Supponiamo che in un romanzo inglese un personaggio dica "It’s Raining Cats and Dogs".
Sciocco sarebbe quel traduttore che, pensando di dire la stessa cosa, traducesse letteralmente "piove cani e gatti".
Si tradurrà "piove a catinelle" o "piove come Dio la manda".
Ma se il romanzo fosse di fantascienza, scritto da un adepto di scienze dette “fortiane”, e raccontasse che davvero piovono cani e gatti? Si tradurrebbe letteralmente, d’accordo.
Ma se il personaggio stesse andando dal dottor Freud per raccontargli che soffre di una curiosa ossessione verso cani e gatti, da cui si sente minacciato persino quando piove? Si tradurrebbe ancora letteralmente, ma si sarebbe perduta la sfumatura che quell’Uomo dei Gatti è ossessionato anche dalle frasi idiomatiche.
E se in un romanzo italiano chi dice che stanno piovendo cani e gatti fosse uno studente della Berlitz, che non riesce a sottrarsi alla tentazione di ornare il suo discorso con anglicismi penosi? Traducendo letteralmente, l’ignaro lettore italiano non capirebbe che quello sta usando un anglicismo. E se poi quel romanzo italiano dovesse essere tradotto in inglese, come si renderebbe questo vezzo anglicizzante? Si dovrebbe cambiare nazionalità al personaggio o farlo diventare un inglese con vezzi italianizzanti, o un operaio londinese che ostenta senza successo un accento oxoniense? Sarebbe una licenza insopportabile.
E se "It’s Raining Cats and Dogs" lo dicesse, in inglese, un personaggio di un romanzo francese? Come si tradurrebbe in inglese? Vedete come è difficile dire quale sia la cosa che un testo vuole trasmettere, e come trasmetterla.
Umberto Eco
venerdì 23 marzo 2018
giovedì 8 marzo 2018
Dèe Dominano Altere in Solitudine
Mefistofele
Svelo di malavoglia segreto così alto. Dèe dominano altere in solitudine. Non Luogo intorno ad esse e meno ancora Tempo. Parlarne è arduo. Sono le Madri!
Faust (rabbrividendo)
Madri!
M.
Ti dà i brividi
F.
Le Madri! Madri!... Come suona strano!
M.
E strano è. A voi mortali Dèe ignote, da noi non volentieri nominate. Sulla via delle loro dimore dovrai esplorare gli abissi. Ne hai colpa tu, se ne abbiamo bisogno.
Dal "Faust" di Goethe
Svelo di malavoglia segreto così alto. Dèe dominano altere in solitudine. Non Luogo intorno ad esse e meno ancora Tempo. Parlarne è arduo. Sono le Madri!
Faust (rabbrividendo)
Madri!
M.
Ti dà i brividi
F.
Le Madri! Madri!... Come suona strano!
M.
E strano è. A voi mortali Dèe ignote, da noi non volentieri nominate. Sulla via delle loro dimore dovrai esplorare gli abissi. Ne hai colpa tu, se ne abbiamo bisogno.
Dal "Faust" di Goethe
Oggi, 8 Marzo
Oggi vorrei ricordare, ricordarvi, Anna Goldi, l'ultima "strega" suppliziata in Europa.
... E la Papessa Giovanna, la donna che volle farsi papa.
... E, ancora una volta la mia Signora, apparentemente così debole, così passivamente vittima, e, in realtà, regale e dignitosa e struggentemente coraggiosa nell'accettazione del proprio Destino.
Uno fra i tanti dipinti che J.W.Waterhouse ha dedicato alla "Lady of Shalott". Waterhouse è un tardo preraffaellita ed i Preraffaelliti sono, giustappunto, uno dei miei "amori".
Waterhouse si è ispirato all'omonima poesia di A.Tennyson.
Tennyson, a sua volta, ha cantato una leggenda legata alla "materia di Bretagna" che mi interessa da vicino poiché il suo antico nucleo è di origine celtica.
La Signora di Shalott - si narra - fu colpita da una terribile maledizione ad opera della sua implacabile carnefice, Morgana, sorellastra di Artù, ritenuta una potente Incantatrice (in realtà, propendo selvaggiamente per la teoria che la vede come una di quelle Druidesse celtiche sconfitte e demonizzate dal Cristianesimo vincente). Grazie alle sue Arti, Morgana sapeva che, se la Signora di Shalott e Lancillotto del Lago si fossero incontrati, si sarebbero amati follemente impedendo così la nascita di quella travolgente relazione amorosa tra il Cavaliere e Ginevra, moglie del Re, le cui conseguenze rovinose, secondo le previsioni di Morgana, avrebbero decretato la fine dell'era di Artù e dei suoi Cavalieri... Così Morgana la maledisse mentre era ancora nel ventre materno: se mai avesse guardato verso la "towered Camelot"- la turrita Camelot - la Città del Re, sarebbe morta.
E la Signora di Shalott viveva sulla sua "silent isle", chiusa in una torre, e volgeva sempre le spalle alle finestre, e guardava il Mondo, le Ombre del mondo, in un grande specchio appeso davanti a lei e tesseva una magica tela con tutti i colori e le immagini di cui coglieva il riflesso... I mietitori al lavoro nei campi d'orzo udivano, a volte, il suo canto fluire lungo l'Avon nelle fredde ore dell'alba e pensavano che non fosse una creatura di Dio come tutti, ma un Essere dotato di strani poteri. "Ecco la Maga, la Signora di Shalott!" bisbigliavano fra loro.
E, intanto, nello specchio terso, passavano Cavalieri, funerali di Signori, coppie di amanti, sposi, tutti diretti a Camelot.
Un giorno, ella vide un bellissimo Cavaliere dai riccioli neri, Lancillotto, e desiderò guardarlo nella realtà del mondo, poiché "era stanca delle Ombre", dice Tennyson.
Dalla sua alta finestra, lo cercò tra coloro che si recavano alla Città del Re. Quando il suo sguardo si rivolse verso la "turrita Camelot", il grande specchio si spezzò da cima a fondo e la tela veleggiò lontano... e lei seppe che doveva morire.
Scese, allora, sulle rive dell'Avon, salì su di una barca che la attendeva sotto un salice, scrisse intorno alla prua il suo nome e si abbandonò alla corrente... Alto si levo' il suo canto di addio, simile a un inno sacro. Fisso lo sguardo.
Chi la vide disse che pareva una Veggente.
E, man mano che il sangue le si ghiacciava nelle vene, la voce si affievoliva, il canto diventava un sospiro sulle acque. E poi fu silenzio.
Giunse morta sull'altra riva. E in un silenzio reverente e attonito, Signori e popolani, dame e contadine, seguivano dalle rive del fiume, la barca con la bianca Signora addormentata che sfilava lentamente sotto i muri infiorati dei giardini, sotto i balconi degli alti palazzi...
Le genti di Camelot accorsero a raccogliere il suo bianchissimo corpo e ne conobbero il nome leggendolo sulla prua della barca.
Anche i Cavalieri del Re si affollarono sulla riva, e, fra loro era Lancillotto, che nulla sapeva, e mai avrebbe saputo, del destino comune e della maledizione, e si soffermò a guardarla e disse: "Invero, aveva un volto bellissimo la Signora di Shalott! Che il Signore misericordioso l'accolga nella Sua Grazia".
Mab's Copyright
On either side of the river lie
Long fields of barley and of rye,
That clothe the world and meet the sky;
And thro' the field the road run by
To many-towered Camelot;
And up and down the people go,
Gazing where the lilies blow
Round an island there below,
The island of Shalott.
Willows whiten, aspens quiver,
Little breezes dusk and shiver
Thro' the wave that runs for ever
By the island in the river
Flowing down to Camelot.
Four grey walls, and four grey towers,
Overlook a space of flowers,
And the silent isle imbowers
The Lady of Shalott.
Only reapers, reaping early,
In among the bearded barley
Hear a song that echoes cheerly
From the river winding clearly
Down to tower'd Camelot;
And by the moon the reaper weary,
Piling sheaves in uplands airy,
Listening, whispers
"'tis the fairy
The Lady of Shalott."
There she weaves by night and day
A magic web with colours gay,
She has heard a whisper say,
A curse is on her if she stay
To look down to Camelot.
She knows not what the curse may be,
And so she weaveth steadily,
And little other care hath she,
The Lady of Shalott.
And moving through a mirror clear
That hangs before her all the year,
Shadows of the world appear.
There she sees the highway near
Winding down to Camelot;
And sometimes thro' the mirror blue
The Knights come riding two and two.
She hath no loyal Knight and true,
The Lady Of Shalott.
But in her web she still delights
To weave the mirror's magic sights,
For often thro' the silent nights
A funeral, with plumes and lights
And music, went to Camelot;
Or when the Moon was overhead,
Came two young lovers lately wed.
"I am half sick of shadows,"
said The Lady Of Shalott.
A bow-shot from her bower-eaves,
He rode between the barley sheaves,
The sun came dazzling thro' the leaves,
And flamed upon the brazen greaves
Of bold Sir Lancelot.
A red-cross knight for ever kneel'd
To a lady in his shield,
That sparkled on the yellow field,
Beside remote Shalott.
His broad clear brow in sunlight glow'd;
On burnish'd hooves his war-horse trode;
From underneath his helmet flow'd
His coal-black curls as on he rode,
As he rode back to Camelot.
From the bank and from the river
he flashed into the crystal mirror,
"Tirra Lirra," by the river
Sang Sir Lancelot.
She left the web, she left the loom,
She made three paces taro' the room,
She saw the water-lily bloom,
She saw the helmet and the plume,
She looked down to Camelot.
Out flew the web and floated wide;
The mirror cracked from side to side;
"The curse is come upon me,"
cried The Lady of Shalott.
In the stormy east-wind straining,
The pale yellow woods were waning,
The broad stream in his banks complaining.
Heavily the low sky raining
Over towered Camelot;
Down she came and found a boat
Beneath a willow left afloat,
And round about the prow
she wrote The Lady of Shalott
And down the river's dim expanse
Like some bold seer in a trance,
Seeing all his own mischance -
With a glassy countenance
Did she look to Camelot.
And at the closing of the day
She loosed the chain and down she lay;
The broad stream bore her far away,
The Lady of Shalott.
Heard a carol, mournful, holy,
Chanted loudly, chanted lowly,
Till her blood was frozen slowly,
And her eyes were darkened wholly,
Turn'd to towered Camelot.
For ere she reach'd upon the tide
The first house by the water-side,
Singing in her song she died,
The Lady of Shalott.
Under tower and balcony,
By garden-wall and gallery,
A gleaming shape she floated by,
Dead-pale between the houses high,
Silent into Camelot.
Out upon the wharfs they came,
Knight and Burgher,
Lord and Dame,
And round the prow they read her name,
The Lady of Shalott.
Who is this?
And what is here?
And in the lighted palace near
Died the sound of royal cheer;
And they crossed themselves for fear,
All the Knights at Camelot;
But Lancelot mused a little space
He said, "She has a lovely face;
God in his mercy lend her grace,
The Lady of Shalott."
... E la Papessa Giovanna, la donna che volle farsi papa.
... E, ancora una volta la mia Signora, apparentemente così debole, così passivamente vittima, e, in realtà, regale e dignitosa e struggentemente coraggiosa nell'accettazione del proprio Destino.
Waterhouse W.J.
