venerdì 5 febbraio 2016

Il Latte Sacro di Koumongoe (Africa Sub-Equatoriale) Traduzione Mia

Lontano lontano, in un Paese molto caldo, un tempo vivevano un uomo e una donna che avevano due figli: un maschio di nome Koane e una femmina chiamata Thakane.
Dall'alba al tramonto, i genitori lavoravano sodo nei campi, riposando all'ombra di un albero quando il sole era alto nel cielo.
La bambina restava sola in casa poiché il fratello si alzava prima dell'alba, quando l'aria era fresca e sottile, e conduceva le greggi là dove l'erba era più tenera.
Un giorno, Koane si svegliò più tardi del solito. I genitori si erano già recati nei campi, e Thakane preparava il pane per la cena.
"Thakane! - gridò - ho sete! Prendimi da bere dall'albero Koumongoe, che ha il latte più buono del mondo!"
"Oh, Koane! - gridò di rimando la sorella - Lo sai che è proibito toccare quell'albero!"
"Sciocchezze! - rispose Koane - Ha tanto latte che non se ne accorgerà nemmeno. Se non me lo porterai, non condurrò le greggi al pascolo: resteranno tutto il giorno chiuse nella capanna e moriranno di fame."
E le voltò le spalle con rabbia, e andò a sedersi in un angolo.
Dopo un po', Thakane disse:
"Fa sempre più caldo, non dovresti condurre fuori le greggi?"
Ma Koane le rispose, imbronciato:
"Ti ho detto che non le condurrò al pascolo oggi. Se io dovrò fare a meno del latte, loro dovranno fare a meno dell'erba".
Thakane non sapeva cosa fare. Aveva paura di disobbedire ai genitori, che, con ogni probabilità, l'avrebbero picchiata. Tuttavia, non vi era dubbio che, se le bestie fossero rimaste chiuse nella capanna, avrebbero sofferto molto, e lei, forse, sarebbe stata picchiata ugualmente. Così, alla fine, prese un'ascia ed una piccola ciotola di terracotta e aprì un forellino nel fianco dell'albero da cui uscì latte a sufficienza per riempire la scodella.
"Ecco il latte che volevi", disse a Koane, che se ne stava tutto imbronciato nell'angolo.
"E questo cos'è? - brontolò - Non basta ad annegare una mosca. Va' e portamene tre volte tanto!"
Tremante di paura, Thakane tornò all'albero e gli inferse un colpo deciso con l'ascia. In un attimo, ne sgorgò tanto latte da riempire la capanna come un fiume in piena.
"Koane! Koane! - gridò Thanake - Vieni ad aiutarmi a tappare il taglio nell'albero o non resterà più latte per i nostri genitori!"
Ma gli sforzi di Koane non ebbero più successo di quelli di Thanake, e, ben presto, il latte straripò dalla capanna e dilagò giù per la collina, fino ai campi in cui lavoravano i genitori.
L'uomo vide l'onda bianca e capì cos'era successo.
"Moglie! Moglie! - disse a gran voce a sua moglie, che lavorava poco lontano - Vedi il Koumongoe precipitare giù per la collina? Questo è un tiro dei ragazzi, ne sono certo. Devo scoprire che hanno combinato". E l'uomo e la donna lasciarono cadere le zappe e corsero verso il Koumongoe. Inginocchiati sull'erba, unirono le mani a mo' di coppa, raccolsero un po' di latte e lo bevvero. E il Koumongoe si ritirò su per la collina e rientrò nella capanna.
"Thakane - dissero severamente i genitori, quando raggiunsero la capanna, ansimanti per la canicola - che fai? Perché il Koumongoe è sceso giù per la collina, fino ai campi, invece di restare nell'orto?"
"E' stata colpa di Koane - rispose la ragazza - Si è rifiutato di condurre le greggi al pascolo finché non avesse bevuto il latte di Koumongoe, così, non sapendo cos'altro fare, gliel'ho portato".
Il padre ascoltò le parole di Thakane, ma non le rispose. Invece, portò nella capanna due pelli di pecora, le macchiò di rosso e mandò a chiamare il fabbro perché forgiasse degli anelli di ferro. Quindi, il collo, le braccia e le gambe di Thakane vennero passati attraverso gli anelli di ferro, e le misero indosso le due pelli di pecora: una davanti e una dietro. Quando tutto fu pronto, il padre mandò a chiamare i servi e disse:
"Voglio sbarazzarmi di Thakane."
"Sbarazzarti della tua unica figlia? - risposero quelli, sorpresi - Ma perché?"
"Perché ha mangiato ciò che non avrebbe dovuto mangiare. Perché ha toccato l'albero sacro, che appartiene a sua madre e a me solamente".
E, voltate loro le spalle, ordinò a Thakane di seguirlo, e s'incamminarono giù per la via che conduceva alla dimora di un Orco.
Mentre passavano lungo i campi in cui maturava il mais, un coniglio spuntò improvvisamente ai loro piedi, si rizzò sulle zampe posteriori, e cantò:

"Perché dai all'Orco
tua figlia, così buona, così bella?"

"E' meglio che tu lo chieda a lei - rispose l'uomo - E' grande abbastanza per risponderti".
E, a sua volta, Thakane cantò:

"Ho dato Koumongoe a Koane, ho dato Koumongoe al custode delle greggi,
Perché, senza Koumongoe, sarebbero morte di inedia nella capanna;
Ecco perché ho dato a Koane il latte di mio padre!"

Appena ebbe udito il suo canto, il coniglio gridò:

"Miserabile uomo! E' te che l'Orco dovrebbe divorare, non la tua bellissima figlia!".

Ma il padre non prestò alcuna attenzione alle sue parole, e affrettò il passo, ammonendo la figlia di tenersi vicina a lui.



Ford H.J.


Cammina cammina, incontrarono un gruppo di quei grandi cervi chiamati elands, che, vedendo Thakane, si fermarono e cantarono:




"Perché dai all'Orco tua figlia, 
così buona, così bella?"

"E' meglio che lo chiediate a lei - rispose l'uomo - E' grande abbastanza per rispondervi".
E, a sua volta, Thakane cantò:

"Ho dato Koumongoe a Koane, ho dato Koumongoe al custode delle greggi,
Perché, senza Koumongoe, sarebbero morte di inedia nella capanna;
Ecco perché ho dato a Koane il latte di mio padre!"

Appena ebbero udito il suo canto, i cervi gridarono:

"Miserabile uomo! E' te che l'Orco dovrebbe divorare, non la tua bellissima figlia!".

Intanto, si era fatto buio e il padre disse che, per quella notte, non sarebbero andati oltre, e che avrebbero dormito là dove si trovavano.
Thakane gli fu grata perché era molto stanca, e le due pelli di pecora che l'avevano costretta ad indossare erano pesanti. Così, nonostante la paura dell'Orco, si addormentò profondamente, e dormì fino all'alba, quando il padre la svegliò e le disse con rudezza che era pronto per riprendere il cammino.
Attraversando la pianura, la ragazza e suo padre incontrarono un branco di gazzelle che brucavano: esse alzarono il capo, meravigliandosi che qualcuno fosse in giro così presto, e, scorgendo Thakane, cantarono:

"Perché dai all'Orco tua figlia, 
così buona, così bella?"

"E' meglio che lo chiediate a lei - rispose l'uomo - E' grande abbastanza per rispondervi".
E, a sua volta, Thakane cantò:

"Ho dato Koumongoe a Koane, ho dato Koumongoe al custode delle greggi,
Perché, senza Koumongoe, sarebbero morte di inedia nella capanna;
Ecco perché ho dato a Koane il latte di mio padre!"

Appena ebbero udito il suo canto, le gazzelle gridarono:

"Miserabile uomo! E' te che l'Orco dovrebbe divorare, non la tua bellissima figlia!".

Infine, arrivarono al villaggio in cui viveva l'Orco, e si diressero verso la sua capanna. Dell'Orco non v'era traccia: al suo posto, c'era il figlio Masilo, che non era affatto un orco, ma un bel giovane dai modi garbati. Ordinò ai servi di portare una pila di pelli per Thakane, mentre il padre dovette sedersi per terra. Poi, scorgendo finalmente il volto della ragazza, che teneva il capo chino, pose al padre la stessa domanda che gli avevano rivolto il coniglio, i cervi e le gazzelle, e ricevette la solita risposta da Thakane. Immediatamente, egli ordinò che la ragazza fosse condotta nella capanna della madre e affidata alle sue cure, e che l'uomo fosse consegnato al padre. Non appena l'Orco lo vide, comandò al servo che fosse gettato nel gran pentolone che bolliva notte e giorno sul fuoco, e, in pochi minuti, era cotto a puntino.
Ora, Masilo si era innamorato di Thakane nello stesso istante in cui l'aveva vista. In un primo tempo, egli non sapeva che fare di questo strano sentimento, poiché aveva odiato le donne da quando era nato, ed aveva rifiutato numerose spose che i genitori avevano scelto per lui. E ora, ansiosi com'erano di vederlo ammogliato, essi accettarono di buon grado Thakane come nuora, anche senza un briciolo di dote.
Dopo un po', Thakane diede alla luce un bambino, e, guardandolo, Thakane pensò che fosse la creatura più bella che avesse mai visto. Ma, quando la suocera scoprì che si trattava di una femmina, si torse le mani e scoppiò in lacrime, gridando:
"O madre infelice! O infelice creatura! Perché non sei nata maschio?"
Grandemente sorpresa, Thakane chiese alla suocera il perché di quella disperazione, e la vecchia le rispose che era usanza del villaggio che tutte le bambine venissero date in pasto all'Orco.
Allora, Thakane strinse forte la neonata tra le braccia e gridò:
"Ma questa non è l'usanza del mio villaggio! Da noi, quando un bambino muore, viene seppellito nella terra. Non permetterò mai che mi strappino mia figlia!"
Quella notte, quando tutti gli abitanti della capanna si addormentarono, Thakane si alzò, e, portando la bambina dietro la schiena, si recò là dove il fiume si allargava formando un grande lago e alti salici ne coronavano le rive. Qui, nascosta agli occhi di tutti, sedette su una pietra e si mise a pensare al modo in cui salvare la figlia.
All'improvviso, udì un fruscio fra i salici, e una vecchia donna le comparve davanti. 
"Perché piangi, cara?", le chiese.
E Thakane rispose:
"Piangevo per la mia creatura: non potrò nasconderla per sempre, e, se l'Orco la vede, la mangerà. E io, piuttosto, preferirei che morisse annegata".
"Ciò che dici è la verità - rispose la vecchia - Dammi la tua creatura, e lascia che me ne prenda cura, e, se vuoi, fissa un giorno in cui incontrarla, e io te la porterò".
Allora, Thakane si asciugò gli occhi e accettò di buon grado la proposta della vecchia. Una volta tornata a casa, disse al marito di aver annegato la neonata, e lui, che l'aveva vista incamminarsi in direzione del lago, non dubitò delle sue parole.
Il giorno stabilito, Thakane scivolò fuori mentre tutti erano indaffarati e corse giù per il sentiero che conduceva al lago.  Una volta lì, si accucciò tra i salici e prese a cantare con voce sottile:

"Portami Dilah,
Dilah la reietta,
Dilah che il padre Masilo ha scacciato!"

E, all'istante, apparve la vecchia donna, reggendo la bambina tra le braccia.



Omar Rayyan



Dilah era diventata così grande e forte che il cuore di Thakane fu colmo di gioia e di gratitudine, e si trattenne a giocare con la figlia finché non divenne troppo rischioso: capì che doveva tornare al villaggio prima che qualcuno si accorgesse della sua assenza, e restituì la bambina alla vecchia donna, che scomparve con lei sotto le acque del lago.
Quando i bambini vivono sott'acqua, crescono molto velocemente, e, in men che non si dica, Dilah si trasformò da bambina in donna.
Thakane andava a trovarla ogni volta che poteva, e, un giorno, mentre madre e figlia chiacchieravano insieme sedute in riva a lago, un uomo che si era recato laggiù per tagliare rami di salici da intrecciare per farne ceste, le vide.
Egli fu così sorpreso nell'accorgersi di quanto il viso della ragazza ricordasse quello di Masilo che lasciò perdere ogni altra cosa e tornò al villaggio.
"Masilo - disse, entrando nella capanna - ho appena visto tua moglie vicino al lago. Era con una ragazza che deve essere senz'altro tua figlia poiché è identica a te. Thakane ci ha ingannato, dal momento che pensavamo tutti che la ragazza fosse morta!"
Nell'udire queste parole, Masilo cercò di mostrarsi sconvolto perché sua moglie aveva infranto la legge del villaggio, ma, in cuor suo, era molto contento.
"E adesso che facciamo?", chiese.
"Assicurati di persona che ti sto dicendo la verità: la prima volta che Thakane ti dirà che si reca a fare il bagno nel fiume, nasconditi fra i cespugli e aspetta finché non comparirà la ragazza".
Trascorse qualche giorno, e Thakane se ne stava tranquillamente a casa, tanto che Masilo incominciò a pensare che quell'uomo si fosse sbagliato. Poi, un giorno, ella disse al marito:
"Vado a fare il bagno nel fiume".
"Va' pure", rispose lui, ma si precipitò giù per un sentiero diverso da quello che Thakane usava percorrere, arrivò prima della moglie e si nascose fra i cespugli.
Dopo un po', Thakane giunse in riva al lago, e, stando in piedi, incominciò a cantare:

"Portami Dilah,
Dilah la reietta,
Dilah che il padre Masilo ha scacciato!"

E allora la vecchia donna uscì dalle acque del lago tenendo per mano la ragazza, che si era fatta alta e snella.
E, appena Masilo la vide, capì che era davvero sua figlia e pianse di gioia perché non giaceva morta in fondo al lago. Tuttavia la vecchia donna sembrava inquieta e disse:
"Thakane, sento che qualcuno ci osserva. Oggi, non ti lascerò la ragazza, ma la riporterò subito indietro", e si immerse con Dilah.
Quando furono scomparse, Thakane se ne tornò al villaggio, dove Masilo aveva fatto in modo di arrivare prima di lei.
Per il resto della giornata, Masilo se ne stette in un angolo a piangere amare lacrime, e sua madre gli chiese:
"Perché piangi così, figlio mio?"
"Uno dei miei mal di testa - rispose lui - fa davvero male!"
E la madre se ne andò lasciandolo solo.
Quella sera, egli disse alla moglie:
"Ho visto mia figlia là dove tu mi dicesti di averla affogata. Invece, vive sul fondo del lago ed è diventata una giovane donna!"
"Non so di che parli - rispose Thakane - Ho sepolto la mia bambina sotto la sabbia della riva".
Masilo la implorò di ridargli sua figlia, ma lei rispondeva soltanto:
"Se te la riportassi, tu obbediresti alle leggi del tuo villaggio e la consegneresti a tuo padre, l'Orco, che la divorerebbe".
Masilo le promise che non avrebbe permesso che suo padre la vedesse e disse che, adesso che era diventata una donna, nessuno avrebbe cercato di farle del male. Così, il cuore di Thakane si sciolse, e corse giù al lago per consigliarsi con la vecchia donna.
"Che cosa devo fare? - le chiese, dopo che la vecchia era comparsa sentendola battere le mani -  Ieri, Masilo ha visto sua figlia, e, da allora, non fa che supplicarmi di restituirgliela".
"Se la lascio andare, Masilo dovrà darmi in cambio mille capi di bestiame", disse la vecchia, e Thakane riportò la sua risposta al marito.
"Sarei felice di dargliene anche duemila - rispose lui - poiché ha salvato mia figlia!"
Immediatamente, inviò messaggeri nei villaggi più vicini e chiamò a raccolta la sua gente ordinando che gli venisse consegnato tutto il bestiame. Quando furono tutti riuniti, scelse mille tra i migliori tori e le mucche più belle e li spinse giù al lago, seguito dagli abitanti del villaggio che si domandavano cosa stesse succedendo.
Poi, Thakane, in piedi davanti al bestiame, cantò:

"Portami Dilah,
Dilah la reietta,
Dilah che il padre Masilo ha scacciato!"

E Dilah uscì dalle acque tendendo le braccia a Thakane e a Masilo, e il bestiame si tuffò al suo posto, e la vecchia donna lo condusse nella città affollata di uomini e donne che sorge sul fondo del lago.






"The Sacred Milk of Koumongoe"
Da: The Brown Fairy Book, Andrew Lang.
Traduzione: Mab's Copyright

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