martedì 24 settembre 2013

Le Donne Cornute, Yeats W.B. (Irlanda)

na ricca signora era ancora alzata a tarda notte per cardare e preparare la lana, mentre tutti i familiari e i servi dormivano. Improvvisamente ci fu un colpo alla porta e una voce disse: "Aprite! Aprite!".
"Chi è là", disse la padrona di casa.
"Sono la Strega da un Corno", fu la risposta. La signora, pensando che fosse un vicino venuto per chiedere aiuto, aprì la porta, ed entrò una donna con in mano un paio di pettini per cardare la lana e con un corno sulla fronte che pareva proprio nato là. Si sedette in silenzio vicino al fuoco e cominciò a cardare la lana con terribile fretta. Improvvisamente si interruppe e disse a gran voce:
"Dove sono le donne? Tardano troppo".
Allora si udì un colpo alla porta e una voce disse, come prima:
"Aprite! Aprite!".
La padrona di casa sentì che qualcosa la costringeva ad alzarsi e ad aprire, e immediatamente entrò una seconda strega, che aveva sulla fronte due corna e in mano un arcolaio per filare la lana.
"Fammi posto - disse - sono la Strega dalle due Corna", e cominciò a filare alla velocità di un fulmine.
I colpi alla porta si ripeterono, si udirono le stesse parole, le streghe entrarono, e alla fine dodici donne sedevano attorno al fuoco - la prima con un corno, mentre l'ultima ne aveva dodici.
E cardavano il filato, facevano girare i loro arcolai, avvolgevano le matasse e tessevano.
Cantavano tutte insieme antichi versi, ma non dissero una sola parola alla padrona di casa. Strane a udirsi e spaventose a vedersi erano queste dodici donne, con le loro corna e i loro arcolai; e la padrona si sentiva sul punto di morire, e si sforzò di alzarsi per andare a cercare aiuto, ma non poteva muoversi né pronunciare una parola o lanciare un grido, poiché era sotto l'effetto dell'incantesimo delle streghe.
Allora una di loro le si rivolse in Irlandese e disse:
"Alzati, donna, e preparaci un dolce".
La signora cercò quindi un recipiente con cui portare l'acqua dal pozzo per poter impastare la farina e preparare il dolce, ma non riuscì a trovarne neppure uno.
E le streghe le dissero: "Prendi un setaccio e usa quello per portare l'acqua".
La donna prese il setaccio e andò al pozzo; ma l'acqua ne usciva, e non riusciva a prenderne neanche un po' per il dolce, e allora sedette vicino al pozzo e pianse.
Le giunse allora una voce che diceva: "Prendi dell'argilla fresca e del muschio, impastali insieme, poi rivesti il setaccio in modo che tenga".
La donna fece così e il setaccio tenne l'acqua per il dolce; e la voce disse ancora:
"Ritorna fuori, e, quando arrivi sull'angolo nord della casa, grida forte per tre volte: La montagna delle donne Feniane e il cielo sopra di essa sono in fiamme".
Così fece.


Lempicka Tamara de’


Quando le streghe che erano all'interno udirono il grido, un urlo alto e terribile uscì dalle loro labbra, si precipitarono fuori tra grida e lamenti selvaggi, e fuggivano via verso Slievenamon [1], dove era la loro abituale dimora. Ma lo Spirito del Pozzo disse alla padrona di casa di entrare e prepararsi a difendere la casa dagli incantesimi delle streghe, nel caso fossero tornate.
In primo luogo, per spezzare i loro incantesimi, sparse fuori dalla porta, sulla soglia, l'acqua nella quale aveva lavato i piedi del suo bambino (l'acqua dei piedi); in secondo luogo prese il dolce che le streghe avevano fatto in sua assenza con farina mescolata al sangue tolto alla famiglia addormentata, la fece a pezzetti e ne mise un pezzetto in bocca a ciascuno dei dormienti, ed essi tornarono a star bene; poi prese la stoffa che aveva intessuto e la mise mezza dentro e mezza fuori di una cassapanca col lucchetto; infine chiuse la porta con una grossa trave fissata agli stipiti, in modo che non potessero entrare. Una volta fatte queste cose attese. Le streghe non tardarono molto a tornare; erano furibonde e invocavano vendetta.
"Apri, apri!- urlarono - apri, acqua dei piedi!"
"Non posso - disse l'acqua dei piedi - sono stata sparsa per terra e ora sto scorrendo verso il Lago."
"Aprite, aprite, legno e alberi e trave!", gridarono alla porta.
"Non posso - disse la porta - perché la trave è fissata agli stipiti e non posso muovermi."
"Apri, apri, dolce che abbiamo fatto e impastato col sangue!", gridarono ancora.
"Non posso - disse il dolce - perché sono stato rotto e fatto a pezzi e il mio sangue è nelle labbra dei bambini addormentati."
Allora le streghe svolazzarono per l'aria con grandi grida e tornarono in volo a Slievenamon, lanciando oscure maledizioni allo Spirito del Pozzo, che aveva voluto la loro rovina; ma la donna e la casa furono lasciate in pace e un mantello caduto a una delle streghe in volo fu conservato dalla padrona, appeso al muro, a ricordo dell'orribile lotta di quella notte; e quel mantello è rimasto in possesso della famiglia, di generazione in generazione, per altri cinquecento anni.

 [1] Sliàbh-na-mban - cioè montagne delle donne.

Dalla raccolta di fiabe e leggende popolari di William Butler Yeats:
"Fiabe Irlandesi".

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