Uno fra i tanti dipinti che J.W.Waterhouse ha dedicato alla "Lady of Shalott". Waterhouse è un tardo preraffaellita ed i Preraffaelliti sono, giustappunto, uno dei miei "amori".
Waterhouse si è ispirato all'omonima poesia di A.Tennyson.
Tennyson, a sua volta, ha cantato una leggenda legata alla "materia di Bretagna" che mi interessa da vicino poiché il suo antico nucleo è di origine celtica.
La Signora di Shalott - si narra - fu colpita da una terribile maledizione ad opera della sua implacabile carnefice, Morgana, sorellastra di Artù, ritenuta una potente Incantatrice (in realtà, propendo selvaggiamente per la teoria che la vede come una di quelle Druidesse celtiche sconfitte e demonizzate dal Cristianesimo vincente). Grazie alle sue Arti, Morgana sapeva che, se la Signora di Shalott e Lancillotto del Lago si fossero incontrati, si sarebbero amati follemente impedendo così la nascita di quella travolgente relazione amorosa tra il Cavaliere e Ginevra, moglie del Re, le cui conseguenze rovinose, secondo le previsioni di Morgana, avrebbero decretato la fine dell'era di Artù e dei suoi Cavalieri... Così Morgana la maledisse mentre era ancora nel ventre materno: se mai avesse guardato verso la "towered Camelot"- la turrita Camelot - la Città del Re, sarebbe morta.
E la Signora di Shalott viveva sulla sua "silent isle", chiusa in una torre, e volgeva sempre le spalle alle finestre, e guardava il Mondo, le Ombre del mondo, in un grande specchio appeso davanti a lei e tesseva una magica tela con tutti i colori e le immagini di cui coglieva il riflesso... I mietitori al lavoro nei campi d'orzo udivano, a volte, il suo canto fluire lungo l'Avon nelle fredde ore dell'alba e pensavano che non fosse una creatura di Dio come tutti, ma un Essere dotato di strani poteri. "Ecco la Maga, la Signora di Shalott!" bisbigliavano fra loro.
E, intanto, nello specchio terso, passavano Cavalieri, funerali di Signori, coppie di amanti, sposi, tutti diretti a Camelot.
Un giorno, ella vide un bellissimo Cavaliere dai riccioli neri, Lancillotto, e desiderò guardarlo nella realtà del mondo, poiché "era stanca delle Ombre", dice Tennyson.
Dalla sua alta finestra, lo cercò tra coloro che si recavano alla Città del Re. Quando il suo sguardo si rivolse verso la "turrita Camelot", il grande specchio si spezzò da cima a fondo e la tela veleggiò lontano... e lei seppe che doveva morire.
Scese, allora, sulle rive dell'Avon, salì su di una barca che la attendeva sotto un salice, scrisse intorno alla prua il suo nome e si abbandonò alla corrente... Alto si levo' il suo canto di addio, simile a un inno sacro. Fisso lo sguardo.
Chi la vide disse che pareva una Veggente.
E, man mano che il sangue le si ghiacciava nelle vene, la voce si affievoliva, il canto diventava un sospiro sulle acque. E poi fu silenzio.
Giunse morta sull'altra riva. E in un silenzio reverente e attonito, Signori e popolani, dame e contadine, seguivano dalle rive del fiume, la barca con la bianca Signora addormentata che sfilava lentamente sotto i muri infiorati dei giardini, sotto i balconi degli alti palazzi...
Le genti di Camelot accorsero a raccogliere il suo bianchissimo corpo e ne conobbero il nome leggendolo sulla prua della barca.
Anche i Cavalieri del Re si affollarono sulla riva, e, fra loro era Lancillotto, che nulla sapeva, e mai avrebbe saputo, del destino comune e della maledizione, e si soffermò a guardarla e disse: "Invero, aveva un volto bellissimo la Signora di Shalott! Che il Signore misericordioso l'accolga nella Sua Grazia".
Mab's Copyright
Waterhouse W.J.
Long fields of barley and of rye,
That clothe the world and meet the sky;
And thro' the field the road run by
To many-towered Camelot;
And up and down the people go,
Gazing where the lilies blow
Round an island there below,
The island of Shalott.
Willows whiten, aspens quiver,
Little breezes dusk and shiver
Thro' the wave that runs for ever
By the island in the river
Flowing down to Camelot.
Four grey walls, and four grey towers,
Overlook a space of flowers,
And the silent isle imbowers
The Lady of Shalott.
Only reapers, reaping early,
In among the bearded barley
Hear a song that echoes cheerly
From the river winding clearly
Down to tower'd Camelot;
And by the moon the reaper weary,
Piling sheaves in uplands airy,
Listening, whispers
"'tis the fairy
The Lady of Shalott."
There she weaves by night and day
A magic web with colours gay,
She has heard a whisper say,
A curse is on her if she stay
To look down to Camelot.
She knows not what the curse may be,
And so she weaveth steadily,
And little other care hath she,
The Lady of Shalott.
And moving through a mirror clear
That hangs before her all the year,
Shadows of the world appear.
There she sees the highway near
Winding down to Camelot;
And sometimes thro' the mirror blue
The Knights come riding two and two.
She hath no loyal Knight and true,
The Lady Of Shalott.
But in her web she still delights
To weave the mirror's magic sights,
For often thro' the silent nights
A funeral, with plumes and lights
And music, went to Camelot;
Or when the Moon was overhead,
Came two young lovers lately wed.
"I am half sick of shadows,"
said The Lady Of Shalott.
A bow-shot from her bower-eaves,
He rode between the barley sheaves,
The sun came dazzling thro' the leaves,
And flamed upon the brazen greaves
Of bold Sir Lancelot.
A red-cross knight for ever kneel'd
To a lady in his shield,
That sparkled on the yellow field,
Beside remote Shalott.
His broad clear brow in sunlight glow'd;
On burnish'd hooves his war-horse trode;
From underneath his helmet flow'd
His coal-black curls as on he rode,
As he rode back to Camelot.
From the bank and from the river
he flashed into the crystal mirror,
"Tirra Lirra," by the river
Sang Sir Lancelot.
She left the web, she left the loom,
She made three paces taro' the room,
She saw the water-lily bloom,
She saw the helmet and the plume,
She looked down to Camelot.
Out flew the web and floated wide;
The mirror cracked from side to side;
"The curse is come upon me,"
cried The Lady of Shalott.
In the stormy east-wind straining,
The pale yellow woods were waning,
The broad stream in his banks complaining.
Heavily the low sky raining
Over towered Camelot;
Down she came and found a boat
Beneath a willow left afloat,
And round about the prow
she wrote The Lady of Shalott
And down the river's dim expanse
Like some bold seer in a trance,
Seeing all his own mischance -
With a glassy countenance
Did she look to Camelot.
And at the closing of the day
She loosed the chain and down she lay;
The broad stream bore her far away,
The Lady of Shalott.
Heard a carol, mournful, holy,
Chanted loudly, chanted lowly,
Till her blood was frozen slowly,
And her eyes were darkened wholly,
Turn'd to towered Camelot.
For ere she reach'd upon the tide
The first house by the water-side,
Singing in her song she died,
The Lady of Shalott.
Under tower and balcony,
By garden-wall and gallery,
A gleaming shape she floated by,
Dead-pale between the houses high,
Silent into Camelot.
Out upon the wharfs they came,
Knight and Burgher,
Lord and Dame,
And round the prow they read her name,
The Lady of Shalott.
Who is this?
And what is here?
And in the lighted palace near
Died the sound of royal cheer;
And they crossed themselves for fear,
All the Knights at Camelot;
But Lancelot mused a little space
He said, "She has a lovely face;
God in his mercy lend her grace,
The Lady of Shalott."
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