sabato 22 aprile 2017

La Vila, Fiaba Slava, Traduzione Mia

n una calda giornata d'estate, un giovane uomo di Veprin, alto e bello, camminava su per il colle Uczka quando vide, sdraiata sull'erba, una fanciulla bellissima, biancovestita, con il capo protetto da un fazzoletto, e rimase assorto nella contemplazione rapita del suo viso stupendo. Usando ogni cautela per non svegliarla, strappò un ramo frondoso e lo infilò delicatamente nel terreno così da creare un'ombra che la riparasse dai raggi del sole. Ben presto, la fanciulla si svegliò, vide il ramo piantato nel terreno, e si accorse dell'ombra creata per proteggerla. E vide il giovane in piedi accanto a lei.
E gli domandò:
"Sei stato tu, giovane uomo, a creare quest'ombra per me?"
E il giovane rispose:
"Sì. Ero rapito dalla tua bellezza e temevo che il sole ti bruciasse".
E la fanciulla:
"E cosa desideri in cambio della tua gentilezza?"
"Permettimi di contemplare il tuo volto meraviglioso, e sii mia moglie!"
"Va bene! - rispose lei - Sarò felice di prenderti per marito, ma devi sapere che io sono una Vila, e che tu non dovrai mai pronunciare questo nome, poiché se, un giorno, dovessi dire: Vila, io sarei costretta ad abbandonarti all'istante".


Remnev A.





Il giovane promise e la condusse a casa con sé. La presentò ai suoi genitori e raccontò loro tutto l'accaduto e come era accaduto, ma non disse che la promessa sposa era una Vila. Ai genitori la fanciulla piacque e acconsentirono ben volentieri che il figlio la sposasse, e, in breve tempo, furono celebrate le nozze. Gli sposi vissero per qualche anno in perfetta letizia ed armonia, e l'abbondanza regnava nella loro casa, e la donna partorì una bimba bella come un angelo.
Il tempo passò.
Una mattina d'estate, l'uomo sentì il rombo del tuono, corse alla finestra e vide che il tuono annunciava una tempesta imminente.
"Moglie! - esclamò - Che gran disgrazia! Non abbiamo tagliato il nostro grano ed ecco, il raccolto sarà completamente distrutto dalla tempesta!"
Ma la moglie rispose:
"Non temere nulla: non succederà!".
Si alzò e uscì, soffermandosi poco lontano dalla porta.
Quando rientrò in casa, la tempesta si scatenò, ed era spaventosa. Il marito disse in tono di rimprovero:
"Te lo avevo detto che avremmo perduto il nostro grano!"
Lei rise e rispose:
"Va' fuori, sull'aja, e vedrai che la tempesta non ha distrutto nulla che ci appartenga".
Non appena la tempesta si allontanò, l'uomo corse sull'aja e vide che tutto il grano era stato tagliato e affastellato con cura in file ben ordinate di covoni.


Remnev A.


Allora, pieno di meraviglia, tornò verso casa gridando:
"Lei è una Vila! Lei è una Vila!"
In quello stesso istante, la donna scomparve, e l'uomo rimase solo e pieno di dolore e di rimpianto, con la figlioletta, ma senza la moglie-Vila.
Di tanto in tanto, la Vila, da buona madre, ritornò a trovare la bambina, ed era visibile per lei soltanto. Si occupava della figlia come la più affettuosa delle madri, attenta ad ogni sua necessità e piena di premure, e le sue visite continuarono finché la ragazza raggiunse l'età da marito.
Poi, un bel giorno, la figlia della Vila si sposò e divenne la capostipite della famiglia Polharski. E questo è quanto.


Remnev A.


"Sixty Folk-Tales From Exclusively Slavonic Sources", A. H. Wratislaw.
Traduzione: Mab's Copyright.


