domenica 12 giugno 2016

John Shea e il Tesoro, J. Curtin

ra Dingle ed il villaggio di Banog viveva un certo John Shea, un pover'uomo nonostante lavorasse di buona lena quando trovava del lavoro da fare.
Un giorno, infine, egli disse che non aveva intenzione di fare ancora la fame e casa e che sarebbe andato in un qualche paese straniero. Perciò partì e non si fermò fino che giunse a Cork e trovò un ingaggio su una nave per Lochlin, quella che ora viene chiamata Danimarca. Shea salì a bordo della nave ed il capitano gli chiese dove stava andando.
"Non mi importa molto di dove vado - rispose Shea - se vado via da questo posto."
"Non è una cosa intelligente andare a Lochlin - disse il capitano - là la gente uccide tutti gli Irlandesi che arrivano."
"Per me fa lo stesso - disse Shea - preferisco essere ucciso dai Danesi che morire di fame a casa."
Il capitano fece alzare l'ancora e partì con Shea a bordo; infine raggiunsero Lochlin. John Shea scese sulla riva e si incamminò, non sapendo né importandogli dove stesse andando.



Norelius


Nel suo viaggio, giunse ad un incrocio e prese la strada a destra. Ad un lato della strada vi era una siepe potata con cura. "Dovrebbe condurmi a qualche casa dove potrei trovare lavoro" pensò Shea. Giunse infine ad una bella dimora e vi entrò per chiedere un impiego.
All'interno, vide due vecchi con la barba fino alla cintola ed una vecchia megera con le sopracciglia cespugliose.



"Da dove vieni?" chiese uno dei vecchi.
"Da Erin" disse Shea.
"Cosa ti ha portato a Lochlin?"
"A dire la verità, stavo facendo la fame ed ho lasciato la mia casa per trovare un lavoro e del cibo. Mi sono imbarcato a Cork ed il capitano con cui sono partito mi ha fatto arrivare qui."
"Siediti - disse uno dei vecchi - Non ti mangeremo, non temere, e ci sono molto oro ed argento per te, se in te vi è del buono. Vieni con me" continuò il vecchio, alzandosi.
Shea lo seguì ed arrivarono ad una piccola stanza. Sul pavimento vi era una pietra piatta con un anello al centro. "Sollevala, se riesci" disse il vecchio.
Shea ci provò, ma se anche tutti gli uomini di Erin avessero tentato, non avrebbero potuto sollevare la pietra.
"Non riesco a sollevarla, ora - disse - ma se stessi per un po' di tempo in paese ed avessi di più da mangiare penso che potrei farcela."
Il vecchio si piegò e, tirando, sollevò la pietra. Sotto ad essa vi era un barile d‟oro. "Te ne darò una parte" disse il vecchio. Shea se ne riempì le tasche. Quando ebbe l'oro, i due uomini parlarono così:
"Da quale parte di Erin vieni?"
"Da Banog, vicino a Dingle."
"Conosci bene Dingle?"
"Certamente. Andavo a messa là ogni domenica e sono cresciuto nei paraggi."
"Ora torna a casa, John Shea, ed a Banog, a due campi di distanza dalla tua casa, vi è un forte delle Fate, molto bello. Hai oro in quantità per tornare là. Quando sarai a Dingle, vai nel migliore negozio di carne della città e compra un cosciotto di montone e poi compra un carico di torba - da 10 a 20 ceste -, fai un bel fuoco fuori dal forte ed arrostisci il cosciotto di montone. Mentre il montone si sta arrostendo ed il suo odore si sarà sparso nel luogo, il forte si aprirà e ne uscirà una gatta, che verrà verso di te. Nasconditi prima che ti veda e guardala dal tuo nascondiglio. Ella balzerà sopra al montone, ne mangerà tutto quello che potrà e quindi si accuccerà a dormire vicino al fuoco. Quello sarà il tuo momento. Quando avrai ucciso l‟animale, il forte si aprirà. Tu vi entrerai ed all'interno troverai un bacile, un asciugamano ed un rasoio. Prendili e portameli. Non toccare nient'altro nel forte. Se lo fai non ne uscirai mai."
Quando John Shea ebbe queste istruzioni, tornò ad Erin e prese la strada per Banog; comprò il montone e fece tutto secondo i desideri del vecchio.



J. Bauer


Quando il montone fu arrostito, uscì la gatta e ne mangiò tutto ciò che desiderava o che era in grado di mangiarne. Si allungò quindi accanto al fuoco e si addormentò. John Shea la uccise e la gettò via. Davanti a lui si aprì la grande porta del forte.
Egli vi entrò e nella prima stanza alla sua sinistra vide il bacile, l'asciugamano ed il rasoio. Non li toccò ma andò verso la seconda stanza e qui vide un barile d'oro. A quella vista, si ricordò del vecchio di Lochlin e tornò indietro. Prese il bacile, l'asciugamano ed il rasoio, si affrettò a tornare da Banog a Cork e non si fermò mai fino a che giunse alla dimora del vecchio a Lochlin.
"Hai il bacile, l'asciugamano ed il rasoio?" disse l‟uomo.
"Sì,- disse John Shea - eccoli."
I due vecchi e la megera erano lì come prima, non si era mosso un capello. "Vieni qui, ora, John Shea,- disse il vecchio - dammi la schiuma e radimi la barba."
"Oh, beh, non sono mai stato bravo a fare la barba - disse John Shea - ma la tua testa non è dura ed io farò ciò che posso."
Egli rasò l'uomo e quando terminò non fu un vecchio che vide, ma un giovane di 19 anni. L'altro vecchio, vedendo il fratello così giovane, moriva dalla voglia di perdere la sua barba. "Farete di me un vero barbiere" disse Shea.
Quando anche il secondo uomo fu rasato, aveva 18 anni di età.
"Per carità di Dio, radimi!" pregò la megera.
"Non ho mai pensato che avrei rasato una donna - disse Shea - ma non posso rifiutare."
Shea rasò la vecchia megera ed ella divenne una giovane ragazza di 16 anni. "Ora,- dissero i due fratelli a John Shea - visto che ci hai fatto tanto bene ti porteremo a caccia."
Uscirono quindi a caccia e tutto ciò che videro quel giorno fu un topo.
Portarono dunque il topo a casa e lo fecero bollire. Quando John Shea ebbe mangiato la sua parte di topo, seppe dov'era tutto l'oro nascosto di Erin.
Saltò su dalla sedia. "Musha, mio Dio!- gridò - In questo giorno sono l'uomo più felice del mondo. Quel dannato oro è là ad Erin ma io so dov'è. Sarò un uomo ricco, ora!"
I due uomini, nel vedere John Shea saltare e strillare di gioia, dissero:
"Non è possibile mantenere un segreto, per gli Irlandesi."
"Non ci si deve fidare di lui,- disse la sorella - svelerà il segreto. Diamogli da bere del brodo di topo."


J. Bauer


Gli uomini gli diedero il brodo, egli lo bevve e perse la conoscenza di tutti i tesori nel momento stesso che lo ingoiò. Essi gli diedero solo il denaro sufficiente al suo viaggio verso Cork e gli dissero di andare per la sua strada, che non avevano più bisogno di lui.
John Shea tornò a Banog, dove morì nell'anno della grande carestia (1847) e venne sepolto a spese del comune.

"Fate, Folletti e Spiriti Inquieti", Jeremiah Curtin.

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