domenica 18 settembre 2016

La Principessa Fillide, il Mito del Mandorlo

C'è sempre di mezzo un Demofoonte (o Demofonte), fratello ora di Trittolemo, ora di Acamante, e figlio o del re di Eleusi Celeo e di Metanira, o dell'ateniese Teseo.
Il Demofoonte che, al momento, non ci interessa, ebbe per balia occasionale, da bambino, Demetra, che viaggiava per il mondo in incognito alla ricerca di Persefone, e Demetra, di nascosto, nottetempo, lo forgiava nel fuoco per donargli l'immortalità. Ma sua madre non riconobbe la Dèa, e, cogliendola sul fatto, mentre lo accostava alle fiamme del focolare, urlò e la fermò. Demofoonte perse la sua occasione, e, si dice, anche la vita, ma i Mortali guadagnarono, attraverso suo fratello Trittolemo, ciò che Prometeo aveva significato con il dono del fuoco. Demetra, infatti, insegnò loro, tramite il fratello di Demofoonte, l'arte di coltivare il grano.


Fillide e Demofoonte, Edward Burne-Jones

mercoledì 14 settembre 2016

La Leggenda del Serpente Bianco, del Serpente Nero, del Giovane Xu Xian e del Monaco Fa Hai

Toshiyuki Enoki


Questa antichissima storia cinese, tramandata oralmente per secoli, divenne un racconto scritto nel settimo secolo, durante la dinastia Tang, e si inserisce nel filone, noto anche nel nostro patrimonio folcloristico, della "sposa soprannaturale". Ho già avuto occasione di sottolineare come il nostro tipo fiabesco, in genere riguardante la ragazza-serpe, sia totalmente rovesciato rispetto al mito e/o alle fiabe diffuse in Asia e in Africa.
In Asia e in Africa, la donna non è stregata, né soggiace a qualche incantesimo, ma è un serpente, che assume l'aspetto di una bellissima umana, si unisce ad un giovane mortale, e, in genere, gli dà anche un figlio. Quando il marito scopre la sua vera natura, il Serpente sparisce per sempre, ma non senza provvedere al figlioletto, che lascia allo sposo mortale. Melusina, la bellissima donna-drago, è la parente più stretta di questo genere di eroine. E la sua leggenda, come molte altre, era funzionale a creare un alone mitico intorno alle origini di una potente famiglia realmente esistita.
In Cina, la versione più pericolosa e popolare di questo mito ha per protagonista una Volpe, dèmone lussurioso e fatale o spettro inquieto e maligno che s'incarna in una donna bellissima e affascinante, spesso accompagnata da una "consorella" che si finge sua serva. Nei panni di una donzella in difficoltà, durante una tempesta di neve o di pioggia, attende le sue vittime nei pressi di una pagoda in rovina, di un ponte, dei resti di un'antica villa o di una tomba. "Salvata" e ospitata da qualche giovane e solitario mortale, riesce d ammaliarlo e a farsi sposare. In genere, la natura maligna della moglie viene scoperta da qualche saggio monaco buddista chiamato per curare la malattia del giovane, che sta deperendo rapidamente. Che sia anche un'allegoria, una spiegazione soprannaturale, o meglio, superstiziosa, della tisi, mi pare evidente.
(Vedi la Lamia e la Dame-sans-Merci di Keats).



Toshiyuki Enoki



l Serpente Bianco, Bai Suzhen, e il Serpente Nero, Xiao qing, vivevano da millenni sul monte Emei, montagna sacra per il Buddismo, il Taoismo e il Confucianesimo. Avevano studiato anche la magia, di cui erano diventati maestri. Un giorno, decisero che ne avevano abbastanza di una vita solitaria fra le nevi e i tramonti d'oro del monte Emei, e, curiosi di sperimentare la vita dei mortali, dopo aver assunto l'aspetto di due bellissime fanciulle umane, scesero al meraviglioso Lago dell'Ovest, che si diceva nato da una perla caduta dalla Via Lattea, nel distretto di Hangzhou. Mentre si trovavano sul ponte Duan Qiao, ammirando l'incantevole bellezza del lago, vennero sorprese da un improvviso e violento acquazzone. Un giovane e bellissimo uomo di nome Xu Xian, che lavorava presso una farmacia, accorse in loro aiuto offrendo la protezione del proprio ombrello.

sabato 10 settembre 2016

I Re Elle, Danimarca

Secondo la tradizione danese, i re Elle, sotto la denominazione di re del promontorio (Klintekonger), sorvegliano e proteggono tutto il paese. Quando guerra o qualche altra sfortuna minacciano di arrivare nel paese, sul promontorio si possono vedere eserciti completi allineati fermi a difesa del paese.
Uno di questi re risiede a Möen, sulla macchia che porta tuttora il nome di Collina del Re (Kongsbjerg). La sua regina è la più bella tra le creature e dimora al Seggio della Regina (Dronningstolen). Quel re è un grande amico del re di Stevns ed entrambi sono nemici di Grap, il re del promontorio di Rűgen, che deve tenersi alla larga e scrutare oltre il mare per vedere se si avvicinano.

Un'altra tradizione, tuttavia, dice che vi è un solo re che governa sulle terre dei promontori di Möen, Stevns e Rűgen. Egli possiede una magnifica carrozza tirata da quattro cavalli neri. Su di essa egli attraversa il mare, da un promontorio all'altro. In quelle occasioni il mare diventa nero ed è molto agitato e si possono udire distintamente lo sbuffare e nitrire dei suoi cavalli.

Un tempo si credeva che nessun monarca mortale osasso andare a Stevns, perché il re Elle non gli avrebbe permesso di attraversare il fiume che lo circonda, ma Christian IV lo passò senza opposizione e da allora diversi monarchi danesi sono stati là.
A Skjelskör, in Zelanda, regna un altro di questi gelosi sovrani di promontorio di nome Toly (Twelve = Dodicesimo). Egli non tollera che un principe mortale passi il ponte di Kjelskör. Egli avverte anche la sentinella che se si dovesse avventurare in zona deve gridare "dodici in punto al villaggio" e potrebbe accadergli di trovarsi trasportato al villaggio di Borre o presso i mulini a vento. Gli anziani che hanno occhio per queste cose dichiarano che spesso vedono il re Toly rotolarsi sull'erba alla luce del Sole.
La notte di capodanno egli prende dalla forgia di un fabbro o dell'altro nove nuovi ferri per i suoi cavalli; devono essere sempre lasciati lì pronti per lui e con essi i chiodi necessari a complemento.

Il re Elle di Bornholm si lascia occasionalmente sentire mentre suona il piffero e il tamburo, in particolare quando la guerra è vicina; lo si può vedere nei campi con i suoi soldati. Questo re non tollera che un monarca terreno passi più di tre notti sulla sua isola.




Nel credo popolare vi è una qualche strana connessione tra gli Elfi e gli alberi. Non solo essi li frequentano, ma hanno un interscambio di forma con loro. Nel cimitero di Store Heddinge, in Zelanda, vi sono i resti di un bosco di querce. Questi, dice la gente comune, sono i soldati del re Elle; di giorno sono alberi, di notte valenti guerrieri.


Maud Tindal Atkinson 


Da "Fate nordiche, francesi e medioevali - mito e leggende", Thomas Keightley

venerdì 9 settembre 2016

La Rosa di Bagdad (1949)

Presentato come il primo lungometraggio in technicolor italiano ed europeo (onore contestato sia in Italia che in Germania), nacque dalla folgorazione di Anton Gino Domeneghini, colpito dalla Biancaneve di Disney. Lavorazione lunghissima e tormentata, sotto i bombardamenti. Le scene sono di Libico Maraja.








mercoledì 7 settembre 2016

Dorani, Fiaba del Punjab (India), Raccolta da A. Lang - Traduzione Mia

Kate Baylay



anto, tanto tempo fa, viveva in una città dell'Hindustan un commerciante di profumi e di essenze che aveva una bellissima figlia di nome Dorani.
La fanciulla era amica di una Fata: entrambe godevano del favore di Indra*, il Signore del Paese delle Fate, poiché il loro canto era di una tale dolcezza e la loro abilità di danzatrici era così raffinata che in tutto il Regno non v'era alcuno che potesse rivaleggiare con loro quanto a grazia e bellezza.
Dorani aveva una lussureggiante, lunghissima chioma di incomparabile magnificenza che pareva oro filato e che profumava di rose appena sbocciate, ma il cui peso le pareva spesso insopportabile; così, un giorno, si tagliò una grossa treccia lucente, l'avvolse in una larga foglia e la gettò nel fiume che scorreva sotto le sue finestre. Ora, avvenne che il figlio di un Re impegnato in una battuta di caccia sostasse sulla riva del fiume per dissetarsi, e, proprio in quel momento, una larga foglia arrotolata che emanava un intenso profumo di rose galleggiò verso di lui. Spinto dalla curiosità, il Principe entrò in acqua e raccolse la foglia; la srotolò, e, al suo interno, scoprì una meravigliosa treccia lucente che pareva oro filato e che emanava un inebriante, delizioso profumo.
Quel giorno, quando tornò a casa, era così triste e silenzioso che suo padre si domandò se si fosse ammalato, e gli chiese cosa avesse. Allora, il giovane trasse dal petto la treccia che aveva trovato nel fiume, la sollevò verso la luce e disse:
"Guarda, padre mio, e dimmi se hai mai visto capelli simili a questi! Se non riuscirò a conquistare e a sposare la fanciulla a cui questa treccia appartiene, ne morirò!"