Koe L.
utti coloro che conoscono le terre della chiesa di Lanillis sanno che è una delle più belle parrocchie della diocesi di Léon. Oltre al foraggio e al grano, abbonda di frutteti che danno mele più dolci del miele di Sizun e susini i cui fiori si trasformano tutti in frutti. Per quanto riguarda le ragazze da marito, poi, sono tutte quante sagge e brave massaie - a sentire i loro genitori.
Negli antichi tempi, quando i miracoli erano comuni come lo sono oggi battesimi e funerali, vivevano a Lanillis un giovanotto di nome Houam Pogamm e una ragazza chiamata Bellah Postik.
Erano cugini, secondo le usanze del paese, e le loro madri, da quando erano piccolissimi, li avevano allevati nella stessa culla così come si usava con i bimbi destinati ad essere uniti in matrimonio, a Dio piacendo. E i bambini erano cresciuti amandosi con tutto il cuore. Ma i loro genitori morirono a poco distanza l'uno dall'altro, e i due orfanelli, che non avevano ricevuto alcuna eredità, furono costretti ad andare a servizio presso lo stesso padrone. Avrebbero potuto essere felici, ma mormoravano continuamente, come fa il mare.
"Se solo avessimo il denaro per comprare una muccherella ed un maialino da mettere all'ingrasso - diceva Houam - chiederei al padrone un pezzetto di terra in affitto, il curato ci sposerebbe e noi andremmo a vivere insieme".
"Sì - rispose Bellah, tirando un grosso sospiro - ma viviamo in tempi duri: le mucche e i maiali erano ancòra rincarati all'ultima fiera di Ploudalmézeau. Di sicuro, Dio non si occupa più di come vanno le cose del mondo".
"Allora ci toccherà aspettare un pezzo - rincarò Houam - Non sono certo io che finisco le bottiglie quando vado a bere all'osteria con gli amici!"
"Un bel pezzo! - disse la ragazza - Perché non sono riuscita a sentir cantare il cuculo".
E questi lamenti si ripetevano ogni giorno finché Houam si stancò, e, un bel mattino, raggiunse Bellah, che nettava il grano sull'aja, e le annunciò che intendeva partire in cerca di fortuna. La ragazza ne fu grandemente rattristata e cercò di dissuaderlo, ma Houam era un giovanotto risoluto e non volle ascoltarla.
"Gli uccelli volano e volano finché non trovano un campo di grano - disse - e le api volano e volano finché non trovano i fiori da cui ricavano il loro miele. Può un uomo essere da meno di bestie che volano? Anch'io voglio andare in cerca di ciò di cui ho bisogno: il denaro per comprare una muccherella e un maialino. Se mi amate, Bellah, non opponetevi a qualcosa che potrebbe affrettare le nostre nozze!"
La ragazza, benché avesse il cuore spezzato, capì che le toccava cedere.
"Se è così che deve essere, partite e che Dio vi guardi. Ma, prima, voglio condividere con voi l'eredità dei miei genitori".
E lo condusse al suo armadio, da cui trasse una campanella, un coltello ed un bastone.
"Queste tre reliquie - disse - non hanno mai lasciato la mia famiglia. Ecco la campanella di san Kolédok: se siamo in pericolo, il suo suono avverte i nostri amici. Questo è il coltello di san Coréntin: tutto ciò che tocca sfugge agli incantesimi degli stregoni e del Demonio. Infine, ecco il bastone di san Vouga: ci condurrà dovunque vogliamo andare. Vi do il coltello per difendervi dai malefici e la campanella per avvertirmi se foste in pericolo, e io mi terrò il bastone nel caso doveste avere bisogno di me".
Houam ringraziò la sua promessa sposa, pianse un po' con lei, come è giusto fare quando ci si separa, e s'incamminò alla volta delle montagne.
Ma, allora come oggi, in tutti i villaggi che attraversava, era inseguito dai mendicanti, i quali, poiché le sue brache erano ancòra tutte intere, lo prendevano per un signore.
'In fede mia - pensò - questo è un paese in cui vedo più probabilità di dispensare fortuna piuttosto che farne. Andiamo più lontano!'
E continuò il suo cammino, scendendo fino alla costa, e raggiunse la bella città di Port-Aven. Mentre era seduto davanti alla locanda, udì per caso le chiacchiere di due mulattieri che, caricando i loro muli, parlavano della Groac'h dell'Isola di Lok. Houam chiese chi fosse, e gli risposero che era il nome che la gente aveva dato ad una Fata che viveva nel lago sull'isola più grande dell'Arcipelago delle Glénans, e si diceva che possedesse più ricchezze lei di tutti i re del mondo messi insieme. In molti si erano avventurati sull'isola per impossessarsi dei suoi tesori, ma nessuno era tornato. Houam decise all'istante che sarebbe andato sull'isola per tentare l'impresa. I mulattieri tentarono in ogni modo di dissuaderlo e si appellarono anche ai paesani, dicendo che non era da buoni cristiani lasciare che un giovane andasse verso la sua rovina, e volevano trattenerlo con la forza. Houam ringraziò per l'interessamento e disse che c'era un modo per impedirgli di tentare quella pericolosa avventura: se tutti i presenti avessero fatto una colletta il cui ricavato fosse stato sufficiente per l'acquisto di una vaccherella e di un maialino, egli avrebbe desistito dal suo intento. Allora, tutti si allontanarono, borbottando che era un gran testardo e che non c'era modo di trattenerlo.
Houam, dunque, si recò sulla riva del mare, e un battelliere lo trasportò sull'isola di Lok. Houam trovò facilmente il lago, che era proprio nel bel mezzo dell'isola, circondato da distese di erbe acquatiche e fiori rosa. Mentre si aggirava sulla riva, scorse, all'ombra di un cespuglio di ginestre, una imbarcazione color del mare che galleggiava sulle acque immote. L'imbarcazione aveva la forma di un cigno addormentato, con il capo nascosto sotto un'ala.
Houam, che non aveva mai visto niente di simile, salì sul battello per osservarlo meglio. Ma, non appena vi ebbe messo piede, il cigno sembrò svegliarsi: alzò il capo dalle piume, allungò nell'acqua le larghe zampe e si allontanò velocemente dalla riva. Houam lanciò un grido di spaventò, ma il cigno si diresse ancòra più velocemente verso il centro del lago. Houam tentò di tuffarsi per ritornare a riva a nuoto: allora, il cigno immerse il becco e navigò sott'acqua, trascinando il ragazzo con sé. Houam che non poteva aprire la bocca senza ingoiare la mefitica acqua del lago, fu costretto a tacere, e, in breve, si ritrovò nella dimora della Groac'h: era un palazzo interamente rivestito di conchiglie. Una visione al di là di ogni immaginazione. Vi si accedeva tramite uno scalone di cristallo costruito in maniera tale che, quando si posava il piede su un gradino, questo cantava come un uccello della foresta. Tutt'intorno, immensi giardini dove crescevano foreste di piante marine e prati di alghe, tempestati di diamanti in luogo di fiori.
La Groac'h si trovava nella prima sala, distesa su di un letto d'oro. Indossava una veste di tulle color del mare, sottile e spumeggiante come un'onda. I suoi capelli neri, mescolati a coralli, le toccavano i calcagni, e il suo incarnato, bianco e rosato, risplendeva come l'interno di una conchiglia.
Houam si fermò, abbagliato da quella visione, ma la Groac'h si alzò e gli andò incontro sorridendo. Era così flessuosa e il suo passo era così lieve che si muoveva come un flutto marino.
"Siate il benvenuto - disse, invitandolo ad entrare - qui c'è sempre posto per gli stranieri e i bei ragazzi!"
Rassicurato, Houam entrò nel salone.
"Chi siete? Da dove venite e cosa cercate?", chiese la Groac'h.
"Mi chiamo Houam - rispose il ragazzo - vengo da Lanillis e cerco di che comprarmi una vaccherella ed un maialino".
"Ebbene, venite, Houam - replicò la Groac'h - e non preoccupatevi di nulla perché qui troverete tutto ciò che può darvi gioia".
Lo aveva introdotto in un'altra sala, interamente tappezzata di perle, e gli offrì otto differenti qualità di vino, riempiendo otto coppe d'argento lavorato.
Houam vuotò le prime otto coppe e ne provò tanto gusto che bevve altre otto coppe per ogni qualità di vino, e, ad ogni sorso, la Groac'h gli pareva più bella.
Ciò incoraggiò la Fata a dirgli di bere pure quanto voleva, ché non l'avrebbe mandata certo in rovina: il lago comunicava con il mare e una corrente magica vi trasportava tutti i tesori dei naufragi.
"Sulla mia salvezza - esclamò Houam, reso allegro dal vino - non mi stupisce più che la gente della costa parli male di voi. Le persone così ricche suscitano sempre invidia. Quanto a me, mi basterebbe la metà dei vostri tesori!".
"Potreste averla...", disse la Fata.
"E come?"
"Sono vedova di un korandon*, e, se sono di vostro gradimento, potreste avermi in moglie".
Houam non poteva credere alle sue orecchie: lui, sposare la Groac'h che gli pareva tanto bella e che possedeva un palazzo così ricco e otto qualità di vino che poteva bere a sazietà! In verità, aveva promesso di sposare Bellah, ma gli uomini dimenticano facilmente certe promesse: in questo, sono molto simili alle donne.
Così, rispose educatamente che lei non era certo fatta per ricevere un rifiuto e che sarebbe stato un onore e una gioia divenire suo marito.
Allora, la Groac'h gridò che avrebbe voluto preparare seduta stante il banchetto nuziale, e stilò una lista di piatti che Houam conosceva e anche di molte pietanze che non conosceva affatto. Poi, si avvicinò ad un vivaio in fondo al giardino e prese a chiamare:
"Ehi, tu, procuratore! Ehi, tu, mugnaio! Ehi, tu, sarto! Ehi, tu, cantore!"
E ad ogni grido, accorreva un pesce che la Groac'h prendeva con una retina di acciaio. Quando la rete fu colma, la Fata passò in una stanza accanto e mise tutti i pesci in una padella d'oro.
Ma a Houam sembrò di udire, nel crepitio della frittura, delle vocine che sussurravano.
"Chi è che sussurra nella padella, Groac'h?"
"E' il legno che crepita", rispose lei, attizzando il fuoco.
Ma un minuto dopo le vocine ricominciarono a mormorare.
"Chi è che sussurra, Groac'h?"
"E' il fritto che sfrigola", rispose lei facendo saltare i pesci nella padella.
Ma le vocine ripresero a farsi sentire, e, adesso, gridavano.
"Chi è che grida, Groac'h?"
"E' il grillo del focolare", rispose lei, e prese a cantare a gola spiegata, tanto che Houam non sentì più nulla. Ma ciò che era accaduto lo spinse a riflettere, e, con il timore, arrivarono i rimorsi.
'Gesummaria! - si disse - E' possibile che io abbia dimenticato così in fretta la mia Bellah per una Groac'h che sarà certamente figlia del Diavolo? Con questa donna non oserei neanche recitare le mie preghiere la sera, e filerei diritto all'Inferno come quei contadini che vendono con l'inganno bestie malate!'
Mentre andava riflettendo fra sé e sé, sopraggiunse la Fata, che gli servì la frittura, invitandolo a mangiare, mentre lei avrebbe scelto altre dodici qualità di vino.
Con un grosso sospiro, Houam si apprestò a mangiare, ma, non appena la lama del coltello che annullava gli incantesimi, toccò i pesci, essi si raddrizzarono nel piatto d'oro, e ripresero la loro forma umana, con gli abiti che indicavano i loro mestieri. C'erano un procuratore con grandi risvolti, un sarto con le calze viola, un mugnaio imbiancato di farina e un cantore in cotta, e tutti gridarono all'unisono, nuotando nel grasso della frittura:
"Houam! Salvaci, se vuoi salvare te stesso!"
"Madre di Dio! Chi sono questi omini che gridano nel burro fuso?", gridò, stupefatto, Houam.
"Siamo cristiani come te - risposero - e come te siamo venuti sull'isola in cerca di fortuna, e abbiamo accettato di sposare la Groac'h, e, il mattino dopo le nozze, ella ci ha fatto ciò che aveva già fatto ai nostri predecessori che sono nel vivaio!"
"Cosa? - gridò Houam - una donna così giovane è già vedova di una tale quantità di pesci?"
"E presto anche tu condividerai la nostra condizione, destinato ad essere fritto e mangiato dall'ultimo arrivato!"
Houam balzò in piedi e corse verso la porta, sentendosi già soffriggere nella padella d'oro, ma la Groac'h, che era appena entrata ed aveva udito ogni cosa, gli gettò addosso la sua rete d'acciaio trasformandolo in una ranocchietta, e andò a riporlo nel vivaio con gli altri suoi mariti.
Nello stesso istante, la campanella che Houam portava sempre al collo tintinnò, e Bellah la udì a Lanillis, mentre era intenta a scremare il latte: fu come una pugnalata al cuore! Gettò un grido e disse:
"Houam è in pericolo!" E, senza porre tempo in mezzo, senza consigliarsi con alcuno, corse ad indossare gli abiti della domenica, le scarpe e la sua piccola croce d'argento, e lasciò la fattoria appoggiandosi al bastone magico.
Giunta al crocevia, piantò in terra il suo bastone mormorando:
"Di san Vouga rammentati,
bastone di legno di melo!
Per mare e per terra
e su per l'aria conducimi,
Ovunque sia necessario andare!"
E il bastone si mutò all'istante in un cavallino strigliato, sellato, imbrigliato, con una coccarda su ciascun orecchio ed una piuma blu in fronte.
Bellah gli montò in groppa senza esitare e quello partì, prima al passo, poi al trotto, quindi al galoppo, e andava così veloce che i fossati, gli alberi, le case, i campanili passavano davanti agli occhi della ragazza come le pale di un mulino, ma Bellah non se ne lamentava affatto - poiché sapeva che ogni passo la avvicinava di più al suo caro Houam - anzi, lo incitava ripetendo:
"Il cavallo è più lento della rondine, la rondine è più lenta del vento, il vento è più lento del fulmine, ma tu, mio caro, se mi vuoi bene, devi essere più veloce di tutti loro poiché una parte del mio cuore soffre: la metà migliore del mio cuore è in grande pericolo!"
Il cavallino l'ascoltava e correva come una paglia trasportata dal vento e arrivò ad Arhez, ai piedi di un dirupo chiamato Il Salto del Cervo, e qui si arrestò perché mai cavallo o giumenta avevano scalato quella roccia. Bellah capì e riprese a spronarlo:
"Di san Vouga rammentati,
bastone di legno di melo!
Per mare e per terra
e su per l'aria conducimi,
Ovunque sia necessario andare!"
Aveva appena pronunciato queste parole che due ali spuntarono dai fianchi del cavallino, che, trasformatosi in un grande uccello, la portò in cima alla roccia. Sulla vetta, c'era un grande nido di argilla foderato di muschio essiccato in cui era accovacciato un piccolo korandon tutto nero e rugoso, che si mise a gridare nel vedere Bellah:
"Ecco la bella ragazza che viene a salvarmi!"
"A salvarti? - disse Bellah - Chi sei, dunque, mio piccolo uomo?"
"Sono Jeannik, il marito della Groac'h dell'isola di Lok"
"Ma che fai in questo nido?"
"Covo sei uova di pietra e non riavrò la mia libertà finché non si saranno schiuse"
Bellah non poté trattenersi e scoppiò a ridere:
"Povero pollastrello, e come potrei esserti d'aiuto io?"
"Liberando Houam che è in potere della Groac'h"
"Ah! - gridò l'orfanella - e cosa devo fare per riuscirci? Perché, se anche dovessi fare in ginocchio il giro dei quattro vescovadi, incomincerei subito!"
"Ebbene, prima di tutto, devi presentarti a lei fingendoti un ragazzo. Secondo: devi riuscire a sottrarle la rete d'acciaio che porta alla cintura e ad imprigionarvela".
"E dove posso trovare un vestito da uomo della mia taglia, caro korandon?"
"Stai per scoprirlo, ragazza mia". Così dicendo, il piccolo nano si strappò quattro dei suoi capelli rossi, li soffiò via borbottando qualcosa, e i quattro capelli si trasformarono in quattro sarti. Il primo recava con sé un grosso cavolo, il secondo un paio di forbici, il terzo un ago e il quarto un ferro da stiro. Si sedettero tutti e quattro in circolo nel nido, e, incrociate le gambe, si misero a confezionare l'abito da uomo per Bellah. Con la prima foglia del cavolo, uno cucì una bella giacca plissettata lungo le cuciture, il secondo preparò il gilé, ma dovettero mettersi in due per cucire le grandi brache svasate, secondo la moda tradizionale di Léon. Infine, dal cuore del cavolo ricavarono il cappello, e dal gambo le scarpe.
Quando Bellah si rivestì da capo a piedi, sembrava un bel giovanotto che indossava un elegante abito di velluto verde, foderato di raso bianco.
La ragazza ringraziò di cuore il korandon, che le diede qualche altro consiglio, e montò sul dorso del grande uccello che la condusse in un lampo sulle rive del lago dell'isola di Lok. Lì, Bellah gli ordinò di trasformarsi nuovamente in un bastone di legno di melo, poi salì nel battello a forma di cigno e approdò alla dimora della Groac'h. Vedendo arrivare il giovanotto vestito di velluto, la Fata si rallegrò assai.
"Per mio cugino Satana! - disse - sei il più bel ragazzo che sia mai venuto a trovarmi, e credo che ti amerò fino a tre volte tre giorni!"
Ed entrò presto in gran confidenza con il nuovo arrivato, chiamandolo "tesorino" e "cuoricino mio". Poi offrì qualche delicatezza a Bellah, che vide sul tavolo il coltellino di san Coréntin che aveva dato a Houam e lo prese, nel caso potesse esserle d'aiuto. Quindi, seguì la Groac'h in giardino.
La Fata le mostrò i prati tempestati di fiori di diamanti, le fontane d'acqua che profumava di lavanda, e, soprattutto, il vivaio popolato di pesci dai mille colori. E Bellah sembrò così incantata da questi ultimi, che sedette sull'orlo dello stagno per ammirarli meglio. La Fata approfittò del suo entusiasmo per domandarle se sarebbe stata felice di restare con lei per sempre. Bellah rispose che non chiedeva di meglio.
"Quindi, acconsenti a sposarmi seduta stante?"
"Sì - rispose Bellah - purché io possa pescare uno di quei bei pesci con la rete che portate alla cintura"
La Groac'h, che non sospettava l'inganno, pensò ad un capriccio da ragazzino, e le consegnò la rete, dicendo con un sorriso:
"Bel pescatore, vediamo cosa riesci a prendere"
"Prendo il Diavolo - gridò Bellah gettando la rete sulla testa della Groac'h - In nome del Salvatore degli uomini, strega maledetta, sii nell'aspetto come sei nel cuore!"
La Groac'h gettò un grido che si spense in un mormorio soffocato poiché la volontà di Bellah si era compiuta, e la bella Fata delle acque non era altro che un'orrenda e laida vecchia. Bellah chiuse in fretta la rete e corse a gettarla in un pozzo, e coprì il pozzo con una pietra con il sigillo della croce perché la strega non potesse sollevarla se non il Giorno del Giudizio, quando tutte le tombe si scoperchieranno.
Poi, tornò in gran fretta allo stagno, ma già i pesci ne erano usciti e le andavano incontro come una processione di monaci variopinti, gridando con le loro vocette rauche:
"Ecco il nostro signore e padrone, colui che ci ha liberato dalla rete d'acciaio e dalla padella d'oro!"
"E sarà anche colui che vi restituirà il vostro sembiante di cristiani", disse Bellah impugnando il coltellino di san Coréntin, ma, mentre era sul punto di toccare il primo pesce, le si avvicinò una ranocchietta verde, che portava al collo la campanella magica, e che si mise in ginocchio singhiozzando, con le zampette posate sul suo piccolo cuore.
"Sei tu? Sei tu, mio piccolo Houam, re della mia gioia e del mio cruccio?"
"Sono proprio io", rispose il ragazzo-ranocchietta.
Non appena Bellah l'ebbe toccato con il coltellino, Houam riprese le sue antiche sembianze, e i due ragazzi si abbracciarono, piangendo per le sofferenze passate e ridendo per la gioia presente. Poi, Bellah restituì a tutti i pesci il loro vero aspetto. E, infine, arrivò il Karandon del Salto del Cervo, in un cocchio volante trasportato da sei grandi mosconi nati dalle uova di pietra dischiuse.
"Eccomi qui, bella ragazza! - gridò - l'incantesimo che mi teneva prigioniero si è spezzato e vengo a ringraziarvi perché di una chioccia avete fatto un uomo!"
Poi, condusse i giovani dove la Groac'h custodiva i suoi tesori, e concesse loro di prendere tutto ciò che volevano dai grandi bauli colmi di pietre preziose. Entrambi se ne riempirono le tasche, le cinture, i cappelli, e persino le grandi brache, e, finalmente, Bellah ordinò al bastone di trasformarsi in un carro alato che potesse trasportare a Lanillis i due ragazzi e il loro carico. E lì, fatte le pubblicazioni, Houam sposò la sua Bellah, come aveva desiderato per tanto tempo, ma, invece di comprare una vaccherella e un maialino da ingrassare, acquistò tutte le terre della parrocchia, e coloro che avevano portato dall'isola di Lok ne divennero i fattori.
Traduzione: Mab's Copyright
"La Groac’h de l’Île du Lok", E. Sauvestre
Da: Contes et Légendes de Basse-Bretagne
*Korandon = il Korrigan
Le illustrazioni, tranne la prima, sono di Paulina Sieczkowska
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