mercoledì 22 giugno 2016

Belluccia, Basile, Giornata Terza Cunto Sesto

Belluccia, figlia di Anibruoso della Barra, per essere stata obbediente al padre con l'accontentarlo, e per essersi comportata accortamente in ciò che le era stato comandato, si marita riccamente con Narduccio, primogenito di Biasillo Guallecchia, ed è cagione che le altre sorelle poverelle siano dal medesimo dotate e date per mogli agli altri figli suoi.


L'ubbidienza è una mercanzia sicura, che fa guadagno senza rischio, ed è possesso tale che in ogni stagione produce frutto. E questo vi proverà la figlia di un povero contadino, la quale, per essersi dimostrata obbediente al padre, non solo apri la strada alla buona sorte sua stessa, ma a quella delle altre sorelle, che, per merito suo, furono riccamente maritate.


'era una volta al casale della Barra un uomo rustico chiamato Ambruoso, ch'era padre di sette figlie femmine, e tutto ciò che possedeva per mantenerle all'onore del mondo consisteva in una selvetta di agli [1]. Aveva quest'uomo dabbene grande amicizia con un riccone di Resina, Biasillo Guallecchia, padre di sette figli maschi, dei quali il primogenito, Narduccio, che era il suo occhio diritto, gli cascò malato, e non si trovava rimedio a quel male, sebbene la borsa stesse sempre aperta.
Un giorno che Ambruoso venne a visitarlo, Biasillo gli domandò quanti figli avesse; e quello, vergognandosi di dire che aveva faito innesto di tante femminucce gli rispose: "Ho quattro maschi e tre femmine".
"Se è così, - replicò Biasillo, - mandami uno di cotesti figli tuoi a tener conversazione con mio figlio, che mi farai un piacere grande".
Ambruoso, che si vide preso in parola, non seppe che cosa rispondere e si restrinse ad acconsentire con un cenno del capo. Ma, tornato alla Barra, entrò in una malinconia da morire, non scorgendo modo di adempiere all'impegno preso con l'amico. In ultimo, chiamando una per una le figliuole, a cominciare dalla più grande scendendo alla più piccola, domandò quale di loro si sarebbe contentata di tagliarsi i capelli, vestirsi da uomo e fingersi maschio per tenere conversazione col figlio di Biasillo, che stava ammalato.


F. Leighton


Subito la figlia più grande, Annuccia, rispose: "O che forse m'è morto il padre, che debbo tagliarmi le trecce?"
E Nora, la seconda: "Ancora non mi sono maritata, e già mi vuoi vedere vedova rasa?"

martedì 21 giugno 2016

Fanta-Ghirò, Persona Bella, (V. Imbriani)

A' tempi antichi vivette un Re, che de' figlioli maschi non n'aveva, ma soltanto tre belle fanciulle, e si chiamavano così: la prima Carolina, la mezzana Assuntina e l'ultima Fanta-Ghirò, persona bella, perchè gli era la più bella di tutte.
Questo Re pativa d'un certo male, che nessuno l'aveva saputo guarire, sicchè passava le su' giornate nella cambera. E nella cambera, ci teneva tre siede, una celeste, una nera e una rossa. E le su' figliole, quando andevan da lui la mattina, guardavan sempre su che sedia s'era messo il padre; se su quella celeste, voleva dire allegria; su quella nera, morte; su quella rossa, guerra.
Un giorno, entrano in cambera e il Re siedeva sulla sedia rossa.
Dice la maggiore: "Signor padre, oh! che gli è intravvenuto?"
"Ho ricevuto una lettera dal Re a confino, e lui mi dichiara la guerra. Ma io, a questo modo ammalato, non so dove sbacchiare il capo, perchè da me non posso andare al comando dell'assercito. Bisognerà, che trovi un bon generale."
Dice la maggiore: "Se lei me lo permette, il generale sarò io. Vedrà, che son capace a comandare a' soldati."
"Chê! non son affari da donne", gli arrispose il Re.
"Oh! la mi provi."
"Sì, farò a tu' modo,- disse il Re - Ma con questo, che, se per istrada tu rammenti cose da donne, subbito 'ndietro e a casa."


