'era una volta un soldatino che era appena tornato dalla guerra: si era comportato da valoroso in battaglia, e, tuttavia, non aveva perso né una gamba né un braccio.
Ma la guerra era finita, l'esercito era allo sbando, e il soldatino dovette prendere la via per il suo villaggio natìo. Ora, il nome del ragazzo era John, ma, per una ragione o per un'altra, gli amici lo chiamavano "
Reuccio": il perché nessuno lo sapeva, ma tant'è...
Poiché non aveva né padre né madre ad attenderlo, non aveva fretta, e se la prendeva comoda, zaino in spalla e spada al fianco. Una sera, all'improvviso, fu preso dal desiderio di fumare la pipa: cercò i fiammiferi, ma, con suo grande disappunto, si accorse di averli smarriti. Ad un tiro di pietra dal punto in cui aveva cercato inutilmente i fiammiferi, scorse una luce brillare tra gli alberi. Quando la raggiunse, si ritrovò davanti ad un vecchio castello le cui porte erano spalancate.
Il soldatino entrò nella corte del castello, e, sbirciando attraverso una finestra, scorse un gran fuoco che divampava in fondo ad una sala. Mise la pipa in tasca e bussò con discrezione, chiedendo educatamente:
"Potreste darmi un po' di fuoco?", ma non ottenne risposta. Dopo aver atteso per qualche istante, bussò di nuovo - più energicamente questa volta - ma l'esito fu il medesimo.
Alzò il chiavistello ed entrò: la sala era vuota. Si diresse immediatamente verso il caminetto, e, quando, afferrate le molle, si chinò per cercare un pezzetto di brace per la sua pipa... Clic! Qualcosa scattò proprio in mezzo alle fiamme, e comparve un enorme serpente, che si rizzò fino ad arrivare all'altezza del suo viso.
H.J. Ford
Ad una tale vista molti uomini sarebbero scappati via a gambe levate temendo per la propria vita, ma John, benché fosse un piccoletto, aveva il cuore di un autentico soldato. Si limitò ad indietreggiare e ad afferrare l'elsa della sua spada.
"Non sguainarla - disse il serpente - poiché tu sarai il mio liberatore"
"Chi sei?"
"Mi chiamo Ludovina e sono la figlia del Re dei Paesi Bassi. Liberami e io ti sposerò e ti renderò felice per tutta la vita!"
Beh, parecchi uomini non avrebbero gradito la prospettiva di essere resi felici da un enorme serpente con la testa di donna, ma
Reuccio non si lasciava confondere da simili paure. Inoltre, subiva il fascino degli occhi di Ludovina, che lo guardava come un serpente guarda un uccellino. Erano meravigliosi occhi verdi, non rotondi come quelli di un gatto, ma allungati, a forma di mandorla, e brillavano di una strana luce, e i fluttuanti capelli d'oro che li incorniciavano risplendevano ancor di più. Il volto aveva la bellezza di un angelo anche se il corpo era quello di un serpente.
"Che cosa devo fare?", chiese
Reuccio.
"Apri quella porta. Ti ritroverai in una galleria che termina in una sala simile a questa. Attraversala. Vedrai un armadio in cui c'è una tunica. Portamela".
Il soldatino si accinse impavidamente ad eseguire la missione che gli era stata affidata. Attraversò senza problemi la galleria, ma, una volta entrato nella sala, vide, alla luce delle stelle, otto mani che fluttuavano all'altezza del suo viso, minacciando di picchiarlo, però, per quanto scrutasse in giro, non riuscì a scorgere i corpi a cui appartenevano.
Il soldatino si slanciò in avanti a testa bassa in mezzo ad una vera tempesta di colpi a cui rispose a suon di pugni. Raggiunto l'armadio, lo aprì, prese la tunica e la portò nella prima sala.
"Eccola", ansimò, quasi senza fiato.
Clic! Ancòra una volta, le fiamme si divisero ed apparve Ludovina: adesso, era donna fino alla vita. Prese la tunica e la indossò. Era una splendida tunica di velluto arancione tempestata di perle, eppure le perle non erano candide come il suo collo.
"Non è finita qui - disse - Ritorna nella galleria, sali su per lo scalone a sinistra, e, nella seconda sala del primo piano, troverai un altro armadio: dentro c'è la mia gonna. Portamela".
Reuccio seguì le istruzioni, ma, entrando nella stanza, invece di otto mani, scorse otto braccia, e ogni braccio reggeva un enorme bastone. Immediatamente, sguainò la spada, e si fece largo con un vigore tale che se la cavò solo con qualche graffio. Prese la gonna, che era di seta, blu come i cieli di Spagna.
"Eccola", disse John quando il serpente fece la sua comparsa: adesso era donna fino alle ginocchia.
"Non voglio altro che le scarpe e le calze - disse - va' e prendile dall'armadio del secondo piano".
Il soldatino si avviò, ma s'imbatté in otto
goblins armati di bastoni e con gli occhi che saettavano fiamme. Questa volta, si bloccò sulla soglia.
"La spada non mi servirà a nulla - si disse - Questi miserabili la infrangerebbero come se fosse di vetro. Se non mi faccio venire un'idea, sono un uomo morto."
Lucia Campinoti
Lo sguardo gli cadde sulla porta, che era di robusta e massiccia quercia: la divelse dai cardini, la sollevò sul capo e si slanciò contro i
goblins schiacciandoli sotto di essa. Quindi, prese le scarpe e le calze dall'armadio e le portò a Ludovina, che, non appena le ebbe indossate, divenne donna dalla testa ai piedi.
Quando fu completamente vestita, con le calze di seta bianca e gli scarpini blu tempestati di carbonchi ai piedi, ella disse al suo liberatore: