sabato 6 maggio 2017

La Fanciulla Perseguitata Diventa Santa

Non potevo essere così ipocrita da evitare un tipo fiabesco che non amo affatto: "La Fanciulla Senza Mani", ovvero la Fanciulla Perseguitata spinta al limite. A maggior ragione perché ho postato fiabe in cui la protagonista - apparentemente - rientra pienamente nel ruolo, tanto da essere accusata di stregoneria, e da rischiare di morire sul rogo, senza dimenticare il soggiorno "penitenziale" nella foresta.
Facile per chi sia digiuno o superficialmente nutrito di letture fiabesche confondere o apparentare, ad esempio, la protagonista delle fiabe con i fratelli trasformati in cigni o in corvi (per non parlare della Sorellina per eccellenza, Biancaneve) e quella della Fanciulla Senza Mani.
Non hanno nulla in comune.
Tanto per incominciare, la Fanciulla Senza Mani NON È la "Sorellina nel bosco", e già questo renderebbe inutile una qualsiasi discussione ancorché trattata in modo necessariamente stringato e superficiale (trattasi di un post).







Anche il tema della "persecuzione" parte da presupposti differenti. Non è assolutamente un caso, quindi, che sia proprio questo tipo fiabesco il più stravolto, stuprato e usato dalla cinica agiografia cattolica, popolare e non. E si sprecano le sant'U/Olive, le Genoveffe di Brabante... vergini o castissime spose, perseguitate sessualmente, calunniate, condannate a mutilazioni e torture, abbandonate nelle foreste più selvagge o nei deserti più crudeli, immancabilmente soccorse da angeli biancovestiti, distributori di abiti, cibo che sazia miracolosamente, rifugi, ecc. Nelle agiografie dei Santi il lieto fine è una santa morte. Nelle leggende che la agiografia cristiana ha inglobato disinvoltamente, il padre, o, più spesso, il marito crudele, senzadio, pentito, afflitto da disgrazie più di un novello Giobbe, finisce per riconoscere la santità della perseguitata, che, da allora in poi, venera più che amarla.

Ad un primo approccio, leggendo l'inizio della Penta Mano-Mozza del Basile - ad esempio - crederemmo di ritrovare l'incesto adombrato in Pelle d'Asino. Non è così. E non perché trattasi di insana passione fraterna e non paterna. Ovviamente, la remota origine è simile, ma la storia di Pelle d'Asino assolve il suo "compito", nonostante i languori francesi, e ricorda il tempestoso passaggio da una società matriarcale e totemica, basata sull'endogamia, ovvero sulle nozze all'interno di una stessa comunità, di una stessa famiglia, ad una società maschile basata sull'esogamia (già segno della fine del matriarcato), ovvero sulle nozze con un individuo appartenente ad una comunità esterna ed estranea alla propria. L'esempio più comune e più tardo è quello dei Faraoni che si sposavano tra fratelli, anche in piena società maschile. Ma pare che, benché spesso negata dalla cattolicissima Irlanda, l'endogamia in Eriu sia sopravvissuta a se stessa, anche se circoscritta alle nozze regali. In una fiaba-leggenda popolare ottocentesca (più precisamente, raccolta nell'Ottocento), una madre, furiosa perché la figlia vuol sposare il cugino, le chiede sorprendentemente: "Chi credi di essere? Una principessa?". E non è l'unico caso. La fiaba riflette e rafforza il cambiamento sociale, dipingendo come repellente e/o peccaminoso quello precedente. E' il fenomeno dell'Inversione su cui tanto insiste Propp. E tutto ciò centinaia di anni dopo questi stravolgimenti sociali, quando se ne è perduto anche il ricordo, e non rimangono che ballate e fiabe stuprate a serbarne una traccia.
Il sèguito della fiaba di Pelle d'Asino è abbastanza coerente con la "disgrazia" iniziale.

Penta, aspirante santa, invece, deve essere tentata carnalmente, e nel modo più trasgressivo - e, quindi abominevole - possibile. E il rifiuto del sesso, perché di questo trattasi, non di incesto, giunge all'automutilazione, pur di rendersi repellente al tentatore. Io vi leggo un'incredibile superbia, ma le vie dell'agiografia sono infinite e misteriose.
Tuttavia, permane il personaggio "pagano" del Mago. Uno strano Mago che non fa magie, ma si comporta come un aristocratico benefattore a capo di un regno che lascia ai suoi protetti. Sempre meglio dei varii santi che verranno disturbati nelle versioni a venire. E il Mago, chi è stato chiamato a sostituire, prima dell'avvento angiolesco? Una risposta, forse, potrebbe trovarsi nell'africana "La Fanciulla con Una Mano Sola".
Tornando a Penta, pur volendola santasubito, è la negazione di un qualsiasi simulacro di dignità femminile. Masochista passiva, ecco come si comporta quando si ritrova davanti al fratello maialone e cretino, e al marito cretino e basta.

"Penta, che, nascosta dietro una portiera, aveva ascoltato tutto questo negozio, venne fuori; e, come cagnolina sperduta che, ritrovando dopo tanti giorni il padrone, lo lecca, scodinzola, e fa mille segni di allegria, essa, ora correndo al fratello ora al marito, ora tirata dall'affetto dell'uno, ora dalla carne dell'altro, abbracciava ora questo ora quello, con tanto giubilo che non si potrebbe immaginare"
.
Positivo il personaggio della prima moglie del Re, eco - o è il contrario?- della madre di Pelle d'Asino, che, senza volere (?), consegna la figlia alle brame incestuose del padre.
Qui, la Regina morente consiglia generosamente Penta come seconda moglie perché ha intuito la buona razza, e ha ammirato l'impegno e l'ingegno della "storpia", che assolve le faccende femminili da cameriera signorile usando i piedi.

Posterò un'agghiacciante "novella della nonna" della Perodi che, forse, non a caso da scrittrice e non da studiosa e raccoglitrice, rende bene certe visioni all'incenso totalmente distaccate dall'anima popolare. Il titolo è già un manifesto di certa fiabistica artificiosa: "Monna Bice e i Suoi Tre Figli Storpi"!

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