Lontano lontano, in un Paese molto caldo, un tempo vivevano un uomo e una donna che avevano due figli: un maschio di nome
Koane e una femmina chiamata
Thakane.
Dall'alba al tramonto, i genitori lavoravano sodo nei campi, riposando all'ombra di un albero quando il sole era alto nel cielo.
La bambina restava sola in casa poiché il fratello si alzava prima dell'alba, quando l'aria era fresca e sottile, e conduceva le greggi là dove l'erba era più tenera.
Un giorno, Koane si svegliò più tardi del solito. I genitori si erano già recati nei campi, e Thakane preparava il pane per la cena.
"Thakane! - gridò - ho sete! Prendimi da bere dall'
albero Koumongoe, che ha il latte più buono del mondo!"
"Oh, Koane! - gridò di rimando la sorella - Lo sai che è proibito toccare quell'albero!"
"Sciocchezze! - rispose Koane - Ha tanto latte che non se ne accorgerà nemmeno. Se non me lo porterai, non condurrò le greggi al pascolo: resteranno tutto il giorno chiuse nella capanna e moriranno di fame."
E le voltò le spalle con rabbia, e andò a sedersi in un angolo.
Dopo un po', Thakane disse:
"Fa sempre più caldo, non dovresti condurre fuori le greggi?"
Ma Koane le rispose, imbronciato:
"Ti ho detto che non le condurrò al pascolo oggi. Se io dovrò fare a meno del latte, loro dovranno fare a meno dell'erba".
Thakane non sapeva cosa fare. Aveva paura di disobbedire ai genitori, che, con ogni probabilità, l'avrebbero picchiata. Tuttavia, non vi era dubbio che, se le bestie fossero rimaste chiuse nella capanna, avrebbero sofferto molto, e lei, forse, sarebbe stata picchiata ugualmente. Così, alla fine, prese un'ascia ed una piccola ciotola di terracotta e aprì un forellino nel fianco dell'albero da cui uscì latte a sufficienza per riempire la scodella.
"Ecco il latte che volevi", disse a Koane, che se ne stava tutto imbronciato nell'angolo.
"E questo cos'è? - brontolò - Non basta ad annegare una mosca. Va' e portamene tre volte tanto!"
Tremante di paura, Thakane tornò all'albero e gli inferse un colpo deciso con l'ascia. In un attimo, ne sgorgò tanto latte da riempire la capanna come un fiume in piena.
"Koane! Koane! - gridò Thanake - Vieni ad aiutarmi a tappare il taglio nell'albero o non resterà più latte per i nostri genitori!"
Ma gli sforzi di Koane non ebbero più successo di quelli di Thanake, e, ben presto, il latte straripò dalla capanna e dilagò giù per la collina, fino ai campi in cui lavoravano i genitori.
L'uomo vide l'onda bianca e capì cos'era successo.
"Moglie! Moglie! - disse a gran voce a sua moglie, che lavorava poco lontano - Vedi il Koumongoe precipitare giù per la collina? Questo è un tiro dei ragazzi, ne sono certo. Devo scoprire che hanno combinato". E l'uomo e la donna lasciarono cadere le zappe e corsero verso il Koumongoe. Inginocchiati sull'erba, unirono le mani a mo' di coppa, raccolsero un po' di latte e lo bevvero. E il Koumongoe si ritirò su per la collina e rientrò nella capanna.
"Thakane - dissero severamente i genitori, quando raggiunsero la capanna, ansimanti per la canicola - che fai? Perché il Koumongoe è sceso giù per la collina, fino ai campi, invece di restare nell'orto?"
"E' stata colpa di Koane - rispose la ragazza - Si è rifiutato di condurre le greggi al pascolo finché non avesse bevuto il latte di Koumongoe, così, non sapendo cos'altro fare, gliel'ho portato".
Il padre ascoltò le parole di Thakane, ma non le rispose. Invece, portò nella capanna due pelli di pecora, le macchiò di rosso e mandò a chiamare il fabbro perché forgiasse degli anelli di ferro. Quindi, il collo, le braccia e le gambe di Thakane vennero passati attraverso gli anelli di ferro, e le misero indosso le due pelli di pecora: una davanti e una dietro. Quando tutto fu pronto, il padre mandò a chiamare i servi e disse:
"Voglio sbarazzarmi di Thakane."
"Sbarazzarti della tua unica figlia? - risposero quelli, sorpresi - Ma perché?"
"Perché ha mangiato ciò che non avrebbe dovuto mangiare. Perché ha toccato l'albero sacro, che appartiene a sua madre e a me solamente".
E, voltate loro le spalle, ordinò a Thakane di seguirlo, e s'incamminarono giù per la via che conduceva alla dimora di un Orco.
Mentre passavano lungo i campi in cui maturava il mais, un coniglio spuntò improvvisamente ai loro piedi, si rizzò sulle zampe posteriori, e cantò:
"Perché dai all'Orco
tua figlia, così buona, così bella?"
"E' meglio che tu lo chieda a lei - rispose l'uomo - E' grande abbastanza per risponderti".
E, a sua volta, Thakane cantò:
"Ho dato Koumongoe a Koane, ho dato Koumongoe al custode delle greggi,
Perché, senza Koumongoe, sarebbero morte di inedia nella capanna;
Ecco perché ho dato a Koane il latte di mio padre!"
Appena ebbe udito il suo canto, il coniglio gridò:
"Miserabile uomo! E' te che l'Orco dovrebbe divorare, non la tua bellissima figlia!".
Ma il padre non prestò alcuna attenzione alle sue parole, e affrettò il passo, ammonendo la figlia di tenersi vicina a lui.
Ford H.J.
Cammina cammina, incontrarono un gruppo di quei grandi cervi chiamati
elands, che, vedendo Thakane, si fermarono e cantarono: