venerdì 31 marzo 2017

Il Funerale di Flory Cantillon, Thomas Crofton Croker

Yeats colloca questo racconto nella sezione Sirene:

"La Sirena o, se si vuole usare il nome irlandese, la Moruadh o Murrúghach, da muir, mare, e oigh, ragazza, non è infrequente, dicono, sulle coste più selvagge. Ai pescatori piace poco vederla, perché vuol sempre dire burrasche imminenti. Le Sirene maschio (se si può usare questa espressione; io non ho mai sentito il maschile di Sirena) hanno denti verdi, capelli verdi, occhi porcini e naso rosso; le loro donne invece sono belle, pur con tutta la loro coda di pesce e le dita palmate come le zampe delle anatre. A volte preferiscono i pescatori di bell'aspetto ai loro innamorati marini, e non si può biasimarle troppo. Si dice che vicino a Bantry, il secolo scorso, vivesse una donna tutta coperta di squame come un pesce, nata da un'unione di questo tipo. Alle volte escono dal mare e se ne vanno in giro per la spiaggia sotto forma di piccole mucche senza corna. Nelle loro vere sembianze portano un cappello rosso chiamato cohullen druith, in genere coperto di piume. Se questo viene loro rubato, non possono più immergersi sott'acqua. In ogni paese il rosso è il colore della magia, ed è sempre stato così, dai tempi più remoti. I cappelli delle fate e dei maghi sono quasi sempre rossi."



Non me lo spiego. La presenza dei ruderi dell'antica cappella sui fondali vicino alla costa riporterebbe al tema delle Inondazioni, e l'accenno al matrimonio "misto" in una rispettata e antica famiglia locale riporta alle leggende melusiniane, e alla voglia di acquisire antenati mitici. Le presenze che si occupano del funerale sono apertamente spettrali... ma è inutile cercare di decodificare certe vecchie leggende. La mannaia del Cristianesimo ha reso ogni tentativo interpretativo altrettanto artificioso dello stravolgimento piamente operato.




V. Francés




'antico cimitero della famiglia Cantillon si trovava su un'isola nella baia di Ballyheigh. Quest'isola era collocata non lontano dalla costa, e in un tempo remoto era stata sommersa durante una delle invasioni che l'Atlantico aveva compiuto in quella parte della costa del Kerry. I pescatori sostengono di aver visto spesso nell'acqua sotto di loro, mentre navigavano sul mare verde e limpido in un pomeriggio di sole, le mura diroccate di una vecchia cappella. Comunque stiano le cose, è noto che i Cantillon, come la maggior parte delle altre famiglie irlandesi, erano molto attaccati al loro antico cimitero; e questo attaccamento aveva portato all'abitudine, quando moriva uno della famiglia, di portare il cadavere sulla riva del mare, dove la bara veniva lasciata sulla spiaggia in balia della marea. La mattina dopo era scomparsa, trasportata via, come per tradizione si credeva, dagli antenati del defunto nella loro tomba di famiglia.
Connor Crowe, un tizio della contea Clare, era imparentato con i Cantillon tramite matrimonio. "Connor Mac in Cruagh, delle sette province di Breitragh", come veniva chiamato di solito, e di quel nome era molto orgoglioso. Connor, è il caso di dirlo, si beveva prima di colazione un quartino d'acqua salata, per le sue doti medicinali; e per la stessa ragione, credo, beveva una quantità doppia di whiskey liscio tra la colazione e l'ora di dormire, e ne risentiva meno di qualsiasi altro abitante di Moy-ferta, e se aggiungessi anche quelli di Clanderalaw e Ibrickan non credo sbaglierei.
Alla morte di Florence Cantillon, Connor Crowe era ben deciso a soddisfare la sua curiosità in merito a quella storia della vecchia chiesa sotto l'acqua del mare: così, quando gli giunse notizia della morte del vecchio, si precipitò a Ardfert, dove Flory era stato composto in grande stile; era proprio una bella salma.
Ai suoi tempi Flory era stato il ragazzo più allegro e pieno di vita che fosse mai stato tirato su, e la sua veglia fu degna di lui sotto tutti i punti di vista. Ci furono divertimenti e svaghi d'ogni tipo, e non meno di tre ragazze vi trovarono marito (che la fortuna le assista!). Tutto andò come doveva; tutta la gente di quella parte del paese, da Dingle a Talbert, era al funerale. La lamentazione funebre venne cantata a lungo e mostrando grande pena; e, secondo l'uso di famiglia, la bara fu portata alla baia di Ballyheigh, dove venne deposta sulla riva, con una preghiera per il riposo del defunto.
Le persone che avevano seguito il funerale si allontanarono, un gruppo dopo l'altro, finché Connor Crowe fu lasciato solo. Allora tirò fuori la sua bottiglia di whiskey, che serviva a dargli un po' di conforto, come diceva lui; e di conforto aveva certo bisogno, essendo in lutto. Poi sedette su una grossa pietra, che era protetta da una roccia sporgente e parzialmente nascosta alla vista, per attendere pazientemente la comparsa degli spettrali impresari funebri.
Scese la sera, calma e bella. Fischiettò una vecchia aria che aveva sentito da bambino, sperando di tenere lontani dai suoi pensieri le sciocche paure; ma lo strano ritornello di quella melodia richiamò mille ricordi che non fecero che far apparire più malinconico il crepuscolo.
"Se mi trovassi vicino alla fosca torre di Dunmore, nel mio dolce paese - disse Connor Crowe con un sospiro - si potrebbe ben credere che fossero i prigionieri giustiziati lì molto tempo fa nei sotterranei del castello a portar via la bara per invidia, perché nessuno di loro ha mai avuto una sepoltura decente, e tantomeno una bara. Assai spesso infatti ho udito lamenti e grandi gemiti salire dalle cantine del castello di Dunmore; ma - continuò, dopo aver premuto con amore le labbra sulla bocca della bottiglia di whiskey, sua compagna e silenziosa consolatrice - ho sempre saputo benissimo che si trattava solo del lugubre risuonare delle onde che si muovono tra le scogliere e le cavità delle rocce e che s'increspano spumeggiando. Oh, castello di Dunmore, è la tua torre che in un giorno tetro, con le fosche colline dietro di te, assume un aspetto torvo; e quando un uomo ha pensieri cupi nel cuore e ti vede sorgere come un fantasma dal fumo delle alghe bruciate sulla spiaggia, beh allora, che Dio ci aiuti, hai un aspetto tanto terrificante quanto il lago dell'Uomo blu a mezzanotte. In ogni caso - continuò Connor dopo una pausa - non è questa una notte benedetta, anche se la luna è davvero molto pallida? Che San Senan ci protegga da ogni male!"
Era, in verità, una bella notte di luna; non si vedeva nulla intorno alle rocce scure e alla spiaggia di ciottoli bianchi su cui il mare s'infrangeva con un sussurro roco e malinconico. Connor, nonostante le frequenti bevute, si sentiva alquanto strano, e quasi cominciava a pentirsi della sua curiosità. La nera cassa da morto poggiata sulla spiaggia bianca era certamente una visione solenne; e la sua immaginazione poco a poco trasformò il profondo gemito del vecchio oceano in un luttuoso lamento per il defunto e lo portò a vedere nei cupi recessi degli scogli forme bizzarre e irreali.
Più la notte avanzava, più Connor si sentiva stanco di stare in osservazione. Si sorprese più di una volta nell'atto di cedere al sonno, e allora, scuotendo la testa, guardava in direzione della nera bara. Ma l'angusto ricettacolo della morte restava immobile davanti a lui.
Fu molto dopo la mezzanotte, mentre la luna si tuffava nel mare, che udì il suono di molte voci, che poco a poco divenne sempre più forte, sopravanzando il lento e monotono rullio del mare. Si mise in ascolto e subito fu in grado di distinguere un canto funebre di squisita dolcezza; le note si levavano e ricadevano con l'ondeggiare dei flutti, il cui profondo sussurrio si mescolava con la musica e le faceva da accompagnamento!
Il canto funebre divenne sempre più forte e sembrò avvicinarsi alla spiaggia, poi si spense in un gemito basso e dolente. Appena fu terminato vide molte strane figure, che nella tenue luce apparivano misteriose, emergere dal mare e circondare la bara, preparandosi a spingerla in acqua.
"Ecco cosa succede a sposarsi con le creature della terra", disse una delle figure, con una voce chiara ma dal timbro cavernoso.
"Eh già! - rispose un'altra, con voce ancora più inquietante - Il nostro re non avrebbe mai ordinato alle sue onde corrosive dai bianchi denti di divorare le radici rocciose del cimitero dell'isola, se sua figlia, Durfulla, non fosse stata sepolta là dal suo marito mortale!"
"Ma tempo verrà - disse un terzo chinandosi sopra la bara -

Quando occhio mortale - il nostro lavoro spierà, 
e orecchio mortale - il nostro lamento sentirà". 

"Allora - disse un quarto - il nostro compito, quello di seppellire i Cantillon, sarà finito per sempre."
Mentre veniva pronunciata questa frase la bara fu portata via dalla spiaggia da un'onda che si ritirava, e la comitiva di esseri marini si apprestò a seguirla; ma proprio in quel momento uno di loro vide per caso Connor Crowe, che era immobile dallo stupore e dalla paura come la pietra su cui era seduto.
"Il tempo è arrivato - esclamò l'essere che non era di questa terra - Il tempo è arrivato; un occhio umano si poggia sulle creature dell'oceano, un orecchio umano ha udito le loro voci. Addio ai Cantillon; i figli del mare non sono più condannati a seppellire la polvere della terra!"
Uno dopo l'altro si volsero lentamente e osservarono Connor Crowe, che rimaneva immobile, come fosse stregato da un incantesimo. Di nuovo si levò il loro canto funebre e all'onda successiva essi seguirono la bara. Il suono dei lamenti si affievolì e infine non s'udì altro che il fruscio delle onde. La bara e la processione degli esseri del mare si inabissarono sopra il vecchio camposanto, e dopo il funerale di Flory Cantillon nessun altro membro della famiglia è stato più portato alla spiaggia di Ballyheigh per essere inviato al suo legittimo luogo di sepoltura sotto le onde dell'Atlantico.

Thomas Crofton Croker,
dalla raccolta "Fairy and Folk Tales of Ireland" di W.B. Yeats

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