Rosalind and Celia, "As You Like It"


venerdì 17 giugno 2016

Ciò che E' Scritto sulla Fronte l'Occhio Vedrà, Iraq

'era una volta un mercante che aveva una moglie e una figlia e nessun altro oltre a loro. Quando la morte bussò alla sua porta, la fanciulla rimase sola con la madre. Ora, la madre conosceva l'arte di predire il futuro leggendolo in uno strato di sabbia. Poteva gettare manciate di sabbia e leggere l'avvenire nei solchi e nei rilievi che così si formavano.
Un giorno, srotolò la sua stuoia della preghiera e chiese a Dio di guidare la sua mano. Ma, quando sparse la sabbia, vide che il suo schiavo negro era destinato a sposare la sua unica figlia. Invocò la protezione di Allah contro il male, e provò di nuovo. Ciò che le fu rivelato non era una cosa diversa. Stava scritto che il suo servo sarebbe diventato il marito di sua figlia.
"Ma come può la mia bella figliuola unirsi a uno come lui?", disse.
Così si diede a progettare un piano per liberarsi del servo.
Lo chiamò e gli disse:
"Voglio mandarti a fare una commissione per me. Voglio che tu vada là dove vive Occhio-di-Sole, Ain-Ash-Shams, e le chieda: 'Chi avrà la buona ventura di avere la figlia della padrona?'"
"Vado ben volentieri" disse l'uomo.


Ernst Rudolf

mercoledì 15 giugno 2016

The Mother, the Nurse and the Fairy


J. Bauer


"Give me a son!" The blessing sent,
Were ever parents more content?
How partial are their closing eyes;
No child is half so fair and wise.
Waked to the mornings pleasing care,
The Mother rose, and sought her heir.
She saw the Nurse, like one possessed,
With wringing hands and sobbing breast.
"Sure some disaster has befel:
Speak, Nurse, I hope the boy is well."
"Dear Madam, think me not to blame,
Invisible the Fairy came:
Your precious babe is hence conveyed,
And in its place a changeling laid.
Where are the father's mouth and nose,
The mother's eyes, as black as sloes?
See here, a shocking, awkward creature,
That speaks a fool in every feature."
"The woman's blind," the Mother cries;
"I see wit sparkle in his eyes."
"Lord, Madam, what a squinting leer!
No doubt the Fairy has been here."
Just as she spoke, a pigmy Sprite
Pops through the keyhole, swift as light;
Perched on the cradle's top he stands,
And thus her folly reprimands:
"Whence sprung the vain, conceited lie,
That we the world with fools supply?
What! give our sprightly race away,
For the dull helpless sons of clay!
Besides, by partial fondness shown,
Like you, we dote upon our own.
Where yet was ever found a mother,
Who'd give her baby for another?
And should we change for human breed,
Well might we pass for fools indeed."

Joseph Ritson (1831)

Mi rifiuto di tradurre questa piccola poesia - di più antiche origini rispetto alla versione postata - per un paio di ottimi motivi. Per prima cosa, non mi dedico anima e corpo alle traduzioni che posto sul Blog. In genere, non uso alcun dizionario (mi "intoppo" spesso su nomi di piante, erbe e/o frutti, non di rado "false friends"), ma osservo rigorosamente la regole aurea: tradurre senza tradire.
In questo caso, una maggior cura sarebbe richiesta. Rendendo le antiche ballate non tento neanche di tradurle "in rima", ma se si tratta di una sorta di filastrocca ambientata in una nursery... Esigerebbe un impegno particolare, e senza esiti brillanti. In secondo luogo, non presenta insormontabili difficoltà per chi conosca un po' la lingua. Possiamo risparmiarla. E, soprattutto, lasciarle la sua freschezza.
Apparentemente, rientra nella categoria "Changeling", argomento molto serio per i raccontatori di antiche storie. E con risvolti sociali, legati alla contingenza, tristissimi e amarissimi. Era una sorta di assoluzione collettiva, celebrata dagli storytellers nei granai e nei fienili, una consolazione e una giustificazione mascherate da avvertimento, vestite da "fiabe di paura". Non a caso, le stesse identiche trame giravano per i villaggi, e, più che per altri generi, si citavano ambientazioni note, e nomi molto comuni in quelle contrade.
Ma questa poesia non ha nulla a che fare con i racconti paurosi dei fienili.
La cattiva abitudine da parte del Buon Popolo di rapire il bimbo umano biondo e roseo per sostituirlo con un maligno Calibano di trecento anni è giusto lo spunto per ironizzare sulla cieca adorazione di certe madri, una borghese che può permettersi una balia-governante, nella fattispecie.
E' anche il confronto tra la suddetta Madre borghese e la Nurse, donna del popolo. La Madre va ad adorare l'erede (maschio), il pupone più bello e intelligente del mondo, che è stato atteso con impazienza, e trova la balia sconvolta. "Non è colpa mia - dice - ma le Fate sono entrate, invisibili, nella nursery e hanno rapito il vostro bambino. E adesso un changeling giace nella culla!" E, inorridita, si affanna a sottolineare quanto sia diventato brutto, e che parla come un demente, e si/le chiede (a riprova) "Dove sono finiti il naso e la bocca del Padre e gli occhi neri come bacche della Madre?"
Proteste della Madre che la tratta da vecchia cieca e pazza: Lei vede sempre lo stesso spirito arguto e vivace negli occhi del pupo. Ma quale? Ma dove? O Signore! Ma se ti guarda in tralice con quegli occhietti strabici! Figlio delle Fate, figlio delle Fate...
Ed ecco, un rappresentante del Buon Popolo, giustamente indignato, scivola come una saetta nella nursery attraverso il buco della serratura, e, usando come pulpito la sommità della culla, rampogna le due donne.
Chi si permette di spargere questo pettegolezzo odioso ed offensivo, la chiacchiera maligna che sostituiamo i bambini umani con brutti dementi? Cosa cosa? Noi dar via la nostra stirpe per i vostri noiosi, inetti bambini fatti di argilla? - E, in conclusione: Tra l'altro, non siete i soli ad adorare ciecamente i vostri figli. Nessuna madre scambierebbe il proprio bambino! E se noi lo facessimo per avere in cambio bambini umani, beh, allora saremmo dementi davvero!

domenica 12 giugno 2016

John Shea e il Tesoro, J. Curtin

ra Dingle ed il villaggio di Banog viveva un certo John Shea, un pover'uomo nonostante lavorasse di buona lena quando trovava del lavoro da fare.
Un giorno, infine, egli disse che non aveva intenzione di fare ancora la fame e casa e che sarebbe andato in un qualche paese straniero. Perciò partì e non si fermò fino che giunse a Cork e trovò un ingaggio su una nave per Lochlin, quella che ora viene chiamata Danimarca. Shea salì a bordo della nave ed il capitano gli chiese dove stava andando.
"Non mi importa molto di dove vado - rispose Shea - se vado via da questo posto."
"Non è una cosa intelligente andare a Lochlin - disse il capitano - là la gente uccide tutti gli Irlandesi che arrivano."
"Per me fa lo stesso - disse Shea - preferisco essere ucciso dai Danesi che morire di fame a casa."
Il capitano fece alzare l'ancora e partì con Shea a bordo; infine raggiunsero Lochlin. John Shea scese sulla riva e si incamminò, non sapendo né importandogli dove stesse andando.



Norelius


Nel suo viaggio, giunse ad un incrocio e prese la strada a destra. Ad un lato della strada vi era una siepe potata con cura. "Dovrebbe condurmi a qualche casa dove potrei trovare lavoro" pensò Shea. Giunse infine ad una bella dimora e vi entrò per chiedere un impiego.
All'interno, vide due vecchi con la barba fino alla cintola ed una vecchia megera con le sopracciglia cespugliose.

giovedì 9 giugno 2016

Lo Zoccoletto, ovvero, il Cenerentolo al Contrario di Luigi Capuana

’era una volta un vecchio zoccolaio che andava attorno per città, paesetti e villaggi cacciandosi davanti un asino più vecchio di lui, pelle e ossa, spelacchiato, con due ceste appese al basto piene di zoccoli di ogni grandezza. Alle svolte, l’asino si fermava e il suo padrone si metteva a gridare: "Passa lo zoccolaioooo! Donne, lo zoccolaioooo!" Donde lo cavava quel vocione che intronava la gente? E, quasi non bastasse, sùbito dopo, l’asino si metteva a ragliare: "Ah! Ah! Ah!"
E, quasi padrone ed asino non bastassero, i ragazzi facevano il verso a tutti e due: " ...Colaioooo!... Ah! Ah!... Colaioooo! Ah! Ah!"



Flora Saracino


La gente, parte rideva, parte si arrabbiava. Potevano impedire che il povero vecchio si guadagnasse da vivere?
"Per farli star zitti, lui e l’asino, - disse uno - compriamogli tutti gli zoccoli e mandiamoli via."
"E che ne faremo degli zoccoli?"
"Li rivenderemo per conto nostro".
Misero insieme tanto per uno e proposero allo zoccolaio:
"Sentite, compare. Facciamo uno stralcio?"
Gli zoccoli si vendono a paio.
"Quante paia saranno?"
"Non si arriva a contarle."
"Come? Due ceste di zoccoli non si arriva a contarli?"
"Provate. Ogni cento paia, tre fiammanti teste d’oro del Re".
Intendeva dire tre monete d’oro di quei tempi, mettiamo di venti lire ognuna. "Vada per tre fiammanti teste d’oro del Re".
E cominciarono a contare: un paio, due paia, dieci paia, fino a cento.
"Ecco tre fiammanti teste d’oro del Re!"
Il vecchio zoccolaio se le mise in tasca, e ricominciò a contare: un paio, due paia, dieci paia, cento paia!
"Ecco tre fiammanti teste d’oro del Re!"
Più ne contavano ammucchiandoli in mezzo alla via, e più le ceste rigurgitavano, sempre piene fino all’orlo di zoccoli di ogni grandezza. Quei tre si guardavano negli occhi, allibiti.
"Ancora?", domandò lo zoccolaio.
"Ancora!", risposero tutti e tre, rabbiosamente.
E il vecchio ricominciò a contare: un paio, due paia, dieci paia, cento paia! Dunque era vero? Non si arrivava a contarle!
'Questa è opera di stregoneria!', pensavano quei tre che non avevano più danari in tasca per pagare l’ultimo centinaio, e vedevano, strabiliati, quel gran mucchio di zoccoli per terra e le ceste sempre ricolme fino agli orli, quasi non ne fosse stato tolto nemmeno uno zoccolo.
In quel momento passava la carrozza del Re. Dovette fermarsi per l’ingombro. Vedendo radunata tanta gente attorno al mucchio degli zoccoli, il Re domandò:
"Che cosa è stato?"
Quei tre si buttarono in ginocchio ai lati della carrozza.
"Giustizia, Maestà! Questo Stregone ci ha frodati!"
E raccontarono quel che era avvenuto. Nella carrozza del Re c’era anche il Reuccio, bambino di sei anni, che alla vista degli zoccoli si mise a strillare.



Angel De Cáceres García

lunedì 6 giugno 2016

Demetra e Persefone. La Madre e la Fanciulla





Pinax conservato nel Museo di Taranto, Persefone e Ade, Re e Regina dell'Oltretomba, smbolo della Morte e della Rinascita.


Demetra (la Cerere romana), Dèa antica, pre-olimpica, poi inserita nel nuovo ordine (perché, evidentemente, il suo culto era duro a morire) come sorella di Zeus. Più delle consorelle greco-romane ricorda le grandi Dèe di altri culti, tutte frammenti dispersi dell'Unica e Trina. Era diventato inconcepibile, in un mondo "nuovo", con nuovi concetti del Bene e del Male, che morte e vita, abbondanza e carestia, natura madre e natura matrigna potessero coesistere in una unica Dèa. Se la purezza dei cicli naturali non fosse stata disconosciuta, non sarebbe stata inventata Persefone, figlia di un'unione eugamica, di un incesto regale (e divino) tra Demetra e il fratello Zeus. Persefone o Kore, la Fanciulla.
Particolarmente amata e, insieme con la madre, di cui era l'alter ego, oggetto di culti misterici segnatamente nella Magna Grecia. E proprio in Sicilia - si narrava - fu rapita, all'insegna di un secondo incesto, da Ade (Plutone), il Dio degli Inferi, fratello di Demetra e Zeus.
La disperazione, la sete di vendetta e la ricerca dell'amatissima figlia da parte di Demetra segnarono la nascita del mito delle Sirene, del mito eziologico del Barbagianni, e del Prometeo agricolo che insegnò agli uomini la coltivazione dei cereali. Infine, Demetra, mentre la terra inaridiva, si appellò ad Ecate, l'antica sorella esule, ma temuta dallo stesso Zeus che non poteva disubbidirle.
E Zeus le concesse il ritorno della figlia, purché, durante la sua permanenza, non avesse toccato il cibo degli Inferi. Hermes riportò la giovane dalla madre, ma Persefone aveva mangiato sei chicchi di melograno, così il suo Destino si divise tra sei mesi giù, accanto allo sposo infernale - e la terra non dava più frutti - e sei mesi con Demetra, e la gioia della Dèa rendeva nuovamente fiorente e feconda la terra. Si dice, anche, che Persefone avesse mangiato sei semi di papavero, poiché il papavero e l'oppio erano sacri a Demetra.


Persefone e Ade, A.Y. Gilbert

giovedì 2 giugno 2016

La Figlia del Sole, Grecia (A. Lang-Traduzione Mia)


'era una volta una donna che non riusciva ad avere figliuoli ed era molto infelice. Così, un giorno, si rivolse al Sole dicendo: "Sfera di sole, sfera di sole, mandami una bambina, e, quando avrà dodici anni, potrai riprendertela!"
Subito dopo l'accorato appello della donna, il Sole le inviò una bambina che lei chiamò Letiko e se ne prese gran cura finché la piccola non compì dodici anni.


Stokes M.


Di lì a poco, mentre Letiko era intenta a raccogliere delle erbette aromatiche, il Sole venne a lei e disse: "Letiko, quando torni a casa, di' a tua madre di rammentare la sua promessa".