domenica 13 settembre 2015

John Reardon e le Sorelle Fantasma, Jeremiah Curtin, Irlanda

"...Nelle storie di Fate che ho raccolto e nelle conversazioni con gli uomini che me le hanno raccontate, trovo vi sia una importante libertà di interscambio tra il mondo visibile ed il mondo invisibile, tra quelle che chiamiamo la morte e la vita – una certa intima comunione tra ciò che è stato e ciò che è. Eccetto nel caso delle persone anziane, difficilmente si può dire che vi sia una cosa come la morte, nella filosofia Celtica sulle Fate. I bambini e le persone giovani vengono rapiti; al loro posto vengono messi altri corpi, apparentemente deceduti o morenti. Le persone rapite vengono portate in dimore fatate; se mangiano, sono perdute a questa vita; se se ne astengono, hanno 7 anni di tempo in cui è possibile per loro il ritorno...", Jeremiah Curtin, da "Fate, Folletti e Spiriti Inquieti".


König B.



n tempo vi era un allevatore vedovo, Tom Reardon, che viveva vicino a Castlemain. Aveva un unico figlio, un bel giovane forte che era quasi un uomo, il cui nome era John. Questo allevatore si sposò una seconda volta e la matrigna odiò il ragazzo e non gli diede tregua né riposo. Cercava sempre di rivoltare la mente del padre contro il figlio, fino al punto in cui l'allevatore decise di mandare il figlio in un luogo in cui vi era un fantasma che uccideva chiunque trovasse.
Un giorno, il padre mandò il figlio alla forgia con alcune catene che facevano parte di un aratro, a cui il giorno seguente avrebbe attaccato due cavalli.
Il ragazzo portò le catene alla forgia: era quasi sera, quando ve lo mandò, e la forgia era a quattro miglia di distanza.
Il fabbro aveva molto lavoro e non riuscì a riparare le catene fino a mezzanotte. Egli aveva due figli e loro non volevano che John andasse via, ma lui disse che doveva andare perché aveva promesso di tornare a casa ed il padre lo avrebbe ucciso se fosse rimasto fuori. Si piazzarono davanti alla porta, davanti a lui, ma lui se ne andò ugualmente.
Quando fu a due miglia dalla forgia, davanti a lui comparve un fantasma, una donna: ella lo attaccò e lottarono per due ore, quando lui riuscì a circondarla con le catene. Lei non potè più fare nulla, a quel punto, perché tutto ciò che appartiene ad un aratro è benedetto. Egli strinse le catene e trascinò il fantasma con lui fino a casa. Giuntivi, le disse di andare nella stanza da letto e dare al padre ed alla matrigna una buona lezione, senza pietà.
Il fantasma li picchiò fino a quando il padre urlò, implorando pietà, e disse che, se fosse vissuto fino al mattino, avrebbe lasciato il luogo e che era stata la moglie a volere che John venisse mandato a farsi ammazzare. John mise del cibo sul tavolo e disse al fantasma di mangiare, ma ella rifiutò e disse che avrebbe dovuto riportarla dove l'aveva trovata. John volle farlo e andò con lei. Ella gli disse di andare in quel luogo la notte seguente, che vi sarebbe stata una delle sue sorelle, molto più determinata e forte di lei. John le disse che loro due insieme avrebbero potuto attaccarlo ed ucciderlo. Ella disse che non lo avrebbero fatto, che voleva il suo aiuto contro le sorelle e che non si sarebbe pentito di averla aiutata. Lui le disse che sarebbe andato e, quando se ne andò, lei le disse di non dimenticare le catene dell'aratro.
La mattina seguente, il padre stava per lasciare la casa ma la moglie lo convinse a restare. “Quel fantasma non tornerà mai più”, disse.
John andò la notte seguente nel luogo designato ed il fantasma lo stava aspettando nel posto dove avevano lottato. Camminarono assieme per una strada diversa per due miglia e si fermarono. Stavano chiacchierando un po' quando arrivò la sorella ed attaccò John Reardon. Lottarono per due ore ed ella stava per sopraffare il ragazzo quando la prima sorella la circondò con le catene. Egli la condusse a casa con le catene e la prima sorella li seguì da presso. Quando John arrivò alla casa, aprì la porta e, quando il padre vide i due fantasmi, disse che, se fosse sopravvissuto fino al mattino, avrebbe lasciato tutto al figlio, la fattoria e la casa.
Il figlio disse al secondo fantasma di andare a dare una bella lezione alla matrigna, “Dalle qualche buona battuta” disse.
Il secondo fantasma lasciò a malapena in vita la matrigna. John portò del cibo in tavola ma esse non ne presero nemmeno un boccone e la seconda sorella disse che lui avrebbe dovuto riportarla nello stesso luogo in cui si erano incontrati prima, egli disse che lo avrebbe fatto. Ella gli disse che lui era l'uomo più coraggioso che le fosse mai capitato davanti e che non lo avrebbe mai più minacciato e gli disse di ritornare la notte seguente. Lui disse che non lo avrebbe fatto, perché loro due avrebbero potuto attaccarlo e sopraffarlo. Esse promisero che non lo avrebbero attaccato, ma aiutato ad avere la meglio sulla più giovane e forte delle sorelle. Gli dissero anche che avrebbe dovuto portare le catene dell'aratro, perché senza di esse non avrebbero potuto fare nulla.
Egli si dichiarò d'accordo ad andare se gli avessero dato la loro parola che non gli avrebbero fatto del male. Esse diedero la loro parola e promisero di aiutarlo più che potevano.
Il giorno seguente, quando il padre si stava apprestando a lasciare il luogo, la moglie non glielo permise. “Rimani dove sei - disse - non ci faranno più nulla.”
John andò la terza notte e, quando arrivò, le due sorelle comparvero davanti a lui e camminarono tutti insieme per quattro miglia, quindi gli dissero di fermarsi sull'erba verde da un lato e di non rimanere sulla strada.
Dopo poco che aspettavano, giunse la terza sorella, emettendo luci rosse dalla bocca. Andò da John e con il primo colpo che gli diede lo costrinse in ginocchio. Con l'aiuto delle due sorelle, lui si alzò e lottarono per tre ore: la sorella più giovane stava avendo la meglio sul ragazzo quando le altre due le gettarono intorno le catene. Il ragazzo la portò a casa con sé e quando la matrigna vide arrivare le tre sorelle, lei ed il padre di John furono terrificati e morirono entrambi di paura.
John mise sulla tavola del cibo e disse alle sorelle di andare a mangiare, ma esse rifiutarono e la più giovane gli disse che avrebbe dovuto riportarla nel luogo dove avevano lottato. Tutti e quattro andarono in quel luogo e, alla partenza, esse promisero di non fargli mai del male e di fare in modo che né lui né i suoi figli dopo di lui, se mai ne avesse avuti, avessero mai bisogno di lavorare. La sorella più anziana gli disse di tornare la notte seguente e di portare con sé una vanga: ella gli avrebbe raccontato la sua storia dal principio alla fine.



König B.




Egli andò e lei gli fece questo racconto: molto tempo prima, suo padre era uno degli uomini più ricchi d'Irlanda, sua madre morì quando le tre sorelle erano molto giovani, e dieci o dodici anni dopo, anche il padre morì lasciando la cura di tutte le ricchezze ed i tesori nel castello a lei, dicendole di dividerle in tre parti uguali e di darne una parte ad ognuna delle sorelle. Ma lei era innamorata di un giovane che suo padre non conosceva ed una notte, quando le due sorelle dormivano, pensò che se le avesse uccise l'intera fortuna sarebbe andata a lei ed a suo marito. Prese dunque un coltello e tagliò le loro gole e quando le ebbe uccise se ne pentì e si suicidò. La loro punizione fu che nessuna delle tre avrebbe avuto riposo o pace fino a che un uomo senza paura non fosse arrivato a vincerle e John era il primo che ci fosse riuscito.
Ella lo portò quindi al castello di suo padre: ne rimanevano solo le rovine, era senza tetto ed aveva solo alcuni muri, e gli mostrò dove fossero tutte le ricchezze ed i tesori. John, per accertarsene, prese le sua vanga e vangò, vangò con tutte le sue forze e, poco prima dell'alba, arrivò al tesoro. In quel momento, le tre sorelle lo benedirono, si mutarono in tre colombe e volarono via.
Egli divenne abbastanza ricco per sé e per sette generazioni dopo di lui.


V. Francés


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