sabato 27 giugno 2015

La Bella e la Bestia, Madame de Villeneuve (da Andrew Lang), Traduzione Mia. Seconda Parte.







Sembrava che il cavallo volasse piuttosto che galoppare, ma con tanta grazia che Bella non ne era affatto spaventata, anzi, si sarebbe goduta il viaggio se non avesse avuto il cuore stretto dal timore per quello che l'attendeva a destinazione.
Suo padre tentò ancòra di persuaderla a ritornare indietro, ma fu tutto inutile. Mentre parlavano, scese la notte, e, con loro grande stupore, meravigliose luci colorate presero a brillare in tutte le direzioni, e splendidi fuochi d'artificio fiammeggiarono davanti ai loro occhi: tutta la foresta ne fu illuminata, e sembrava che persino l'aria, gelida fino a qualche istante prima, ne fosse piacevolmente intiepidita.
E fu così fino al viale degli aranci, lungo il quale c'erano molte statue che reggevano torce fiammeggianti, e, non appena si avvicinarono al Castello, videro che era illuminato dal pianterreno al tetto, e le note lontane di una musica soave giungevano dalla corte interna.
"La Bestia dev'essere davvero affamata - commentò Bella, sforzandosi di ridere - se accoglie con tanto tripudio l'arrivo della sua preda".
Eppure, a dispetto della sua ansia, non poté evitare di ammirare tutte le cose meravigliose su cui posava lo sguardo.
Il cavallo si fermò ai piedi dell'imponente scalinata che conduceva alla terrazza: il mercante condusse la figlia nella saletta che ben conosceva, dove trovarono ad accoglierli un magnifico fuoco che ardeva nel caminetto, e una tavola imbandita con una cena squisita. Il mercante sapeva che la cena era stata apparecchiata per loro, e Bella, che si sentiva un po' meno spaventata dopo aver attraversato tante belle sale senza aver visto alcuna traccia della Bestia, ed era piuttosto affamata per la vertiginosa galoppata, cenò di buon animo.
Avevano appena deposto le posate che udirono il rimbombo dei passi della Bestia che si avvicinava. Terrorizzata, Bella si aggrappò al padre, e il suo terrore aumentò quando si accorse quanto fosse atterrito egli stesso. Tuttavia, quando la Bestia apparve in carne ed ossa, pur tremando a quella vista orribile, Bella compì un indicibile sforzo per nascondere il proprio sgomento, e la salutò rispettosamente.
E di ciò, palesemente, la Bestia si compiacque.
La Bestia, dopo averla guardata, disse, con una voce che avrebbe colmato di terrore il cuore più coraggioso, benché non sembrasse affatto in collera:
"Buonasera, vecchio. Buonasera, Bella".
Il mercante era troppo spaventato per rispondere, ma Bella disse dolcemente: "Buonasera, Bestia".
"Sei venuta di tua spontanea volontà? - chiese la Bestia - Sarai contenta di restare qui quando tuo padre se ne sarà andato?"
Bella rispose coraggiosamente che era pronta a restare.
"Me ne compiaccio - disse la Bestia - E, dal momento che sei venuta di tua spontanea volontà, puoi restare. Quanto a te, vecchio -  aggiunse, rivolgendosi al mercante - ripartirai domani, al levar del sole. Quando sentirai il suono del campanello, alzati senza indugio e fa' colazione. Troverai ad aspettarti il cavallo che ti riporterà a casa, ma ricorda: non rivedrai mai più il mio palazzo".
Quindi, rivolgendosi a Bella, disse:
"Conduci tuo padre nella sala accanto e aiutalo a scegliere tutto ciò che credi possa risultare gradito ai tuoi fratelli e alle tue sorelle. Troverai due bauli da viaggio: riempili a tuo piacimento. È giusto che tu mandi loro qualcosa di prezioso in tuo ricordo".
E se ne andò, dopo aver detto: "Buonasera, Bella. Addio, vecchio", e, benché Bella stesse iniziando a disperarsi per l'imminente partenza del padre, era anche spaventata all'idea di disubbidire agli ordini della Bestia, quindi, entrarono nella sala accanto, che aveva le pareti completamente ricoperte da mensole e scaffali.
Rimasero attoniti davanti alle inestimabili ricchezze ivi custodite: c'erano magnifici abiti degni di una regina, corredati di tutti gli ornamenti, e, quando Bella aprì gli armadi, fu abbacinata dai gioielli di cui ogni mensola traboccava.
Dopo averne scelto una gran quantità, che divise tra le sorelle, poiché aveva già preparato una pila di magnifici abiti per ciascuna di loro, aprì l'ultima cassa, scoprendo che era ricolma d'oro.
"Padre - disse - penso che l'oro vi sarà più utile, e credo che dovremmo svuotare i bauli di tutte quelle belle cose, e riempirli d'oro".
Così fecero, ma, più riempivano d'oro i bauli, più spazio sembrava esserci, finché decisero di aggiungerci anche i gioielli e i vestiti che avevano appena tolto, e Bella vi riversò anche tutti i gioielli che riuscì a portare in una volta sola, eppure ancòra i bauli non erano pieni, ma erano ormai così pesanti che neanche un elefante avrebbe potuto reggerne il peso!
"La Bestia si è beffata di noi! - esclamò il mercante - Ha finto di volerci regalare tutte queste cose, ben sapendo che non sarei mai stato in grado di trasportarle".
 "Aspettiamo e vedremo -  disse Bella - Non riesco a credere che intendesse ingannarci. Non possiamo far altro che chiudere i bauli e farli trovare pronti".
Così fecero, poi ritornarono nella saletta dove, con loro grande sorpresa, trovarono già la colazione imbandita. Il mercante mangiò di buon appetito, come se la generosità della Bestia lo avesse indotto a credere che avrebbe potuto arrischiarsi a ritornare presto per rivedere Bella. Ma lei era sicura che suo padre se ne sarebbe andato per sempre, e perciò divenne ancòra più triste quando udì il secondo, più imperioso, squillo del campanello, che li ammoniva che era giunto il momento di separarsi.
Scesero nella corte interna, dove due cavalli li stavano aspettando: uno, carico dei due bauli, e l'altro per il mercante. Scalpitavano, impazienti di andare, e il mercante fu costretto ad un frettoloso saluto, e, non appena montò in sella, i cavalli partirono ad una tale velocità che, in un istante, Bella non riuscì più a vederlo.
Infine, Bella si abbandonò al pianto, e vagò tristemente fino alla saletta. Ben presto, scoprì di essere molto assonnata, e, dal momento che non aveva niente di meglio da fare, si sdraiò, e cadde addormentata all'istante.
E sognò che stava camminando fra gli alberi e lungo un corso d'acqua, lamentando il suo triste destino, quando un giovane Principe, più bello di qualsiasi uomo avesse mai visto, le venne vicino, e, con una voce che le andò dritta al cuore, disse:
"Ah, Bella! Non sei così sfortunata come credi. Qui sarai ripagata per tutte le sofferenze che hai patito altrove. Ogni tuo desiderio verrà soddisfatto. Ti chiedo soltanto di trovarmi, non importa sotto quale forma io sia, poiché ti amo teneramente, e, nel rendere felice me, troverai la tua felicità. Che la tua lealtà sia pari alla tua bellezza e non ci resterà nient'altro da desiderare".
"Cosa posso fare, Principe, per rendervi felice?"
"Sii grata - rispose il Principe - e non fidarti troppo dei tuoi occhi. Ma, soprattutto, non abbandonarmi finché non mi avrai liberato dalla mia crudele sventura".
Dopo, le parve di trovarsi in una stanza con una bella e maestosa dama, che le disse:
"Cara Bella, cerca di non rimpiangere troppo ciò che hai lasciato, perché sei destinata ad una sorte migliore. Ma non lasciarti ingannare dalle apparenze".
Bella trovava quei sogni talmente interessanti che non avvertiva alcuna fretta di risvegliarsi, ma, infine, l'orologio la destò chiamando dolcemente il suo nome dodici volte. Si alzò e scoprì che la toilette era ben fornita di ogni cosa che avrebbe potuto desiderare, e, una volta che ebbe terminato di acconciarsi, trovò una cena imbandita nella stanza accanto.
Un pasto consumato da soli non dura mai molto a lungo, e, presto, si accomodò in un angolo del divano, e ripensò all'affascinante Principe che aveva incontrato nel suo sogno.
'Ha detto che potrei renderlo felice - ripeté, tra sé e sé, Bella - Dev'essere questa orribile Bestia a tenerlo prigioniero. Come posso liberarlo? Mi chiedo perché sia il Principe che la Dama mi abbiano esortato a non fidarmi delle apparenze. Non capisco. Ma, dopotutto, è stato solo un sogno: perché angosciarmi così? Sarà meglio che vada a cercare qualcosa che mi aiuti a passare il tempo'.
Allora, si alzò e iniziò ad esplorare alcune delle innumerevoli sale del palazzo.
La prima in cui entrò aveva le pareti ricoperte di specchi, e Bella si vide riflessa da ogni lato, e pensò che non aveva mai visto una stanza così originale.
Poi, un braccialetto appeso ad un candeliere attirò la sua attenzione: lo prese e si accorse che recava la miniatura del suo sconosciuto ammiratore, esattamente come lo aveva visto nel suo sogno. Felice, si infilò il braccialetto, e attraversò una galleria di ritratti, dove trovò anche quello, a grandezza naturale, dello stesso affascinante Principe, eseguito con tale maestria che, mentre lo osservava, pareva che egli le stesse sorridendo con gentilezza.
Si allontanò a fatica da quel ritratto per entrare in una sala dov'erano raccolti tutti gli strumenti musicali esistenti al mondo, e si divertì per molto tempo a provare a suonarli, uno dopo l'altro, e cantò finché si sentì stanca.
La sala successiva era una biblioteca che conteneva tutti i libri che aveva letto e tutti i libri che aveva sempre desiderato leggere, e tanti altri ancòra, cosicché pensò che una vita intera non le sarebbe bastata anche solo per leggere i titoli.
Scese il crepuscolo, e candele di cera infilate in candelabri di diamanti e rubini si accendevano in ogni sala. Bella osservò che la cena le fu servita proprio nel momento i cui ne avvertì il desiderio, ma non vide alcuno né udì alcun suono, e benché suo padre l'avesse avvertita che avrebbe consumato i suoi pasti da sola, incominciò ad annoiarsi. Ed ecco, udì sopraggiungere la Bestia, e si chiese tutta tremante se, stavolta, avesse intenzione di divorarla.






