martedì 13 dicembre 2016

Il Fedele Johannes, Grimm n.6, Traduzione Mia

'era una volta un vecchio Re che cadde ammalato, e, sentendo di essere ormai prossimo alla fine, disse: "Mandate a chiamare il mio Fedele Johannes".
Il Fedele Johannes era il suo servitore prediletto, e si chiamava così perché per tutta la vita aveva dimostrato un'incrollabile lealtà verso il suo Signore. Quando il Fedele Johannes fu al suo capezzale, il Re gli disse:
"Mio fedelissimo Johannes, sento che la mia fine si avvicina. Muoio sereno, ma ho un unico grande cruccio e riguarda il mio figliuolo. È ancòra molto giovane e non sempre ha le idee chiare su quale sia la strada giusta da intraprendere. Se tu non mi prometterai di insegnargli tutto ciò che gli serve sapere e di fargli da secondo padre, non potrò chiudere gli occhi in pace".
Il Fedele Johannes promise:
"Non lo abbandonerò e lo servirò fedelmente, dovesse anche costarmi la vita".
Allora, il vecchio Re disse:
"Ecco, adesso muoio sereno e in pace."
E soggiunse: "Dopo la mia morte, devi mostrargli il Castello da cima a fondo: le stanze, le sale, i sotterranei e i tesori che vi sono custoditi. Solo una camera dovrai nascondergli: quella in fondo alla lunga galleria dov'è nascosto il ritratto della Principessa del Regno dai Tetti d'Oro; se egli per caso dovesse vederlo, sarebbe còlto da un amore subitaneo e fatale per lei, tanto da cadere svenuto, e, a causa sua, correrebbe grandi pericoli. Devi preservarlo da questa sciagura".
E, non appena il Fedele Johannes ebbe rinnovato la sua solenne promessa, il vecchio Re tacque, abbandonò la testa sul cuscino e morì.



Hermann Vogel





Una volta celebrati i funerali del vecchio Re, il Fedele Johannes raccontò al giovane erede ciò che aveva promesso a suo padre sul letto di morte, e disse:
"Terrò fede al mio giuramento e ti servirò con la stessa lealtà con cui ho servito tuo padre, anche a costo della mia stessa vita".
Giunto a termine il periodo del lutto, il Fedele Johannes disse al giovane Re:
"È ora che tu prenda visione della tua eredità: ti mostrerò il castello di tuo padre e tutte le ricchezze che vi sono custodite".
E lo condusse dappertutto, dalle soffitte ai sotterranei, e gli mostrò tutti i tesori, e i magnifici appartamenti. Una sola stanza non aprì, ed era quella dov'era custodito il pericoloso ritratto. E il ritratto era collocato in modo che, aprendo la porta, non si potesse evitare di posarvi immediatamente lo sguardo, ed era dipinto con tanta maestria che la fanciulla ritratta pareva viva, e si aveva l'illusione di vederla respirare, e non vi era al mondo nulla di più bello e incantevole.
Ma al giovane Re non sfuggì che il Fedele Johannes oltrepassava quella porta senza mai fermarsi ad aprirla e gliene chiese il motivo.
"In quella stanza è custodito qualcosa che ti incuterebbe un immenso terrore", rispose il Fedele Johannes.
Il Re, però, esclamò: "Mi hai mostrato il castello da cima a fondo, voglio vedere cosa c'è anche in questa stanza!", e si avvicinò alla porta, deciso a forzarla. Allora, il Fedele Johannes lo trattenne e disse:
"Ho promesso a tuo padre, sul suo letto di morte, che non saresti mai entrato in quella stanza poiché ne potrebbe derivare una gran disgrazia per entrambi"
"No - ribatté il giovane Re - invece la disgrazia si abbatterà su di me se non entro, perché non troverò riposo né di giorno né di notte finché non avrò visto cosa c'è nella stanza. Non mi muoverò di qui finché non avrai aperto la porta".
Il Fedele Johannes comprese che non vi era nulla da fare e, col cuore pesante e tra molti sospiri, cercò la chiave nel grosso mazzo. Poi, aprì la porta della stanza ed entrò per primo, e si fermò sulla soglia, pensando di nascondere il ritratto alla vista del Re, ma il giovane, spinto dalla curiosità, si alzò sulla punta dei piedi e guardò al di sopra della sua spalla.




Hermann Vogel



E, non appena vide il ritratto della bellissima fanciulla, risplendente d'oro e di pietre preziose, cadde a terra svenuto. Il Fedele Johannes lo sollevò tra le braccia, e lo portò sul letto, e, intanto, pensava, in preda all'angoscia: 'Ed ecco, la sventura si è abbattuta su di noi. Buon Dio, che succederà adesso?'.
Poi, con l'ausilio di qualche sorso di vino, fece sì che il giovane Re ritornasse in sé, ma la prima cosa che egli disse non appena ebbe ripreso i sensi fu:
"Ah, che meraviglioso ritratto! Chi è quell'incantevole fanciulla?"
"E' la Principessa del Regno dai Tetti d'Oro", rispose il Fedele Johannes.
Allora, il Re esclamò:
"Il mio amore per lei è così grande che, se anche tutte le foglie degli alberi fossero lingue, non basterebbero ad esprimerlo. Per conquistarla metterei in gioco la vita; tu, che sei il mio fedelissimo Johannes, devi aiutarmi!"
Il fedele servitore riflettè a lungo poiché persino essere ammessi al cospetto della Principessa era un'impresa impossibile.
Infine, escogitò uno stratagemma, e disse al Re:
"Tutto ciò che circonda la Principessa è d'oro: tavoli, sedie, piatti, bicchieri, mobili e suppellettili. Nel Tesoro reale vi sono cinque tonnellate d'oro purissimo. Consegna una tonnellata d'oro agli orafi più abili del Regno, che la trasformino in ogni sorta di gioielli, oggetti ed utensili di tutte le fogge che possano incuriosire la Principessa: uccelli, bestie feroci, animali meravigliosi e animali mostruosi, e poi, con questi oggetti preziosi, ci recheremo nel suo Regno e tenteremo la sorte".
Il Re radunò tutti gli orafi a Palazzo, e ordinò che lavorassero giorno e notte, e, infine, i meravigliosi oggetti d'oro furono pronti. Il Fedele Johannes, allora, dispose che venissero caricati su di una nave, indossò degli abiti da mercante e così fece il Re, tanto che nessuno avrebbe potuto mai riconoscerli. Poi salparono e navigarono a lungo finché giunsero alla città dove abitava la Principessa del Regno dai Tetti d'Oro.
Il Fedele Johannes raccomandò al Re di rimanere ad aspettarlo sulla nave.
"Forse - aggiunse - al mio ritorno condurrò con me la Principessa, bada che tutto sia pronto: ordina che vengano esposti in bella mostra il vasellame d'oro e gli altri oggetti, e che la nave sia parata a festa".
Poi, si riempì il grembiale con una gran quantità di gioielli e altri oggetti d'oro, sbarcò sulla spiaggia, e si recò dritto dritto al Palazzo reale. Non appena entrò nella corte del Castello, vide una bella fanciulla che andava riempiendo due secchi d'oro con l'acqua che attingeva da un pozzo. Quando ella si volse per trasportare l'acqua baluginante d'oro, scorse lo straniero e gli domandò chi fosse. Allora egli rispose: "Sono un mercante", e aprì il grembiale lasciando che vi guardasse dentro. La fanciulla gridò: "Oh, che begli oggetti d'oro!", e, deposti i secchi in terra, si mise a esaminarli attentamente, prendendoli in mano uno dopo l'altro. Poi, disse: "La Principessa deve assolutamente vederli, ha una vera passione per gli oggetti d'oro e vi comprerà tutto!" Lo prese per mano e lo condusse negli appartamenti della Principessa, poiché era la sua cameriera personale.



Hermann Vogel



Quando la Principessa vide la merce rimase incantata ed esclamò:
"Questi oggetti sono di meravigliosa fattura: te li compro tutti ".
Ma il Fedele Johannes disse: "Io sono soltanto il servitore di un ricco mercante: questi oggetti non sono nulla in confronto a quelli che il mio padrone ha sulla sua nave, e che sono quanto di più meraviglioso e di più prezioso sia mai stato lavorato in oro."
La Principessa avrebbe voluto che le portassero tutto a Palazzo, ma il Fedele Johannes replicò:
"Vi è una tale quantità di manufatti che per trasportarli qui occorrerebbero molti giorni, e occorrerebbero così tante sale per esporli che il vostro Castello risulterebbe troppo angusto".
E con queste parole acuì talmente la curiosità della Principessa, che‚ infine, ella disse:
"Conducimi alla nave: voglio andare io stessa a vedere i tesori del tuo padrone".
Il Fedele Johannes fu ben felice di accontentarla e la condusse alla nave, e il Re, quando vide la Principessa, scoprì che era anche più bella del ritratto e pensò che il cuore gli sarebbe scoppiato in petto dalla gran passione. Ella salì sulla nave e il Re la accompagnò sotto coperta, ma il Fedele Johannes ordinò al timoniere che la nave salpasse:
"Spiegate le vele, che la nave sfrecci come un uccello nell'aria!"
Intanto il Re mostrava alla Principessa gli oggetti d'oro, uno per uno: i piatti, i bicchieri, i vasi, gli uccelli, le bestie feroci e le fiere meravigliose. Così trascorsero diverse ore, e la Principessa rimirava ogni cosa con tale piacere da non accorgersi che la nave aveva preso il largo. Quando ebbe esaminato l'ultimo oggetto, ringraziò il falso mercante e volle ritornare a casa, ma, una volta risalita sul ponte, scoprì che la nave correva sul mare a vele spiegate, e che la terraferma non si vedeva più.
"Ah! - gridò spaventata - sono stata tradita e rapita con l'inganno, e da un mercante! Preferirei morire!"
Ma il Re la prese per mano e disse:
"Non sono inferiore a te per nascita, infatti, non sono un mercante ma un Re, e se ti ho rapita con l'inganno, è per il grande amore che ti porto. Quando vidi il tuo ritratto caddi a terra svenuto."
Queste parole toccarono il cuore della Principessa del Regno dai Tetti d'Oro che si rasserenò e accettò ben volentieri di sposarlo.



Hermann Vogel



Mentre navigavano, il Fedele Johannes, che sedeva a prua e suonava, scorse tre corvi che planavano verso di lui. Allora, smise di suonare e ascoltò quel che dicevano, poiché era in grado di comprendere il loro linguaggio.
Un corvo gracchiò:
"Ah, il Re si porta a casa la Principessa del Regno dai Tetti d'Oro!"
"Sì - ribattè il secondo corvo - ma non è ancòra sua!"
E il terzo disse:
"Come no? Ma se in questo momento siede al suo fianco!"
Allora, il primo corvo disse:
"E a che gli servirà? Quando sbarcheranno, gli galopperà  incontro un cavallo sauro: il Re vorrà cavalcarlo, ma, se lo farà, il cavallo si alzerà in volo con lui e nessuno avrà più loro notizie, e il Re non rivedrà mai più la fanciulla del suo cuore."
Il secondo disse: "E non esiste un modo per salvarlo?"
"Oh sì, se colui che è montato in groppa al cavallo estraesse il fucile infilato nella fondina della sella e lo uccidesse, il giovane Re sarebbe salvo, ma chi può saperlo? E chi, sapendolo, glielo dicesse, diventerebbe di pietra dalla punta dei piedi fino alle ginocchia".
Allora, il secondo corvo disse:
"Io so un'altra cosa: anche se il cavallo venisse ucciso, il giovane Re non si godrà la sua sposa! Quando entreranno nel castello, gli verrà offerto un vassoio, e sul vassoio una camicia nuziale che sembrerà trapunta d'oro e d'argento, ma si tratterà, invece, di pece e zolfo: se egli la indosserà, brucerà fino al midollo".
Il terzo disse: "E non esiste un modo per salvarlo?"
"Oh sì! - rispose il secondo - Se qualcuno afferrasse la camicia proteggendosi le mani con dei guanti e la gettasse nel fuoco, lasciandola incenerire, il giovane Re sarebbe salvo. Ma a che serve saperlo? Chi, sapendolo, glielo dicesse diventerebbe di pietra dalle ginocchia fino al cuore".
Allora, il terzo corvo disse: "Io so un'altra cosa: anche se la camicia nuziale venisse incenerita, il giovane Re non si godrebbe la sua sposa! Quando, dopo le nozze, si apriranno le danze, la giovane Regina impallidirà all'improvviso e cadrà come morta. E, se qualcuno non la solleverà tra le braccia e non succhierà tre gocce di sangue dalla sua mammella destra, e non le sputerà, ella morirà. Ma se qualcuno lo sapesse e lo rivelasse, diventerebbe interamente di pietra, dalla testa fino alla punta dei piedi".



