martedì 2 maggio 2017

La Fanciulla Senza Mani, Grimm n.31, Traduzione Mia

n mugnaio era molto povero e non possedeva che il suo mulino e, sul retro, un grande melo.
Un giorno, mentre era nel bosco a far legna, gli si avvicinò uno strano vecchio e gli disse:
"Perché‚ ti spacchi la schiena a far legna? Io ti farò ricco se mi prometti quello che c'è dietro al tuo mulino".
'Che altro può essere se non il mio melo?' pensò il mugnaio; così acconsentì e promise.
Ridendo beffardamente, lo sconosciuto aggiunse:
"Fra tre anni verrò a prendermi ciò che è mio".
Quando il mugnaio tornò a casa, gli andò incontro la moglie e gli disse:
"Uomo, da dove viene tutta la ricchezza che è comparsa in casa nostra? Ceste, casse e madie si sono riempite di ogni ben di Dio, senza che nessuno sia venuto a portar nulla!"
Il mugnaio rispose:
"Uno strano vecchio che ho incontrato nel bosco ha promesso di farmi ricco. In cambio ha voluto ciò he abbiamo dietro il mulino. Possiamo ben dargli il vecchio melo in cambio di quest'abbondanza!"
"Ah, marito! - gridò la donna, atterrita - Quel vecchio doveva essere il Diavolo! E non intendeva certo il melo, ma nostra figlia che, stamane, spazzava il cortile dietro il mulino".
La figlia del mugnaio era una fanciulla buona quanto era bella, e, il giorno in cui il Maligno sarebbe venuto a prendersela, si lavò per bene e tracciò con il gesso un cerchio intorno a sé.
Il Diavolo comparve di buon mattino, ma non poté avvicinarla.
Furioso, ordinò al mugnaio:
"Portale via l'acqua, che non possa più lavarsi, così l'avrò in mio potere".
Terrorizzato, il mugnaio obbedì.
Il giorno dopo, il Diavolo ritornò, ma la fanciulla aveva pianto tanto che le lacrime copiose avevano lavato le sue mani, che erano pulitissime.
Così il Diavolo non poté avvicinarsi neanche questa volta, e, montato in gran collera, disse al mugnaio:
"Tagliale le mani, altrimenti non posso toccarla".
Ma il padre, inorridito, rispose:
"Come posso tagliare le mani a mia figlia?"
Allora, il Maligno lo minacciò dicendo:
"Se non lo fai, sarai mio e prenderò te al posto suo".
In preda al terrore, il padre promise che gli avrebbe obbedito. Poi, andò dalla figlia e le disse:
"Bambina mia, se non ti mozzo le mani, il Diavolo ha detto che mi porterà via, e, spaventato, gli ho promesso di farlo. Ti prego, aiutami e perdonami".
La fanciulla rispose:
"Padre mio, fate di me ciò che volete: sono vostra figlia".
Gli porse le mani e lasciò che gliele mozzasse.








Il Diavolo tornò per la terza volta, ma ella aveva pianto tanto che le lacrime copiose avevano lavato i moncherini, che erano pulitissimi. Così il Maligno aveva perduto ogni diritto su di lei e dovette andarsene.
Il mugnaio, allora, le disse:
"E' grazie a te che ho guadagnato queste grandi ricchezze: ti prometto che ti farò vivere da gran signora per sempre".
Ma la figlia rispose:
"Non posso rimanere. Andrò via. Per vivere mi affiderò alla carità della buona gente".
Si fece legare i moncherini dietro la schiena, e, il giorno dopo, al levar del sole, si mise in viaggio, e camminò tutto il giorno, fino al calare della notte.
Si ritrovò nei pressi del giardino del Re*.
C'era un varco nella siepe ed entrò.
Vide un grande melo carico di frutti: lo scosse con il proprio corpo e raccolse con la bocca le mele cadute sul prato. Per due giorni si sfamò e si dissetò con i frutti del melo. Il terzo giorno, però, i custodi del giardino la videro, la catturarono e la condussero al cospetto del Re, che voleva castigarla, ma il Principe propose che la mettessero, invece, a guardare i polli.
Il tempo passò, e il figlio del Re vide spesso la fanciulla e se ne innamorò. Giunto il momento in cui il suo erede avrebbe dovuto scegliersi una moglie, il Re decise di cercare per il mondo una fidanzata degna di lui, ma il Principe disse al padre:
"E' inutile che inviate messaggeri in Paesi lontani dal momento che la donna che sposerò vive vicino a me".
Così il Re dovette rassegnarsi che il figlio sposasse la Guardiana dei Polli. Poco dopo, il vecchio Re morì e il Principe fu incoronato suo successore. I due sposi vivevano felici.
Un brutto giorno, il Re dovette partire per la guerra**.
Durante la sua assenza, la giovane Regina partorì un bellissimo bambino, e si affrettò ad inviare un messaggero dal marito con una lettera che gli annunciava la bella notizia. Ma durante il viaggio, il messaggero si addormentò sulla riva di un ruscello. Allora, comparve il Diavolo, che sempre cercava la rovina della Regina, e scambiò la lettera con un'altra in cui si diceva ch'ella aveva dato alla luce un mostro. Il Re si turbò e si addolorò moltissimo, ma scrisse una lettera in cui raccomandava che si avesse gran cura della Regina e del neonato fino al suo ritorno. Il messaggero ripartì con la lettera del Re, ma si addormentò sulla riva del solito ruscello. Allora, il Diavolo ritornò e scambiò la lettera con un'altra nella quale era scritto che scacciassero la Regina e il bambino.
Il Paese e tutto il popolo sprofondarono nella più grande tristezza, ma la giovane donna disse che non aveva mai desiderato di essere regina e che non aveva fortuna, e chiese solo che le legassero il figlio e i moncherini dietro la schiena, e se ne andò.
Capitò in una grande e fitta foresta. Accanto ad un pozzo, c'era un vecchio. La donna lo pregò di metterle il figlio sul petto perché potesse allattarlo e il vecchio la aiutò. Poi, le indicò un grande albero e le suggerì di circondarlo per tre volte con le braccia. Lei seguì il suo consiglio e riebbe le sue mani. Quindi, il vecchio le mostrò una casetta dove avrebbe potuto vivere con suo figlio, ma si raccomandò che non aprisse la porta a meno che il visitatore non le chiedesse di poter entrare "per amore di Dio", e non lo avesse ripetuto per tre volte.
Il tempo passò. Nel frattempo, finita la guerra, il Re era tornato e aveva scoperto che sua moglie e suo figlio erano stati scacciati con l'inganno. Allora, prese con sé solo un servo, e si mise in cerca dei suoi cari. Capitò nella stessa foresta in cui dimorava la Regina. Il servo, che era stremato, scorse una luce tra gli alberi e si rallegrò:
"Maestà, grazie a Dio, c'è una casa laggiù, così potremo chiedere ospitalità".
Ma il Re, sulle prime, si rifiutò di fermarsi a riposare perché non intendeva interrompere le ricerche della sposa e del bambino. Il servo, però, era così stanco che si lamentò, e a lungo lo pregò perché si fermassero per riposare. Il Re, infine, ne ebbe pietà e acconsentì. Il servo si avvicinò alla casa. Era notte fonda, ma, alla luce della luna, egli scorse dietro una finestra una donna bellissima che lo guardava.
'E' tale e quale alla nostra povera Regina - pensò - ma ha entrambe le mani. Non può essere lei!"
Quindi, pregò la donna di aprirgli la porta, ma la Regina disse che non poteva perché non le aveva chiesto ospitalità "per amore di Dio". Il servo voleva allontanarsi in cerca di un altro posto dove sostare, ma sopraggiunse il Re, e la Regina aggiunse che avrebbe dovuto chiedere ospitalità per amore di Dio tre volte. Il Re lo fece per due volte e fu il figlioletto ad aprire la porta e a correre da lui. Il Re lo ricondusse alla madre, e, non appena le fu vicino, riconobbe la sua amata sposa. L'indomani, si misero in viaggio verso casa, e, non appena si allontanarono, la casetta disparve alle loro spalle.

Grimm n.31, "Mädchen ohne Hände" (1812).
Classificazione: Aa Th 706
Traduzione: Mab's Copyright

Il testo in lingua originale è nella Pagina: "Brüder Grimm"


* Da questo momento, le due varianti si allontanano drasticamente.
L'ultima edizione, quella del 1857, vira decisamente verso l'agiografia.
Il giardino reale, illuminato dalla luna, è rigoglioso di numerosi alberi carichi di frutti, ma è circondato da un fossato colmo d'acqua. La fanciulla si inginocchia e prega. Dio le manda un angelo che prosciuga il fossato permettendole di entrare nel giardino. Si avvicina ad un pero, sempre scortata dall'angelo, e stacca un frutto con la bocca: "non più di uno", si precisa. Per marcare la moderazione di lei e le virtù miracolose del frutto, giacché uno soltanto basta a saziarla.





Il giardiniere la vede, ma non osa dir nulla perché la crede uno spettro. Il mattino dopo, il Re scende a contare le sue pere - il che sottolinea l'unicità di quei frutti, certo non l'avarizia del Re, date le caratteristiche del personaggio - e si accorge che ne manca una. Incalza il giardiniere che gli racconta ciò che ha visto. Quella notte, il Re, il giardiniere ed un prete che deve parlare con lo "spettro" - diciamolo, un esorcista, in tempi in cui "parlare con i Morti" era considerato diabolico - si nascondono in attesa di una nuova visita della sconosciuta. La fanciulla ritorna, e il prete le domanda se è uno spettro o un essere umano. Lei risponde che è una povera mortale abbandonata da tutti.
Il Re la ospita nel suo castello, le fa fabbricare due mani d'argento, se ne innamora e la sposa.

** Dalla partenza per la guerra del Re le due versioni tornano ad avvicinarsi. Permangono i motivi dell'inganno (qui l'ingannatore è il Diavolo in luogo della solita donna ostile, in genere la matrigna della Regina o la perfida madre del Re) del falso "parto mostruoso" con le lettere scambiate.
Nell'ultima versione, compare il personaggio della suocera, una volta tanto buona e generosa. Quando riceve la falsa risposta del figlio con l'ordine di uccidere moglie e figlio, non riesce ad accettarlo e invia un'altra lettera sperando in una smentita. Il Diavolo, invece, le fa recapitare un nuovo messaggio in cui non solo si ribadisce l'ordine di uccidere puerpera e neonato, ma si esige che alla Regina venga tagliata la lingua e le siano cavati gli occhi da conservare come prova dell'avvenuta esecuzione. La suocera non ha il cuore di obbedire ad un ordine tanto crudele, aiuta la nuora a fuggire, e fa tagliare la lingua e cavare gli occhi di una cerva. In un colpo solo, la redenzione della madre/matrigna di Biancaneve e della moglie/madre del marito della Bella Addormentata.
Nella foresta, la disgraziata Regina continua a pregare e ritorna l'angelo, che la conduce ad una casa con un'insegna che specifica: "Qui si alloggia gratuitamente". Sulla soglia la attende una fanciulla "bianca-come-la-neve", un altro angelo, e sarà lei, non il vecchio del pozzo, ad aiutare la donna ad allattare il neonato. Sì, perché è notorio, il sesso degli angeli è un mistero, ma è più rassicurante far convivere la Regina con un angelo dalle sembianze decisamente di fanciulla (purissima).
Si specifica che la Regina rimane sette anni nella foresta e che, per la sua grande devozione, Dio le fa ricrescere le mani che le sono state mozzate.
Il Re non le è da meno quanto a devozione. Penitenziale, in questo caso, anche se lui è perfettamente innocente. Partendo alla ricerca della moglie, pronuncia un vero e proprio voto.
"Camminerò fin dove il cielo è azzurro e non mangerò né berrò finché non avrò ritrovato la mia cara sposa e il mio bambino, se non sono morti di stenti".
E la cerca nei crepacci e nelle grotte per sette anni, e, per tutto il tempo, non mangia né beve, eppure, è tenuto miracolosamente in vita.
Giunge alla casetta nella foresta, dove la fanciulla bianca-come.la-neve mostra di riconoscerlo e gli offre da mangiare e da bere. Il Re rifiuta ogni ristoro, ma chiede di potersi riposare. Si copre il volto con un fazzoletto e si addormenta (epilogo di fiabe-novelle del tipo "La Moglie Calunniata"). L'angelo avverte la Regina dell'arrivo del marito. La donna e il figlio si avvicinano al dormiente, e, poiché il fazzoletto è scivolato dal viso del Re, la Regina invita il bambino a raccoglierlo e a coprire nuovamente il volto del padre. Il fanciullino, che, per sostenere questa atmosfera lietamente penitenziale, la madre chiama Afflitto (e gli è andata di lusso. Lo avrebbe chiamato volentieri anche Cilicio!) si ribella nel ricevere messaggi contrastanti, e recita l'incipit del Padre Nostro. Come mai se il suo è un Padre celeste, è anche lì, addormentato come un comune mortale?
Agnizione finale: l'angelo presenta al Re moglie e figlio ritrovati, ma il devoto credente diffida: sua moglie aveva le mani d'argento. Allora, l'angelo va a prendere le mani d'argento, prudentemente conservate. e gliele mostra.
Abbracci e baci e il ritorno a casa.


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