La Vila, qui, come Melusina, è fondatrice di dinastie ansiose di definirsi tali, e che, non potendo dirsi più discendenti di Dèi ufficiali, affidavano alla tradizione popolare il compito di tramandare la leggenda dell'ava soprannaturale.
Non sempre erano l'ambizione o l'orgoglio ad incoraggiare la credenza nelle radici fatate, a volte, bastava che una esponente di sesso femminile della tal famiglia fosse dotata di una bellezza straordinaria perché se ne cercasse la straordinaria matrice.
In molte leggende celtiche sull'argomento, la voce del narratore conclude, ad esempio, ricordando che i rappresentanti maschi della tal famiglia ancòra al tempo della narrazione erano famosi perché alti, grandi e robusti più del normale.
Tornando alla Vila, qui svolge la funzione di Melusina,  della fata Aquilina, della celtica Macha, ecc., ovvero della moglie soprannaturale benefica che, a tutte le latitudini, è sposa premurosa, apportatrice di abbondanza alla casa e all'intera famiglia, immancabilmente generatrice di fìgli con il marito umano.
In Oriente, il motivo dà vita a diverse varianti: semplicemente, scade il tempo concesso all'Essere celeste, oppure, la scadenza coincide con la nascita del figlio, perché dare una discendenza ad un uomo solo, così povero da non potersi permettere una moglie è l'atto di pietà per cui la Fanciulla divina ha lasciato il Palazzo del Drago celeste. Anche in Oriente l'uomo rompe un tabu, ma, a differenza del marito della Vila, lo fa inconsapevolmente, poiché sorprende la moglie con le fattezze reali, soprannaturali, e ne scopre il segreto.
La Vila appartiene alla schiera infinita di ninfe, peri, anguane, vivene... in cui si sono liquefatte divinità minori, a loro volta, le migliaia di frammenti in cui dispersero l'Unica.
Ponte fra divinità minori strettamente legate alla Natura e le cosiddette Fate (o anche gli Elfi), hanno in comune con le prime e con le seconde ambiguità e duplicità, se protagoniste di fiabe e di leggende. In soldoni, a volte sono "buone", spesso, sono "cattive". Ripetendomi: l'amoralità di questi Esseri è altra cosa rispetto all'immoralità, che, quando sono perfide, le dipinge fascinose e sinistre come Lamie.
La Natura ha una morale? E' feconda per bontà e sterile per malvagità? Le tempeste e i terremoti sono omicidii intenzionali? E il rispetto, spesso premiato, anche nelle fiabe, non è forse un salvavita per gli Uomini e non il semplice appagamento della sua superbia?
A differenza delle Ninfe, la Vila non è legata esclusivamente ai boschi o ai fiumi, e così via, ma è uno Spirito della Natura tutta. Anche della Natura domata dall'Uomo, ovvero dei campi coltivati. Domina le tempeste e il fuoco.
La si incontra su di un prato, in un bosco, presso un lago o una piccola fonte o sul mare. E può avere la forma di un lupo, o di un cavallo, o di un cigno...
Come gli Elfi, anch'essi caricature di divinità martirizzate dall'invasione cristiana, è veggente e immortale, ma con segrete vulnerabilità; la sua danza seduce e imprigiona la volontà. Come le Fate-lamie, affascina con la sua soprannaturale bellezza, ha lunghissimi, meravigliosi capelli, una dolce voce incantatrice e cela sembianze mostruose.



Il balletto Giselle su libretto di Théophile Gautier

La povera Giselle, ingannata dal fidanzato, muore di crepacuore ed entra di diritto nella schiera degli spettri delle fanciulle morte per amore, per colpa di uomini traditori. E vengono chiamate Villi, e Myrtha è la loro Regina. Come le Furie, perseguitano l'uomo colpevole della loro disperata morte e della disperata permanenza sulla Terra come spettri, e lo obbligano a danzare fino allo sfinimento. Poi, gettano il cadavere nel lago presso cui dimorano. Ma Giselle non riesce a vendicarsi, per tutta la notte, sostiene il fidanzato traditore, danza al suo posto finché spunta il sole e le Villi devono fuggir via. Il giovane è salvo, ma anche Giselle viene liberata dalla sua condizione di Vila, ovvero di spettro senza pace.


Myrtha, Regina delle Villi




Saga di Harry Potter, di J.K. Rowling, "Il Calice di Fuoco".





"... Un centinaio di veela si riversarono sul campo. Le veela erano donne… le donne più belle che Harry avesse mai visto… solo che non erano - non potevano essere - umane. Harry rimase interdetto per un attimo, mentre cercava di indovinare che cosa potessero essere; che cosa potesse far brillare in quel modo la loro pelle di un candore lunare, o far ondeggiare i loro capelli d’oro pallido senza che ci fosse il vento…"

"Le veela avevano cominciato a ballare, e la testa di Harry si era completamente, beatamente svuotata. Tutto ciò che importava al mondo era continuare a guardare le veela, perché se avessero smesso di ballare, sarebbero successe cose terribili…"

"E mentre le veela danzavano sempre più in fretta, brandelli di pensieri selvaggi presero a rincorrersi nella mente confusa di Harry. Voleva compiere qualcosa di molto impressionante, e proprio in quel momento. Buttarsi giù dalla tribuna nello stadio sembrava una buona idea… ma era abbastanza buona?"

"Urla adirate riempivano lo stadio. La folla non voleva che le veela se ne andassero. Harry era d’accordo; avrebbe tifato per la Bulgaria, naturalmente, e si chiese confusamente perché mai aveva un grosso trifoglio verde appuntato sul petto. Ron, nel frattempo, stava facendo distrattamente a pezzi i trifogli sul suo cappello. Il signor Weasley, con un breve sorriso, si chinò verso Ron e gli tolse il cappello dalle mani."

"I Lepricani si erano rialzati a mezz’aria e questa volta formarono una mano gigante, che faceva un gesto molto maleducato rivolto alle veela dall’altra parte del campo. Per tutta risposta le veela persero il controllo. Si slanciarono attraverso il campo scagliando quelle che sembravano manciate di fuoco contro i Lepricani. Harry vide attraverso l’Omniocolo che non erano affatto belle, in quel momento: al contrario, i loro volti si allungavano in affilate teste d’uccello dai becchi feroci, e lunghe ali squamose spuntavano dalle loro spalle."

(Le citazioni sono su PotterPedia)

Nessun commento: