venerdì 24 marzo 2017

The Dark, o Pitch Pine, Figlia del Re di Norvegia

Quando, nel nostro Paese e nelle isole, arrivarono i Norvegesi per rivendicarne il possesso, e le loro incursioni divennero sempre più frequenti, con i crudeli saccheggi e i massacri a cui si abbandonavano ovunque sbarcassero, si guadagnarono la fama di essere una razza audace, coraggiosa, tenace, brutale, e senza scrupoli, e, più di ogni altra cosa, dedita alla stregoneria, agli incantesimi e alle fatture, e ad ogni sorta di empie conoscenze.


Abbey Edwin Austin



In particolare, la figlia maggiore del Re di Norvegia divenne tristemente famosa in quanto esperta di Magia Nera. Non vi era incidente o disgrazia che colpisse una persona cara, o una qualche rovina che abbattesse i nemici, o una buona sorte che riguardasse sia amici che nemici di cui non fosse ritenuta, in un modo o nell'altro, responsabile.



Era famosa, in patria e all'estero, per la sua abilità in tutto ciò che riguardava l'allevamento del bestiame in generale, e delle mucche da latte in particolare, e si riteneva che, nel Regno paterno, fosse esperta di tutte le arti attinenti alla produzione del latte e dei formaggi.
Non esisteva stregoneria o malocchio che colpisse qualsiasi essere vivente chiuso in un recinto ch'ella non fosse in grado di esorcizzare, né ferita che non potesse guarire, o vertigini e convulsioni che non fosse capace di curare.
Si diceva che il muggito delle mucche, il misterioso pianto dei vitelli e il selvaggio nitrito dei puledri fossero per lei la musica più dolce e soave, e che avrebbe risposto al richiamo del bestiame anche se si fosse smarrita fra le nebbie delle foreste del Nord e il richiamo l'avesse raggiunta dal più remoto angolo dell'universo. Conosceva le proprietà di ogni erba che fosse in grado di migliorare le qualità del latte, e tutti gli incantesimi che le proteggessero e le esaltassero.
Non esisteva un fiore dei prati, o la foglia di un albero o il rametto di un cespuglio di cui non conoscesse le proprietà, e il Regno del padre era interamente ricoperto da foreste di pini che, oggi come allora, costituiscono la vera, grande ricchezza del Paese.
Nel corso di una delle incursioni per impossessarsi delle terre e spartirle tra loro, i Norvegesi notarono che la foresta di Lochaber cresceva e si estendeva a gran velocità, tanto che, presto, avrebbe soppiantato per imponenza ed ampiezza le Black Forests svedesi. Quella volta, i Norvegesi furono respinti. Ammessi  al cospetto del Re, esposero il problema, e dichiararono che la crescita della foresta di Lochaber andava sorvegliata, altrimenti le foreste del Nord avrebbero perso gran parte del loro valore. Il Re si consultò con la figlia, a causa della sua grande conoscenza, e lei gli rispose che era in grado di diradare e distruggere le foreste scozzesi, ma che avrebbe dovuto recarsi personalmente in Scozia, e il Re le concesse il permesso.
Fra i suoi talenti magici, vi era il potere che la Principessa aveva sull'Aria, sulla Terra e sul Fuoco, che non potevano ostacolarla finché non avesse  raggiunto i suoi scopi. Così, una volta a Lochaber, ella accese una fiamma, la ripose nell'orlo della veste, e si inoltrò nell'immensa foresta, e, poiché era in grado di muoversi tra le nuvole come sulla terra, quando si librò in volo e prese a vorticare impetuosamente, il vento soffiò per ogni dove le scintille del fuoco che serbava nella sua veste e incendiò gli alberi secolari, e l'intero Paese fu in fiamme e fu talmente oscurato dal fumo che a stento uno poteva vedere più in là dei proprii piedi. E, da allora, a causa della fuliggine e del fumo e della terribile fornace che la circondavano, ella fu conosciuta e chiamata con il nome di Dark o Pitch Pine.
Il popolo si riunì ad osservarla, sperando di catturarla, ma la figlia del Re di Norvegia si muoveva con tale velocità e destrezza, e sfuggiva loro volando sempre più in alto che gli Scozzesi, disperati, si rivolsero ad un uomo saggio del posto. Egli li istruì sul da farsi: avrebbero dovuto radunare una mandria in un recinto. Dovunque lei fosse, avrebbe udito il loro muggito, e sarebbe accorsa. Giunta a tiro, avrebbero dovuto colpirla con un proiettile d'argento e lei si sarebbe trasformata in una fascina d'ossa.
Così, gli Scozzesi radunarono una mandria e la rinchiusero nel recinto che avevano preparato nel "Center of Kintail." Lei, chissà dove, udì il muggito del bestiame e accorse, e, seguendo il consiglio dell'uomo saggio, gli Scozzesi la colpirono con un proiettile d'argento, e la figlia del Re di Norvegia cadde lentamente fra di loro.
Gli uomini raccolsero i resti e li trasportarono a Lochaber, e, per essere assolutamente certi che non sarebbe mai più tornata a recar danno, né viva né morta, la seppellirono ad Achnacarry, e la persona che, per prima, udì questa storia, nove anni fa (1880), affermò che poté posare il piede sul posto esatto dove è sepolta.
Intanto, il Re di Norvegia, meravigliandosi di non ricevere alcuna nuova dalla figlia, mandò messaggeri in cerca di notizie e venne a conoscenza della sua orribile fine. Allestì una nave perché riportasse a casa i suoi resti, ma le donne di Lochaber, con i loro incantesimi, fecero sì che il battello naufragasse all'imboccatura del Locheil, e l'intero equipaggio annegò. Il Re mandò altre navi, ma non ottenne un miglior risultato. Al terzo tentativo, il Re di Norvegia inviò la sua flotta più imponente.
Gli Scozzesi, allora, prosciugarono i pozzi della Fairy Hill of Iona. La magica virtù di quei pozzi era che, svuotandoli nella direzione desiderata, venivano evocati venti violenti che soffiavano in quella direzione. Così, quando la temibile flotta fu avvistata, gli Scozzesi incominciarono a vuotare i pozzi. Ben presto, si levò una furiosa tempesta, e l'intera flotta fu sbattuta e distrutta sulla costa sotto la Fairy Hill. Da allora, il potere e la forza dei Norvegesi si indebolirono talmente che essi non ritornarono mai più a razziare le terre di Scozia.


"The Dark, or Pitch-Pine, Daughter of the Norse King, and How She Thinned the Woods of Lochaber"
"Clan Traditions and Popular Tales of the Western Highlands and Islands", John G. Campbell.

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