sabato 31 dicembre 2016

The Twelve Days of Christmas - dal 29 al 31 Dicembre

Laurel Long - The Twelve Days of Christmas .

Day 6 - 31 dicembre
"On the SIXTH Day of CHRISTMAS, my True Love Gave to Me SIX GEESE A-LAYING, Five Golden Rings, Four Calling Birds,Three French Hens Two Turtle Doves and a Partridge in a Pear Tree"




venerdì 30 dicembre 2016

La Cintura Magica, (Fiaba Gypsy, Grecia)

'era una volta un cacciatore che ogni giorno andava a caccia nella foresta.
Un giorno, però, non riuscì a cacciare niente e sua moglie si chiedeva che cosa mai gli avrebbe preparato da mangiare. Alla fine si tagliò un seno e glielo cucinò. Appena il marito tornò a casa, lei gli disse di andare a sedersi per mangiare. Quando ebbe finito, il cacciatore disse:
"Davvero ottimo. Dove l'hai preso? Dovresti comprarne ogni giorno!"
Allora la donna gli rispose:
"Non l'ho comprata questa carne: è uno dei miei seni!"
"Ah! È davvero così saporita la carne umana?"
"Davvero".
Allora il cacciatore disse:
"Donna, se la carne umana è così gustosa, uccidiamo i nostri figli e
mangiamoceli".
Ma appena sentite queste parole, la donna svenne. Quando riprese i sensi il marito le disse:
"Non preoccuparti, ti abituerai all'idea".

mercoledì 28 dicembre 2016

The Twelve Days of Christmas - dal 26 al 28 Dicembre



Day 3 - (28 dicembre)
"On the Third Day of Christmas, my True Love Gave to Me Three French Hens Two Turtle Doves and a Partridge in a Pear Tree"...





martedì 27 dicembre 2016

Coro dell'Armata Rossa: Fischia il Vento

Urashima Tarō, e la Tir-na-n-Og Giapponese

La leggenda giapponese di Urashima Tarō è probabilmente la più conosciuta in Occidente, forse perché il tema principale, il viaggio in una terra soprannaturale dove il trascorrere del Tempo è pericolosamente diverso, è diffusissimo anche nelle nostre storie. Vengono in mente Oisin e Niam e Tir-na-n-Og, Thomas the Rhymer, e persino le contaminazioni cristiane del tema, con le estasi mistiche che annullano e moltiplicano il passare del Tempo.
Della leggenda di Urashima Tarō esistono numerose varianti. Ne ho ricostruita una, basandomi su quella più diffusa e attendibile.
La variante che si stacca marcatamente da quella che considero l'originale, (o, chissà, forse è, invece, l'ultima traccia dell'antico nucleo), narra di un giovane e ardito pescatore che, in una notte di luna piena, si sporge pericolosamente dalla barca, i lunghi e bellissimi capelli inzuppati di raggi lunari e acqua marina, e cade negli abissi, "reso pazzo dalla Luna", attratto dagli incantamenti della figlia del Dio degli Abissi del Mare, che lo imprigiona nella sua "fredda grotta", disteso su di un letto di sabbia.


Ford H.J.


Nessuna traccia, quindi, del Palazzo del Re Drago e della sua elegante Corte.
E inizia un dialogo in versi, una sorta di nenia, tra la Creatura che chiede l'amore del giovane pescatore poiché i suoi lunghi capelli  "si sono attorcigliati intorno al suo cuore",  e Urashima Tarō, qui sorprendentemente padre di famiglia, che si ostina a rifiutarla invocando la tenerezza verso i proprii bambini e la sua preoccupazione per il loro destino. Infine, la Figlia del Dio del Mare acconsente a lasciarlo libero, in cambio di un'unica notte. Il pescatore acconsente. Liberato con il cofanetto da-non-aprire-mai, ritorna nel suo villaggio. Il finale della storia non muta, se non per una disperata ricerca fra le lapidi del cimitero, alla ricerca di una conferma di cui è, in cuor suo, già consapevole. E, infatti, trova i nomi di tutti i suoi figli, morti vecchissimi, e dei figli dei suoi figli.  E il dono di addio, qui, potrebbe avere in senso, il senso di una fredda vendetta, basato sulla consapevolezza delle debolezze umane.


Yamamoto Hōsui



anto tanto tempo fa, sulle coste del Giappone, nella provincia di Tago, in un modesto villaggio di pescatori,viveva un giovane di nome Urashima Tarō (浦島太郎). Suo padre era stato un abile pescatore, e aveva trasmesso la sua abilità al figlio, che era certamente il pescatore più audace del villaggio e non temeva di spingersi in mare aperto. Tuttavia, più che per il suo ardimento nell'affrontare le onde con qualsiasi tempo, era rinomato per la gentilezza e la grande generosità del suo animo.

domenica 18 dicembre 2016

Un'Altra Storia su Contarape

on un vecchio pastore, un uomo molto schietto, Contarape aveva quasi stretto amicizia, tanto che gli permetteva di recarsi al pascolo col gregge fino alle siepi del suo giardino, cosa che nessun altro avrebbe mai potuto fare.
Un giorno però il vecchio non prestò sufficiente attenzione e alcune pecore sconfinarono nel giardino dello gnomo.
Contarape si adirò a tal punto che spaventò il gregge e lo fece precipitare giù per la montagna.
La maggior parte delle pecore si infortunò, e il pastore si trovò in gravissime difficoltà.
Un medico di Schmiedberg, che era solito raccogliere erbe sui Monti dei Giganti, aveva avuto anche lui l'onore, pur senza saperlo, di intrattenere con la sua loquacità da spaccone lo gnomo, che gli compariva davanti di volta in volta nelle vesti di taglialegna, o in quelle di viaggiatore, lasciandosi spiegare da questo Esculapio tutte le sue cure.
Talvolta era anche tanto cortese da portargli per un buon pezzo il pesante fascio di erbe e da informarlo su alcune proprietà balsamiche ancora sconosciute.
Il medico, che si riteneva più esperto di un banale taglialegna, si infastidì di questo insegnamento e gli disse risentito:
"Il calzolaio deve fare il suo mestiere e il boscaiolo non deve avere la pretesa di insegnare al medico. Ma visto che tu te ne intendi così bene, allora dimmi sapientone: che cosa vi fu per prima, la ghianda o la quercia?"
Lo Spirito rispose: "Senza dubbio fu l'albero a venire per primo perché il frutto proviene dall'albero".
"Stolto!- soggiunse il medico - e da dove provenne il primo albero se non poté nascere dal seme, racchiuso nel frutto?"
Il boscaiolo rispose: "E' davvero una bella domanda, ma è troppo elevata per me.
Anch'io però voglio farvi una domanda: a chi appartiene la terra sotto ai nostri piedi, al re di Boemia o al signore della montagna?"


Rübezahl (Il Contarape in Slesia)


Così infatti si faceva chiamare lo Spirito, perché il nome di Contarape non gli era gradito e provocava una scarica di legnate e di lividi.
"Ritengo che questo terreno appartenga al mio signore, il re di Boemia, perché Contarape è solo un fantasma, uno spauracchio per i bambini".
Non appena ebbe pronunciato queste parole, il taglialegna si trasformò in un terribile gigante, con occhi di fuoco e gesti minacciosi, che, inveendo terribilmente contro il medico, disse con voce roca:
"Eccolo qui Contarape che ti farà vedere come non esiste spezzandoti le costole!".
Lo prese quindi per il collo e lo sbatté contro alberi e pareti rocciose, poi gli cavò un occhio e lo abbandonò in quel luogo più morto che vivo, tanto che in seguito il medico non volle più andare su quelle montagne a raccogliere erbe.

"Leggende di Contarape" (Boemia), J. K. A. Musaus.
Da : Il Bosco. Miti, leggende e fiabe, A. Mari - Ulrike Kindl

martedì 13 dicembre 2016

Lucia, Lussi e Christkindel (e Scorta Diabolica)

E rispunta la Scorta Diabolica.
La Chiesa Protestante luterana si arrocca nel cuore dell'Europa centrale guardando al Nord, "cancella" san Nicola e tenta di soppiantarlo con Lussi-Lucia. Ma, con il tempo, la tradizione popolare lo sostituirà con Sancta, mentre san Nicola resisterà nelle zone più conservatrici e rigidamente cattoliche, affiancato da... Lussi la "Luterana",  sotto il nome di Christkindel, (la ben nota figura di fanciulla bionda, incoronata di candele fiammeggianti, generosa distributrice di dolci e doni), degradata a "braccio destro" di Nicola, ma anch'ella accompagnata dal diabolico essere mostruoso conosciuto altrove come Krampus.

Christkindel e "Hans Trapp"









13 Dicembre. Lussi. La Tenebra e la Luce.





La Notte di Lussi, Lussinatta. Il lato oscuro di santa Lucia. O meglio, è santa Lucia l'idilliaca usurpatrice cristiana dell'antica Dèa del solstizio d'inverno.
Lussi, l'aspetto terrifico della Dèa Madre, imperversava nelle gelide regioni nordiche, accompagnata, come le pre-olimpiche Iside o Ecate, dalla caccia selvaggia [Lussiferda], tra i fischi delle bufere e le tempeste di neve. Guai a chi l'avesse incontrata di notte. I dèmoni e gli spiriti e i troll che la scortavano erano partecipi della sua natura maligna. La Lussinatta, a ridosso del solstizio invernale, era una notte di veglia e di terrore. Nelle case si accendevano lumi e candele per tenere lontani gli spiriti delle tenebre al massimo della loro potenza e del loro furore nell'imminenza del rinnovato trionfo della Luce. Il sonno costituiva un pericolo pari a quello delle tenebre né si era al sicuro fra le mura domestiche. Lussi la Terribile si calava dai camini delle case dove i lavori giornalieri non erano stati portati a termine prima del crepuscolo e rapiva i colpevoli.
Di questo aspetto minaccioso restano tracce anche nella soavità della festa cristiana di santa Lucia, della santa Lucia buona. I bambini, in attesa dei doni, le lasciano dolci, biscotti e latte (v. Befana!), ma non devono arrischiarsi ad aspettarla svegli perché potrebbero essere accecati per punizione con la cenere del focolare.

Il Fedele Johannes, Grimm n.6, Traduzione Mia

'era una volta un vecchio Re che cadde ammalato, e, sentendo di essere ormai prossimo alla fine, disse: "Mandate a chiamare il mio Fedele Johannes".
Il Fedele Johannes era il suo servitore prediletto, e si chiamava così perché per tutta la vita aveva dimostrato un'incrollabile lealtà verso il suo Signore. Quando il Fedele Johannes fu al suo capezzale, il Re gli disse:
"Mio fedelissimo Johannes, sento che la mia fine si avvicina. Muoio sereno, ma ho un unico grande cruccio e riguarda il mio figliuolo. È ancòra molto giovane e non sempre ha le idee chiare su quale sia la strada giusta da intraprendere. Se tu non mi prometterai di insegnargli tutto ciò che gli serve sapere e di fargli da secondo padre, non potrò chiudere gli occhi in pace".
Il Fedele Johannes promise:
"Non lo abbandonerò e lo servirò fedelmente, dovesse anche costarmi la vita".
Allora, il vecchio Re disse:
"Ecco, adesso muoio sereno e in pace."
E soggiunse: "Dopo la mia morte, devi mostrargli il Castello da cima a fondo: le stanze, le sale, i sotterranei e i tesori che vi sono custoditi. Solo una camera dovrai nascondergli: quella in fondo alla lunga galleria dov'è nascosto il ritratto della Principessa del Regno dai Tetti d'Oro; se egli per caso dovesse vederlo, sarebbe còlto da un amore subitaneo e fatale per lei, tanto da cadere svenuto, e, a causa sua, correrebbe grandi pericoli. Devi preservarlo da questa sciagura".
E, non appena il Fedele Johannes ebbe rinnovato la sua solenne promessa, il vecchio Re tacque, abbandonò la testa sul cuscino e morì.



Hermann Vogel


sabato 10 dicembre 2016

San Nicola e il Krampus

E' il 10 dicembre. San Nicola ed il suo tenebroso compagno-servo, il Krampus, hanno già concelebrato (5-6 dicembre) il loro rito, legato al solstizio invernale: il Bene e il Male (asservito, ma sempre pericoloso), uno dei Santi più celebri e amati e l'ombra grottesca di un diavolo. Inutile precisare che la cerimonia, così come viene rappresentata, è frutto della "rivisitazione" cristiana. Non se ne conoscono le origini con precisione. Confrontare per capire, e, Proppianamente, guardare alla funzione e non al personaggio. L'ossessione dell'asservimento dell'Uomo Selvaggio è presente anche nelle fiabe, dove, più onestamente, la strana Creatura, la divinità agreste, si dimostra riconoscente, se liberata, e una figura paterna se salva ed accoglie. (Vedi "L'Uomo Selvaggio", Grimm n.136, Traduzione mia)


Sfilata dei Krampus a Dobbiaco

San Nicola e la Sua Scorta Diabolica, i Krampus (Rieditato)




"Un interessantissimo caso di sopravvivenza di culti e rituali precristiani connessi al periodo invernale, nonché di contaminazione suggestiva tra culture diverse (germanica, latina, slava e anche cristiana) è quello dei Krampus, una tradizione che è tutt’oggi mantenuta in vita in molte zone dell’arco alpino italiano ed europeo (dalla Germania, all’Italia, all’Austria fino ad arrivare in Croazia) e che richiama moltissimi curiosi. Niente da dire, oltre che affondare le proprie radici in un passato che ormai nessuno conosce più (e anche a livello di studio antropologico, è difficile risalire alla sua cellula madre), la festa è un’occasione di rara suggestione e fascinazione proprio per tutti, dai bambini agli adolescenti agli adulti. Che si creda o meno, che si sia scettici o meno, difficile non farsi aggrovigliare le viscere al rumore dei campanacci che si avvicinano...

domenica 4 dicembre 2016

Il Corvo, Giornata Quarta, Cunto Nove, (Pentamerone, G.B. Basile)

Gennariello, per dare soddisfazione a Milluccio, re di Frattombrosa e fratello suo, intraprende un lungo viaggio e reca a lui quello che desiderava. Ma, per liberarlo poi dalla morte imminente è condannato a morte, e, per dimostrare la sua innocenza, diventa statua di marmo. Infine, per uno strano successo, ritorna vivo e gode contento.


'era una volta un re di Frattombrosa, chiamato Milluccio, cosi perduto per la caccia che mandava a monte le cose più necessarie dello stato e della casa sua per andar dietro le tracce di una lepre o il volo di un tordo; e tanto continuò per questa strada, che un giorno la fortuna lo portò a un bosco, che aveva fatto uno squadrone fitto e serrato di alberi e di terra per non essere rotto dai cavalli del Sole. Ivi, sopra una bellissima pietra di marmo, trovò un corvo, che era stato ucciso di fresco. A quel vivo sangue, schizzato sopra la bianchissima pietra, il re gettò un gran sospiro e disse:
"Oh Cielo! e non potrei avere una moglie cosi bianca e rossa come questa pietra, e che avesse i capelli e le sopracciglia cosi nere come le piume di questo corvo!".