moglie non fosse la donna che aveva sposato, ma un<i> changeling</i>.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM9lEC2cWBHj1MbaBwjUqFdtgkOsiR5OhBs-kDI8QbzG7ucFcSb-KHYmh8ad5Wb4lr8w4wIjZQwkW1hquD3ztX5pyQqtN_qOmGJt5-4kStiDE3SfwjgGn29ztmkOH4Fiqc6v1PAaFxXBTK/s1600/mi-bridget-cleary-and-husband.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="488" data-original-width="650" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM9lEC2cWBHj1MbaBwjUqFdtgkOsiR5OhBs-kDI8QbzG7ucFcSb-KHYmh8ad5Wb4lr8w4wIjZQwkW1hquD3ztX5pyQqtN_qOmGJt5-4kStiDE3SfwjgGn29ztmkOH4Fiqc6v1PAaFxXBTK/s400/mi-bridget-cleary-and-husband.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
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<br />
<br />
Nel marzo del 1895, il padre e il marito denunciarono la scomparsa di Bridget, all'epoca ventiseienne.<br />
Giorni prima, Bridget si era recata, con il suo cestino di uova, al cottage di un cugino. Faceva molto freddo, il cottage era lontano e Bridget, non trovando nessuno in casa, aveva atteso a lungo, fuori, al gelo. Si era ammalata, pare si trattasse di una forte bronchite, e, dopo una settimana senza alcun miglioramento, era stato chiamato il medico del villaggio, che non ci capì nulla, ma che, evidentemente, aveva comunque constatato la gravità delle sue condizioni, poiché arrivò anche il prete, padre Ryan, per somministrarle l'Estrema Unzione. La povera Bridget, che era lucida anche se arsa dalla febbre, si spaventò presagendo la fine imminente, ma persino il suo naturale terrore di morire venne interpretato dai parenti come ripugnanza nei confronti dei sacramenti.<br />
Nei due giorni che seguirono, il capezzale della povera donna fu molto frequentato: amici e parenti le somministrarono, senza successo, ogni sorta di rimedi popolari. Il famoso cugino del cottage, Jack, era uno stimato guaritore e, con il consenso di Michael Cleary, che non aveva alcuna fiducia nella medicina ufficiale, fece la sua parte, non solo rispetto a pozioni e quant'altro, ma appoggiando con fervore il padre e il marito che avevano incominciato a dichiararsi certi che l'ammalata fosse, in realtà un <i>changeling</i>: di conseguenza, dopo esser costretta ad ingurgitare erbe e pozioni, Bridget fu anche sottoposta al rito del "bagno" di urina. Benché debole e fiaccata dalla febbre e dal digiuno, Bridget si ribellò con tutte le sue forze e lottò contro "la cura". Quindi, venne trasportata accanto al fuoco del caminetto e minacciata con le molle del focolare (stringere il naso del <i>changeling </i>con le molle incandescenti era una pratica in uso per stanarlo) per costringere il malefico rappresentante del <i>Piccolo Popolo</i> che aveva sostituito la vera Bridget a manifestarsi. Oltre il marito, almeno nove persone la terrorizzarono e la torturarono, le sue grida disumane vennero udite in tutto il villaggio, ma nessuno intervenne. Anzi, i compaesani parteciparono come pubblico. E non ho dubbi che scattò il famigerato "<i>Lo dicevo io!</i>". Pare che Bridget si fosse rivolta audacemente al marito dicendo che, se qualcuno era stato sostituito dagli Elfi, quella era certamente sua madre. Pare che Michael Cleary avesse dato fuoco accidentalmente alla sua camicia da notte minacciandola con un tizzone, ma che avesse completato l'opera versandole addosso l'olio della lampada.<br />
Quando Bridget, improvvisamente, scomparve, la polizia attenzionò il marito, il cui convincimento di avere a che fare con un <i>changeling</i> era di pubblico dominio. Mentre erano in corso le indagini, venne rinvenuto il corpo di Bridget, il 22 marzo, in una fossa scavata non lontano dalla sua casa. Il <i>coroner</i> dichiarò che era morta bruciata viva. Il marito e altre nove persone che avevano collaborato con lui alla "cura" vennero arrestati.<br />
Il processo, naturalmente, ebbe grande eco non solo in Irlanda, ma in tutta la Gran Bretagna.<br />
Nel 1893, il primo ministro britannico, <i>William E. Gladstone</i>, Liberale, aveva sostenuto per la seconda volta, con l'<i>Home Rule Bill,</i> le richieste di autonomia irlandesi e la nascita di un Parlamento autonomo a Dublino, progetto di legge che aveva già appoggiato nel 1886, e, per la seconda volta, ne uscì sconfitto. Il processo Cleary piombò in un'atmosfera politicamente pesantissima (lo stesso Partito Liberale si era spaccato subendo una scissione), in cui si metteva in discussione la capacità del popolo irlandese, oppresso dall'ignoranza, da un superstizioso Cattolicesimo e mai svincolato da profonde radici contadine, di autogovernarsi.<br />
Se ne parlò anche in America. Il <i>New York Times</i> ne discusse più volte. In generale, si appoggiava la tesi della difesa: Michael Cleary era uno dei tanti Irlandesi rozzi ed ignoranti e non aveva mai avuto intenzione di uccidere la moglie, ma, credendo nel <i>changeling</i>, l'aveva pubblicamente torturata ed arsa viva nel tentativo di riavere indietro la "vera Bridget".<br />
Non fu un processo simile a quelli dell'Inquisizione, non fu un processo alle streghe, né a chi le torturava ed uccideva, ma le credenze popolari ne furono parte integrante, e vennero usate dai difensori per spiegare la perversa condotta di Michael Cleary - che continuò a dichiararsi convinto di aver ucciso il <i>changeling</i> e non la propria moglie - e degli altri accusati.<br />
Venne chiamato a testimoniare padre Ryan, il quale dichiarò che aveva trovato Bridget molto agitata ma lucida, e che il marito gli aveva confidato di non averle mai somministrato le medicine prescritte dal medico perché convinto che i rimedi popolari sarebbero stati più efficaci nel caso della moglie.<br />
Altri, fra compaesani, parenti e vicini, testimoniarono dichiarandosi incerti se Bridget fosse già morta quando il marito le aveva dato fuoco, ma tutti concordarono che Michael Cleary aveva reagito violentemente ai loro tentativi di salvarla, gridando che, se lo avessero fatto, il <i>Piccolo Popolo</i> non gli avrebbe mai restituito la sua vera moglie.<br />
Il tentativo degli avvocati della difesa di certificare, se non la veridicità del fenomeno del <i>changeling</i>, la "buona fede" di Cleary era comprensibile e legittimo. Purtroppo, la loro tesi venne in parte accolta: Cleary fu condannato a soli quindici anni di lavori forzati per omicidio colposo, scontati i quali, si trasferì a Liverpool, e, successivamente - si disse - in Canada. Degli altri nove imputati, solo quattro furono dichiarati colpevoli, ma di lesioni gravi, non di omicidio.<br />
In Irlanda, Bridget Clairy non è ricordata, nell'immaginario popolare, come una vittima, ma come una strega che morì bruciata viva. E, poiché la partenza di Michael Cleary per il Canada rimase solo un'ipotesi riguardo la sua scomparsa dopo il soggiorno a Liverpool, si diffuse la credenza che fosse stato rapito dal <i>Piccolo Popolo</i> affinché subisse il castigo per aver ucciso "una di loro".<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Come sempre, il Cristianesimo </i><br />
<i>si è appropriato di credenze antichissime. </i><br />
<i>In questo dipinto, </i><br />
<i>il Nemico sostituisce il neonato </i><br />
<i>con un piccolo diavolo.</i></div>
<br />
<br />
[1] Come risulta evidente anche da questa celebre filastrocca irlandese, il sospetto che portò all'omicidio di <i>Bridget Cleary</i> riguardava il presunto <i>changeling</i>, sospetto che la credulità popolare ampliò, in alternativa, ad una supposta natura malefica della donna. Raccontando questa storia vera, spesso si falsano le principali circostanze, l'omicidio viene descritto come un esorcismo, come se nel corpo della povera Bridget coabitassero la sua anima e un intruso soprannaturale; in breve, il <i>changeling</i>, ovvero la sostituzione di un essere umano con un folletto che ne assume le sembianze, diventa una <i>possessione</i>. Invece, come risulta dai verbali del processo, lo stesso Michael Cleary ai pochi che tentarono di spegnere le fiamme che avvolgevano la moglie gridava:"<i>Non lo fate! Altrimenti i folletti non mi rimanderanno mai indietro Bridget!</i>"<br />
Oppure, benevolmente o malevolmente, si continua a parlare di Bridget come dell'ultima "strega" bruciata in Irlanda. Marito, parenti e compaesani si erano convinti che quella non fosse Bridget, ma un <i>changeling</i>, un essere certamentr maligno, ma che nulla aveva a che fare con lei, se non averla sostituita. Mai si è parlato di traffici di Bridget con il <i>Nemico</i>.<br />
La sottolineatura di certi comportamenti "audaci", della relativa prosperità spiegano il terreno fertile per ciò che sarebbe accaduto in seguito.<br />
<br />
[2] A proposito di Michael Cleary, si è ipotizzato che fosse affetto dalla <i>Sindrome di Capgras</i>, o <i>delirio del Sosia</i>.
<br />
"Nel 1923 Jean Marie Josef Capgras e Reboul-Lachaux, descrissero una sindrome delirante atipica: <i>l'illusion des sosies</i> (Capgras J, Reboul-lachaux J, 1923) nominata in seguito Sindrome di Capgras (SC).
Il fenomeno psicopatologico patognomonico della SC è rappresentato dalla convinzione delirante che le persone affettivamente significative per il paziente siano state sostituite da sosia impostori e in rari casi è il paziente stesso a sentirsi sostituito. [...] e il sosia assume spesso aspetti ostili e minacciosi.<br />
<br />
La Sindrome di Capgras si presenta in associazione a disturbi psichiatrici: <i>Schizofrenia Paranoidea</i>, <i>Disturbi dell’Umore</i>, o in associazione a disturbi organici: <i>demenze Alzheimer</i>, a <i>corpi di Lewy</i>, <i>Parkinson</i>, malattie <i>cerebrovascolari-ictus</i>, <i>epilessia, alcolismo, encefaliti</i>.<br />
E' comunque comunque sempre presente una marcata componente paranoidea, indipendentemente dalla patologia clinica cui si associa."<br />
Da:www.neuroscienze.it.<br />
<br />
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***</div>
<br />
Ovviamente, per saperne di più sul <i>changeling</i>, basta consultare le etichette o <i>tags</i>, ma segnalo qualche post particolarmente attinente.<br />
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"<a href="http://zerkalo-mitomania.blogspot.it/2013/05/quante-ultime-streghe-sono-state-uccise.html">Quante Ultime Streghe Sono State Uccise in Italia?</a>"<br />
<br />
"<a href="http://zerkalo-mitomania.blogspot.it/2014/11/le-fate-di-rahonain-ed-elizabeth-shea.html">Le Fate di Rahonain ed Elizabeth Shea</a>", Jeremiah Curtin<br />
<br />
"... <i>La storia venne richiamata da una domanda riguardo ad una pratica in uso tra le Fate (e che pare essere abbastanza comune), quella del portare via delle persone e lasciare dei sostituti al loro posto.</i><br />
<i>Pare che questi sostituti siano cadaveri, quando le persone rapite sono giovani donne in età da marito. Quando viene presa una donna sposata, viene messo al suo posto il simulacro di un defunto. Quando viene rapito un bambino, ne viene posta nella culla una imitazione vivente. Il sostituto appare ai genitori come il proprio figlio, ma a chiunque abbia la visione fatata l'inganno appare nella sua vera forma</i>...<br />
Il che si evince dalle parole della stessa Elizabeth Shea:<br />
'<i>Ho passato - disse - tre mesi a Rahonain, all'inizio nutrendo un bambino che vi era dentro, ma in seguito sono stata portata al Forte nel luogo dove vivo ora, a Lismore. Non ho ancora assaggiato cibo nel Forte - disse - ma, trascorsi sette anni sarò costretta a mangiare e bere, a meno che qualcuno non mi salvi. Non posso fuggire da sola</i>.'"<br />
<br />
"<a href="http://zerkalo-mitomania.blogspot.it/2013/11/jamie-freel-e-la-fanciulla-rapita.html">Jamie Freel e la Fanciulla Rapita</a>"<br />
Da: "Fiabe Irlandesi", (<i>Fairy and Folk Tales of Ireland</i>), W.B.Yeats.<br />
<br />
Nel corso di una scorribanda al seguito del Piccolo Popolo, Jamie Freel assiste al rapimento di una giovane, che riesce a sottrarre agli Elfi.<br />
<i><br /></i>
<i>... La compagnia smontò da cavallo vicino a una finestra e Jamie vide un volto meraviglioso adagiato sul cuscino in un letto. Vide la fanciulla che veniva sollevata e portata via, mentre il ciocco che era stato poggiato al suo posto nel letto ne prendeva in tutto e per tutto la forma</i>...<br />
<br />
Dopo la liberazione e il suo soggiorno, in casa di Jamie Freel, la fanciulla viene riportata a casa sua, a Dublino, ma i genitori non la riconoscono.<br />
<br />
<i>"Caro padre - disse lei - non mi riconoscete?"</i><br />
<i>"Ma come osate chiamarmi padre? - gridò irato l'anziano gentiluomo - Siete una bugiarda. Io non ho una figlia."</i><br />
<i>"Guardate il mio viso, padre, e certamente vi ricorderete di me."</i><br />
<i>"Mia figlia è morta e sepolta. È scomparsa molto tempo fa."</i>.<br />
<br />
In genere, dopo l'agnizione finale, viene riaperta la tomba della persona rapita, e si scopre che, al suo interno, c'è solo un ceppo. Inoltre, il più delle volte, l'essere umano liberato non sopravvive comunque, "non è mai più lo stesso", e si spegne lentamente.<br />
<br />
Mab's CopyrightMabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-73146392678170678712017-09-11T06:39:00.016+02:002017-09-11T06:39:34.174+02:00Hänsel e Gretel, Grimm n.15 (versione integrale) - Traduzione MiaNon lontano da una grande foresta abitava un povero taglialegna che riusciva a stento a sfamare se stesso, sua moglie e i suoi due bambini, Hänsel e Gretel. Infine, la carestia si abbatté sul paese e l'uomo non poté più procurarsi neanche il pane quotidiano, e non sapeva a che santo votarsi. Una notte, mentre si voltava e rivoltava nel letto in preda all'angoscia, la moglie gli disse:<br />
"Ascolta, marito mio, domattina all'alba, prendiamo i bambini e conduciamoli nel bosco, là dov'è più fitto. Accendiamo un fuoco, diamo loro un pezzetto di pane e poi ci allontaneremo per lavorare, e li abbandoneremo laggiù. Non ce la facciamo più a nutrirli."<br />
<br />
<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X0c92IZ4wOEW9EuuFjbWAx_-o8yKWoAwR1xauBsOadWVfxLhqNmatkzvFBJE5h7vohovTtkNc0PwfZR74dgznWNsgRZ6cGQko6pwclligPn3w4jFK3NY_9BZjnOBZDhX9m6DefLVhp6c/s1600/0_bb5bf_4fc78107_orig.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="950" data-original-width="1026" height="591" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X0c92IZ4wOEW9EuuFjbWAx_-o8yKWoAwR1xauBsOadWVfxLhqNmatkzvFBJE5h7vohovTtkNc0PwfZR74dgznWNsgRZ6cGQko6pwclligPn3w4jFK3NY_9BZjnOBZDhX9m6DefLVhp6c/s640/0_bb5bf_4fc78107_orig.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Russian Artist (I don't know his name)</span></i></b></div>
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<br />
"No, moglie - disse l'uomo - non ho il cuore di abbandonare i miei amati bambini nel bosco. Le bestie feroci non tarderebbero ad arrivare e li sbranerebbero."<br />
"Sciocco! - disse la donna - Se non lo fai, non ti resta che piallare le tavole per le nostre bare poiché moriremo tutti e quattro di fame".<br />
E non lo lasciò in pace finché l'uomo non acconsentì. Ma la compassione per i suoi poveri bambini gli spezzava il cuore.<br />
Anche i bambini erano svegli - non riuscivano a dormire perché avevano troppa fame - e udirono le parole della madre. Gretel pensò che per loro fosse finita e incominciò a piangere disperatamente, ma Hänsel le disse:<br />
"Non piangere più, Gretel, non angosciarti, ci penso io."<br />
Si alzò, si infilò la giacchetta, aprì lo sportello inferiore della porta di casa e scivolò fuori. La luna splendeva chiara e i sassolini bianchi brillavano come monete nuove di zecca. Hänsel se ne riempì le tasche della giacchetta e tornò a casa.<br />
"Chetati, Gretel e dormi tranquilla", disse. Si rimise di nuovo a letto e si addormentò.<br />
<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDZKrlWFcY-IYc4wKYHYR8d8Q3nlfAUWeWgeC50YstfJ9jD-rJ5uWP7FqhaZwAIFPEleMBix_2Ev9buBtarYA5oUkHsQbsrRdr7qiO1yfN_FOyv1rqDm-G7bo-NWv8HMU-s-3IoxHOSngN/s1600/jeffers.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1179" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDZKrlWFcY-IYc4wKYHYR8d8Q3nlfAUWeWgeC50YstfJ9jD-rJ5uWP7FqhaZwAIFPEleMBix_2Ev9buBtarYA5oUkHsQbsrRdr7qiO1yfN_FOyv1rqDm-G7bo-NWv8HMU-s-3IoxHOSngN/s640/jeffers.JPG" width="470" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Jeffers Susan</span></i></b></div>
<br />
<br />
Ai primi chiarori dell'alba, la madre andò a svegliarli:<br />
"Alzatevi pigroni, vogliamo andare a far legna nel bosco. Eccovi un pezzetto di pane, ma serbàtelo per il pranzo perché non avrete altro."<br />
Gretel conservò i due tozzi di pane sotto il grembiule perché Hänsel aveva le tasche piene di sassolini, e si incamminarono alla volta della grande foresta. Dopo un po', Hänsel si fermò e si voltò a guardare verso casa; e continuò a farlo per un bel pezzetto di strada.<br />
Il padre disse:<br />
"Hänsel, ma che fai? Perché ti fermi a guardare indietro? Muoviti!"<br />
"Ah, padre, guardo solo il mio gattino bianco che è salito sul tetto per dirmi addio."<br />
E la madre:<br />
"Sciocco, non è il tuo gattino, ma il primo sole che brilla sul comignolo".<br />
Hänsel non guardava il suo gattino, ma, di tanto in tanto, si fermava per lasciar cadere lungo il sentiero i sassolini bianchi e lucenti che nascondeva in tasca.<br />
Quando giunsero nel folto del bosco, il padre disse:<br />
"Ora raccogliete un po' di legna, bambini, voglio accendere un bel fuoco, così non congelerete".<br />
Hänsel e Gretel raccolsero dei rami secchi e ne fecero un mucchietto. Accesero il fuoco, e, quando la fiamma divampò, la madre disse:<br />
"Coricatevi accanto al fuoco e dormite, noi andiamo a spaccar legna più in là. Aspettate finché non torniamo a prendervi".<br />
Hänsel e Gretel rimasero accanto al fuoco fino a mezzogiorno, poi ognuno mangiò il proprio pezzetto di pane. Aspettarono e aspettarono, e, infine, le loro palpebre si chiusero, e, quando si svegliarono, era già notte [1]. Gretel scoppiò a piangere, ma Hänsel le disse:<br />
"Aspetta, tra un po' sorgerà la luna."<br />
<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0TToL4YU05JZH2PQoiQ8xR5ui3vvFDfjg0TCUT7vep4dJE9NEA37mD6-Dpd8fn1LQQ0-MHxbG8mK5VkpQTn50T5G0IjJhD0A3uFppuKcNYJIw5gEK2GwLL2JJm5jbZux7Eg3uJOJ-Sfks/s1600/5364ae8006941a661b07538ec66a488d--childrens-book-illustration-book-illustrations.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="981" data-original-width="736" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0TToL4YU05JZH2PQoiQ8xR5ui3vvFDfjg0TCUT7vep4dJE9NEA37mD6-Dpd8fn1LQQ0-MHxbG8mK5VkpQTn50T5G0IjJhD0A3uFppuKcNYJIw5gEK2GwLL2JJm5jbZux7Eg3uJOJ-Sfks/s640/5364ae8006941a661b07538ec66a488d--childrens-book-illustration-book-illustrations.jpg" width="480" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Jeffers Susan</span></i></b></div>
<br />
<br />
E, quando la luna si levò alta nel cielo, prese Gretel per mano: i ciottoli bianchi brillavano come monetine nuove di zecca e indicavano loro il cammino.<br />
Camminarono per tutta la notte, e, la mattina dopo, tornarono a casa. Il padre si rallegrò sinceramente quando vide i suoi bambini poiché abbandonarli gli aveva spezzato il cuore, mentre la madre finse di rallegrarsi, ma, segretamente, era furiosa [2].<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYUr2AAOWv7_RcaKBQYMcZkj1wJk6WscNZ7-lTn-I58x7_Df1h4rAyxexax4lRnQlipbxVn1CJej-L4pbRc9eJWs7obmsqnXCqqFWa6IUIL9YIRFDqhT5PlwukjUUfiLMHWG8Sma_v-l5W/s1600/02labjipb1247563504.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="565" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYUr2AAOWv7_RcaKBQYMcZkj1wJk6WscNZ7-lTn-I58x7_Df1h4rAyxexax4lRnQlipbxVn1CJej-L4pbRc9eJWs7obmsqnXCqqFWa6IUIL9YIRFDqhT5PlwukjUUfiLMHWG8Sma_v-l5W/s640/02labjipb1247563504.jpg" width="452" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Andrew Simanchuk</span></i></b></div>
<br />
<br />
Non passò molto tempo che il pane tornò a scarseggiare in casa, e, una sera, Hänsel e Gretel udirono la madre che, a letto, diceva al padre:<br />
"La prima volta i bambini hanno ritrovato la strada di casa e io ho fatto buon viso, ma adesso siamo di nuovo alle strette: nella dispensa c'è solo una mezza pagnotta rafferma. Domani dobbiamo condurli ancòra più lontano nel bosco perché non ritrovino la strada. Non c'è altro rimedio".<br />
L'uomo si sentì stringere il cuore e pensò che sarebbe stato meglio dividere l'ultimo boccone di pane con i suoi bambini, ma, dal momento che aveva già ceduto una volta, non poté dire di no.<br />
I bambini udirono la conversazione dei genitori. Hänsel si alzò per raccogliere di nuovo i sassolini bianchi, ma, quando raggiunse la porta, scoprì che la madre l'aveva chiusa a chiave. Tuttavia, consolò Gretel e disse:<br />
"Dormi, mia cara Gretel, il buon Dio ci aiuterà".<br />
Il mattino dopo, all'alba, la madre li svegliò e diede loro due tozzi di pane ancòra più piccoli della volta precedente. Strada facendo, Hänsel sbriciolava il pezzetto di pane, che teneva in tasca, e si attardava per lasciarne un po' lungo il sentiero.<br />
"Hänsel, perché ti fermi a guardare indietro? - disse il padre - Muoviti!"<br />
"Ah, padre, guardo solo il mio piccioncino che si è posato sul tetto per dirmi addio."<br />
E la madre:<br />
"Sciocco, non è il tuo piccioncino, ma il primo sole che brilla sul comignolo".<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Don Daily</span></i></b></div>
<br />
<br />
Ma Hänsel sbriciolò l'intero tozzo di pane e gettò le molliche lungo il sentiero.<br />
La madre li condusse ancòra più addentro nel bosco, là dove i bambini non erano mai stati in vita loro. Accesero il fuoco e la madre disse:<br />
"Bambini, sdraiatevi accanto al fuoco, e, se avete sonno, dormite pure. Stasera, quando avremo finito di lavorare, verremo a prendervi"<br />
A mezzogiorno, Gretel divise il suo tozzo di pane con Hänsel, che aveva sbriciolato il suo lungo il sentiero. Si addormentarono, e calò la sera, ma nessuno venne a prendere i poveri bambini. Si svegliarono che era notte. Hänsel confortò Gretel e le disse:<br />
"Aspetta, tra un po' sorgerà la luna: e potrò vedere le briciole di pane che ho sparso e che ci mostreranno la via di casa".<br />
La luna si levò alta nel cielo, ma, quando Hänsel cercò le briciole non le trovò: le migliaia di uccellini che volavano nel bosco le avevano viste e le avevano mangiate. Hänsel disse a Gretel:<br />
"Non preoccuparti, troveremo ugualmente il sentiero"<br />
Ma si persero nella grande foresta: camminarono tutta la notte e poi tutto il giorno seguente, dalla mattina alla sera, ed erano affamati poiché si erano nutriti solo di poche bacche. Erano esausti, le gambe non li reggevano più, così si sdraiarono sotto un albero e si addormentarono.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Jeffers Susan</span></i></b></div>
<br />
<br />
<br />
Il terzo giorno - era ormai mezzogiorno - giunsero a una casina fatta di pane e ricoperta di dolci, e aveva le finestre di zucchero trasparente [3].<br />
"Forza, finalmente potremo sfamarci - disse Hänsel - Io mangerò un pezzo di tetto, e tu, Gretel, assaggia un pezzo di finestra: sembra molto buona"<br />
Quando Gretel incominciò a rosicchiare lo zucchero, una voce gentile gridò dall'interno:<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
"<i>Rosicchia, rosicchia, topolina,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Chi rosicchia la mia casina?</i>"</div>
<br />
E, all'improvviso, la porta della casetta si aprì e una vecchia decrepita uscì zoppicando e<br />
appoggiandosi ad una gruccia.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtqcBUlGZaG8fE-vR3R3g0Qx6U4zXXr-FWGpY0ltyt82-5wo29RnwkaX4VRSA38BCwQrgkcp2nViMG8xjn7JqpT2iWE8Xe1lXKbpnbgC4v3stF6vKHBQVrcJwLjJrGZ0bV1-Hawp3XGJgW/s1600/h-vogel-hg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1108" data-original-width="716" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtqcBUlGZaG8fE-vR3R3g0Qx6U4zXXr-FWGpY0ltyt82-5wo29RnwkaX4VRSA38BCwQrgkcp2nViMG8xjn7JqpT2iWE8Xe1lXKbpnbgC4v3stF6vKHBQVrcJwLjJrGZ0bV1-Hawp3XGJgW/s640/h-vogel-hg.jpg" width="413" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Vogel</span></i></b></div>
<br />
<br />
Hänsel e Gretel si spaventarono moltissimo, tanto che lasciarono cadere il cibo che avevano in mano. Ma la vecchia tentennò il capo e disse:<br />
"Ah, cari bambini, come siete arrivati fin qui? Venite, venite. Non vi accadrà nulla di male".<br />
Li prese per mano e li condusse all'interno della casina.<br />
Offrì loro latte e frittelle ricoperte di zucchero, mele e noci, poi li accompagnò a due bei lettini candidi, e Hänsel e Gretel si coricarono e pensavano di essere in Paradiso.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHjL2u7R8SJznpSQ_NIscXrX8ILMdAeLQUI8NTyWpKfMGBdu5G9RS2I5IyvCMbOtopmAGat42iPN2eMwu7HUlQp6hRXlkLulhsLYn_0VtEBNeJWdqo9m7GPy8N21KNxV59Flq8F7uxf1LE/s1600/Lucia+Campinoti55.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="687" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHjL2u7R8SJznpSQ_NIscXrX8ILMdAeLQUI8NTyWpKfMGBdu5G9RS2I5IyvCMbOtopmAGat42iPN2eMwu7HUlQp6hRXlkLulhsLYn_0VtEBNeJWdqo9m7GPy8N21KNxV59Flq8F7uxf1LE/s640/Lucia+Campinoti55.jpg" width="458" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Lucia Campinoti</span></i></b></div>
<br />
<br />
Ma la vecchia, nonostante la gentilezza dei modi, era una strega cattiva che attendeva avidamente l'arrivo di qualche sfortunato bambino, e che, proprio per attirare i bambini, aveva costruito la casetta di pane e dolciumi. Quando un bambino cadeva nelle sue mani, lo uccideva, lo cucinava e lo mangiava, e per lei quello era un giorno di festa grande, ed era felicissima che Hänsel e Gretel fossero capitati lì.<br />
L'indomani mattina, alle prime luci dell'alba, si alzò e andò accanto ai lettini, e, quando vide i bambini dormire tranquilli, si rallegrò pensando che avrebbe banchettato sontuosamente.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmm2R-g463znLBoXJ33xWnPuA_tGVQfZp4zAYWV-nXeTqa62-U7GokNqdIBahvBVmhvXp3ULSmiUl6wvMdm31xekPXqmn3q04eZk5rsDH-G-WqbB7iF5EajUVXzxGPgeamYQegCowmbCK6/s1600/hhhh.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="697" data-original-width="478" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmm2R-g463znLBoXJ33xWnPuA_tGVQfZp4zAYWV-nXeTqa62-U7GokNqdIBahvBVmhvXp3ULSmiUl6wvMdm31xekPXqmn3q04eZk5rsDH-G-WqbB7iF5EajUVXzxGPgeamYQegCowmbCK6/s400/hhhh.jpg" width="273" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Don Daily</span></i></b></div>
<br />
<br />
Poi afferrò Hänsel e lo rinchiuse in una stia. Quando questi si svegliò, si trovò circondato da una grata, come un pollo all'ingrasso, e non poteva muovere che pochi passi. Quindi, la vecchia svegliò Gretel scuotendola rudemente e gridò:<br />
"Alzati, pigrona, attingi l'acqua, e va' in cucina a preparare qualcosa di buono per tuo fratello che ho messo all'ingrasso nella stia, e, quando sarà più in carne, me lo mangerò".<br />
Gretel si spaventò e pianse amaramente, ma dovette fare quello che voleva la strega.<br />
<br />
<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3yX3T-QhzRC4Uh7kDqtCfV1PJJKCLul2DgdU8v39Zt9eKvRBFu7duMUwAuzYDKFPYF9O7Npp0Aqf2p6nsjwqXlZQwQSrvh9btUV-YGLhaGhOcP0zAj9dJmVv3vSmBpu2PPnFIfMwnvZnU/s1600/1352843258-0176038-www.nevsepic.com.ua.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1532" data-original-width="1100" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3yX3T-QhzRC4Uh7kDqtCfV1PJJKCLul2DgdU8v39Zt9eKvRBFu7duMUwAuzYDKFPYF9O7Npp0Aqf2p6nsjwqXlZQwQSrvh9btUV-YGLhaGhOcP0zAj9dJmVv3vSmBpu2PPnFIfMwnvZnU/s640/1352843258-0176038-www.nevsepic.com.ua.jpg" width="459" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Don Daily</span></i></b></div>
<br />
<br />
E così ogni giorno venivano cucinati per Hänsel i manicaretti più squisiti poiché doveva ingrassare, mentre a Gretel non toccavano che gusci di gambero. E ogni giorno Hänsel doveva sporgere un dito per saggiare se fosse ingrassato, ma Hänsel tendeva sempre un ossicino e la strega si meravigliava che non volesse proprio saperne di ingrassare.<br />
Dopo quattro settimane, la strega disse a Gretel:<br />
"Vai ad attingere l'acqua, svelta: grasso o magro che sia, domani ammazzerò il tuo fratellino e lo cucinerò a fuoco lento; nel frattempo impasterò il pane da cuocere nel forno".<br />
Con il cuore pesante, Gretel portò l'acqua nella quale doveva essere cucinato Hänsel. Il mattino dopo, dovette alzarsi all'alba, accendere il fuoco e appendere al gancio il paiolo pieno d'acqua.<br />
"Adesso - disse la strega - Accendo il fuoco nel forno per cuocere il pane".<br />
Gretel era in cucina e piangeva lacrime di sangue e pensava: 'Ah, ci avessero divorato le bestie feroci nel bosco! Almeno saremmo morti insieme e non avrei dovuto sopportare la pena di far bollire l'acqua che deve servire per uccidere mio fratello. Che il buon Dio ci aiuti, poveri infelici!'<br />
La vecchia gridò: "Gretel, vieni subito qui, vicino al forno! - e, quando Gretel arrivò, disse - Da' un'occhiata dentro per controllare se il pane è ben cotto e dorato, io ci vedo poco e non ci riesco. Siedi sulla pala e ti spingerò dentro, così potrai guardare da vicino".<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiS3Dr2e2gScsp5yWGS6bpZfAaO33iM1IvqOSAWOlx5UxwBFpEmzF2ljqZRz1yAVvx2fc0_9tA5s_Hh1VBjXsTdwe3GoirNuE0dLV7hYoAViyPirUAeSUWdUlAVuL8KgwQ_vP-mwaI_uUmq/s1600/1352843264-0176041-www.nevsepic.com.ua.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1069" data-original-width="1100" height="620" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiS3Dr2e2gScsp5yWGS6bpZfAaO33iM1IvqOSAWOlx5UxwBFpEmzF2ljqZRz1yAVvx2fc0_9tA5s_Hh1VBjXsTdwe3GoirNuE0dLV7hYoAViyPirUAeSUWdUlAVuL8KgwQ_vP-mwaI_uUmq/s640/1352843264-0176041-www.nevsepic.com.ua.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Don Daily</span></i></b></div>
<br />
<br />
<br />
La strega malvagia meditava, una volta che Gretel si fosse seduta sulla pala, di spingerla nel forno di chiudere lo sportello alle sue spalle e di farla arrostire, per mangiare anche lei. Ma, ispirata da Dio, Gretel chiese ala strega di mostrarle come fare. La vecchia si sedette sula pala e Gretel la spinse più in fondo possibile; poi chiuse in fretta lo sportello del forno e mise il paletto di ferro. Allora la strega incominciò a gridare e a lamentarsi nel forno rovente, ma Gretel scappò via, e la vecchia malvagia arse miseramente.<br />
Gretel corse da Hänsel, aprì la porticina della stia e lo liberò, e i due bambini si abbracciarono, piangendo di gioia. La casa della strega era piena di perle e di pietre preziose, Hänsel e Gretel se ne riempirono le tasche e corsero a casa. Il padre, che non aveva avuto un'ora di serenità da quando li aveva abbandonati nel bosco, li accolse con grande gioia. La madre, nel frattempo, era morta.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg1yfJYCReEt7KCSLV8qWwaD1u9QiQD0bBdrlIrnP2KmIvOTW7NodqMFPW4roFLIWMhajLfirnqmqVnVvod5yHVs0OaFDa7mCWNKM7CcRVW6boplOTGcfzdI7sDDhBgO4S0zx1uPvY0Wm8/s1600/1352843259-0176047-www.nevsepic.com.ua.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1001" data-original-width="1600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg1yfJYCReEt7KCSLV8qWwaD1u9QiQD0bBdrlIrnP2KmIvOTW7NodqMFPW4roFLIWMhajLfirnqmqVnVvod5yHVs0OaFDa7mCWNKM7CcRVW6boplOTGcfzdI7sDDhBgO4S0zx1uPvY0Wm8/s640/1352843259-0176047-www.nevsepic.com.ua.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Don Daily</span></i></b></div>
<br />
<br />
[1] Nell'edizione definitiva, i bambini credono che i genitori siano ancòra nel bosco perché un ramo legato ad un albero, e mosso dal vento, ricorda il rumore dell'ascia. Non è specificato che sia un inganno dei genitori, ma è sottinteso.<br />
<br />
[2] Nell'edizione definitiva, la madre non si limita a far buon viso a cattivo gioco, ma accusa i bambini di aver bighellonato in giro.<br />
<br />
[3] Nell'edizione definitiva:<br />
"<i>Il terzo giorno, verso mezzogiorno, scorsero un bellissimo uccellino bianco come la neve, che, posato su un ramo, cantava così melodiosamente che si fermarono per ascoltare. Quando il canto cessò, spiegò le ali e spiccò il volo e i bambini lo seguirono. L'uccellino li guidò fino ad una casina.</i>..".<br />
Avrei voluto tradire la traduzione del 1812 e inserire questo episodio. Nella mitologia e nella tradizione popolare, dal nord dell'Europa al Medio Oriente pre-islamico ed islamico, le anime dei bambini morti si incarnano in un uccellino bianco, azzurro o verde (v. <i>Il Ginepro</i>). Che un bambino presumibilmente vittima della strega guidi <i>Hänsel e Gretel </i>verso lo stesso destino sembra improbabile, a meno che non si tenga presente il fenomeno dell<i>'Inversione</i>.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgr0eg4Am4rJ8lTi60AjGFFoeElze0dSojCN3aJ-bqxFDIck2TpTxfV6B7QVy84CUWdIYZbCQEsctvKABVzXL9Ra8KIsLV9x1_r1od7gls-8v9fvAW_OAbxF1xC-RuboU9ntlOdx3SsOSPH/s1600/LIN+WANG.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="590" data-original-width="382" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgr0eg4Am4rJ8lTi60AjGFFoeElze0dSojCN3aJ-bqxFDIck2TpTxfV6B7QVy84CUWdIYZbCQEsctvKABVzXL9Ra8KIsLV9x1_r1od7gls-8v9fvAW_OAbxF1xC-RuboU9ntlOdx3SsOSPH/s1600/LIN+WANG.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Lin Wang</span></i></b></div>
<br />
<br />
[4] Nell'edizione definitiva:<br />
<i>"I bambini risposero:</i><br />
<i>"E' solo il vento,</i><br />
<i>Il fanciullo celeste".</i><br />
<i>E continuarono tranquillamente a mangiare. Hänsel staccò un bel pezzo di dolce dal tetto e lo lasciò cadere per Gretel, che, seduta sul prato, gustava un vetro rotondo che aveva staccato dalla finestra</i>..."<br />
<br />
[5] Nell'edizione definitiva:<br />
"... <i>Giunsero a un grande fiume e non sapevano come attraversarlo. La sorellina scorse un'anatrella bianca e le gridò: 'Ah, anatrella cara, portaci sul tuo dorso!' </i><br />
<i>A queste parole, l'anatra bianca si avvicinò nuotando e trasportò prima Gretel e poi Hänsel sull'altra sponda del fiume</i>... "<br />
E con questo si chiude il cerchio. L'uccello bianco che li conduce nella casa della <i>padrona degli animali</i>, della <i>vecchia nel bosco</i>, il grande fiume (il <i>fiume Giordano</i> nelle fiabe italiane) che è il confine tra il mondo dei Morti e il mondo dei Vivi, e di nuovo un uccello bianco che rivela la sua funzione di psicopompo e traghetta i bambini sull'altra riva.<br />
<br />
<br />
Grimm n.15, "<i>Hänsel und Gretel</i>".<br />
Classificazione: AaTh 327A [<i>Hansel and Gretel</i>] Aa Th 1121, [<i>Burning the Witch in Her Own Oven</i>].<br />
Traduzione e note: Mab's Copyright<br />
<br />
Il testo in lingua originale è nella Pagina: "Brüder Grimm".Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-25354035208508267572017-09-06T19:16:00.003+02:002017-09-06T19:16:42.878+02:00Il Changeling (Scandinavia)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i60.tinypic.com/2euoq50.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i60.tinypic.com/2euoq50.gif" data-original-height="108" data-original-width="85" /></a></div>
ivevano un tempo, vicino al lago di Tiis, due persone sole che erano tristemente tormentate da un <i>changeling</i> dato loro dal popolo sotterraneo al posto del loro vero figlio, che non era stato battezzato in tempo. Questo <i>changeling </i>si comportava in maniera molto strana e insolita, perché quando non c‟era nessuno in giro era molto vigoroso, saltava sui muri come un gatto, sedeva sotto il tetto e urlava e gridava con forza; ma quando qualcuno era nella stanza con lui sedeva sonnecchiando alla fine della tavola. Era capace di mangiare per quattro e non gli importava di ciò che gli veniva messo davanti da mangiare; ma, pur non importandogli la qualità del suo cibo, come quantità non era mai soddisfatto e dava eccessivo disturbo a tutti in casa.<br />
Quando per lungo tempo avevano cercato invano la maniera migliore per sbarazzarsi di lui, visto che con lui in casa non si viveva, una furba fanciulla disse che lo avrebbe scacciato dalla casa.<br />
Mentre dunque lui era fuori nei campi, lei prese un maiale e lo uccise e ne mise la pelle, i peli e tutto in un budino nero, quindi glielo mise davanti quando tornò a casa. Egli cominciò, come suo uso, a trangugiarlo ma, quando ne ebbe mangiato per un po', cominciò a rallentare gli sforzi ed infine divenne calmo, con il coltello in mano, e si mise a guardare il budino.
Alla fine, dopo essere rimasto così per un po', cominciò:<br />
"Un budino con della pelle! Ed un budino con dei peli! Un budino con degli occhi! Ed un budino con delle zampe dentro! Bene, tre volte ho visto un giovane bosco presso il lago di Tiis, ma non ho mai visto un budino del genere! Il diavolo stesso potrebbe stare qui ora al mio posto!"<br />
Dicendo ciò fuggì e non tornò mai più indietro.<br />
<br />
<br />
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<b><i><span style="color: #ead1dc;">Maurice Sendak</span></i></b></div>
<br />
<br />
Di un altro <i>changeling</i> se ne sbarazzarono nel modo che segue.<br />
La madre, sospettando che fosse tale perché rifiutava il cibo e cresceva così male, riscaldò il forno al massimo. La domestica, come da istruzioni, le chiese perché lo facesse.<br />
"Per bruciare mio figlio in esso fino alla morte", fu la risposta.<br />
Quando la domanda e la risposta furono pronunciate per tre volte, ella mise il bambino sulla pala da fornaio e lo stava mettendo dentro al forno quando una donna Troll entrò spaventatissima con il vero bambino e prese via il proprio dicendo:<br />
"Eccoti il tuo bambino. L'ho trattato meglio di quanto tu abbia trattato il mio."<br />
Ed invero era grasso e gioioso.<br />
<br />
<br />
Da "<i>Fate nordiche,
francesi e medioevali</i>", Thomas Keightley.Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-69034684133717945952017-08-22T11:33:00.002+02:002017-08-26T09:54:13.035+02:00Don Quixote di Gustave Dorè<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFgNIsK6zNgkr2scOvgToP8cZr1x0NCEnoBlNlmfkKmGUr2bWhxTcGZ7qeljH4b1AdadRnDf5JLVz5oNqBnrm6eF7gaPiLJx1pCO9UBgD6voHGx3jZBV9Fz84BVMHSSvA8pSKUWZGJsK9N/s1600/791px-thumbnail.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="927" data-original-width="739" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFgNIsK6zNgkr2scOvgToP8cZr1x0NCEnoBlNlmfkKmGUr2bWhxTcGZ7qeljH4b1AdadRnDf5JLVz5oNqBnrm6eF7gaPiLJx1pCO9UBgD6voHGx3jZBV9Fz84BVMHSSvA8pSKUWZGJsK9N/s640/791px-thumbnail.jpg" width="510" /></a></div>
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<br />Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-21493273519186659092017-08-20T12:52:00.002+02:002017-08-20T16:21:14.807+02:00La Voce della Morte (Romania), Traduzione MiaTanto tanto tempo fa, accadde qualcosa.<br />
Se non fosse mai accaduto, non sarebbe mai stato raccontato.<br />
C'era una volta un uomo che pregava Dio ogni santo giorno perché gli concedesse la ricchezza.<br />
Un giorno, le sue innumerevoli e pressanti preghiere trovarono Nostro Signore dell'umore giusto perché gli prestasse ascolto ed esaudisse il suo desiderio. Quando l'uomo divenne molto ricco, non accettò più di morire. Così, decise di mettersi in viaggio e di stabilirsi laddove fosse risaputo che la gente vivesse per sempre. Si preparò per il viaggio, raccontò alla moglie i suoi progetti e partì.<br />
In ogni paese che raggiungeva chiedeva se là gli uomini morivano, e ripartiva immediatamente non appena riceveva una risposta affermativa. Infine, giunse in una terra i cui abitanti gli risposero che non sapevano cosa significasse la parola "morire". Al colmo della gioia, il viaggiatore chiese:<br />
"Ma come mai non vedo un'immensa moltitudine di gente, dal momento che nessuno muore?"<br />
"Vedi, il paese non è sovraffollato - fu la risposta - perché, di tanto in tanto, arriva qualcuno che chiama gli abitanti uno per uno, e chiunque decida di seguirlo non ritorna mai più"<br />
"E gli abitanti possono vedere la persona che li chiama?"<br />
"Perché non dovrebbero?" fu la risposta.<br />
L'uomo non finiva di meravigliarsi della stupidità di coloro che seguivano la persona che li chiamava, benché sapessero che sarebbero stati obbligati a restare là dove li avrebbe condotti.<br />
Ritornò a casa, radunò i suoi beni, e, con la moglie e i figli, andò a stabilirsi nel paese in cui la gente non moriva mai, ma, che, se seguiva il richiamo di un essere misterioso, non tornava più.<br />
Aveva preso l'incrollabile decisione che né lui né la sua famiglia avrebbero mai seguito alcun richiamo, da chiunque provenisse.<br />
Così, dopo che si fu ben sistemato ed ebbe avviato i suoi affari, avvertì moglie e figli che, se non volevano morire, avrebbero dovuto guardarsi dal seguire qualsiasi richiamo. E trascorsero diversi anni in pace, godendosi la vita.<br />
Un giorno, mentre erano tutti riuniti nella loro bella casa, sua moglie, improvvisamente, prese a gridare:<br />
"Arrivo, arrivo..."<br />
E, intanto, si guardava intorno, cercando la sua giacca di pelliccia. Immediatamente, il marito balzò in piedi, le afferrò la mano e la rimproverò:<br />
"Non tieni in alcun conto il mio avvertimento, quindi? Rimani qui se non vuoi morire!"<br />
"Ma non senti che mi chiama? Andrò solo a vedere cosa vuole da me e tornerò subito indietro"<br />
E lottava per liberarsi dalla stretta del marito. L'uomo, però, la teneva con mano ferma e ordinò che venissero sprangate tutte le porte della stanza. Allora, la moglie si calmò e disse:<br />
"Lasciami sola, marito, non m'importa più di uscire".<br />
L'uomo pensò che fosse rinsavita e avesse rinunciato al suo folle impulso, ma, pochi istanti più tardi, la moglie si precipitò verso la porta più vicina, la spalancò precipitosamente e corse fuori. Il marito la seguì, la trattenne per la pelliccia, supplicandola di non andare poiché non sarebbe mai più tornata. Lei abbandonò le braccia lungo il corpo, si piegò leggermente indietro, poi, al'improvviso, si slanciò in avanti, scivolando fuori dalla pelliccia che abbandonò nelle mani del marito, il quale rimase là, impietrito, mentre la donna correva via gridando:<br />
"Arrivo! Arrivo!"<br />
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<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">H.J. Ford</span></i></b></div>
<br />
<br />
Quando la moglie sparì alla sua vista, l'uomo rientrò in sé, tornò a casa e disse:<br />
"Se sei pazza e vuoi morire, allora va', in nome di Dio, non posso farci nulla. Infinite volte ho detto di non seguire alcun richiamo, da chiunque provenga!".<br />
E passarono i giorni, e poi le settimane, i mesi e gli anni, e la pace della casa non fu più turbata.<br />
Un giorno, mentre era, come tutte le mattine, nella bottega del barbiere per farsi radere e aveva già il mento insaponato, e il negozio era pieno di gente, l'uomo incominciò a urlare:<br />
"Non vengo - mi senti? - Non vengo!"<br />
Il barbiere e gli avventori erano sbalorditi. L'uomo, guardando verso la porta, riprese a gridare:<br />
"Una volta per tutte: non ho alcuna intenzione di seguirti! Quindi, vattene!"<br />
E dopo un po':<br />
"Vattene - mi ascolti? - se vuoi salvare la pelle, perché ti ho ripetuto mille volte che non voglio venire!"<br />
Poi, come se sull'uscio ci fosse qualcuno che continuava incessantemente a chiamarlo, l'uomo montò su tutte le furie e gli rivolse frasi deliranti perché non si decideva a lasciarlo in pace. Infine, balzò in piedi, e strappò il rasoio dalle mani del barbiere gridando:<br />
"Dammi qua, ché gli mostri cosa succede a chi infastidisce la gente!"<br />
E si precipitò all'inseguimento di colui che - diceva - continuava a chiamarlo, ma che nessun altro vedeva. Il povero barbiere, che non voleva perdere il suo rasoio, gli andò dietro. L'uomo correva, il barbiere correva finché uscirono dalle porte della città, e, appena fuori dalle mura, l'uomo precipitò in una voragine da cui non riemerse più. Così anche lui, nonostante la sua resistenza, aveva condiviso il destino di chi rispondeva al richiamo della Voce.<br />
Il barbiere ritornò nella sua bottega senza fiato per la gran corsa, e raccontò a tutti ciò che era accaduto. In breve, per il paese si diffuse il convincimento che precipitare nella voragine fosse la sorte toccata a tutti quelli che avevano seguito il richiamo della Voce.<br />
Quando una folla di cittadini si recò sul luogo della disgrazia, per vedere la voragine che aveva ingoiato tutta quella gente, e, tuttavia, non ne aveva mai abbastanza, non trovò nulla: pareva come se dall'inizio dei tempi, al posto del precipizio, si estendesse un'ampia pianura. E, da quel giorno, gli abitanti del paese incominciarono a morire proprio come tutti gli altri esseri umani di questo mondo.<br />
<br />
<br />
"<i>Romanian Fairy Tales</i>", Mite Kremnitz.<br />
Traduzione: Mab's Copyright.<br />
Andrew Lang ha incluso questa storia ne "<i>The Red Fairy Book</i>".<br />
<br />
<br />Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-82556911083049683492017-08-18T09:25:00.001+02:002017-08-18T09:25:41.786+02:00 Il Cavaliere Errante Senza Innamoramento E' Come Arbore Spoglio di Fronde e Privo di Frutte<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjccFogAD9sK2DY3d0OQhTtETkKEYdrgH7GUYEs5fFLWbVkExRZufn_qQPl2vttTKuydhtE4IbZg3DM78mYkFITw14hQpMwGtXWdjK9FAsx8olcNP05jLHMR9_2uUbzFD0jL4KhUoW-fB-f/s1600/791px-thumbnail.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="927" data-original-width="739" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjccFogAD9sK2DY3d0OQhTtETkKEYdrgH7GUYEs5fFLWbVkExRZufn_qQPl2vttTKuydhtE4IbZg3DM78mYkFITw14hQpMwGtXWdjK9FAsx8olcNP05jLHMR9_2uUbzFD0jL4KhUoW-fB-f/s640/791px-thumbnail.jpg" width="510" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
... Rese di già lucide l’arme sue; fatta del morione una celata; stabilito il nome al ronzino, e confermato il proprio, si persuase che altro a lui non mancasse se non se una dama di cui dichiararsi amoroso. Il cavaliere errante senza innamoramento è come arbore spoglio di fronde e privo di frutte; è come corpo senz’anima, andava dicendo egli a sè stesso.<br />
"Se per castigo de’ miei peccati, o per mia buona ventura m’avvengo in qualche gigante, come d’ordinario intraviene ai cavalieri erranti, ed io lo fo balzare a primo scontro fuori di sella, o lo taglio per mezzo, o vinto lo costringo ad arrendersi, non sarà egli bene d’avere a cui farne un presente? laonde poi egli entri, e ginocchioni dinanzi alla mia dolce signora così s’esprima colla voce supplichevole dell’uomo domato: ' <i>Io, signora, sono il gigante Caraculiambro, dominatore dell’isola Malindrania, vinto in singolar tenzone dal non mai abbastanza celebrato cavaliere don Chisciotte della Mancia, da cui ebbi comando di presentarmi dinanzi alla signoria vostra, affinchè la grandezza vostra disponga di me a suo talento'</i>.<br />
Oh! come si rallegrò il nostro buon cavaliere all’essersi così espresso! ma oh quanto più si compiacque poi nell’avere trovato a chi dovesse concedere il nome di sua dama! Soggiornava in un paese, per quanto credesi, vicino al suo una giovanotta contadina di bell’aspetto, della quale egli era stato già amante senza ch’ella il sapesse, nè se ne fosse avvista giammai, e chiamavasi Aldonza Lorenzo; e questa gli parve opportuno chiamar signora de’ suoi pensieri. Dappoi cercando un nome che non discordasse gran fatto dal suo, e che potesse in certo modo indicarla principessa e signora, la chiamò Dulcinea del Toboso, perchè del Toboso appunto era nativa. Questo nome gli sembrò armonioso, peregrino ed espressivo, a somiglianza di quelli che allora aveva posti a sè stesso ed alle cose sue.<br />
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TESTO ORIGINALE<br />
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Limpias, pues, sus armas, hecho del morrión celada, puesto nombre a su rocín y confirmándose a sí mismo, se dio a entender que no le faltaba otra cosa sino buscar una dama de quien enamorarse; porque el caballero andante sin amores era árbol sin hojas y sin fruto y cuerpo sin alma. Decíase él a sí:
-Si yo, por malos de mis pecados, o por mi buena suerte, me encuentro por ahí con algún gigante, como de ordinario les acontece a los caballeros andantes, y le derribo de un encuentro, o le parto por mitad del cuerpo, o, finalmente, le venzo y le rindo, ¿no será bien tener a quien enviarle presentado y que entre y se hinque de rodillas ante mi dulce señora, y diga con voz humilde y rendido: Yo, señora, soy el gigante Caraculiambro, señor de la ínsula Malindrania, a quien venció en singular batalla el jamás como se debe alabado caballero don Quijote de la Mancha, el cual me mandó que me presentase ante vuestra merced, para que la vuestra grandeza disponga de mí a su talante?<br />
¡Oh, cómo se holgó nuestro buen caballero cuando hubo hecho este discurso, y más cuando halló a quien dar nombre de su dama! Y fue, a lo que se cree, que en un lugar cerca del suyo había una moza labradora de muy buen parecer, de quien él un tiempo anduvo enamorado, aunque, según se entiende, ella jamás lo supo, ni le dio cata dello. Llamábase Aldonza Lorenzo, y a ésta le pareció ser bien darle título de señora de sus pensamientos; y, buscándole nombre que no desdijese mucho del suyo, y que tirase y se encaminase al de princesa y gran señora, vino a llamarla Dulcinea del Toboso, porque era natural del Toboso; nombre, a su parecer, músico y peregrino y significativo, como todos los demás que a él y a sus cosas había puesto.
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Dal Capitolo Primo de: "L'ingegnoso idalgo don Chisciotte della Mancia", Miguel de Cervantes.<br />
"El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha",<br />
Traduzione dallo spagnolo di Bartolommeo Gamba (1818).<br />
Ho aggiunto le illustrazioni di Gustave Dorè.Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-64917496667537398902017-08-16T08:01:00.000+02:002017-08-26T09:53:15.089+02:00Il Baule Volante, H.C. Andersen (Testo Integrale) - Traduzione Mia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i60.tinypic.com/fmuqe0.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i60.tinypic.com/fmuqe0.gif" data-original-height="88" data-original-width="69" /></a></div>
'era una volta un mercante così ricco che, se avesse voluto, avrebbe potuto lastricare d'oro l'intera via, e ne avrebbe avuto a sufficienza anche per un vicolo laterale, ma, naturalmente, non ci pensò neanche: conosceva troppo bene il valore del denaro. Era molto accorto, e se investiva uno scellino, doveva ricavarne almeno un tallero: era proprio un commerciante in tutto e per tutto, e, come tale, morì.
Il figlio ereditò le sue ricchezze e si diede al bel tempo: partecipava a balli in maschera ogni notte, costruiva aquiloni con le banconote, e, invece di far rimbalzare sassolini sull'acqua del lago, usava monete d'oro, poiché - si sa - i pezzi d'oro rimbalzano meglio.<br />
Naturalmente, sperperò ben presto tutto il patrimonio: non gli restarono che un paio di pantofole, una vecchia veste da camera e quattro scellini.<br />
I suoi amici lo abbandonarono, non sapevano che farsene di lui dal momento che non poteva più condividere i loro festini notturni. Uno solo della vecchia brigata, uno tenero di cuore, gli mandò un vecchio baule con un messaggio: "<i>Fa' i bagagli!</i>". Facile a dirsi, peccato che non avesse nulla da impacchettare. Così si mise lui stesso nel baule.<br />
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Era un baule straordinario. Quando si faceva scattare la serratura, si sollevava da terra e spiccava il volo. Infatti, non appena il figlio del mercante si sdraiò al suo interno e chiuse il chiavistello, il baule volò su per il camino, e poi, sempre più in alto, tra le nuvole. Il fondo scricchiolava, e lui tremava: se il baule fosse andato in pezzi, avrebbe fatto una fine orribile!<br />
Invece, arrivò sano e salvo nella terra dei Turchi.<br />
Nascose il baule nel bosco, sotto un mucchio di foglie secche, e se ne andò in città.<br />
Passava inosservato poiché i Turchi andavano in giro in vestaglia e babbucce come lui.<br />
Incontrò una balia con un bambinello.<br />
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<a name='more'></a><br /><br />
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<b><i><span style="color: #ead1dc;">Robinson W.H</span></i></b></div>
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"Dimmi, balia turca - disse - cos'è quel gran castello vicino alla città, e perché ha le finestre così alte da terra?"<br />
"In quel castello vive la figlia del Re - rispose la balia - Le è stato predetto che sarà molto infelice a causa di un innamorato, e nessuno può avvicinarla, se non in presenza del Re e della Regina."<br />
"Grazie tante!", disse il figlio del mercante, poi, se ne tornò nel bosco, si infilò nel baule, volò sul tetto del castello e, da lì, scese fino alla finestra della camera della Principessa.<br />
La Principessa era sdraiata sul divano, profondamente addormentata: era così bella che il figlio del mercante non poté trattenersi e la baciò.<br />
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La Principessa si svegliò e si spaventò moltissimo, ma lui le raccontò di essere un Angelo del Paradiso dei Turchi e che aveva attraversato i cieli per lei, e la Principessa se ne rallegrò molto. Così il figlio del mercante sedette accanto alla Principessa e le narrò fiabe sui suoi occhi, che erano incantevoli laghi scuri, in cui i pensieri nuotavano come sirenette; e le raccontò della sua fronte, che era una montagna innevata con stupende sale colme di quadri, e poi le parlò della cicogna che porta bellissimi bambini. Invero, erano storie meravigliose, e, quando le chiese di sposarlo, la Principessa acconsentì senza esitare.<br />
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<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">H.J. Ford</span></i></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;"><br /></span></i></b></div>
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<br />
"Ma devi tornare sabato - disse la Principessa - perché il Re mio padre e la Regina mia madre verranno a prendere il tè con me. Saranno fieri che io sposi un Angelo dei Turchi, ma ti conviene pensare ad una bellissima storia, perché loro amano sopra ogni altra cosa ascoltare favole. Mia madre le vuole profonde e con una morale, mentre mio padre le preferisce divertenti, e che lo facciano ridere".<br />
"E sia - disse il giovane - non porterò altro dono nuziale che una bella storia", e i due innamorati si separarono, ma, prima, la Principessa donò al figlio del mercante una magnifica sciabola tempestata di monete d'oro, che gli fecero molto comodo.
Volò in città, dove comprò una vestaglia nuova, poi ritornò nel bosco, e si mise a pensare ad una storia: doveva essere pronta per sabato, e non era certo facile. Tuttavia, quando tornò a trovare la Principessa, il sabato successivo, aveva una storia.<br />
Il Re e la Regina e tutta la Corte stavano prendendo il tè negli appartamenti della Principessa, e lo accolsero con grandi cerimonie.<br />
"Volete raccontarci una storia? - chiese la Regina - Ma che sia profonda e con una morale"<br />
"Ma che sia anche divertente!" Aggiunse il Re.<br />
"Certamente!" rispose lui, e, dopo aver chiesto loro di ascoltare con attenzione, prese a raccontare.<br />
<br />
<i>C'era una volta un mazzetto di fiammiferi che erano molto fieri della loro nobile discendenza, il loro albero genealogico, infatti, era un grande pino che era stato un vecchio e maestoso albero del bosco. Adesso, i fiammiferi si trovavano tra un acciarino e una vecchia casseruola di ferro, e parlavano tra loro degli anni giovanili. </i><br />
<i>'A quel tempo, - dicevano - crescevamo su un ramo verde e noi stessi eravamo verdi! Ogni mattina e ogni sera ci nutrivamo di diamanti di rugiada. Se splendeva il sole, sentivamo il suo tepore, e gli uccelli cantavano raccontandoci le loro storie. Sapevamo di essere anche ricchi, perché, mentre gli altri alberi del bosco sfoggiavano i loro verdi abiti solo d'estate, la nostra famiglia poteva permettersi vestiti verdi sia d'estate che d'inverno. Poi arrivò il taglialegna - una gran rivoluzione! - e la nostra famiglia cadde sotto la sua ascia</i>.<br />
<i>Il capo della nostra famiglia, ovvero il tronco, diventò l'albero maestro di una splendida nave che navigava per tutti i mari del mondo; gli altri rami trovarono una collocazione in luoghi diversi, a noi è toccato l'incarico di accendere la luce per il volgo; ed è per questo che noi, una famiglia aristocratica, siamo finiti in cucina.'</i><br />
'<i>A me invece è capitato un destino diverso - disse la casseruola di ferro vicino alla quale si trovavano i fiammiferi - Dal mio primo ingresso nel mondo, non ho fatto altro che cucinare ed essere raschiata, ma sono la prima della casa quando serve qualcosa di solido e di concreto! La mia unica gioia è, dopo pranzo, star qui, pulita e lucidata, e scambiare quattro chiacchiere con i vicini. Tutti noi, tranne, forse, il secchio, che, ogni tanto, viene lasciato nella corte, viviamo sempre qui, insieme, tra queste quattro mura. L'unica a raccontarci qualche notizia è la borsa della spesa, ma spesso dice cose talmente spiacevoli sul governo e sul popolo che, una volta, una vecchia pentola ne fu così spaventata che cadde in terra e si ruppe in mille pezzi! Era una liberale, ve lo dico io!</i>'<br />
'<i>Parli troppo - esclamò l'acciarino e fece sprizzare qualche scintilla battendo sulla pietra focaia - Non vogliamo passare una serata divertente?</i>'<br />
'<i>Sì, parliamo dei più aristocratici', dissero i fiammiferi</i>.<br />
<i>'No, non mi piace parlare di me stessa!- disse la pentola di coccio -</i> <i>Organizziamo una serata spensierata! Comincio io: vi racconterò una storia che noi tutti abbiamo vissuto; così sarà facile apprezzarla, ed è anche divertente. Presso il Mar Baltico, sulla costa danese...'</i><br />
<i>'Oh, che inizio delizioso! - esclamarono tutti i piatti - Sarà sicuramente una bella storia'.</i><br />
<i>'Sì. Là, al tempo della mia giovinezza, abitai presso una famiglia tranquilla. I mobili venivano lucidati, il pavimento veniva sfregato, e tendine pulite venivano montate ogni due settimane'.</i><br />
'<i>Oh, che modo delizioso di raccontare! - disse il piumino per spolverare - Si avverte subito che è una donna che parla! C'è un'aria così nitida e pulita nelle sue parole!'</i><br />
<i>'Sì, è proprio vero!', disse il secchio dell'acqua, e saltellò di gioia tanto che l'acqua schizzò sul pavimento.</i><br />
<i>E la pentola continuò a raccontare, e la fine fu bella quanto l'inizio.</i><br />
<i>Tutti i piatti tintinnarono per esprimere la loro ammirazione, il piumino prese un po' di prezzemolo e incoronò la pentola, poiché sapeva che avrebbe indispettito gli altri, e 'se io la incorono oggi - pensava - domani, lei incoronerà me.'</i><br />
<i>'E adesso balliamo', dissero le molle del camino e presero a danzare: come lanciavano in alto le gambe! Nell'angolo, la vecchia fodera della sedia crepava dal ridere</i>.<br />
<i>'Possiamo essere incoronate anche noi?' chiesero le molle, e furono accontentate</i>.<br />
<i>'Non è altro che popolino, dopotutto!' pensavano i fiammiferi.</i><br />
<i>Pregarono la teiera di cantare, ma lei si rifiutò, dicendo che era raffreddata, e che,comunque, non poteva cantare se non era piena d'acqua a bollore. In realtà, tutti sapevano che si negava per superbia, e che voleva cantare solo in salotto, in presenza degli invitati.</i><br />
<i>Sulla finestra c'era una vecchia penna d'oca con cui scriveva la domestica. Non aveva nulla di speciale: era stata immersa troppe volte e troppo a fondo nell'inchiostro, e questo era tutto. Ma lei ne andava orgogliosa</i>.<br />
<i>'Se alla teiera non va di cantare - disse - lasciamola stare. Qui fuori c'è una gabbia con un usignolo, che sa cantare benissimo: lei invece non ha mai imparato molto bene, ma è meglio non parlarne'.</i><br />
<i>'Io penso che sia davvero inappropriato - disse il bollitore, che era il cantante della cucina e il fratellastro della teiera - stare ad ascoltare il canto di un ricco uccello forestiero. Sarà patriottico? Lasciamo che sia la borsa della spesa a giudicare.'</i><br />
<i>'Io sono proprio arrabbiata! - disse la borsa - E' questo il modo di trascorrere la serata? Non sarebbe meglio mettere in ordine la casa? Ognuno dovrebbe tornare al suo posto, così io potrei dirigere il lavoro'.</i><br />
<i>'Sì, sì, mettiamo in ordine", dissero tutti.</i><br />
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<br />
<i>In quel momento, si aprì la porta: era la domestica, e tutti ammutolirono, ma non c'era nessuno, neanche il più piccolo pentolino, che non fosse consapevole delle proprie possibilità e della propria importanza.</i><br />
<i>'Se solo avessi voluto - pensavano - sarebbe stata una serata davvero divertente!'</i><br />
<i>La domestica prese i fiammiferi e accese il fuoco. Dio mio! Come crepitarono i fiammiferi e che fiammata! </i><br />
<i>'Adesso, tutti possono vedere che siamo noi i più importanti! - pensarono i fiammiferi - Che splendore! E che luce!'</i><br />
<i>Non finirono di gloriarsene che erano già tutti consumati.</i>"<br />
<br />
"Che storia superlativa! - esclamò la Regina - mi è sembrato di trovarmi davvero in cucina e di vedere i fiammiferi. Sì, avrai nostra figlia."<br />
"Certo! - le fece eco il Re - Tu sposerai nostra figlia".<br />
Ormai gli davano del <i>tu</i>, dato che stava per far parte della famiglia.<br />
Fu fissata la data delle nozze, e, la sera prima, la città era tutta illuminata a festa. Dolci e caramelle venivano lanciati tra la folla, e i monelli di strada si alzavano sulle punte dei piedi per prenderle al volo e urlavano <i>Urrà!</i> e fischiavano mettendosi due dita in bocca: era una festa meravigliosa!<br />
'Anch'io voglio far loro una bella sorpresa', pensò il figlio del mercante, e comprò tutti i razzi, i petardi e i fuochi artificiali che si potesse immaginare, li stipò nel baule e volò su nel cielo.<br />
Che scoppi, che sibili e che crepitii quando li accese! I Turchi saltavano ad ogni esplosione e le babbucce gli arrivavano alle orecchie: non avevano mai visto niente del genere e si convinsero facilmente che la loro Principessa stava davvero per sposare un Angelo del cielo!<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJPkolpeozqTJwxk6MHpi4b4EezWqWETfoTM5Bmr2EntZqJAzIDz4pipYuBs4onibPk5iwYgznD61UqezNU-ZwRj_GkgNNujwjXC-NXBznAljne-cQtgSGrRCEq_whCHC6RyCZMqeX4-xR/s1600/614px-Page_255_of_Andersen%2527s_fairy_tales_%2528Robinson%2529.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="767" data-original-width="614" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJPkolpeozqTJwxk6MHpi4b4EezWqWETfoTM5Bmr2EntZqJAzIDz4pipYuBs4onibPk5iwYgznD61UqezNU-ZwRj_GkgNNujwjXC-NXBznAljne-cQtgSGrRCEq_whCHC6RyCZMqeX4-xR/s400/614px-Page_255_of_Andersen%2527s_fairy_tales_%2528Robinson%2529.png" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Robinson W.H</span></i></b></div>
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<b><i><span style="color: #ead1dc;"><br /></span></i></b></div>
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<br />
Quando il figlio del mercante scese con il suo baule nel bosco, pensò: 'Voglio andare in città a sentire cosa dicono dello spettacolo che ho offerto loro', ed era un desiderio molto naturale.<br />
E potete star certi che ascoltò racconti piuttosto bizzarri e sorprendenti!<br />
Anche se a tutti era sembrato uno spettacolo straordinario, quelli che interrogava rispondevano in maniera differente.<br />
"Io ho visto l'Angelo in persona! - diceva uno - I suoi occhi erano due stelle splendenti e la barba, acqua spumeggiante!"<br />
"Volava avvolto in un mantello di fuoco - raccontava un altro - e dalle pieghe del mantello facevano capolino deliziosi angioletti".<br />
Sentì dire molte altre cose bellissime e che il giorno dopo si sarebbero celebrate le nozze.<br />
<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSRh24AActKV6OAn7OtAYdf_r5z8CNSc6KIguENbFXGwC5YtsmTRdzstFJmyz-Ig3LUhY5yom3fjTueqP_naAVmwA8kWrqTzyLfDAjxtz-4Cpc9eZfRbIH9klrkePmCPP50M0tCuo1ajxG/s1600/739px-Page_037_of_Fairy_tales_from_Hans_Christian_Andersen_%2528Walker%2529.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="739" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSRh24AActKV6OAn7OtAYdf_r5z8CNSc6KIguENbFXGwC5YtsmTRdzstFJmyz-Ig3LUhY5yom3fjTueqP_naAVmwA8kWrqTzyLfDAjxtz-4Cpc9eZfRbIH9klrkePmCPP50M0tCuo1ajxG/s640/739px-Page_037_of_Fairy_tales_from_Hans_Christian_Andersen_%2528Walker%2529.png" width="460" /></a></div>
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<b><i><span style="color: #ead1dc;">Robinson W.H</span></i></b></div>
<br />
<br />
Quando ritornò nel bosco per riposarsi nel baule, non lo trovò: dov'era finito? Il baule era completamente bruciato. Una scintilla dei fuochi d'artificio vi era caduta sopra, aveva appiccato il fuoco, e lo aveva ridotto in cenere. Così il figlio del mercante non fu più in grado di volare, né di ritornare dalla sua promessa sposa.
La Principessa salì sul tetto e rimase ad aspettarlo tutto il giorno. Forse è ancòra lì che lo aspetta mentre lui vaga in giro per il mondo raccontando fiabe, ma nessuna è divertente come quella che aveva inventato sui fiammiferi.
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDsyENE-LKuMblXf6kgg89QiArcnhWxhzTsSP9bh7kk8L9sGnrUKupEYCMLNwCWfL9V-X1SqD07Adl5m2KwZo6UMOPf65CWuFqnFReuoMShuY5IiQDtpasROFbXcRiHXnJGJsPj6JkFa-X/s1600/782px-Page_facing_256_of_Andersen%2527s_fairy_tales_%2528Robinson%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="782" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDsyENE-LKuMblXf6kgg89QiArcnhWxhzTsSP9bh7kk8L9sGnrUKupEYCMLNwCWfL9V-X1SqD07Adl5m2KwZo6UMOPf65CWuFqnFReuoMShuY5IiQDtpasROFbXcRiHXnJGJsPj6JkFa-X/s640/782px-Page_facing_256_of_Andersen%2527s_fairy_tales_%2528Robinson%2529.jpg" width="488" /></a></div>
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<b><i><span style="color: #ead1dc;">Robinson W.H</span></i></b></div>
<br />Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-24834155159326419612017-08-12T07:37:00.000+02:002017-08-12T07:37:01.858+02:00Storia del Terzo Vecchio e del Mulo, Mille e Una Notte<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i60.tinypic.com/2ptqd6x.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i60.tinypic.com/2ptqd6x.gif" data-original-height="104" data-original-width="70" /></a></div>
uindi, si fece avanti il terzo vecchio, che conduceva con sé un mulo e disse:<br />
"O Principe dei Djinn, ti narrerò una storia ancòra più sorprendente di quelle che hai ascoltato, e so che mi accorderai l'ultimo terzo del sangue e del delitto del mercante".<br />
E incominciò a raccontare:<br />
"Sappi, o gran Principe e Capo dei Djinn che questo mulo era mia moglie. Tempo fa, intrapresi un viaggio che durò un intero anno; Tornai a casa nottetempo e trovai mia moglie a letto con uno schiavo moro: conversavano, ridevano, giocavano, si baciavano e amoreggiavano.<br />
Non appena mi vide, mia moglie si affrettò a prendere una brocca d'acqua e vi mormorò sopra alcune parole. Poi, mi si avvicinò e mi spruzzò con l'acqua dicendo:<br />
"Lascia la forma umana e prendi quella di un cane!" E, all'istante, diventai un cane.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrKPLrLvrlZzdeML8fHJM-goL8inI8yLHgxvyhonE3zbGZ3sye9lSsypvHjVOUVCSKMtCOA0Yf60HYLcXqBbpJYuDobMIZTj6-vVDRFtfdBK7zLpYtK7vuAgHRuYQwDHeiHpvXo8sJ8kqH/s1600/33700.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="573" data-original-width="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrKPLrLvrlZzdeML8fHJM-goL8inI8yLHgxvyhonE3zbGZ3sye9lSsypvHjVOUVCSKMtCOA0Yf60HYLcXqBbpJYuDobMIZTj6-vVDRFtfdBK7zLpYtK7vuAgHRuYQwDHeiHpvXo8sJ8kqH/s1600/33700.jpg" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
Mi scacciò fuori di casa, e io presi a correre finché non mi arrestai sulla porta della bottega di un macellaio, dove incominciai a rosicchiare le ossa. Il macellaio mi condusse a casa sua, ma, quando sua figlia mi vide, si velò il viso e disse al padre:<br />
"Padre, perché conduci un uomo in mia presenza?"<br />
"Dov'è quest'uomo?"<br />
E lei rispose:<br />
"Questo cane è un uomo, la cui moglie lo ha incantato, ma io posso liberarlo".<br />
A queste parole, suo padre disse:<br />
"Allora, ti scongiuro in nome di Allah di liberarlo!"<br />
La giovane prese una brocca d'acqua, vi mormorò sopra alcune parole, poi mi spruzzò sopra qualche goccia d'acqua dicendo:<br />
"Abbandona questa forma e riprendi le sembianze umane!"<br />
E immediatamente tornai uomo, e le baciai la mano supplicandola di incantare mia moglie come lei aveva incantato me. Così, la fanciulla mi diede un po' d'acqua e mi disse:<br />
"Sorprendila nel sonno, spruzzala con questa acqua, ripetendo le parole che mi hai sentito pronunciare, indicando la forma che tu vorresti assumesse, e lei si trasformerà in qualsiasi cosa tu desideri".<br />
Così ho preso l'acqua, sono tornato a casa, dove ho trovato mia moglie addormentata, e l'ho spruzzata con l'acqua, dicendo:<br />
"Abbandona la forma umana per quella di un mulo!"<br />
E all'istante si trasformò in un mulo, questo che vedi davanti a te, o Sultano e Capo dei Re dei Djinn".<br />
Poi disse al mulo: "È vero?"<br />
E il mulo scosse il capo annuendo, come se volesse dire: "Sì, questa è la mia storia, è proprio ciò che mi è capitato".<br />
Il Djinn, non appena ebbe udito la fine del racconto, concesse al vecchio l’ultimo terzo della vita del mercante, e disparve. Il mercante si gettò ai piedi dei suoi tre salvatori ringraziandoli con tutto il cuore, e se ne tornò dalla sua sposa e dai suoi figli, con i quali trascorse serenamente il resto dei suoi giorni.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
FINE</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
Traduzione: Mab's Copyright</div>
Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-32278987122985639272017-08-11T09:24:00.005+02:002018-01-28T04:23:05.039+01:00Variante "Rusticana" della Ballata di Sir Olaf<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i57.tinypic.com/hu0h2r.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i57.tinypic.com/hu0h2r.gif" data-original-height="93" data-original-width="74" /></a></div>
ro un bel giovane contadino ed alla corte dovevo andare.<br />
Uscii a cavallo nell'ora della sera; nel boschetto profumato di rose mi stesi a dormire.<br />
<i>Fin da quando la vidi per la prima volta</i>.<br />
Mi ero disteso sotto un verde tiglio, i miei occhi cadevano dal sonno; giunsero allora due fanciulle che mi parlarono volentieri.<br />
<i>Fin da quando la vidi per la prima volta</i>.<br />
Una mi diede un colpetto sulla guancia, l'altra mi sussurrò all'orecchio: "Alzati, bel giovane contadino, se vuoi udire parlare d'amore."<br />
<i>Fin da quando la vidi per la prima volta</i>.<br />
Portarono quindi una fanciulla i cui capelli come oro splendevano: "Alzati, bel giovane contadino, se sei incline alla gioia."<br />
<i>Fin da quando la vidi per la prima volta</i>.<br />
La terza cominciò a cantare un canto, con buona volontà lo fece; accanto vi era il rapido fiume, che prima era solito fluire.<br />
<i>Fin da quando la vidi per la prima volta</i>.<br />
Accanto vi era il rapido fiume, che prima era solito fluire, e dietro era coperta dai suoi capelli così marroni ed aveva scordato dove doveva andare.<br />
<i>Fin da quando la vidi per la prima volta</i>.<br />
Mi alzai dal terreno e posai la mano sulla spada; le donne Elfo danzarono in dentro ed in fuori, tutte avevano il modo elfico.<br />
<i>Fin da quando la vidi per la prima volta</i>.<br />
Se la fortuna non fosse stata così buona con me da far sì che le ali del gallo sbattessero in quel momento, avrei dormito all'interno della collina quella notte con le donne Elfo.<br />
<i>Fin da quando la vidi per la prima volta</i>.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfuwafFYT_JetJVBubeHp61stmtYFEeAVrKNF4KCwbjhg0zQJr3ZgurSL3v1o_RSuDr5kicqd3BJr87LOWATzMxXhhB4Uvrm_4YzltN2bA4jgQNQC-FcsPgACukid_QRKmDK1mS9qMMkyV/s1600/438fe1b8ed3dcc508076c622be010f5b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="523" data-original-width="350" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfuwafFYT_JetJVBubeHp61stmtYFEeAVrKNF4KCwbjhg0zQJr3ZgurSL3v1o_RSuDr5kicqd3BJr87LOWATzMxXhhB4Uvrm_4YzltN2bA4jgQNQC-FcsPgACukid_QRKmDK1mS9qMMkyV/s1600/438fe1b8ed3dcc508076c622be010f5b.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">B. Froud</span></i></b></div>
<br />
<br />
<br />
Variazione della ballata danese di Elveskud, che è stata tradotta dal Dr. Jamieson (Popular Ballads) e da Lewis in Tales of Wonder.<br />
Da "<i>Fate nordiche, francesi e medioevali</i>", Thomas Keightley<br />
<br />
<u>nota</u>:
Questa è la Elvesböj delle ballate danesi, tradotta da Jamieson e da Lewis. Nella diversa variante svedese, esse sono Hafsfruen, cioè Sirene, che tentano di sedurre giovani uomini al loro amore con l'offerta di doni preziosi.
Una leggenda danese (Thiele, i. 22) riferisce che un pover'uomo che lavorava vicino a Gillesbjerg, una collina incantata, vi si sdraiò sopra per riposare a metà giornata. Improvvisamente apparve davanti a lui una bella fanciulla con una coppa d'oro in mano. Gli fece cenno di avvicinarsi ma quando l'uomo, spaventato, si fece il segno della croce, ella fu costretta a voltarsi e lui vide la sua schiena, che era cava.Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-64318247109005946652017-08-08T04:09:00.002+02:002017-08-08T04:09:33.175+02:00Sir Olof nella Danza degli Elfi - Variante della Precedente Ballata<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQctMMICuJq4CclwWjm19VAMZnupE3NRbFZEpcrBAwEonDaNPmgUTAQZ1y1F25V5mrpg-ETaMedHFKtdtLnCKIGrC73QnHXqM6nlBTi9A9gxui5deF-K_JMN81L7CsQkY_4KG2yk-Hjw_Z/s1600/Beatriz-Martin-Vidal-part2-40.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="764" data-original-width="540" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQctMMICuJq4CclwWjm19VAMZnupE3NRbFZEpcrBAwEonDaNPmgUTAQZ1y1F25V5mrpg-ETaMedHFKtdtLnCKIGrC73QnHXqM6nlBTi9A9gxui5deF-K_JMN81L7CsQkY_4KG2yk-Hjw_Z/s640/Beatriz-Martin-Vidal-part2-40.jpg" width="452" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Beatriz Martin Vidal</span></i></b></div>
<br />
<br />
<br />
Sir Olof esce a cavallo la mattina presto e giunge così ad una gioiosa danza elica.<br />
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
Il padre Elfo raggiunse la sua bianca mano: “Venite, venite, Sir Olof, procedete nella danza con me.”
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschett</i>o.<br />
“Oh, io né voglio né potrei, domani sarà il giorno del mio matrimonio.”<br />
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
E la madre Elfo raggiunse la sua mano: “Venite, venite, Sir Olof, procedete nella danza con me.”<br />
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
“Oh, io né voglio né potrei, domani sarà il giorno del mio matrimonio.”<br />
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
E la sorella Elfo raggiunse la sua mano: “Venite, venite, Sir Olof, procedete nella danza con me.”<br />
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
“Oh, io né voglio né potrei, domani sarà il giorno del mio matrimonio.”<br />
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
E la sposa parlò ed anche le sue damigelle: “Cosa può significare che le campane suonino in tal modo?”<br />
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
“E‟ usanza della nostra isola”, essi risposero; “ogni giovane contadino richiama a casa la sua sposa.”
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
“E la verità io temo di nasconderti, Sir Olof è morto e giace nella sua bara.”<br />
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
E l'indomani luminoso era il giorno, nella casa di Sir Olof giacevano tre corpi.<br />
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
Erano Sir Olof, la sua dolce sposa ed anche la madre di lui, morta di dolore.<br />
<i>La danza procede bene, molto bene nel boschetto</i>.<br />
<br />
Variazione della ballata danese di Elveskud, che è stata tradotta dal Dr. Jamieson (Popular Ballads) e da Lewis in Tales of Wonder.<br />
Da "<i>Fate nordiche, francesi e medioevali</i>", Thomas KeightleyMabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-44923720947702236442017-08-07T02:22:00.000+02:002017-08-07T02:26:02.643+02:00La Donna Elfo e Sir Olof (Scandinavia)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7nEDz1Ef3ZTe07QZmRDpaS4sWnvboLX2uDa_bQcUCIL9nb6sFe0kCVEtinNoakLduHhIvDxIJqgny4tgq-DhTjd5Wns2T21Gk03BK8EbwVP7AuyCJ8lb5oepO0tpsUyiF-4mhk-SRk8aB/s1600/the_comb_by_beatrizmartinvidal-dan31hl.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="992" data-original-width="670" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7nEDz1Ef3ZTe07QZmRDpaS4sWnvboLX2uDa_bQcUCIL9nb6sFe0kCVEtinNoakLduHhIvDxIJqgny4tgq-DhTjd5Wns2T21Gk03BK8EbwVP7AuyCJ8lb5oepO0tpsUyiF-4mhk-SRk8aB/s640/the_comb_by_beatrizmartinvidal-dan31hl.jpg" width="432" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Beatriz Martin Vidal</span></i></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;"><br /></span></i></b></div>
<br />
<br />
Sir Olof cavalcava all‟alba, sul cominciare del giorno; il giorno luminoso arrivò,<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie</i>.<br />
Sir Olof cavalca presso Borgya, irrompe il giorno,<br />
Incontra una danza di Elfi gioiosa.<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie</i>.<br />
Là danzano un Elfo ed una fanciulla Elfo; irrompe il giorno.<br />
La figlia del re degli Elfi, con i suoi capelli fluttuanti.<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie</i>.<br />
La figlia del re degli Elfi gli porse la mano; irrompe il giorno,<br />
“Venite qui, Sir Olof, unitevi alla danza con me.”<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie</i>.<br />
“Non mi unirò alla danza con voi”; irrompe il giorno
“La mia sposa me lo ha proibito.”<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie</i>.<br />
“Né lo vorrei né lo potrei”; irrompe il giorno,
“Domani è il giorno delle mie nozze.”<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie</i>.<br />
“Non vi unirete a me nella danza?” Irrompe il giorno,
“Un male io fisserò su di voi.”<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie</i>.<br />
Sir Olof voltò il cavallo; irrompe il giorno,<br />
Malanno e tormento lo seguirono a casa.<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie</i>.<br />
Sir Olof cavalcò verso sua madre; irrompe il giorno.<br />
Sua madre era fuori davanti a lui.<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie</i>.<br />
“Benvenuto, benvenuto, mio caro figlio”; irrompe il giorno
"Perché la tua rosea guancia è così pallida?”<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie.</i><br />
“Il mio puledro è stato veloce ed io lento”; irrompe il giorno,
“Ho sbattuto contro una quercia verde”.
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie.</i><br />
“Mia cara sorella, preparate il mio letto”; irrompe il giorno,<br />
“Mio caro fratello, portate il mio cavallo al prato”.<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie.</i><br />
“Mia cara madre, pettinate i miei capelli”; irrompe il giorno,<br />
“Mio caro padre, fatemi una bara”.<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie.</i><br />
“Mio caro figlio, non dire questo”; irrompe il giorno
“Domani è il giorno del tuo matrimonio.”<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie. </i><br />
“Sia quando accadrà”; irrompe il giorno
“Io non andrò mai dalla mia sposa”<br />
<i>Sir Olof giunse a casa quando il bosco era verde di foglie</i>.<br />
<br />
Variazione della ballata danese di Elveskud, che è stata tradotta dal Dr. Jamieson (Popular Ballads) e da Lewis in Tales of Wonder.<br />
Da "<i>Fate nordiche, francesi e medioevali</i>", Thomas Keightley
Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-68719856431507011172017-08-04T07:11:00.000+02:002017-08-26T09:52:16.649+02:00Storia del Secondo Vecchio e dei Due Cani, Mille e Una notte<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i61.tinypic.com/5eub5y.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i61.tinypic.com/5eub5y.gif" data-original-height="84" data-original-width="69" /></a></div>
ran Principe dei Djinn, devi sapere che questi due cani ed io siamo fratelli. Morendo, nostro padre ci lasciò mille zecchini ciascuno. Con questa somma, tutti e tre decidemmo di darci al commercio e diventammo mercanti. Il mio fratello maggiore si mise in viaggio per cercar fortuna in terre straniere. Un anno dopo, un uomo male in arnese, che io scambiai per un mendicante, si affacciò all'uscio della
mia bottega, e io gli dissi:<br />
"Che Allah ti benedica!"<br />
"E che benedica anche te - mi rispose lui, e aggiunse - Ebbene, non riconosci tuo fratello?"<br />
Allora, lo guardai attentamente e lo riconobbi: era il mio fratello maggiore.<br />
"Ah, fratello mio! - esclamai, abbracciandolo - come avrei potuto riconoscerti ridotto in questo stato?"<br />
Lo feci entrare in casa, e gli domandai notizie del suo viaggio.<br />
"Non chiedere - mi disse - Guardami e avrai le tue risposte".<br />
Al contrario, i miei affari andavano a gonfie vele, tanto che avevo raddoppiato il capitale iniziale, e disponevo di duemila zecchini. Gliene donai la metà dicendo:<br />
"Fratello mio, con questi denari potrai dimenticare le perdite subite".<br />
Egli accettò i mille zecchini con gioia, riprese il suo commercio, e vivemmo insieme, come prima.<br />
Qualche tempo dopo, il mio secondo fratello - l'altro di questi due cani - partì in cerca di fortuna, e non gli andò meglio: ritornò dopo aver perduto tutti i suoi averi. Lo rimisi in sesto, e, poiché gli affari mi andavano bene e avevo nuovamente raddoppiato l'eredità paterna, gli donai mille zecchini. Riaprì la sua bottega, e riprese la sua attività di mercante.<br />
I miei due fratelli mi facevano continuamente pressioni perché intraprendessi un viaggio in terre straniere con loro. Sulle prime, spaventato dal triste esito dei loro precedenti viaggi, non ne volli sapere, e per cinque anni, rifiutai ogni proposta. Infine, sfinito dalla loro insistenza, mi arresi.<br />
Quando giunse il momento in cui dovevamo comprare le mercanzie, scoprii che avevano nuovamente sciupato i loro averi. Non mossi loro il
minimo rimprovero, e poiché il mio capitale ammontava ora a seimila
zecchini, ne divisi la metà in parti uguali tra noi, e nascosi i rimanenti tremila zecchini in casa mia.<br />
Comprate le mercanzie, ci imbarcammo. Trascorso un mese, gettammo le àncore in un porto. Vendemmo le nostre merci, e io fui particolarmente fortunato perché, per ogni zecchino speso, ne guadagnai dieci. Conclusi i nostri affari, ci accingevamo ad imbarcarci nuovamente, quando, sulle rive del mare, m'imbattei in una donna molto bella, ma vestita poveramente.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMBmOWGZIsrzD3NcXFc8z3LH_IpiX6nNx5eGsqi0RT3oiopuQ3j0bOkW9uy2rQ18G_M_dIdjoYpe3ki7C9Kbw2lUUzk62bjpZ4vl-1-w9MQmGp5BZZNPE2khznZkw6uPOa0vA5c-epYfiv/s1600/dulac_blowingrose.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="855" data-original-width="600" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMBmOWGZIsrzD3NcXFc8z3LH_IpiX6nNx5eGsqi0RT3oiopuQ3j0bOkW9uy2rQ18G_M_dIdjoYpe3ki7C9Kbw2lUUzk62bjpZ4vl-1-w9MQmGp5BZZNPE2khznZkw6uPOa0vA5c-epYfiv/s640/dulac_blowingrose.jpg" width="449" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">E. Dulac</span></i></b></div>
<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
<br />
Ella mi si avvicinò, mi baciò la mano e mi pregò
di prenderla in moglie e di condurla per mare con me. Ero molto titubante, ma, a dispetto delle sue povere vesti, era così cortese e persuasiva e sfoggiava maniere così raffinate che mi lasciai convincere. Le comprai belle e dignitose vesti, ne feci la mia legittima sposa e le permisi d'imbarcarsi con me.
Durante la navigazione, scoprii in mia moglie tali e tante qualità che l'amavo ogni giorno di più.<br />
Intanto, i miei fratelli, i cui affari non erano andati così bene come a me, furono assaliti da una tremenda invidia per la mia prosperità, tanto che giunsero a tramare la mia morte.<br />
Una notte, mentre io e la mia sposa eravamo profondamente addormentati, ci afferrarono e ci gettarono in mare. Ma, non appena sfiorai l'acqua, mia moglie mi sollevò e mi trasportò in un’isola.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj18_G3inCF1puPXMhZR_efYfk-BDVi3XgJVTkTZaE5_Lvq516WqYRPgxcc3tWCuF7sy0UxFTMJCck0S4Mf6efvDwUkTN3GEmPhNRIaioQ2wzo_o2BPHUbxdlw3TDQnNsmS_i5HHqroAxf_/s1600/dulac_loaf.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="826" data-original-width="600" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj18_G3inCF1puPXMhZR_efYfk-BDVi3XgJVTkTZaE5_Lvq516WqYRPgxcc3tWCuF7sy0UxFTMJCck0S4Mf6efvDwUkTN3GEmPhNRIaioQ2wzo_o2BPHUbxdlw3TDQnNsmS_i5HHqroAxf_/s640/dulac_loaf.jpg" width="464" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">E. Dulac</span></i></b></div>
<br />
<br />
<br />
Allo spuntar del giorno, ella mi disse:<br />
"Sappi che io sono una Fata. Quel giorno, in riva al mare, mi sono presentata a te vestita poveramente per saggiare la generosità del tuo animo.Tu mi hai trattata con grande bontà, e io sono lieta di averti potuto dimostrare la
mia riconoscenza, e di averti restituito il bene che mi hai fatto. Ma sono furiosa con i tuoi fratelli, e non sarò soddisfatta se non avrò tolto
loro la vita".<br />
Ascoltai attonito le sue parole, e
la ringraziai con tutte le mie forze per la grande liberalità che mi aveva mostrato.<br />
"Signora - dissi - devo pregarti di risparmiare i miei
fratelli!". E le raccontai la nostra storia dall'inizio, il che la fece infuriare ancòra di più, tanto che voleva far inabissare il battello su cui viaggiavano.<br />
"Ma - aggiunsi - ricordati che sono sempre miei fratelli e che è nostro dovere ricambiare il Male con il Bene!"<br />
A queste parole, la Fata mi trasportò in un istante dall'isola
dove eravamo sul tetto della mia casa, e disparve.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi11K54CWcB0VRVMXkTeMN9ZuUO_rZ7RcHoxQRDgAO0uoS68c133ifNu-f2bFlcZ7BpyidprZpyTuaFndPHrD4qf4rtodhw39Kf75npy_C4em7h6NkR0pJYyWfyTGu7xAK2mgeS-PKftBuZ/s1600/dulac_night.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="562" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi11K54CWcB0VRVMXkTeMN9ZuUO_rZ7RcHoxQRDgAO0uoS68c133ifNu-f2bFlcZ7BpyidprZpyTuaFndPHrD4qf4rtodhw39Kf75npy_C4em7h6NkR0pJYyWfyTGu7xAK2mgeS-PKftBuZ/s640/dulac_night.jpg" width="449" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">E. Dulac</span></i></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;"><br /></span></i></b></div>
<br />
<br />
Io scesi, aprii le porte della mia casa, e dissotterrai i tremila zecchini
che avevo nascosto. Quindi, mi recai nella piazza dove sorgeva la mia bottega, l'aprii, e ricevetti i saluti e i complimenti dei mercanti miei vicini. Ritornato a casa, vidi venirmi incontro questi due cani neri, che parevano mortificati e sottomessi. Non capivo cosa stesse succedendo, ma apparve subito la Fata che mi spiegò.<br />
"Sposo mio, non essere sorpreso di vedere questi due cani in casa tua: sono i tuoi fratelli".<br />
Mi si agghiacciò il sangue e le chiesi quale tremendo potere ne avesse mutato la forma in quel modo.<br />
"Sono stata io: ho inabissato il loro bastimento con tutte le mercanzie - e, per questa perdita, sarai largamente ricompensato - ho trasformato i tuoi fratelli in due cani neri, e in questa forma resteranno per dieci anni, per pagare il fio della loro grande malvagità".<br />
Quindi, dopo avermi insegnato come avere sue notizie, disparve.<br />
Adesso che è spirato il decimo anno, sono in
cammino per andarla a cercare, e, passando di qua, ho incontrato il mercante ed il buon vecchio con la cerva, e mi sono attardato con loro.
Ecco, questa è la mia storia, o Principe dei Djinn: non ti sembra
delle più straordinarie?"<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-HCbEplbKyvoCNQxLuTEbbFnkwKMYqbJhXpnIoyuVJACDQyESD1lxY4G6tR_B0QBS_BHldCs8U8wxsZscqakA9lzQ95lYqmdN-1pDAikFa7O1wOyzxbgpfOaP9O1WzBlRKuPrat7KzDYk/s1600/The_Arabian_Nights_Entertainments_illustrartion_4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="467" data-original-width="500" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-HCbEplbKyvoCNQxLuTEbbFnkwKMYqbJhXpnIoyuVJACDQyESD1lxY4G6tR_B0QBS_BHldCs8U8wxsZscqakA9lzQ95lYqmdN-1pDAikFa7O1wOyzxbgpfOaP9O1WzBlRKuPrat7KzDYk/s1600/The_Arabian_Nights_Entertainments_illustrartion_4.jpg" /></a></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
FINE</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
Traduzione: Mab's Copyright</div>
Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-58367133928632887492017-07-27T06:43:00.003+02:002017-08-26T09:51:35.138+02:00There Was a Greedy Look in His Eyes Now Which Ought to Have Alarmed Her, But Did Not.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJkJYJkfhZsP2OzoFFpoaq7hBZSXJacXAQPx8jXoZKGGkP88Te0HmHLmJvhIez3h7TRL-dwbVQerKqeqN4v4XuMkS9eNpAj6jgk7qozXEpEonFyXBgLo1gvFL-ofECFpGl2rsc4C1i0EPa/s1600/ppppppppppppppppp.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="632" data-original-width="553" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJkJYJkfhZsP2OzoFFpoaq7hBZSXJacXAQPx8jXoZKGGkP88Te0HmHLmJvhIez3h7TRL-dwbVQerKqeqN4v4XuMkS9eNpAj6jgk7qozXEpEonFyXBgLo1gvFL-ofECFpGl2rsc4C1i0EPa/s1600/ppppppppppppppppp.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Robet Ingpen</span></i></b></div>
<br />
<br />
Adesso, sedevano fianco a fianco nella stessa poltrona, e Wendy lo incalzava con altre domande.<br />
"Così non vivi più nei Giardini di Kensington?"<br />
"Ma qualche volta ci vado ancòra".<br />
"E dove vivi per la maggior parte del tempo?"<br />
"Con i Bambini Perduti".<br />
"Chi sono?"<br />
"Sono i bambini che cadono dalle carrozzine quando le bambinaie si distraggono e guardano da un'altra parte. Se nessuno li reclama entro sette giorni, vengono spediti all’<i>Isola-che-non-c'è</i>. Io sono il loro capitano".<br />
"Dev'essere divertente!".<br />
"Sì, - disse Peter e aggiunse scaltramente - ma ci sentiamo soli: non abbiamo compagnia femminile".<br />
"Vuoi dire che non ci sono bambine?"<br />
"Oh, no! Sai, le bambine sono troppo furbe e non cadono dalle carrozzine".<br />
Questa frase riempì Wendy di immenso orgoglio.<br />
"Penso che tu parli di noi bambine in modo incantevole. Non sei come John che ci disprezza", disse.<br />
Peter scattò in piedi e, con un solo calcio, buttò John giù dal letto, con lenzuola, coperte e tutto quanto, il che parve a Wendy piuttosto azzardato per un primo incontro, e sottolineò con fermezza che Peter non era il capitano in casa loro. Intanto, John, continuava a dormire placidamente sul pavimento, e Wendy
non si preoccupò di rimetterlo nel suo lettino.<br />
"Comunque, so che volevi essere gentile - disse, con un tono più dolce - Puoi darmi un bacio, se vuoi".<br />
Wendy aveva dimenticato l'ignoranza di Peter a proposito di baci.<br />
"Lo sapevo che lo avresti rivoluto indietro", disse Peter con un po’ di amarezza e si
offrì di restituirle il ditale.<br />
"Oh, caro, - disse teneramente Wendy - Non intendevo dire un bacio, ma un ditale".<br />
"Cos'è?"<br />
"Qualcosa del genere".<br />
E lo baciò.<br />
"Che strano! - disse Peter seriamente - E adesso, posso darti anch'io un ditale?"<br />
"Se vuoi", disse Wendy, ma, questa volta, non inclinò la testa.<br />
Peter le diede un <i>ditale</i>, e quasi immediatamente, Wendy lanciò uno strillo.<br />
"Che succede?", chiese Peter.<br />
"Qualcosa mi ha tirato i capelli".<br />
"Dev'essere Tink. Non sapevo fosse così dispettosa".<br />
E, intanto, Tink sfrecciava per la nursery lanciando epiteti offensivi.<br />
"Dice che ti tirerà i capelli ogni volta che ti darò un <i>ditale</i>".<br />
"Perché?"<br />
"Perché, Tink?".<br />
E anche questa volta, Tink gli diede dello <i>stupido asino</i>.<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-e9z2-mQi2vPi6isBQ_y_D-aYFpUv4dn2LS0QpOdu9rbux9DMAyEqJKc5rT0tdBxyqun5yN5KZKVhXq6_F96Wlscks_rqIQ7AdwGDyuNjTDNJehEht84kW6f-eP-NCFhSiDUAED8GBSFZ/s1600/The+Story+of+Peter+Pan%252C+Retold+from+the++-+Barrie33.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="629" data-original-width="435" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-e9z2-mQi2vPi6isBQ_y_D-aYFpUv4dn2LS0QpOdu9rbux9DMAyEqJKc5rT0tdBxyqun5yN5KZKVhXq6_F96Wlscks_rqIQ7AdwGDyuNjTDNJehEht84kW6f-eP-NCFhSiDUAED8GBSFZ/s1600/The+Story+of+Peter+Pan%252C+Retold+from+the++-+Barrie33.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Alice E. Woodward</span></i></b></div>
<br />
<br />
Peter, non capì il perché, ma Wendy sì, e rimase
un po' delusa quando Peter ammise di essere venuto alla finestra della nursery non per vedere lei, ma per ascoltare le fiabe.<br />
"Vedi, io non conosco fiabe. Nessuno dei Bambini Perduti ne conosce".<br />
"È terribile!" disse Wendy.<br />
"Sai perché le rondini costruiscono il nido sotto i tetti delle case? - chiese Peter - Per ascoltare le fiabe. O Wendy, tua madre stava
raccontando una fiaba così bella!".<br />
"Quale?"<br />
"Quella del principe che non riusciva a trovare la dama che potesse calzare la scarpina di cristallo".<br />
"Oh. Peter - disse Wendy eccitata - è la fiaba di Cenerentola. Lui trovò lei, si sposarono e vissero felici per sempre".<br />
Peter ne fu così deliziato che scattò in piedi, alzandosi dal pavimento dove entrambi si erano seduti, e corse verso la finestra.<br />
"Dove vai?", chiese Wendy con apprensione.<br />
"A dirlo ai bambini".<br />
"Oh, non andare, Peter - lo implorò - Io conosco un sacco di fiabe".<br />
Furono proprio queste le sue esatte parole, quindi non si può negare che lei lo tentò per prima.<br />
Peter tornò indietro e, adesso, nei suoi occhi, brillava un lampo di avidità che avrebbe dovuto allarmarla. Ma non fu così.
<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0XnWFlNVUWSeXEtP_PYj2wXZcdHgymEBh6hzyNBDah7TubBAO0FzadwE5rzxiHlmWZjFXnPo3XjOXCYtUvqx1FKCEqFaW7Mlqbf4qfhvauraBEVwFsJbhgAqhyPEiVZjnr6CI_WnhDhrZ/s1600/gustafson.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="625" data-original-width="500" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0XnWFlNVUWSeXEtP_PYj2wXZcdHgymEBh6hzyNBDah7TubBAO0FzadwE5rzxiHlmWZjFXnPo3XjOXCYtUvqx1FKCEqFaW7Mlqbf4qfhvauraBEVwFsJbhgAqhyPEiVZjnr6CI_WnhDhrZ/s1600/gustafson.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #ead1dc;"><b><i>Scott Gustafson</i></b></span></div>
<br />
<br />
<br />
Da <i>"Peter Pan and Wendy</i>", di J.M. Barrie.<br />
Traduzione: Mab's Copyright<br />
<br />
<br />Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-60135549964291816782017-07-25T03:22:00.000+02:002017-08-26T09:50:54.373+02:00Storia del Primo Vecchio e della Cerva, Mille e Una notte<div style="text-align: center;">
IL MERCANTE E IL GENIO</div>
<div style="text-align: center;">
Novella-cornice</div>
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Un ricco mercante intraprende un lungo viaggio per curare i suoi affari. Il quarto giorno, riposandosi presso una fonte, mangia alcuni datteri e lancia i noccioli all'intorno. All'improvviso, compare un Djinn spaventoso, enorme e carico d'anni, che, brandendo una sciabola, gli annuncia la sua prossima morte: uno dei noccioli sbadatamente lanciati dal mercante ha colpito in un occhio il figlio del Djinn uccidendolo. Dopo inutili lacrime e proteste di innocenza, il mercante ottiene un anno di tempo: sistemerà i suoi affari, si congederà da moglie e figli e tornerà per la propria esecuzione. Il mercante fa ritorno a casa, sistema gli affari di famiglia*, e, dopo un anno, rispetta il giuramento e raggiunge il luogo in cui aveva incontrato il Djinn. Mentre attende l'arrivo del suo carnefice, sopraggiungono tre vecchi, che, uno dopo l'altro, ascoltano la sua storia e manifestano il desiderio di aspettare con lui. Una volta comparso il Djinn, quando afferra il mercante per ucciderlo, il primo vecchio, che conduce con sé una cerva al guinzaglio, si getta ai suoi piedi e gli propone di ascoltare la storia sua e di quella cerva: se il Djinn riterrà tale storia meravigliosa e fuori dall'ordinario, rimetterà al mercante un terzo della sua condanna. Il Djinn accetta.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOQVrbDZPoc1v0TcuKe1zTVF0NrN2obY9e-a5dkOWkLidjg7yoOQH2wnYDcWOfUjrd3N3lt5ROXrkIga4k6mCbuDy11TFWuTmRi118FW-6NCwvpW9OMSgrqIjI6KThxxcTy0nzsj_1NqG0/s1600/Story+of+the+Merchant+and+the+Genius.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="709" data-original-width="406" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOQVrbDZPoc1v0TcuKe1zTVF0NrN2obY9e-a5dkOWkLidjg7yoOQH2wnYDcWOfUjrd3N3lt5ROXrkIga4k6mCbuDy11TFWuTmRi118FW-6NCwvpW9OMSgrqIjI6KThxxcTy0nzsj_1NqG0/s640/Story+of+the+Merchant+and+the+Genius.jpg" width="366" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">H.J. Ford</span></i></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Storia del Primo Vecchio e della Cerva</span><br />
<br /></div>
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i60.tinypic.com/2ptqd6x.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i60.tinypic.com/2ptqd6x.gif" data-original-height="104" data-original-width="70" /></a></div>
uesta cerva che Voi vedete, è mia cugina, ed è anche mia moglie. Ella non aveva che dodici anni quando la sposai.
Siamo vissuti insieme trent'anni, senza che mi abbia dato figli. E fu unicamente per il desiderio di avere figli che sposai una schiava, la quale partorì un maschio sano e intelligente.
Mia moglie si ingelosì e prese in odio madre
e figlio, ma nascose così bene i suoi sentimenti che io me
ne accorsi troppo tardi.<br />
Intanto, mio figlio cresceva, e aveva già dieci anni quando fui obbligato ad intraprendere un viaggio. Prima di partire, raccomandai a mia moglie la schiava e suo figlio,
e la pregai di averne cura durante la mia assenza, che sarebbe durata un anno intero. Ma ella approfittò di quel tempo per sfogare il suo odio. Si diede agli studi della magia, e, quando ne seppe abbastanza
di quell'arte diabolica, la scellerata trascinò mio figlio
in un luogo isolato, dove, con i suoi sortilegi, lo trasformò in un vitello; quindi, lo affidò al mio intendente. Né si limitò a sfogare la sua rabbia compiendo quel crimine abominevole contro mio figlio: trasformò la
schiava in una vacca, e affidò anch'essa alle cure dell'intendente.<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
Al ritorno, le domandai notizie della madre e del
figlio.<br />
"La tua schiava è morta - mi disse - e tuo
figlio son due mesi che non lo vedo, né so che ne sia stato di lui".<br />
Mi addolorò grandemente la morte della schiava: ma, quanto a mio figlio, che era solamente scomparso, mi sosteneva la speranza di ritrovarlo.<br />
Ma trascorsero otto mesi senza che ne avessi alcuna notizia. Giunse la festa del
<i>gran Bairam</i>.<br />
Ordinai al mio intendente di condurmi
una vacca bella grassa da sacrificare in onore della festività.<br />
Egli scelse la vacca che era stata, per l'appunto, la mia schiava. La legai, ma, nell'istante in cui mi apprestavo a sacrificarla,
essa cominciò ad emettere muggiti strazianti: e mi accorsi che dagli occhi le scorrevano due ruscelli di lacrime.<br />
Mi parve un fatto commovente e straordinario e non riuscii a sacrificarla, e ordinai al mio intendente di condurmi un’altra vacca.<br />
Mia moglie, che era presente, inorridì della mia
compassione.<br />
"Sposo mio, che fai? - gridò - Sacrificala!"<br />
Per compiacerla, tornai ad accostarmi alla vacca, e, combattendo
con la pietà che mi ispirava, feci per infliggerle il colpo mortale, quando la povera vittima raddoppiò lacrime e muggiti, disarmandomi per la seconda
volta.<br />
Allora, lasciai la scure nelle mani dell'intendente, e gli dissi:<br />
"Sacrificala tu ché i suoi muggiti e le
sue lacrime mi spezzano il cuore!"<br />
L'intendente, meno impietosito di me, la sacrificò, ma, quando fece per scorticarla, scoprì che, a dispetto del suo aspetto florido, sotto la pelle non aveva che le ossa.<br />
Io ne fui grandemente dispiaciuto, e gli dissi:<br />
"Tienila tu, e conducimi il vitello più grasso che possiedo".<br />
Poco dopo, mi condusse un vitello bello grasso.
Appena mi vide, fece uno sforzo così grande per correre a me che ruppe la corda. Si gettò ai miei piedi, toccando terra con il muso, come se avesse voluto suscitare la
mia compassione.<br />
Il suo comportamento mi sbalordì ancòra di più dei muggiti disperati della vacca.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixO3rtAWTOnP6guyF-71SnrIiMEDCVUsrUZTAqbwgVvID17Ndeo8pBWB1_Vl6KKNe6QIbMOzlw3GfuNJ8TCRTq3U7uNZnkpvrvvRygPbC6Kpo82LcnrQG-g2KvwNbOKjRWbAvXVMe2W_-l/s1600/01500.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="506" data-original-width="378" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixO3rtAWTOnP6guyF-71SnrIiMEDCVUsrUZTAqbwgVvID17Ndeo8pBWB1_Vl6KKNe6QIbMOzlw3GfuNJ8TCRTq3U7uNZnkpvrvvRygPbC6Kpo82LcnrQG-g2KvwNbOKjRWbAvXVMe2W_-l/s1600/01500.jpg" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">H.J. Ford</span></i></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;"><br /></span></i></b></div>
<br />
<br />
"Va' - dissi all'intendente - riporta indietro il
vitello. e abbine gran cura, e, al suo posto, portami un'altra bestia".<br />
Quando mia moglie mi sentì parlare così, non si trattenne e gridò:<br />
"Sposo mio, che fai? Ascoltami e non sacrificare
altro vitello che questo".<br />
"Moglie - esclamai - non lo sacrificherò, voglio che viva".<br />
Quella donna malvagia non accettava di arrendersi alle mie preghiere, e non si risparmiò pur di farmi cambiare idea, ma, per quanto dicesse, io fui irremovibile, e, per calmarla, le promisi che l’avrei sacrificato l’anno seguente.<br />
L'indomani mattina, il mio intendente chiese di parlarmi in segreto.<br />
"Vengo - mi disse - a recarti una notizia. Io
ho una figlia che sa qualcosa di magia. Ieri, quando
ricondussi all'ovile il vitello che ti rifiutasti di sacrificare, ella rise nel vederlo e, un
momento dopo, pianse. Le domandai il perché del suo strano comportamento. '<i>Padre mio - </i>rispose<i> - questo vitello è il figlio
del nostro padrone. Risi di gioia vedendolo ancòra in vita, e piansi ricordandomi che ieri sua madre, trasformata in una vacca, era stata sacrificata. E tutto a causa dei sortilegî</i> <i> della moglie del nostro padrone, che odiava la madre ed il figlio</i>'. Ecco ciò che mi ha
detto mia figlia".<br />
A queste parole, o Principe dei Djinn, - continuò il vecchio - vi lascio immaginare quale fu la mia sorpresa. Volli parlare io stesso con la figlia dell'intendente. Ci dirigemmo all'ovile dov'era rinchiuso mio figlio. E io dissi alla fanciulla:<br />
"Figlia mia, sei in grado di restituire a mio figlio la sua forma umana?"<br />
"Sì - mi rispose - ma a due condizioni: la prima, che tu me lo dia in sposo. La seconda, che mi sia permesso di punire la
persona che lo ha trasformato in vitello".<br />
"Acconsento - le risposi - ma, prima, restituiscimi mio figlio".<br />
Allora, la giovane donna prese un vaso pieno di acqua,
vi pronunziò sopra delle parole a me incomprensibili, e, rivolgendosi
al vitello, esclamò:<br />
"O vitello, - disse - se tu sei stato creato dall'Onnipotente, Sovrano e Padrone del mondo, nella forma
di vitello, resta nel tuo stato, ma, se sei un uomo e fosti trasformato in vitello a causa di un incantesimo, riprendi la tua forma primitiva con il permesso del Creatore".<br />
Pronunciate queste parole, gettò l'acqua sul vitello, e, all'istante, egli riacquistò forma umana.<br />
"Figlio mio! Caro figlio! - esclamai allora, abbracciandolo con immensa gioia - È Dio che ci
ha inviato questa giovane per distruggere l'abominevole sortilegio di cui eri prigioniero e per vendicare il male fatto a te e a tua madre. Sono certo che, per gratitudine, la prenderai in sposa, consentendomi di mantener fede alla parola che le diedi".<br />
Mio figlio acconsentì con gioia, ma, prima di sposarsi, la fanciulla trasformò mia moglie in una cerva, in questa cerva.
Dopo qualche tempo, mio figlio, diventato vedovo, partì. Poiché sono molti anni che non ho sue
notizie, mi sono risolto a mettermi in cammino per cercare di averne,
e, non volendo affidare ad alcuno mia moglie,
ho deciso di condurla con me dovunque fossi andato.
Ecco dunque la mia storia e quella della mia cerva.