Hermann Vogel



E i corvi spiccarono il volo e sparirono all'orizzonte, ma il Fedele Johannes aveva compreso ogni cosa, e, da quel momento in poi, fu triste e silenzioso: infatti, se avesse taciuto al suo Signore ciò che aveva saputo, questi sarebbe stato perduto, e, se glielo avesse rivelato, avrebbe dovuto sacrificare la sua stessa vita. Infine, tuttavia, egli disse fra sé e sé:
"Salverò il mio Signore, anche se ciò dovesse significare la mia rovina'.
Quando sbarcarono, accadde quello che il corvo aveva predetto: uno splendido sauro balzò dvanti a loro.
"Splendido! - esclamò il Re - Sarà lui a portarmi al mio castello", e stava per montare in sella, ma il Fedele Johannes lo precedette, balzò velocemente in groppa al sauro, estrasse il fucile dalla fondina e lo uccise.
Allora, gli altri servitori del Re, che non avevano mai amato il Fedele Johannes, gridarono: "Che gesto ignobile uccidere quel bell'animale che doveva portare il Re al castello!"
Ma il Re disse:
"Tacete e lasciatelo fare: è il mio fedelissimo Johannes, avrà le sue buone ragioni".
Arrivarono al Castello, e, nel vestibolo, c'era il vassoio sul quale era adagiata la camicia nuziale che pareva intessuta d'oro e d'argento. Il giovane Re fece per prenderla, ma il Fedele Johannes lo spinse via, afferrò la camicia con le mani guantate e la gettò nel fuoco, dove la lasciò incenerire.
Gli altri servitori ricominciarono a mormorare ed esclamarono:
"Ecco che brucia persino la camicia nuziale del Re!"
Ma il giovane Re disse:
"Tacete e lasciatelo fare: è il mio fedelissimo Johannes, avrà le sue buone ragioni".
Quindi, le nozze regali vennero solennemente celebrate, e, poco dopo, si aprirono le danze, e anche la sposa danzò, ma il Fedele Johannes non la perdeva d'occhio e la osservava attentamente in volto. D'un tratto, la Regina impallidì e cadde a terra come morta. Allora, il Fedele Johannes le corse vicino, la sollevò tra le braccia e la portò nella sua camera: la distese sul letto, le si inginocchiò accanto, succhiò tre gocce di sangue dalla sua mammella destra e le sputò.



Frank Godwin



All'istante, la Regina riprese a respirare e rinvenne, ma il giovane Re aveva visto tutto e, poiché nulla sapeva delle ragioni che motivavano la bizzarra condotta del Fedele Johannes, montò in collera e ordinò che venisse gettato in prigione.
Il mattino dopo, il Fedele Johannes fu condannato e condotto al patibolo, e quando fu ai piedi della forca, sul punto di essere giustiziato, disse:
"A chi è condannato a morte è concesso il diritto di parlare un'ultima volta prima della fine: posso reclamare anch'io questo diritto?"
"Sì - rispose il Re - puoi parlare, ne hai il diritto".
Allora, il Fedele Johannes disse:
"Sono condannato ingiustamente poiché ti sono sempre stato fedele".
E raccontò come avesse udito, mentre erano in viaggio sulla nave, le parole dei corvi, e come avesse scelto di salvare il suo Signore, e che solo a questo scopo aveva dovuto fare tutto ciò che aveva fatto.
Allora il Re gridò:
"O mio fedelissimo Johannes! Grazia! Grazia! Portatelo giù!"



Lucia Campinoti



Ma il Fedele Johannes, appena pronunciata l'ultima parola, era caduto senza vita, mutato in pietra. Il Re e la Regina ne furono afflitti ed angosciati, e il Re non faceva che ripetere:
"Ahimè, come ho mal ricompensato tanta lealtà!"
Ordinò che la statua di pietra fosse collocata nella sua camera, accanto al suo letto, e la guardava spesso, e, ogni volta, piangeva e diceva:
"Ah, potessi ridarti la vita, mio fedelissimo Johannes!"
Passò qualche tempo, e la Regina partorì due gemelli, due maschietti, che crebbero belli e sani ed erano la sua gioia. Un giorno che la Regina si era recata in chiesa e i due bambini giocavano accanto al padre, il Re guardò la statua di pietra con grande tristezza, pianse, e disse tra i sospiri:
"Ah, potessi ridarti la vita, mio fedelissimo Johannes!"
Allora, la statua prese a parlare e disse:
"Sì, tu puoi ridarmi la vita, ma solo se fossi disposto a sacrificare ciò che ti è più caro".
E il Re esclamò:
"Sono disposto a sacrificare tutto ciò che ho al mondo purché tu sia salvo!"
La statua proseguì:
"Se di tua propria mano taglierai la testa ai tuoi due bambini e mi ungerai da capo a piedi con il loro sangue, allora ritornerò in vita".
Il Re inorridì quando udì che avrebbe dovuto decapitare con le proprie mani i suoi amatissimi figlioletti, ma, poi, ripensò alla grande generosità e alla devozione del Fedele Johannes, che era morto per amor suo, e sguainò la spada e, di sua mano, tagliò la testa ai bambini. E, quando ebbe unto la statua da capo a piedi con il loro sangue, essa si rianimò, ed ecco, il Fedele Johannes era davanti a lui, sano e salvo.
E il Fedele Johannes disse al Re:
"Voglio ricompensare la tua fedeltà", e prese le teste dei bambini, le rimise sul busto e unse le ferite con il loro sangue. In un attimo, i bambini ritornarono vivi e sani, e ripresero a saltare e a giocare come se nulla fosse accaduto. Il Re era al colmo della gioia e, quando sentì tornare la Regina, nascose il Fedele Johannes e i bambini in un grande armadio. Quando la Regina entrò, il Re le domandò:
"Hai pregato in chiesa?"
"Sì - rispose la Regina - ma non mi ha mai abbandonato il pensiero del Fedele Johannes e della grande sventura che lo ha colpito a causa nostra".
Allora, egli disse:
"Cara moglie, noi possiamo restituirgli la vita, ma a prezzo del sacrificio dei nostri figlioletti".
La Regina impallidì e le si gelò il sangue nelle vene, ma disse:
"Glielo dobbiamo per la sua grande fedeltà".
E il Re si rallegrò assai che ella condividesse il suo sentimento; andò ad aprire l'armadio e ne uscirono i bambini e il Fedele Johannes.
E il Re disse:
"Grazie a Dio, egli è libero dall'incantesimo e abbiamo ancòra i nostri figli", e le raccontò tutto ciò che era successo. E vissero felici tutti insieme fino alla morte. 



Hermann Vogel


Grimm n.6, (Der treue Johannes)
Classificazione: AaTh  516

Traduzione: Mab's Copyright
Il testo in lingua originale è nella Pagina: "Brüder Grimm"


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