Tuttavia, poiché la Bestia non sembrava così feroce e si limitò a borbottare: "Buonasera, Bella", lei rispose allegramente, riuscendo a nascondere il suo terrore. Poi, la Bestia le chiese se si fosse svagata, e Bella gli descrisse le belle sale che aveva visitato.
Quindi, la Bestia le chiese se pensava di poter essere felice nel suo palazzo, e Bella rispose che tutto era così meraviglioso che solo una persona davvero incontentabile avrebbe potuto non esserlo. Dopo un'ora di conversazione, Bella incominciava a pensare che, in fin dei conti, la Bestia non era così terribile come le era parso in un primo momento. Prima di accomiatarsi, la Bestia disse con la sua voce cavernosa:
"Mi ami, Bella? Vuoi sposarmi?"
"Oh, cosa dovrei rispondere?", esclamò Bella, spaventata al pensiero di far infuriare la Bestia con un rifiuto.
"Di' solo 'sì' o 'no', senza timore", replicò lui.
"Oh no, Bestia!", disse in fretta Bella.
"Allora, dal momento che non mi vuoi, buona notte, Bella".
Ella rispose "Buonanotte, Bestia", molto sollevata di scoprire che il suo rifiuto non aveva fatto infuriare la Bestia.






Rimasta sola, Bella si coricò e si addormentò subito, sognando il Principe sconosciuto. Diceva:
"Oh, Bella, perché sei così scostante con me? Temo di essere condannato all'infelicità per molto tempo ancòra!"
Poi, i sogni si susseguirono ai sogni, ma l'affascinante Principe era sempre con lei. Il mattino dopo, il primo pensiero di Bella fu di andare a rimirare il ritratto nella galleria per accertarsi che assomigliasse davvero al Principe del suo sogno, ed era così.
Era una splendida giornata di sole, e Bella decise di trascorrerla in giardino, dove le fontane zampillavano e mormoravano. Fu assai sorpresa nel constatare che quei luoghi non le senbravano affatto estranei: ben presto, scoprì il torrente cinto da piante di mirto dove aveva incontrato il Principe del sogno la prima volta. Ciò la convinse che, in effetti, il Principe dovesse essere prigioniero della Bestia.






Quando si sentì stanca, tornò a palazzo, e scoprì una nuova sala piena di materiali per ogni sorta di lavoro: nastri per farne fiocchi e sete colorate per farne fiori. E poi c'era una voliera che ospitava una gran varietà di uccelli rari, talmente docili che, non appena Bella entrò, le volarono incontro per salutarla, e le si posarono sulle spalle e sulla testa.
"Belle creature - disse - come mi piacerebbe che la vostra gabbia fosse vicina alla mia camera, così da poter ascoltare il vostro canto!"
Nell'esprimere questo desiderio, aprì la porta, e, con grande sorpresa, scoprì che dava proprio nella sua camera, benché fosse convinta di trovarsi in tutt'altra parte del palazzo.
In una stanza più lontana c'erano altri uccelli, pappagalli e cocorite, che sapevano parlare, e salutarono Bella chiamandola per nome: li trovò talmente divertenti che ne prese un paio e se li portò in camera, dove chiacchierarono con lei durante la cena.
Dopo cena, la Bestia tornò a farle visita, e le ripetè la domanda della sera precedente, per poi congedarsi bofonchiando il solito "Buona notte, Bella", e, subito dopo, Bella andò a letto per sognare il suo Principe misterioso.




(Fine Seconda Parte)

Illustrazioni di Gabriel Pacheco.

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