Non è, forse, una delle più straordinarie e meravigliose?"<br />
"Sono d'accordo - disse il Djinn - e, per questa ragione, ti concedo un terzo della vita di questo mercante".<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
FINE</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
Traduzione: Mab's Copyright</div>
<br />
* Riporto alla lettera in che modo il mercante dispone dei proprî averi. Naturalmente, il maggiore interesse è suscitato dal trattamento riservato alla futura vedova. Ciò che sarebbe stato impensabile per quattro-cinque secoli ancòra nei Paesi occidentali fa, invece, parte della giurisdizione basata sul Corano. La vedova rimane proprietaria della dote versata al momento del contratto nuziale. In più, ha diritto ad una legittima del patrimonio. Mosso da personale generosità, il marito le lascia il massimo consentito dai limiti di legge. Né le assegna un tutore, pratica che in Occidente era prassi.<br />
"<i>Quando comunicò la ferale notizia, la casa cadde nella più grande angoscia. L’indomani, il mercante pensò di mettere
in ordine i suoi affari, affrettandosi, prima di tutto, a pagare i suoi debiti. Fece regalie ai suoi amici e ingenti elemosine ai poveri; donò la libertà ai suoi schiavi;
divise il patrimonio fra i suoi figli; nominò i tutori per i minorenni,
e, dopo aver reso a sua moglie ciò che le apparteneva (la dote) sulla base del contratto di matrimonio, le lasciò quanto più poté, nel rispetto della legge.</i>"Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-4497523176151608462017-07-21T02:07:00.001+02:002017-07-26T00:04:44.079+02:00Il Serpente, G. Pitrè (Sicilia) Traduzione Mia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i60.tinypic.com/fmuqe0.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i60.tinypic.com/fmuqe0.gif" data-original-height="88" data-original-width="69" /></a></div>
'erano una volta un marito e una moglie che avevano tre figli. Tutt'e tre femmine: una di sei, una di quattro, e una di due anni. Queste bambine andavano da una maestra, e la maestra era zitella. Le piccole crescevano, ma la madre cadde malata di una malattia mortale: il Signore la stava chiamando a sé. Poco prima di morire, si voltò al marito e gli disse: "Io muoio. Voi vi riammoglierete. Ecco qua c'è un paio di scarpe: vi risposerete solo quando queste scarpe cadranno a pezzi".<br />
Morì, lasciando soli, marito e figlie.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6klWC7H0dOxohVT4KAgRSXfG0ApUi7_xKotjtl7Hu3i1y1Nvcuc0qPLxaq6BfHBpikyP60AOh3Va-sx7CtgM-ABDdcWKP0PBOmL_seVgp4MVR4-PRLtqNRfyTrAag1841H7TPGhabLdCh/s1600/Gysis_Nikolaos_Old_man_sleeping.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="843" data-original-width="640" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6klWC7H0dOxohVT4KAgRSXfG0ApUi7_xKotjtl7Hu3i1y1Nvcuc0qPLxaq6BfHBpikyP60AOh3Va-sx7CtgM-ABDdcWKP0PBOmL_seVgp4MVR4-PRLtqNRfyTrAag1841H7TPGhabLdCh/s640/Gysis_Nikolaos_Old_man_sleeping.jpg" width="485" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Gysis Nikolaos</span></i></b></div>
<br />
<br />
<br />
La maestra, vedendo che a queste bambine era morta la madre, cominciò a far loro mille carezze. Dopo un po', disse alla più grandicella:<br />
"<i>Rusidda</i>, tu mi vuoi bene? Se mi vuoi bene, diglielo a tuo padre che mi prenda per moglie e io diventerò tua madre".<br />
Le rispose la <i>picciridda</i>:<br />
"Io vi voglio bene, ma mia madre ha lasciato detto che mio padre potrà riammogliarsi solo quando un certo paio di scarpe cadrà a pezzi!"<br />
"Stupida! - le disse la maestra - tu piglia le scarpe, bagnale e poi appendile. Le scarpe marciranno in fretta e io diventerò tua madre".<br />
La bambina ci credette e lo raccontò alle sorelline. Si arrampicarono su per una scala. Presero le scarpe, le inzupparono per bene e le appesero. In un <i>amen</i>, le scarpe marcirono e caddero a pezzi. Allora, la maggiore disse all'uomo:<br />
"Padre, ora che le scarpe sono cadute, perché non vi prendete per moglie la maestra, che stravede per noialtre?"<br />
Il padre fece finta di non sentire, ma, dopo poco, si risposò con la maestra.<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhys6zTC_BKfp2oTUwyNnmdxgDBSZczeEmqzcxfVLM0eD-4HRmZPLqtGbSDeiEowbgHzsOvn9YB99nlu2EkzY-SzZIV8nIenmjlgiPJfDcXPN2r8oJI81l71jBXMsBhNz0BZpemPn2HlUx7/s1600/7-eugen-von-blaas.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="928" height="528" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhys6zTC_BKfp2oTUwyNnmdxgDBSZczeEmqzcxfVLM0eD-4HRmZPLqtGbSDeiEowbgHzsOvn9YB99nlu2EkzY-SzZIV8nIenmjlgiPJfDcXPN2r8oJI81l71jBXMsBhNz0BZpemPn2HlUx7/s640/7-eugen-von-blaas.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Von Blaas Eugene</span></i></b></div>
<br />
<br />
Lasciamoli stare, e andiamo a raccontare che c'erano un Re ed una Regina, e la Regina era gravida. Dopo nove mesi, le vengono le doglie e il Re manda a chiamare una <i>mammana</i>. Arriva la <i>mammana</i> per assisterla: infila una mano... e si ritrova senza mano! Mandano a chiamare un'altra <i>mammana,</i> e anche quella infila una mano e pure lei si ritrova senza mano. La terza, lo stesso.<br />
Emanarono un bando: chi si fosse presentato per assistere la Regina nel parto avrebbe avuto una grossa ricompensa.<br />
Non appena la matrigna di quelle picciridde - che, intanto, erano cresciute - sente il bando, chiama il banditore, spinge la figliastra verso di lui, e dice:<br />
"Questa fa la <i>mammana</i>. Pigliatevela, ché la fa figliare in fretta alla Regina!"<br />
La <i>picciotta</i>, più morta che viva, non sapeva che fare, e, camminando, piangeva e piangeva, dicendo:<br />
"E adesso, che faccio? Quando mai ho fatto la <i>mammana</i>?"<br />
"Ih, figlia! - dicevano i servi - in che cattive mani sei capitata!"<br />
La <i>picciotta</i>, non sapendo a chi raccomandarsi, chiese che la portassero sulla tomba della madre, e lì si mise a piangere e a implorare aiuto. Dopo un po', si solleva la lapide, la madre si alza e le dice:<br />
"Ci hai colpa tu, figlia mia, che pagasti a caro prezzo la sua benevolenza! Ma, adesso, sai che devi fare? Va' a Palazzo e fatti portare una tinozza di latte e una d'acqua; mettiti un grembiule, entra nella stanza della partoriente, infila una mano e di' alla creatura: "<i>Esci fuori! Vieni qua, piccolino mio!</i>". Non appena quello viene fuori, tu lo prendi e lo lavi nella tinozza d'acqua, poi, gettalo nella tinozza del latte".<br />
La povera <i>Rusinedda</i> salì a Palazzo e si fece preparare ciò che le aveva detto sua madre morta.<br />
Come attacca a dire: "<i>Esci fuori, piccolino mio!</i>", invece di un bambino, vede uscire un serpente.<br />
Lo lava nell'acqua fresca e poi lo getta nella tinozza piena di latte. La Regina, contenta d'aver scampato la morte, prende duecent<i>'onze</i> e le regala alla<i> picciotta</i>.<br />
Quando se la vede tornare a casa, alla matrigna va il sangue al cervello. Non se ne capacitava.<br />
"Non sei morta?", dice.<br />
"E perché dovevo morire?"<br />
Quell'infame della matrigna le piglia i denari e la tratta peggio di prima.<br />
Torniamo al Serpente. Dopo qualche giorno, pretendeva di poppare il latte. Ci va una balia. Il Serpente si attacca al seno, ma si mangia la mammella tutta intera e <i>amen</i>. Ci va un'altra balia: il Serpente s'attacca al petto e le mangia la mammella sana sana. Va una terza balia: stessa cosa. Nessuna balia accettava più di andare ad allattarlo.<br />
Il Re fa gridare un bando: chi andrà a Palazzo ad allattare il figlio del Re avrà una grossa ricompensa.<br />
La matrigna chiama il banditore e gli spinge incontro la figliastra, che era ancòra ragazza: "Prendetela. Questa ne ha di latte".<br />
Piangendo, la picciotta se ne va sulla tomba della madre, e la madre le dice:<br />
"Come arrivi a Palazzo, fatti portare una mezzina piena di latte con un tubicino che termina a forma di poppatoio; questo poppatoio te lo applichi alla mammella, e lo dai in bocca al Serpente. E non aver paura".<br />
La ragazza andò a Palazzo, si fece fare la mezzina piena di latte e cominciò ad allattare. Il Serpente si attaccò, e dàlli e dàlli a succhiare. Per due anni, Rusinedda fece 'sta vita, e, dopo due anni:<br />
"Non voglio più la tetta!"<br />
Disse il Serpente con una voce da paura.<br />
Le regalarono quattrocent'onze a Rusinedda, che se ne venne a casa.<br />
La matrigna, come la vede:<br />
"E tu? Ancòra qua stai?"<br />
"Perché? Non è forse casa mia? Tenete, vi ho portato quattrocento onze"<br />
"E che me ne faccio?" Ribatté la matrigna e se le prese.<br />
Dopo qualche anno, al Serpente venne lo sfizio di ammogliarsi. E lo fecero sposare poiché, fuori dalla Corte, nessuno sapeva che il Reuccio era un serpente. Così, la mattina dopo le nozze, vanno e trovano la moglie morta. E tornarono a farlo ammogliare, ma, per quante mogli prendeva, tante ne trovavano morte. Si gridò un bando.<br />
La matrigna chiamò il banditore:<br />
"Venite qua e pigliatevela: essa l'ha tirato fuori dal grembo della madre, essa lo ha allattato, essa se l'ha a prendere in sposo".<br />
Povera figlia! Non appena rimase con i servi, chiese di essere portata sulla tomba della madre.<br />
"Ahi, madre! E adesso che faccio?"<br />
La madre s'affaccia dal suo sepolcro e le dice:<br />
"Sai che devi fare? Come arrivi a Palazzo, prendi e sposatelo il Serpente. Quando ti fanno sedere a tavola, tutto ciò che ti trovi davanti offrilo a lui. Quando sarà ora d'andare a letto, di' alle dame di Corte che ti spogli da te. Quando resterai sola con il Serpente, lui ti dirà: '<i>Spogliati e va' a coricarti</i>' - Tu non ti spogliare! Anzi, gli devi dire: '<i>Spogliatevi e andate a coricarvi</i>' - E, come gli dici così, lui getterà via la prima pelle. Dopo, ti dice: '<i>Spogliati e va' a coricarti</i>' - E tu gli rispondi: '<i>Spogliatevi e andate a coricarvi</i>' - E vedrai che getterà anche la seconda pelle. Più tardi, ti dirà ancòra: '<i>Adesso</i> s<i>pogliati e va' a coricarti</i>' - E tu ripeti sempre la stessa cosa e non ti spogliare mai. La settima volta, lui getterà via l'ultima pelle e diventerà un giovane bello come il sole. Due ore più tardi, mentre sarete a letto, lui dirà. '<i>Rusina, Rusina, che ora è?</i>' - E tu gli dici: '<i>E' l'ora che il mio papà tornava dal teatro</i>' - Dopo un altro po': '<i>Rusina, Rusina, che ora è?</i>' - '<i>L'ora che il mio papà cenava</i>', gli rispondi tu - E prima dell'alba: '<i>Rusina, Rusina, che ora è?</i>' - '<i>L'ora che il mio papà chiamava per il caffé</i>' - E allo spuntar del sole: '<i>Rusina, Rusina, che ora è?</i>' - '<i>L'ora che il mio papà chiamava per la colazione</i>' - Allora il Reuccio ti abbraccerà e ti dirà: '<i>Tu sei mia moglie! Ma sta' attenta a non raccontare niente ché saresti perduta!</i>"<br />
E così, ben indottrinata, Rusidda lasciò la chiesa dov'era seppellita sua madre e salì a Palazzo, si maritò con il Serpente; a tavola, gli offrì tutto ciò che le mettevano davanti; poi, la sera:<br />
"<i>Spogliati!</i>"<br />
"<i>Spogliatevi</i>".<br />
"<i>Che ora è?</i>"<br />
"<i>L'ora che il mio papà tornava dal teatro</i>".<br />
"<i>Tu sei mia moglie!</i>"<br />
"<i>Tu sei mio marito!</i>"<br />
E finis.<br />
E, l'indomani, Rusidda era bella e soddisfatta.<br />
Durante il giorno, il Reuccio era un serpente, e, la notte, un bel giovane che si godeva l'amore della moglie.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwa9xeZM90GkF5MNJo_yFHOzLntAWjlQpOSIRjNh3pw0PpU9zg-34bjerl_tntxRDZsBIK7cQKnqcW62LE4cY9-QGLHHq7-ERCxVvRK5AzBHBlMinXdHAIvsK-SX5Hk9AHzJJThVkPRm30/s1600/lindorm-by-alvaro-tapia.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="438" data-original-width="489" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwa9xeZM90GkF5MNJo_yFHOzLntAWjlQpOSIRjNh3pw0PpU9zg-34bjerl_tntxRDZsBIK7cQKnqcW62LE4cY9-QGLHHq7-ERCxVvRK5AzBHBlMinXdHAIvsK-SX5Hk9AHzJJThVkPRm30/s1600/lindorm-by-alvaro-tapia.jpeg" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Alvaro Tapia</span></i></b></div>
<br />
<br />
<br />
Passano i mesi, ma la Regina madre non si poteva capacitare che la Reginella fosse così contenta di vivere con il Serpente: si arrovellava su 'sta cosa, ma non diceva una parola. Un giorno, la Reginella chiese a suo marito la grazia che si facesse vedere una sola volta in forma di uomo. Lui acconsentì e le disse:<br />
"Domani, affacciati al balcone: passerà un Cavaliere che ti saluterà con il cappello. Sarà tuo marito, ma bada bene che, se appena appena fiati con qualcuno, ci perdi il marito; e allora solo potrai trovarmi, quando mi cercherai tra fiabe e novelle".<br />
L'indomani, come finirono di mangiare, il Serpente sparì. La Reginella uscì sul balcone, e la Regina madre le andò dietro. Passa un Cavaliere, si leva il cappello e saluta la Reginella, che ricambia il saluto e gli sorride. La Regina madre entrò in sospetto. L'afferra per i capelli e la tira dentro:<br />
"Ah, traditora! Così tratti mio figlio perché è serpente?"<br />
La povera nuora, vedendosi maltrattare a quel modo, dimenticò gli ordini del marito e disse:<br />
"Maestà, quello che vi pare un estraneo, in realtà, è vostro figlio, che è <i>infatato</i>, e le Fate lo tengono in loro potere: la notte è uomo, e il giorno, è serpente!"<br />
Quella notte, il Serpente non si fece vedere e la Reginella si ricordò delle parole del marito e scoppiò in un pianto dirotto. Poi, prese un po' di denari e se ne andò.<br />
Entrò in un paese. Aprì una locanda e sulla locanda c'era un'insegna che diceva: "Tre giorni di ospitalità gratuita per chi racconta favole e <i>cunti</i>". [1]<br />
E subito incominciò una gran processione di gente verso 'sta locanda. E chi andava e chi veniva.<br />
Un giorno, se ne viene una vecchia e incomincia a raccontare.<br />
"Stamattina ho visto una cosa strana. Ero in aperta campagna, quando vedo un bel giovane uscir fuori da un crepaccio della montagna con un involto di panni da lavare sulla testa. Va al fiume e dice:<br />
'<i>Ah, se ci fosse mia moglie! Le darei questa roba, e lei la porterebbe sopra la montagna e la darebbe alle Fate</i>'".<br />
"E' la verità?- Grida Rusidda che faceva la locandiera - E ve lo ricordate bene il posto? Mi ci portereste?"<br />
"Sissignora!"<br />
E se ne andarono in campagna. Una volta giunte al fiume, Rusidda manda via la vecchia e si nasconde in una macchia. Arriva il marito con l'involto di panni.<br />
"Ah, moglie mia! - dice - Come sono disgraziato! Se ci fosse qui mia moglie! Le darei questi panni e lei andrebbe in cima alla montagna e li darebbe alle Fate!"<br />
Detto fatto, Rusidda salta fuori dalla macchia e si fa riconoscere dal marito, che le racconta quel che aveva patito e ciò che doveva fare per liberarlo. Lei prende i panni, sale in cima alla montagna, entra nella grotta e dice alla Fata più anziana.<br />
"<i>Voscenza</i> (Vostra Eccellenza): ecco qua la roba vostra"<br />
"E voi che volete?"<br />
"Voglio ciò che vuole <i>Voscenza</i>"<br />
"E che ho da darvi?"<br />
"Ciò che <i>Voscenza</i> sa".<br />
E tra un "<i>Che volete?</i>" e un "<i>Ciò che vuole Voscenza</i>" passa la giornata e si stava facendo notte. La Reginella fece pietà alle altre sorelle-Fate, e la più piccola disse alla maggiore:<br />
"Ma non vedi quanto ha patito 'sta poverina? E daglielo ciò che le devi dare, e lasciala andare!"<br />
Disse la Fata più grande alla Reginella: "E pigliatelo a tuo marito e portatelo via!"<br />
Figuratevi la contentezza! Corre al fiume, si piglia il marito, e , in un <i>amen</i>, raggiunsero la locanda. L'indomani mattina, tornarono a Palazzo, e il Reuccio raccontò tutta la storia, di come le Fate l'avessero <i>infatato</i> nel ventre della madre e di come sua moglie gli avesse tolto la <i>fatagione</i>. La Regina madre si pentì del malo modo in cui aveva trattato la nuora e le chiese perdono. Fecero pace e vissero felici e contenti finché vissero,<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<i>E noi siamo qui e ci stuzzichiamo i denti! </i>[2]</div>
<br />
<br />
Palermo. Raccontata dalla Messia.<br />
"<i>Lu Sirpenti</i>", LVI, G. Pitré.<br />
Traduzione: Mab's Copyright<br />
<br />
Il testo in lingua originale è nella Pagina: Fiabe Popolari-Italia.<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNtROTdvjrdJYeETZKeEIxD-vWBu0-E2kuBPIYZEZM-RnH46jmyK5yKTwjUy0Zeg1hIj4-HkZFNPBCD5_hKs3X5u3lT9hvFRxA8x1dLOiPJdilId7vKWfST0GzR_8gT6HB0eW-Rx5Iqexp/s1600/img106.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="518" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNtROTdvjrdJYeETZKeEIxD-vWBu0-E2kuBPIYZEZM-RnH46jmyK5yKTwjUy0Zeg1hIj4-HkZFNPBCD5_hKs3X5u3lT9hvFRxA8x1dLOiPJdilId7vKWfST0GzR_8gT6HB0eW-Rx5Iqexp/s640/img106.jpg" width="438" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
[1] VEDI la palestinese "<a href="http://zerkalo-mitomania.blogspot.it/2014/08/il-marito-cammello-palestina.html">Il Marito Cammello"</a> e la siriana "<i>Gòmena, il Principe dei Djinn</i>"<br />
<br />
[2] Alcune varianti siciliane riportate in nota dal Pitrè, tra cui "<i><a href="http://zerkalo-mitomania.blogspot.it/2017/07/il-principe-scursuni-sicilia.html">Il Principe Scursuni</a></i>" della Gonzenbach, già postato):<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
Re Cavallu (Ficarazzelli)</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
Un re e una regina ebbero, per voto, un figlio, che però nacque cavallo. Venutagli voglia di sposarsi, gli fu data una ragazza di bassa condizione. La notte essa glielo rivelò, e il cavallo la uccise. Così fu della seconda moglie, sorella alla prima. La terza per via di moine se ne cattivò l'animo, e si fe' credere di alto legnaggio. Costei riuscì a farsi dire che cosa ci volesse per farlo diventare uomo: ed ella lo eseguì, entrando in un vicolo strettissimo, ripulendolo di tutte le ragnatele e tutte le sporchezze, in mezzo a persone feroci ed use a malfare. Alla fine del vicolo le si voleva far violenza, ma le mura parlarono e dissero che nessuno era stato fino allora così generoso da far loro il bene che la bella ragazza. Essa dunque uscì a salvamento, e il marito cavallo prese forme di uomo.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
Re Porcu (Montevago) </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
La moglie invitata ad una festa da ballo, nel tempo che ella già si gode il marito uomo, è per tre sere di seguito additata con derisione come moglie d'un porco; e quasi vituperata perché abbia l'improntitudine di mescolarsi con donne che hanno bei mariti. La terza sera però ella perde la pazienza, e dimenticando il comando del marito di serbare il segreto sull'esser suo dichiara che quello che a loro sembra un porco, la notte è un bell'uomo. Detto ella ciò, sparisce il marito.<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
Re Scursuni (Noto) </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
Un padre, rimasto vedovo, promette alla figliolina che tornerà a sposarsi quando infracideranno un paio di scarpe che sono sotto il letto e un berrettone che è dentro la cassa. La ragazza, per consiglio dell'anima della madre, nell'andare a palazzo reale per assistere come levatrice la giovane regina, si provvede di 20 paja di scarpe, 20 vestine, 20 sottanine, 20 camicie, 20 fazzoletti, e un paio di guanti di ferro, coi quali riesce a far venire in luce il portato della principessa, che è uno scorsone. Questo, appena nato, è messo in mezzo a un tino di calce vergine, e così vive.<br />
Varianti siciliane della nostra fiaba sono la 42 e 43 della Gonzenbach.Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-59114657163307303832017-07-20T02:24:00.000+02:002017-07-26T00:04:17.184+02:00To Put it with Brutal Frankness, There Never Was a Cockier Boy<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMvIFXIS5Edmk45tGrX8iEgjNEpgrzctoxjhbcO49iQwkua4kUHdGhzC6IVi32b9PdGvSBSuJPfAbuY42D07PWawb8L5SLXTxneasUYSGtlZPmO-OFHom94SwluY1HX6lp23tgQNs3VYRz/s1600/0_f88d5_8021b79e_XXL.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="743" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMvIFXIS5Edmk45tGrX8iEgjNEpgrzctoxjhbcO49iQwkua4kUHdGhzC6IVi32b9PdGvSBSuJPfAbuY42D07PWawb8L5SLXTxneasUYSGtlZPmO-OFHom94SwluY1HX6lp23tgQNs3VYRz/s640/0_f88d5_8021b79e_XXL.jpg" width="495" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
Se ci avesse riflettuto su - ma io non penso che lo avesse mai fatto - Peter avrebbe avuto il fermo convincimento che lui e la sua ombra, una volta entrati in contatto l'uno con l'altra, si sarebbero fusi come due gocce d’acqua. Quando si accorse che le cose non stavano proprio così, impallidì. Cercò di incollarsela addosso con un pezzo di sapone trovato in bagno, ma non ci riuscì.<br />
Un brivido gli corse giù per la schiena. Si sedette a terra e scoppiò in lacrime.<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
<br />
<br />
I suoi singhiozzi svegliarono Wendy, che si mise a sedere sul letto. Vide lo sconosciuto che piangeva sul pavimento della nursery, ma non ne fu affatto spaventata: anzi, era piacevolmente sorpresa.<br />
"Bambino, - chiese gentilmente - perché piangi?"<br />
Quando voleva, Peter sapeva essere estremamente cerimonioso poiché aveva imparato l'etichetta alla Corte delle Fate: si alzò e le rivolse uno splendido inchino. Wendy ne fu assai compiaciuta, e si inchinò a sua volta, con altrettanta eleganza, dal suo letto.<br />
"Come ti chiami?", chiese Peter.<br />
"Wendy Moira Angela Darling - rispose lei, con una certa soddisfazione - E tu?"<br />
"Peter Pan".<br />
Naturalmente, Wendy sapeva già che non poteva essere altri che Peter Pan, ma il suo nome le sembrò davvero troppo corto in confronto al suo.<br />
"Tutto qui?"<br />
"Sì", disse Peter piuttosto bruscamente, e, per la prima volta, si rese conto che il suo nome era davvero troppo corto.<br />
"Mi dispiace moltissimo", disse Wendy Moira Angela.<br />
"Non importa", ribatté Peter. E deglutì.<br />
Gli chiese dove abitasse.<br />
"Seconda a destra, e poi dritto fino al mattino", rispose lui.<br />
"Che strano indirizzo!".<br />
Peter accusò il colpo. Per la prima volta, si rese conto che, forse, il suo era davvero uno strano indirizzo.<br />
"No che non lo è!", disse.<br />
"Volevo dire - aggiuse Wendy cortesemente, ricordandosi il suo ruolo di padrona di casa - è questo l'indirizzo che scrivono sulle lettere?".<br />
Peter avrebbe tanto voluto che non avesse menzionato le lettere.<br />
"Io non ricevo lettere", rispose, sprezzante.<br />
"Neanche tua madre?"<br />
"Io non ho una madre". Non soltanto non aveva una madre, ma non avvertiva neanche il più piccolo desiderio di averne una. Pensava che le
madri fossero sopravvalutate.<br />
Wendy, invece, ebbe la sensazione di trovarsi davanti a una tragedia.<br />
"Oh, Peter, è ovvio che tu piangessi", disse, e, scivolata giù dal letto, gli corse incontro.<br />
"Le madri non c'entrano nulla! - ribatté lui indignato - Piangevo perché non riesco a riattaccarmi addosso la mia ombra. E poi, non stavo neanche piangendo".<br />
"Si è staccata?"<br />
"Sì".<br />
E, quando Wendy vide l’ombra tutta sporca e spiegazzata sul pavimento, si sentì profondamente dispiaciuta per lui.<br />
"Oh, ma è terribile!", disse. Tuttavia, non poté trattenere un sorriso quando scoprì che Peter aveva cercato di riattaccarla con il sapone: era proprio un bambino!
Fortunatamente, lei sapeva cosa andava fatto.<br />
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<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Scott Gustafson</span></i></b></div>
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<br />
<br />
"Dev'essere cucita", sentenziò.<br />
"Cucita? Che significa <i>cucita</i>?", chiese lui.<br />
"Sei spaventosamente ignorante!"<br />
"No che non è vero!"<br />
In realtà, Wendy era felicissima che Peter fosse spaventosamente ignorante.<br />
"La cucirò io per te, mio caro ometto", disse, anche se erano alti uguali.<br />
Così, prese l'astuccio da lavoro e attaccò l'ombra ai piedi di Peter.<br />
"Forse ti farà un po’ male", lo avvertì.<br />
"Oh, io non piangerò!", disse Peter, convinto di non aver mai pianto in vita sua.<br />
Strinse i denti e non pianse, e la sua ombra, un po' sgualcita, tornò al suo posto.<br />
<br />
<br />
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<br />
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Robert Ingpen</span></i></b></div>
<br />
<br />
"Avrei dovuto darle prima una stirata", disse Wendy pensosamente, ma a Peter, proprio come a tutti i ragazzi, non importava nulla delle apparenze, e saltava per la nursery, pazzo di gioia.<br />
Ahimè, aveva già dimenticato che doveva la sua felicità a Wendy: era convinto di essersi cucito da sé la sua
ombra.<br />
"Ma quanto sono in gamba! - cantarellava, rapito - Oh, come sono bravo!".<br />
E' umiliante dover ammettere che la presunzione di Peter era una delle sue più affascinanti qualità. Per dirla con brutale franchezza, non esisteva un ragazzo più presuntuoso di
Peter Pan.<br />
Ma, in quel momento, Wendy ne fu sconvolta.<br />
"Che presuntuoso! - esclamò con raggelante sarcasmo - E, naturalmente, io non ho fatto niente!".<br />
"Beh, sì, qualcosina", concesse lui con noncuranza, continuando a danzare.<br />
"Qualcosina! - replicò Wendy con alterigia - Poiché non sono di alcuna utilità, posso anche ritirarmi". Saltò nel suo letto con grande dignità, e si tirò le lenzuola fin sopra la testa.<br />
Per indurla a guardarlo, Peter finse di andarsene, e, quando il suo stratagemma fallì, si sedette ai piedi del letto e le diede un delicato colpetto
con il piede.<br />
"Wendy - disse - Non allontanarti da me. Non posso fare a meno di festeggiare quando sono soddisfatto di me stesso".<br />
Wendy non si mosse, anche se non perdeva una sola parola.<br />
"Wendy, - continuò Peter con un tono di voce a cui nessuna donna è mai riuscita a resistere - Wendy, una ragazza vale più di venti
ragazzi".<br />
Ora, Wendy era donna dalla testa ai piedi, anche se non c’erano molti centimetri tra la testa e i piedi, e sbirciò da sotto le lenzuola.<br />
"Lo pensi davvero, Peter?"<br />
"Certo".<br />
"Oh, è così dolce da parte tua! - dichiarò - Adesso mi alzo", e si sedette al suo fianco, ai piedi del letto.<br />
Gli disse anche che, se lo desiderava, gli avrebbe dato un bacio, ma Peter non sapeva cosa intendesse dire e tese la mano, in attesa.<br />
"Certo saprai cos'è un bacio!" disse lei, stupefatta.<br />
"Lo saprò quando me l'avrai dato", rispose lui con distacco.<br />
Per non ferire i suoi sentimenti, Wendy gli diede un ditale.<br />
"Adesso, ti do un bacio anch'io?".<br />
E Wendy rispose cerimoniosamente:<br />
"Se ti fa piacere".<br />
Gli porse con cortese condiscendenza la guancia, ma Peter le lasciò cadere in mano un bottone che, in realtà, era una ghianda. Wendy, allora, allontanò il viso lentamente, e gli promise che avrebbe infilato il suo <i>bacio</i> alla collana che portava sempre al collo. Mantenne la promessa, e fu davvero una fortuna per lei, poiché, in seguito, quel bottone le avrebbe salvato la vita.
<br />
<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI91m98yBw-7fdtfLEjpIzcmQq4KPxbS_khatYnXt29WgYu3lW1ntwX9amNLZ83L48HY_DpK-9fvPNx0-yvKL-tW9DED_mV6ESE-JOlutqHmj6rgT-jQQzTX4knurUnccR-Ge_tLfXbcP-/s1600/SCOTT+GUSTAFSON-7a0+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="455" data-original-width="600" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI91m98yBw-7fdtfLEjpIzcmQq4KPxbS_khatYnXt29WgYu3lW1ntwX9amNLZ83L48HY_DpK-9fvPNx0-yvKL-tW9DED_mV6ESE-JOlutqHmj6rgT-jQQzTX4knurUnccR-Ge_tLfXbcP-/s1600/SCOTT+GUSTAFSON-7a0+%25281%2529.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Scott Gustafson</span></i></b></div>
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<br />
<br />
Da <i>"Peter Pan and Wendy</i>", di J.M. Barrie.<br />
Traduzione: Mab's Copyright<br />
<br />
<br />Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-4084129380455538642017-07-18T00:11:00.001+02:002017-07-26T00:03:45.307+02:00Juliet e le Altre<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMZmBvAL1FU5JFvosdB3sPBxFjNeQXEW9pNMsu52FZ59zGA4W10yk_er0K_wrh_4qurEisqJlQfzZW2wjOJROSx6MiCgV7crVOguBjcOHl_1JUIs1F659yEMS4MfjDuIKJMiybkbB75aJs/s1600/couple_tendresse_19+Jane+Benham.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="643" data-original-width="827" height="496" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMZmBvAL1FU5JFvosdB3sPBxFjNeQXEW9pNMsu52FZ59zGA4W10yk_er0K_wrh_4qurEisqJlQfzZW2wjOJROSx6MiCgV7crVOguBjcOHl_1JUIs1F659yEMS4MfjDuIKJMiybkbB75aJs/s640/couple_tendresse_19+Jane+Benham.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Jane Benham</span></i></b></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheC-JDaywzZ3CJpy5Yzkcm30rZW1qIgm78jjZyp4AwMY9Dqpscam3o3aJrVX79GCMxYaBl9NmovfZA5miLeWxOZEvssee6YWjGHB6dhwA_9HJyZhAcFmmRGiRSsyrnCqnjp_HZ3sLlfbCi/s1600/francis_sydney_muschamp_rba_romeo_and_juliet_d5978648g.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="722" data-original-width="1024" height="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheC-JDaywzZ3CJpy5Yzkcm30rZW1qIgm78jjZyp4AwMY9Dqpscam3o3aJrVX79GCMxYaBl9NmovfZA5miLeWxOZEvssee6YWjGHB6dhwA_9HJyZhAcFmmRGiRSsyrnCqnjp_HZ3sLlfbCi/s640/francis_sydney_muschamp_rba_romeo_and_juliet_d5978648g.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #ead1dc;">Romeo and Juliet <i>- Francis Sydney Muschamp</i></span></b></div>
<br />
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<a name='more'></a><br /><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7xlXWba9l-KHRka65_N9EbCF94_aP4T2S1jPF8ivGzfs734bkS5AqCGEUrN82T2Sc6hHPp-GE8C_0F77UTwNk0_nc3HpDACBA_w7NnWk21D_hrVPWYa8BGEdSEOy-4ajzr7avMxr2Ht5c/s1600/francis_sydney_muschamp7c36628b7a328cf--pre-raphaelite-knights.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1029" data-original-width="700" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7xlXWba9l-KHRka65_N9EbCF94_aP4T2S1jPF8ivGzfs734bkS5AqCGEUrN82T2Sc6hHPp-GE8C_0F77UTwNk0_nc3HpDACBA_w7NnWk21D_hrVPWYa8BGEdSEOy-4ajzr7avMxr2Ht5c/s640/francis_sydney_muschamp7c36628b7a328cf--pre-raphaelite-knights.jpg" width="434" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Francis Sydney Muschamp</span></i></b></div>
<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0HagBIN5_IaXhoihpTdCcvEXBKhmqpHlw30x0HYixoiItFjHoj3mS1r_JJOzcHPXH0nbjDhKQDABOoSukDhtrNIGNmXqKlMZesAMIA9dKxyDThkzvorm8ittwXOKV-BZRcBVFrSPfVk_w/s1600/francis_sydney_muschamp-llllllll.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="706" data-original-width="968" height="466" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0HagBIN5_IaXhoihpTdCcvEXBKhmqpHlw30x0HYixoiItFjHoj3mS1r_JJOzcHPXH0nbjDhKQDABOoSukDhtrNIGNmXqKlMZesAMIA9dKxyDThkzvorm8ittwXOKV-BZRcBVFrSPfVk_w/s640/francis_sydney_muschamp-llllllll.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #ead1dc;">Otello<i> - Francis Sydney Muschamp</i></span></b></div>
<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8oOvyZkvd3B61VdkENpTPKAOZT_qwtsQHpQMHlXGiN5kHohzkSYklsebkF9W5oDfgqaWugCYbqehuUq9Th-3wkCvndxCEJw-OGjkZGNVmraHSLIlfZCz6IgSsPG61fvMCFvPQUS5HaEh9/s1600/francis_sydney_muschamp-lllllllll.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="601" data-original-width="728" height="528" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8oOvyZkvd3B61VdkENpTPKAOZT_qwtsQHpQMHlXGiN5kHohzkSYklsebkF9W5oDfgqaWugCYbqehuUq9Th-3wkCvndxCEJw-OGjkZGNVmraHSLIlfZCz6IgSsPG61fvMCFvPQUS5HaEh9/s640/francis_sydney_muschamp-lllllllll.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Francis Sydney Muschamp</span></i></b></div>
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<br /></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8T26vflkGNu3YuTEJjsJO0lW7qxdrftspMN1WiXuSlcKMRC9kxsuqs8RAGN9facLF4cxxjMUfFb7utZTkdaCZZh-x3rkFTrbYSCxvGpyxWyOakdxQ2h15DcnOnMb1DBJeKNMDiZoSaBHN/s1600/francis_sydney_muschamp-llllllllllllll.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="666" data-original-width="1052" height="404" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8T26vflkGNu3YuTEJjsJO0lW7qxdrftspMN1WiXuSlcKMRC9kxsuqs8RAGN9facLF4cxxjMUfFb7utZTkdaCZZh-x3rkFTrbYSCxvGpyxWyOakdxQ2h15DcnOnMb1DBJeKNMDiZoSaBHN/s640/francis_sydney_muschamp-llllllllllllll.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #ead1dc;">Il Mercante di Venezia<i> - Francis Sydney Muschamp</i></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNY2OnMRKUDB40LWtqaZuBsVOpIl2mDJTJvczbzAWX49meOVZNe1gXkdRd5YyRQUC4z15Im-SoKoEWRaxUOoc0DDBzGlkN3VAmYqtJ0EXUJeNOgJ8Tdvm1IPEOXpnyOjIa16qTamatECkQ/s1600/francis_sydney_muschamp-the-merchant-of-venice-.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="705" data-original-width="1005" height="448" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNY2OnMRKUDB40LWtqaZuBsVOpIl2mDJTJvczbzAWX49meOVZNe1gXkdRd5YyRQUC4z15Im-SoKoEWRaxUOoc0DDBzGlkN3VAmYqtJ0EXUJeNOgJ8Tdvm1IPEOXpnyOjIa16qTamatECkQ/s640/francis_sydney_muschamp-the-merchant-of-venice-.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #ead1dc;">Il Mercante di Venezia<i> - Francis Sydney Muschamp</i></span></b></div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8bXFnhVJqpUm99kw4xVBOdXyyZ_WC1FJ-gOO0kECC8k3w3eQ4gjhM5hEctyZmFFuvNq7lUzBr3oOSwUcXZlXmEcna73zc_33MKiLQvnz4b921f7cDYZ08EYmbqQTaMYjx0i17gPuTL8x8/s1600/Interestingstory_Muscamp.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="756" data-original-width="1138" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8bXFnhVJqpUm99kw4xVBOdXyyZ_WC1FJ-gOO0kECC8k3w3eQ4gjhM5hEctyZmFFuvNq7lUzBr3oOSwUcXZlXmEcna73zc_33MKiLQvnz4b921f7cDYZ08EYmbqQTaMYjx0i17gPuTL8x8/s640/Interestingstory_Muscamp.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Francis Sydney Muschamp</span></i></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjF_sIDUpKwUwtWtny1dW8pMCjK4l2IzOptQdtOEc6KqYgN1uXRLQFHYiqtvPwjh1Y-ceqE7GgQ9eT4qiIPP_2O-AV2kZjisaySIU8OPvKSUU7_-ChSdQu8ZEEdZsBayym7gU6-h2r1IT0Q/s1600/francis_sydney_muschamp-llllllllll.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1023" height="374" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjF_sIDUpKwUwtWtny1dW8pMCjK4l2IzOptQdtOEc6KqYgN1uXRLQFHYiqtvPwjh1Y-ceqE7GgQ9eT4qiIPP_2O-AV2kZjisaySIU8OPvKSUU7_-ChSdQu8ZEEdZsBayym7gU6-h2r1IT0Q/s640/francis_sydney_muschamp-llllllllll.jpg" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Francis Sydney Muschamp</span></i></b></div>
<br />
<br />Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-27802350944597847812017-07-15T04:13:00.002+02:002017-07-26T00:03:16.414+02:00Il Ceppo d'Oro, Pentamerone (Giornata Quinta, Trattenimento Quarto)<i>Parmetella, figlia di un povero villano, incontra una buona fortuna; ma
per la sua troppa curiosità, se la fa fuggir di mano, e, dopo aver
sofferto mille travagli, trova il marito in casa della madre di lui,
ch'era un'orca, e, superati pericoli grandi, i due restano insieme
content</i>i.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://i60.tinypic.com/fmuqe0.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i60.tinypic.com/fmuqe0.gif" data-original-height="88" data-original-width="69" /></a></div>
'era una volta un ortolano, il quale, essendo poverello
poverello, che, per quanto faticasse, a stento si procurava il
pane per sostentarsi, comprò tre scrofette alle sue tre figlie femmine, affinché, allevandole, si mettessero da parte un
po' di doticciuola.<br />
Pascuzza e Cice, che erano le maggiori, portarono a pascere
le loro due in un bel prato; ma non vollero che la più
piccola, Parmetella, andasse con loro, e la scacciarono, dicendole
di andare in qualche altro posto. Ed essa menò il suo
animaletto a un bosco, dove le ombre si fortificavano contro
gli assalti del Sole; e, quando fu in un prato, in mezzo al quale
correva una fontana che, ostessa d'acqua fresca, invitava con
lingua d'argento il passeggero a bere una mezzetta, trovò
un bell'albero con le foglie d'oro.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Goble W.</span></i></b></div>
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
<br />
Parmetella ne spiccò una
fronda e la portò al padre, che, con grande allegrezza, la
vendè per più di venti ducati, i quali gli valsero a otturare
qualche buco; e, avendo domandato alla figlia dove l'avesse
trovata, costei gli rispose:<br />
"Prendi, messere mio, e non cercare
altro, se non vuoi guastare la fortuna tua".<br />
Il giorno dopo, tornò al medesimo luogo e fece la medesima
cosa; e tanto continuò a sfrondare l'albero che questo
rimase schiomato, come se avesse ricevuto il sacco dai venti
dopo l'autunno. Parmetella vide che ne restava un gran ceppo
d'oro, che non si poteva strappare con le mani, e perciò, ritornata
con un'accetta, si mise a scalzare intorno intorno il
piede dell'albero, e, levato come meglio potè il ceppo, le apparve
nel foro una bella scala di porfido.<br />
Curiosa com'era fuor di misura, discese quei gradini, e,
dopo aver camminato per un gran sotterraneo profondo
profondo, usci a una bella pianura, nella quale sorgeva un
palazzo bellissimo, dove non calpestavi altro che oro e argento,
né vedevi altro che perle e pietre preziose. E, mirando
Parmetella, come trasognata, questo magnifico sfoggio, e non
vedendo alcuna persona che fosse mobile in quello stabile, entrò in una sala, nella quale si vedevano dipinte tante
belle cose, e in particolare l'ignoranza di un uomo stimato
sapiente, l'ingiustizia di chi teneva le bilance, e i torti vendicati
dal Cielo, cose da stupire, tanto parevano vere e vive;
e in quella sala era una bella mensa apparecchiata.<br />
Parmetella, che si sentiva mancare dalla fame, non vedendo
alcuno, si sedette a quella tavola, e cominciò a godersela
come un conte. Ma, nel meglio del macinare, ecco entrare
uno schiavo di bell'aspetto, che le disse:<br />
"Ferma, non partirti
di qui, che ti voglio per moglie, e intendo farti la più
felice donna del mondo".
Tremò di paura Parmetella; poi, alle buone promesse, prese
animo e si contentò di quello che volle lo schiavo; onde le
fu subito consegnata una carrozza di diamanti, tirata da quattro
cavalli d'oro con l'ali di smeraldo e rubini, che la portavano
volando per l'aria perché si prendesse spasso; e le
furono date per servigio della persona una frotta di scimmie
vestite di tela d'oro, che subito, abbigliandola da capo a
piede, la misero nella forma di un ragno, che pareva proprio
una regina.<br />
Venuta la notte, quando il Sole, desideroso di dormire alle
rive del fiume dell'India senza zanzare, spegne il lume, Io
schiavo le disse:<br />
"Bene mio, se vuoi fare la nanna, coricati
in questo letto; ma appena ti sarai ficcata tra le lenzuola,
spegni la candela, e sta' in cervello ad eseguire quanto io ti
dico, se non vuoi imbrogliare il filato".
Parmetella cosi fece e si mise a dormire; ma aveva appena
calate le palpebre che il moro, convertitosi in un bellissimo
giovine, le si coricò a lato; ed essa, risvegliatasi, e sentendosi
cardare senza pettine la lana, fu per morire dal terrore, ma,
visto che la cosa si riduceva a guerra civile, stié ferma alle botte. E, prima che l'Alba uscisse a cercare uova fresche per
confortare il vecchierello amante suo, lo sposo saltò giù dal
letto e tornò a riprendere la patina del moro, lasciando Parmetella
assai vogliosa di sapere quale ghiottone s'era soibito
l'uovo primaiuolo di cosi bella pollanca.<br />
La seconda notte, coricatasi e spenta la candela come la
volta precedente, al solito le si venne a coricare a lato il bel
giovine; il quale, quando fu stanco di giocherellare, si pose
a dormire. Ed essa allora die di mano a un focile che aveva
apparecchiato, e, accesa la candela, sollevò la coperta, e vide
l'ebano diventato avorio, il caviale fior di latte, il carbone
calce vergine. E mentre, a bocca aperta, mirava queste
bellezze e contemplava la più bella pennellata che la natura
avesse mai data sulla tela della meraviglia, il bel giovane si
destò e prese a bestemmiare Parmetella, gridando:<br />
"Oimè,
per colpa tua debbo stare altri sette anni in questa penitenza
maledetta! per te, che con tanta curiosità hai voluto mettere
il naso nei segreti miei! Va', corri, rompiti il collo, che tu
non mi possa più comparire innanzi, e torna ai tuoi stracci,
che non hai saputo conoscere la fortuna tua".<br />
Cosi dicendo, dileguò come argento vivo. Fredda e gelata,
Parmetella, abbassando il capo, usci da quella casa; e, pervenuta
che fu fuori della grotta, incontrò una fata, la quale le
disse:<br />
"O figlia mia, quanto mi piange l'anima per la disgrazia
tua! Tu vai al macello, dove questa tua sciagurata persona passerà
pel <i>ponte del capello</i> [1]; e perciò, per rimedio al tuo pericolo, prendi queste sette fusa, questi sette fichi e quest'alberello
di miele, e queste sette paia di scarpe di ferro, e cammina
tanto, senza fermarti mai, finché le scarpe non si consumeranno,
e tu non vedrai al balcone di una casa sette femmine,
che staranno a filare dall'alto in basso, col filo ravvolto intorno
ad ossa di morti; e, allora, sai che devi fare? Stattene ben
acquattata, e, zitto zitto, quando il filo vien giù e tu levane l'osso
e mettici il fuso avuto da me, e, al posto della cocca, il fico.
Quelle, tirandolo in alto e sentendo il dolce, diranno: - <i>A chi
ha addolcito la mia boccuzza, sia addolcita la sua venturuzza</i>, - e, dopo queste parole, l'una appresso dell'altra dirà: - <i>O tu,
che mi hai portato queste cose dolci, lasciati vedere</i>; - e tu
risponderai: - <i>Non voglio, che mi mangi</i>, - e quelle diranno: - <i>Non ti mangio, se Dio mi guardi il mestolo</i>; - e tu
punta i piedi e sta dura; ed esse continueranno: - <i>Non ti
mangio, se Dio mi guardi lo spiede</i>; - e tu salda, come se
ti facessi far la barba. Ed esse replicheranno: - <i>Io non ti
mangio, se Dio mi guardi la granata</i>; - e tu non creder loro
nulla. E se dicessero: - <i>Non ti mangio, se il Cielo mi guardi
il pitale</i>; - e tu chiudi la bocca e non bisbigliare, perché ti
farebbero evacuar la vita. In ultimo diranno: - <i>Se Dio mi
guardi Tuoni-e-lampi, non ti mangio</i>; - e allora va' su e sta'
pur sicura, che non ti faranno male".<br />
Avuta questa istruzione, Parmetella cominciò a camminare,
per valli e per monti, tanto che le scarpe di ferro in capo
a sette anni si consumarono. E, giunta a un gran casone,
dov'era una terrazzina sporgente, vide le sette femmine che
filavano; e, adempiuto esattamente quanto le aveva consigliato
la fata, dopo molri spiamenti e nascondimenti, in ultimo
ottenne il giuramento di <i>Tuoni-e-lanipi</i>, si mostrò e sali. Ma,
non appena quelle sette femmine l'ebbero davanti, tutte insieme gridarono;<br />
"Ah, cagna traditora! Tu sei la causa che nostro
fratello sia stato sette anni in una grotta, lontano da noi, in
forma di uno schiavo. Ma non dubitare, che, se con lo strapparci
il giuramento ci hai messo un sequestro alla gola, alla
prima occasione sconterai il nuovo ed il vecchio! Per ora, nasconditi
dietro quella madia; e, quando viene la madre nostra,
la quale senz'altro t'inghiottirebbe, tu le va' dietro e afferrale
le poppe, che porta come bisacce dietro le spalle, e tira quanto
puoi e non lasciarle mai, finché non ti giura per <i>Tuoni-e-lampi</i>
di non farti male".<br />
Anche questo fu adempiuto punto per punto da Parmetella;
e colei, dopo aver giurato per la paletta del fuoco, per la
pergoletta, per l'attaccapanni, per l'aspo, per la rastrelliera,
finalmente giurò per <i>Tuoni-e-lampi</i>; e allora essa lasciò
andare le poppe e si fece vedere dall'orca. La quale le disse:<br />
"Me l'hai fatta! Ma solca diritto, traditora, che alla prima
pioggia ti farò portare via dalla lava!".<br />
E, cercando coi fuscelli l'occasione di trangugliarsela, un
giorno prese dodici sacchi di legumi confusi e mescolati insieme,
che erano ceci, cicerchie, piselli, lenticchie, fagioli,
fave, riso e lupini, e le disse: "Tieni, traditora, prendi questi
legumi e nettali in maniera che ogni qualità stia separata
dall'altra: che se per stasera la cosa non è fatta, io mi t'inghiotto
come una zeppola di tre calli!".<br />
La povera Parmetella, sedutasi a pie dei sacchi, piangeva:<br />
"Mamma mia bella, oh quanto mi si è inceppato dentro il
ceppo d'oro! Questa è la volta che la mia causa sarà spedita! Per vedere una faccia nera diventata bianca, questo cuore afflitto
è diventato strofinacciolo! Oimè, sono distrutta, sono andata,
non c'è più rimedio! Mi pare di momento in momento
di star giù nella golaccia di quell'orca fetida! Non c'è chi mi
aiuti, non c'è chi mi consigli, non c'è chi mi consoli!".<br />
Mentre faceva questo piagnisteo, eccoti comparire <i>Tuoni-e-lampi</i>,
il quale aveva terminato l'esilio della maledizione che
gli era caduta addosso, e, benché stesse adirato con Parmetella,
non poteva mutare il sangue in acqua. E, vedendola
fare questo funerale, le disse:<br />
"Traditora, che cos'hai che
piangi?". Ed essa gli raccontò il malo trattamento della madre,
e il fine che voleva conseguire di sventrarla e mangiarsela.
<i>Tuoni-e-lampi</i> le rispose:<br />
"Levati, fa' animo, che non sarà
quel che temi"; e, al tempo stesso, spargendo tutti i legumi
per terra, fece piovere un diluvio di formiche, che subito li
cominciarono a scegliere e ad ammucchiare separatamente:
tanto che Parmetella, raccogliendo ogni qualità da parte, ne
riempi i sacchi.<br />
Tornata l'orca e trovato che l'opera commessa era stata
eseguita, stié per disperarsi:<br />
"Quel cane di <i>Tuoni-e-lampi</i>
mi ha reso questo bel servigio! Ma tu mi pagherai lo scapito!
Prendi questi gusci di fustaggine, che servono per dodici
materassi, e fa' che per questa sera siano pieni di piume;
altrimenti, ti scannerò".<br />
La sciagurata prese quei gusci, e, sedutasi per terra, ricominciò
il lamento, martoriandosi tutta e facendo degli occhi
due fontane; quando comparve <i>Tuoni-e-lampi</i>.<br />
"Traditora, - le disse - non piangere: lascia fare a me, che ti
conduco al porto. Sciogli le chiome, stendi a terra i gusci
di materassi, e comincia a lacrimare e a gridare, che è morto
il Re degli uccelli; e vedrai che cosa accadrà".<br />
Parmetella fece cosi; ed ecco un nugolo d'uccelli, che
oscurava l'aria, i quali, battendo le ali, facevano cadere a
ciuffo a ciuffo le penne, tanto che, in minor termine di
un'ora, i materassi furono pieni.<br />
E, venuta l'orca e visto il
fatto, si gonfiò di tale rabbia che crepava pei fianchi.<br />
"<i>Tuoni-e-lampi</i> - gridò - mi ha preso a seccare! Ma ch'io
sia trascinata a coda di scimmia se non la colgo a un passo,
dal quale non potrà scappare!".<br />
E disse a Parmetella:<br />
"Corri, precipitati a casa di mia sorella,
e dille che mi mandi gli strumenti musicali, perché ho sposato
<i>Tuoni-e-lampi</i>, e vogliamo fare un festino da re".<br />
E, per
un'altra via, mandò ad avvertire la sorella che, venendo la
traditora a chiedere la musica, l'ammazzasse subito e la cucinasse,
perché sarebbe andata a mangiarla in sua compagnia.<br />
Parmetella, che si vide comandare servigi più leggeri, si
rallegrò tutta, credendo che il tempo fosse cominciato a rabbonirsi.
Oh, come sono storti i giudizi umani! Ma, incontrato
per istrada <i>Tuoni e-lampi</i>, questi, vedendola filare di buon
passo, l'arrestò:<br />
"Dove sei avviata, povera te! Non vedi che
vai al macello e ti fabbrichi da te i ceppi, aguzzi tu stessa il
coltello, tu stessa stemperi il veleno? che sei mandata all'orca
sorella perché ti mangi. Ma ascoltami e non dubitare: prendi
questo pane, questo fascio di fieno e questa pietra; e, quando
sarai arrivata a casa di mia zia, troverai un cane corso, che
ti verrà contro abbaiando per morderti; e tu dagli questo pane,
che gli turi la gola; dopo il cane, troverai un cavallo scapolato,
che ti si lancerà contro per colpirti a calci e calpestarti, e tu gettagli
questo fieno e gli metterai le pastoie ai piedi; finalmente, troverai una porta che sempre sbatte, e tu puntellala con
questa pietra, che le toglierai la furia. Poi sali e troverai l'orca
con una bambina in braccio, la quale ha già acceso il forno
per arrostirti; ed essa ti dirà: - <i>Tienimi questa creatura, che
vado su a prendere la musica</i>; - ma sappi che, invece, va
ad affilarsi le zanne per sbranarti a pezzo a pezzo; e tu getta
la bambina nel forno senza pietà, che è carne d'orca, e prendi
gl'istrumenti musicali, che stanno dietro la porta e svigna,
prima che ridiscenda l'orca; altrimenti, sei perduta. Ma avverti
che stanno in una scatola, che tu non devi aprire, se
non vuoi guai e sopraguai".<br />
Fece Parmetella tutto quanto le aveva consigliato l'innamorato;
ma, al ritorno, aperse la scatola, e subito vedesti
volare di qua un flauto, di là una cennamella, da una parte
una sampogna, dall'altro un chiuchiaro, che facevano per
l'aria ogni sorta di suoni; e Parmetella dietro a loro, graffiandosi
la faccia. In questo, scese l'orca e, non trovandola, s'affacciò
alla finestra e gridò alla porta:<br />
"Schiaccia la traditora!", ma la porta rispose: "<i>Non voglio far male alla sventurata,
che mi ha puntellata</i>". E gridò al cavallo: "Calpesta
la malandrina!"; e il cavallo rispose: "<i>Non voglio calpestarla,
perché m'ha dato il fieno a rosicchiare</i>". E chiamò, infine,
il cane: "Mordi la vigliacca!", e il cane rispose: "<i>Lasciala
andare, poverella, che mi ha dato il pane!</i>".<br />
Correva Parmetella, gridando dietro gli strumenti, quando
scontrò <i>Tuoni-e-lampi</i>, che le fece un gran rimbrotto:<br />
"O
traditora! Non hai ancora appreso a spese tue che, per cotesta
maledetta curiosità, sei nello stato in cui ti trovi?".<br />
E
chiamò a fischio gli strumenti di musica e tornò a serrarli
nella scatola, e le disse di portarli alla mamma.
Questa, quando la vide, esclamò a gran voce:<br />
"Oh sorte
crudele! Anche mia sorella mi è contraria, che non ha voluto
darmi questo contento!". Intanto, sopraggiunse la sposa
novella, che era una peste, un canchero, un'arpia, una mal'ombra,
camusa, musuta, cisposa, sgangherata, tutta impalata,
che con cento fiori e frasconi pareva una taverna nuova
aperta. La suocera le die un gran banchetto; e, poiché buttava
fiele, fece apparecchiare la mensa presso un pozzo, e
intorno le sette figlie, ciascuna con una torcia in mano, e Parmetella
con due torce, seduta sull'orlo, con disegno che, venendole
sonno, farebbe il capitombolo in fondo all'acqua.
Ora mentre i piatti andavano e venivano e il sangue cominciava
a scaldarsi, <i>Tuoni e-lampi</i>, che stava come sposa malcontenta,
disse a Parmetella:<br />
"O traditora, mi vuoi bene?".<br />
Ed
essa rispose:<br />
"Fin su al comignolo!".<br />
E quegli replicò:<br />
"Se mi vuoi bene, dammi un bacio".<br />
Ed essa:<br />
"Dio me
ne scansi, lontano sia! Bella roba che hai accanto! Dio te
la mantenga di qui a cent'anni, con salute e figli maschi!".<br />
E la sposa intervenne:<br />
"Ben si vede che sei una sciagurata, se anche campassi cent'anni, che fai la schifiltosa a baciare un giovane così bello; e io, per due castagne, mi lasciai baciare sulle due guance a pizzicotti da un pecoraio!"<br />
Lo sposo, che udì questa bella prova, si irritò e gonfiò come rospo e il mangiare gli restò in gola; tuttavia fece della trippa cuore, e inghiottì la pillola col pensiero di far poi i conti e di saldare la partita.<br />
Levate le tavole, mandò via la mamma e le sorelle, ed esso, la sposa e Parmetella restarono insieme per andare a coricare; e, mentre egli si faceva scalzare da Parmetella, disse alla
sposa:<br />
"Moglie mia, hai visto come questa ritrosa mi ha negato
un bacio?".<br />
"Ha avuto torto - replicò la sposa - a tirarsi
indietro, essendo tu cosi bel giovane, quando io per
due castagne mi feci baciare da un guardapecore".<br />
Non potè più oltre frenarsi <i>Tuoni-e-lampi</i> e con lampi di
sdegno e tuoni di fatto, montatagli la mostarda al naso, mise
mano a un coltello e scannò la sposa, e, scavata una fossa nella
cantina, la sotterrò; e poi, abbracciata Parmetella, le disse:<br />
"Tu sei la gioia mia, tu sei il fiore delle donne, lo specchio
delle persone onorate; e perciò volgimi gli occhi, dammi la
mano, appressami la bocca, stringiti al mio cuore, che voglio
esser tuo finché il mondo sarà mondo".<br />
Cosi si coricarono e stettero in godimento, fintanto che il
Sole levò i cavalli di fuoco dalla stalla d'acqua e li cacciò
a pascere pei campi seminati dall'Aurora; quando, venuta
l'orca con le uova fresche per ristorare gli sposi e dire: "<i>Beato
chi si sposa e prende suocera!</i>", trovò Parmetella abbracciata
col figlio, e apprese come la cosa era andata.<br />
Corse allora difilato alla sorella per concertare il modo di
levarsi quel pruno dagli occhi suoi senza che il figlio vi
s'opponesse; ma trovò che quella, pel dolore della figlia arrostita
nel forno, s'era infornata anch'essa, talché il puzzo
di bruciaticcio ammorbava tutto il vicinato.<br />
La sua disperazione
fu tale che da orca diventò montone, e cozzò nei muri
tante e tante volte che alfine vi schizzò le cervella. E<i> Tuoni-e-
lampi</i>, messa pace e amicizia tra le cognate e Parmetella,
sa ne stette contento e lieto con la moglie, riconoscendo vero
il motto che<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<i>chi la dura la vince</i><br />
<i><br /></i></div>
[1] <i>Ricordo del ponte</i> «al sirat », <i>gettato proprio sul mezzo dell'inferno,
e che era più stretto di un capello e più sottile del filo di una
spada, sul quale dovevano passare a prova le anime; secondo alcune
credenze maomettane</i>.<br />
<br />
Traduzione di Benedetto Croce.<br />
Il testo in lingua originale è nella Pagina: "G.B. Basile".Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-31360030016307577232017-07-07T17:18:00.000+02:002017-07-26T00:02:43.389+02:00The Selfish Giant (Il Gigante Egoista)-Wladimir Dowgialo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
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<br />Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1575377926435358571.post-22221912518898950682017-07-05T20:29:00.000+02:002017-07-26T00:02:09.417+02:00Il Principe Scursuni (Sicilia)<br />
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<a href="http://i60.tinypic.com/fmuqe0.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://i60.tinypic.com/fmuqe0.gif" data-original-height="88" data-original-width="69" /></a></div>
'erano una volta un re e una regina che avevano quanto si può desiderare, da mangiare e da bere, bei vestiti e carrozze e feste quante ne volevano, solo una cosa mancava loro: non avevano figli.<br />
La regina diceva sempre tra sé e sé: "Oh, Dio, tutti gli animali hanno i loro piccoli, persino i ragni, le lucertole e gli scarafaggi, solo a me non avete concesso un figlio".<br />
Un giorno andò a passeggiare in giardino e vide strisciare uno scorsone con i suoi piccoli e disse: "Oh, Dio, quanti piccoli avete concesso a questo animale velenoso e a me nemmeno un figlio. Ah, come vorrei un figlio, anche se fosse uno <i>scursuni</i>!"<br />
Poco dopo la regina rimase incinta. Ci fu grande gioia al castello e in tutto il paese. Trascorsi i nove mesi, venne il momento di partorire e il re mandò a chiamare subito la levatrice. Non appena questa entrò nella stanza dove era coricata la regina, cadde a terra morta.<br />
"Cosa succede? - gridò il re - Presto, chiamate un'altra levatrice".<br />
Ne fecero venire un'altra, ma non le andò meglio che alla prima, e, per quante ne chiamassero, tutte morivano non appena mettevano piede nella stanza della regina.<br />
Vicino al castello abitava un povero calzolaio che aveva un'unica figlia che era bellissima. Lei però aveva una matrigna che non la poteva soffrire e pensava sempre a come danneggiarla. Quando la matrigna malvagia sentì le grandi difficoltà che c'erano al castello, disse alla ragazza:<br />
"Vestiti e va' al castello: devi assistere la regina in questo momento difficile", pensando che anche la ragazza sarebbe morta come le altre donne.<br />
"Ah, - disse la ragazza - come potrò assistere la regina? Nessuno può avvicinarsi a lei senza morire".<br />
"Non mi interessa" disse la matrigna malvagia e scacciò la ragazza con male parole.<br />
La povera ragazza entrò nella chiesa vicina, dov'era seppellita la sua vera madre e si lamentò:<br />
"Ah, anima di mia madre! Ah, cara mammina! Vedi come vengo maltrattata! Ah, aiutami!"<br />
"Non piangere! - rispose una voce che era l'anima della madre - Va' invece coraggiosa al castello, perché se fai quel che ti dico non ti succederà niente. Fatti preparare dal fabbro un paio di guanti di ferro e mettiteli. Poi prepara un grande mastello di latte e, quando la regina partorirà, prendi il bambino con i guanti di ferro e gettalo nel latte".<br />
Così la ragazza uscì consolata dalla chiesa e si fece preparare dal fabbro un paio di guanti di ferro; li infilò e andò al castello per assistere la regina. Prima di entrare nella stanza, si fece dare un grande mastello di latte, lo prese e lo mise vicino al letto. La regina era in grandi angustie, ma la figlia del calzolaio la prese tra le sue braccia e l'aiutò a partorire un maschio che sembrava un grande <i>scursuni</i>.<br />
La ragazza lo prese con i guanti di ferro e lo gettò nel latte. Lo <i>scursuni</i> bevve il latte e si fece il bagno.<br />
Il figlio della regina diventava ogni giorno più grande e forte, ma era e rimase uno <i>scursuni</i>, perché sua madre aveva commesso un peccato nel desiderare di avere un figlio anche se fosse stato uno <i>scursuni.</i><br />
Così trascorsero alcuni anni. Un giorno lui disse a sua madre:<br />
"Madre, datemi una moglie, voglio sposarmi".<br />
"Ah, adesso l'animale si vuole sposare, - lamentò la regina - chi vuoi che ti prenda, orribile <i>Scursuni</i>!".<br />
"Madre! non m'importa, voglio una moglie".<br />
Allora la regina andò dal re e disse:<br />
"Figurati, nostro figlio si vuole sposare. Vicino a noi abita un povero tessitore, che ha una figlia graziosa; facciamola venire, senza dirle che deve sposare nostro figlio".<br />
Il re fu contento e la regina fece chiamare il tessitore e gli disse:<br />
"Mastro, voi avete una bella figlia; mandatecela come serva per nostro figlio, ché la pagheremo lautamente".<br />
Il padre acconsentì e mandò sua figlia al castello, dove venne rinchiusa nella stanza del Principe <i>Scursuni.</i> La sera si mise a letto, e a mezzanotte <i>Scursuni </i> si sfilò improvvisamente la sua pelle di serpente e si trasformò in un uomo bello, benfatto.<br />
"Di chi sei figlia tu?" chiese alla ragazza.<br />
Lei rispose:<br />
"Sono la figlia di un tessitore".<br />
"Cosa! Io sono figlio di un re e mi portano in moglie la figlia di un tessitore?"<br />
Con queste parole si infilò di nuovo la pelle del serpente e la uccise con un morso.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9ca9MDD4WornFX3FQ1YxQYWRfjzEYK9JT5QyWkzRjp__VZqMOkGcjETVInBmDJQLrLy2fBLvIxSPEIvF_HwO1HD0-xaWtMWLNAXVAIjwDakSZvgLuar4riJVOAzZ7uGtAjNS8gJbIwWSW/s1600/TheGreenSnakeB.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="887" data-original-width="656" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9ca9MDD4WornFX3FQ1YxQYWRfjzEYK9JT5QyWkzRjp__VZqMOkGcjETVInBmDJQLrLy2fBLvIxSPEIvF_HwO1HD0-xaWtMWLNAXVAIjwDakSZvgLuar4riJVOAzZ7uGtAjNS8gJbIwWSW/s640/TheGreenSnakeB.jpg" width="473" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Ségur A.</span></i></b></div>
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<a name='more'></a><br /><br />
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L'indomani la regina andò nella stanza e chiese al Principe <i>Scursuni</i>:<br />
"Ebbene, figlio mio, ti è piaciuta tua moglie?"<br />
"Cosa? Quella deve essere mia moglie? - brontolò lui - Io sono il figlio di un re e voglio sposare la figlia di un principe, non la figlia di un tessitore! Guardate, eccola là!".<br />
La madre corse e trovò la ragazza morta e urlò:<br />
"Il crudele <i>Scursuni</i> ha ammazzato la povera ragazza!".<br />
E fece sapere al tessitore che sua figlia era morta.<br />
Poco dopo, il Principe <i>Scursuni</i> chiese di nuovo una donna.<br />
"Madre - disse - voglio sposarmi, procuratemi una moglie".<br />
"Ah, ma va', brutto <i>Scursuni</i>, chi vuoi che ti sposi!".<br />
"Madre! Non mi importa; dovete procurarmi una moglie".<br />
Cosa poteva fare la regina? Pensò:<br />
'Dio mi manda questa croce per i miei peccati'.<br />
Fece allora chiamare un povero fabbro che abitava vicino al castello e che aveva una bella figlia.<br />
"Mastro, - disse - voi avete una figlia graziosa, mandatecela a servizio e noi provvederemo a lei".<br />
Il fabbro fu contento e mandò sua figlia al castello. La regina la accolse gentilmente e la portò nella stanza del Principe <i>Scursuni.</i><br />
La sera si coricò, e a mezzanotte lo <i>scursuni</i> si sfilò di nuovo la pelle e si trasformò in un bell'uomo che le chiese:<br />
"Di chi sei figlia tu?"<br />
"Sono figlia di un fabbro".<br />
"Cosa? Io dovrei sposare la figlia di un fabbro?".<br />
Infilò di nuovo la pelle di serpente e la uccise con un morso.<br />
La mattina, la regina pensò tutta trepidante:<br />
'Speriamo che l'infelice <i>Scursuni</i> non abbia ucciso anche questa povera ragazza!".<br />
Entrò nella stanza e chiese a suo figlio:<br />
"Ebbene, figlio mio, ti è piaciuta tua moglie?"<br />
"Cosa? Mia moglie? Voglio una principessa in moglie e non la figlia di un fabbro! Eccola là".<br />
La regina corse al letto e e vide la povera ragazza morta e gemette:<br />
"Questo essere malvagio ha ucciso anche questa ragazza infelice!".<br />
E al padre fece sapere che la figlia era morta.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiy_srIhTuwyxWGrhzKbowAzALib7oSU5W9wj9sg9WGXIr_SC60rdCB5ntAKEA8bfLA-gClxgO1pAglaVyWtFErO-4DOyBOD3nF-0pNhVPu5qZwUeKIZPI4WO3_77fnW_LV-RRdVvvwIpyS/s1600/Von_Bayros_Pentamerone_06.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1506" data-original-width="961" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiy_srIhTuwyxWGrhzKbowAzALib7oSU5W9wj9sg9WGXIr_SC60rdCB5ntAKEA8bfLA-gClxgO1pAglaVyWtFErO-4DOyBOD3nF-0pNhVPu5qZwUeKIZPI4WO3_77fnW_LV-RRdVvvwIpyS/s640/Von_Bayros_Pentamerone_06.jpg" width="408" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">Franz von Bayros
</span></i></b><br />
<b><i><span style="color: #ead1dc;"><br /></span></i></b></div>
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Accanto al castello, come sappiamo, abitava il povero calzolaio che aveva la bella figlia, ma la matrigna malvagia non la poteva più soffrire e pensava a come farle del male. Allora le disse:<br />
"Vestiti, che devi andare al castello e servire il Principe".<br />
"Ah, - rispose la figlia - sono già morte due ragazze a servizio da lui, adesso volete veder morta anche me".<br />
"Non contraddirmi - disse la matrigna - Altrimenti ti rovino e, se non vuoi obbedire, ti caccio via da casa!".<br />
La ragazza andò in chiesa dove era seppellita la madre e pianse:<br />
"Ah, anima di mia madre! Ah, cara mammina! Vedi come mi maltratta! Ah, aiutami!".<br />
"Non piangere! - rispose l'anima di sua madre - Va' tranquilla al castello del Principe <i>Scursuni</i>. Se però ti chiede di chi sei figlia, rispondigli che sei figlia di un grande principe e raccontagli delle tue ricchezze e dei tuoi tesori",<br />
La regina la accolse gentilmente, la condusse nella stanza di suo figlio e la rinchiuse con lui.<br />
La sera, la figlia del calzolaio si coricò, e, a mezzanotte, il figlio del re si sfilò la pelle di serpente e si trasformò in un bell'uomo alto.<br />
"Di chi sei figlia?" chiese alla ragazza.<br />
Lei cominciò a raccontare che era la figlia di un ricco principe e parlò dei suoi tesori e della sua ricchezza. Il figlio del re fu tutto contento e disse:<br />
"Su di me grava una maledizione per colpa di mia madre, che una volta espresse il desiderio di avere un figlio, anche se fosse stato uno <i>scursuni</i>. Quando sarò liberato dall'incantesimo, tu sarai mia moglie".<br />
Poi si coricò anche lui e dormirono tranquilli fino al mattino. Venuto giorno, si infilò di nuovo nella pelle di serpente. La mattina, venne la regina tutta impaurita nella stanza del figlio, ma la ragazza le andò incontro viva e vegeta. Il Principe <i>Scursuni</i> allora disse:<br />
"Madre, adesso ho trovato una buona moglie!".<br />
Così passarono alcuni mesi e la figlia del calzolaio viveva con il Principe <i>Scursuni </i> nella sua stanza e lui l'amava più dei suoi occhi. Presto, lei rimase incinta, e, arrivata l'ora, partorì un meraviglioso maschietto. Lei però lo tenne nascosto e nemmeno il re e la regina seppero di lui. Nella notte il bambino una volta pianse, così il figlio del re si alzò, lo cullò e cantò:<br />
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<div style="text-align: center;">
<i>Dormi, dormi, e fa' la ninna,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Si to nanna lo saprà,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Fasci d'oru ti farà.</i> (2)</div>
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La regina sentì il canto, l'indomani chiamò la figlia del calzolaio e le chiese:<br />
"Chi ha cantato questa notte nella vostra stanza?".<br />
La figlia del calzolaio le raccontò tutto e disse:<br />
"Ah, se sapeste che bel giovane è vostro figlio! Ma un malvagio incantesimo grava su di lui".<br />
"Chiedigli come può essere liberato" disse la regina.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga7xuXwa5vZzCmEuG-wnI2zDq6z3ykVzy4t3KmpmnfC8N2Qa-Y1uelYn1oe8u5-_3cosZf7F2tM5OahIoJM-kofyiMLOqep1OS8_rIpZjnO2eQFNCLyrtQUnEGJkh8sTkQsIaufL05MRPS/s1600/principeserpente.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="478" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga7xuXwa5vZzCmEuG-wnI2zDq6z3ykVzy4t3KmpmnfC8N2Qa-Y1uelYn1oe8u5-_3cosZf7F2tM5OahIoJM-kofyiMLOqep1OS8_rIpZjnO2eQFNCLyrtQUnEGJkh8sTkQsIaufL05MRPS/s640/principeserpente.jpg" width="382" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><i><span style="color: #ead1dc;">H.J. Ford</span></i></b></div>
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La sera la ragazza chiese al figlio del re:<br />
"Come è possibile liberarti dall'incantesimo?"<br />
"Per liberarmi, bisogna filare, tessere e cucire, in un giorno solo, una veste di lino bianco e fine. Poi si deve scaldare una calcara per tre giorni e tre notti e quando mi toglierò la pelle, qualcuno deve gettarmi la veste addosso e buttare la pelle velocemente nel forno. Io devo essere tenuto fermo con la forza, altrimenti mi getto anch'io nel fuoco".<br />
L'indomani lei disse tutto alla regina, la quale convocò subito a palazzo tutte le lavoratrici della città.<br />
Dovevano filare e tessere in un giorno il lino e con la tela cucire la veste. La sera, quando il Principe <i>Scursuni </i>si tolse la pelle, sua moglie gli gettò l'abito. Nello stesso tempo entrarono i servi, alcuni buttarono la pelle nel fuoco, gli altri tennero fermo il figlio del re che smaniava e scalciava per buttarsi a tutti i costi nel fuoco. Bruciata tutta la pelle, anche l'incantesimo cessò e lui rimase un bel giovane. Il re e la regina abbracciarono pieni di gioia il loro figlio, il nipotino e l'amata nuora. Lei però disse al figlio del re:<br />
"Io non sono la figlia di un principe, come ti ho detto, mio padre è solo un povero calzolaio".<br />
Ma lui rispose:<br />
"Tu mi hai liberato dall'incantesimo, per questo sarai mia moglie".<br />
E celebrarono un magnifico matrimonio con grandi feste e<br />
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<div style="text-align: center;">
Iddi ristaru cuntenti e filici</div>
<div style="text-align: center;">
E nui comu un mazzu di radici.</div>
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1) "Biscia dal collare" - "Natrice".<br />
Qua ha il valore di serpe velenosa, in contrapposizione a quella non velenosa. Nella fantasia popolare è un animale pericolosissimo di cui si ha un timore particolare. Nel raccontare spesso viene usato il termine dispregiativo "<i>scursunazzu</i>".<br />
L. Gonzenbach<br />
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2) "<i>Dormi, dormi, e fa' la ninna/ Se tua nonna lo saprà/ Fasce d'oro ti farà</i>". L. Gonzenbach<br />
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"<i>Fiabe Siciliane</i>", Laura Gonzenbach.<br />
Rilette da Vincenzo Consolo.<br />
A cura di Luisa Rubini.Mabhttp://www.blogger.com/profile/10079930099505951069noreply@blogger.com0