Un giorno però il vecchio non prestò sufficiente attenzione e alcune pecore sconfinarono nel giardino dello gnomo.
Contarape si adirò a tal punto che spaventò il gregge e lo fece precipitare giù per la montagna.
La maggior parte delle pecore si infortunò, e il pastore si trovò in gravissime difficoltà.
Un medico di Schmiedberg, che era solito raccogliere erbe sui Monti dei Giganti, aveva avuto anche lui l'onore, pur senza saperlo, di intrattenere con la sua loquacità da spaccone lo gnomo, che gli compariva davanti di volta in volta nelle vesti di taglialegna, o in quelle di viaggiatore, lasciandosi spiegare da questo Esculapio tutte le sue cure.
Talvolta era anche tanto cortese da portargli per un buon pezzo il pesante fascio di erbe e da informarlo su alcune proprietà balsamiche ancora sconosciute.
Il medico, che si riteneva più esperto di un banale taglialegna, si infastidì di questo insegnamento e gli disse risentito:
"Il calzolaio deve fare il suo mestiere e il boscaiolo non deve avere la pretesa di insegnare al medico. Ma visto che tu te ne intendi così bene, allora dimmi sapientone: che cosa vi fu per prima, la ghianda o la quercia?"
Lo Spirito rispose: "Senza dubbio fu l'albero a venire per primo perché il frutto proviene dall'albero".
"Stolto!- soggiunse il medico - e da dove provenne il primo albero se non poté nascere dal seme, racchiuso nel frutto?"
Il boscaiolo rispose: "E' davvero una bella domanda, ma è troppo elevata per me.
Anch'io però voglio farvi una domanda: a chi appartiene la terra sotto ai nostri piedi, al re di Boemia o al signore della montagna?"
Rübezahl (Il Contarape in Slesia)
Così infatti si faceva chiamare lo Spirito, perché il nome di Contarape non gli era gradito e provocava una scarica di legnate e di lividi.
"Ritengo che questo terreno appartenga al mio signore, il re di Boemia, perché Contarape è solo un fantasma, uno spauracchio per i bambini".
Non appena ebbe pronunciato queste parole, il taglialegna si trasformò in un terribile gigante, con occhi di fuoco e gesti minacciosi, che, inveendo terribilmente contro il medico, disse con voce roca:
"Eccolo qui Contarape che ti farà vedere come non esiste spezzandoti le costole!".
Lo prese quindi per il collo e lo sbatté contro alberi e pareti rocciose, poi gli cavò un occhio e lo abbandonò in quel luogo più morto che vivo, tanto che in seguito il medico non volle più andare su quelle montagne a raccogliere erbe.
"Leggende di Contarape" (Boemia), J. K. A. Musaus.
Da : Il Bosco. Miti, leggende e fiabe, A. Mari - Ulrike Kindl
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