"Dammi lu Velu" e Liombruno e il paese dove non si more mai con finale felice. Non la superba regalità di Niamh che avamza sulle onde cavalcando il suo destriero soprannaturale e porta via con sé Oisin, il guerriero-poeta delle Fianna, non il pescatore Urashima e il suo viaggio meraviglioso fino al regno sottomarino del Drago, ma il ragazzotto figlio della vedova in cerca di fortuna. E la Fortuna è una donna in carne ed ossa, che, come le fanciulle-cigno, perde la sua forza e i suoi poteri con il furto delle vesti, ma segue il marito rapitore nel fatale viaggio di ritorno proteggendolo dalle insidie che distruggeranno Oisin e Urashima.
ice che c'era una volta una povera vedova e un suo ragazzo che stavano in una casipola fuori di mano ed erano quasi alla limosina. Questo ragazzo quando fu ai diciotto o vent'anni disse a sua madre:
"Mamma, io voglio andar via a cercar fortuna, e starò fuori fin che l'abbia trovata, e se la trovo, farò star bene anche voi."
Questo giovanotto se ne va dunque a girare il mondo.
mercoledì 25 gennaio 2017
domenica 15 gennaio 2017
L'Impietrito, da La Novellaja Fiorentina di V. Imbriani
'era una volta un gran ricchissimo mercante, che aveva tre bastimenti: uno d'oro, uno d'argento e uno di pietre preziose e diamanti. Aveva tre figlie questo mercante. Di queste tre figlie, che lui aveva, ne aveva due che erano perfide e scellerate; e una era bona, che non sortiva mai del suo quartiere e non confavolava mai con le sorelle. Questo mercante va da quella bona delle figlie e dice:
"Sai, figlia mia, domani andrò a mercanteggiare con il primo bastimento. Posso esser sicuro, che le mie figlie, che non mi sciuperanno niente del palazzo?"
"Eh, signor padre, vada, vada, vada; faccia Lei il suo interesse".
"Sai, figlia mia, domani andrò a mercanteggiare con il primo bastimento. Posso esser sicuro, che le mie figlie, che non mi sciuperanno niente del palazzo?"
"Eh, signor padre, vada, vada, vada; faccia Lei il suo interesse".
Gordeev
giovedì 12 gennaio 2017
Donne, Gatte Diaboliche e Malocchio nelle Credenze Popolari Norvegesi
Una superstizione, che esiste tuttora ai giorni nostri, è quella della Gatta del Diavolo, strumento malefico di cui possono servirsi soltanto le donne.
Ricordo che, ancora nei giorni della mia fanciullezza, c'erano donne del paese delle quali avevamo un sacro terrore, alla cui casa ci s'avvicinava malvolentieri per paura del malocchio che esse gettavano sulla gente per mezzo della Gatta del Diavolo. Si diceva che codeste femmine evocassero tale spirito maligno in una maniera molto semplice: preparavano una pasta con lo sterco di vacca e il latte, le davano una forma allungata e la gettavano per terra, pronunciando queste parole: "Io ti ho dato corpo e membra, che il diavolo ti dia vita e movimento!".
Ciò detto, ecco la gatta cominciare a saltare, a chiedere cosa dovesse fare e dove dovesse andare e poi, via, in un batter d'occhio, a eseguire gli ordini ricevuti.
La scuola e la cosiddetta civiltà hanno, naturalmente, distrutto anche nei nostri villaggi molte di queste primitive, favolose credenze e, con il racconto popolare, sono morte, in fondo, la cultura che noi chiamiamo paesana [...]
Tuttavia la superstizione della Gatta del Diavolo vive ancora.
Nel 1924 prestavo servizio come comandante di plotone nella fortezza di Adganess. Un giorno i miei soldati, che erano ospiti delle donne del vicinato, vennero a dirmi che queste volevano aumentare loro la pigione. Sapevano che essi guadagnavano pochi centesimi al giorno e che non avrebbero potuto sobbarcarsi questa maggiore spesa, perciò mi opposi risolutamente. Le donne, com'è naturale, montarono su tutte le furie e mi dissero che l'avrei pagata cara. E cosi fu. Tre giorni dovetti rimanere a letto, colpito da quel misterioso malessere che provoca la Gatta del Diavolo, e, quando ricominciai a marciare in testa al mio plotone, a ogni porta vidi una di queste femmine sorridere, soddisfatta e sicura di essere riuscita a mettermi addosso la Gatta del Diavolo.
Non più tardi di quest'estate, sono venuto a sapere che a Gulbrandsdal v'è un'appendice al racconto della Gatta del Diavolo. Narrano lassù che, se si riesce a trovare un po' di saliva della Gatta del Diavolo, quando una persona o una bestia viene colpita da malattia, bisogna mettere questa saliva in una scatola di latta e bruciarla una sera di giovedi. In tal modo la femmina che ha operato il malocchio, spinta da una forza misteriosa, è costretta a mostrarsi, anche se appartiene ad un'altra parrocchia. Allora, insegnano, nascondi un giovanotto dietro la porta pronto a colpire con una frusta il braccio della donna, non appena questa sarà entrata, fino a farlo sanguinare: nell'istante medesimo che il sangue colerà, l'uomo o la bestia ritorneranno sane.
Da "I Racconti Popolari Norvegesi", saggio di Johan Boier del 1928. In "Fiabe e Leggende Norvegesi", traduzione di Massimo Conese.
Ricordo che, ancora nei giorni della mia fanciullezza, c'erano donne del paese delle quali avevamo un sacro terrore, alla cui casa ci s'avvicinava malvolentieri per paura del malocchio che esse gettavano sulla gente per mezzo della Gatta del Diavolo. Si diceva che codeste femmine evocassero tale spirito maligno in una maniera molto semplice: preparavano una pasta con lo sterco di vacca e il latte, le davano una forma allungata e la gettavano per terra, pronunciando queste parole: "Io ti ho dato corpo e membra, che il diavolo ti dia vita e movimento!".
Ciò detto, ecco la gatta cominciare a saltare, a chiedere cosa dovesse fare e dove dovesse andare e poi, via, in un batter d'occhio, a eseguire gli ordini ricevuti.
La scuola e la cosiddetta civiltà hanno, naturalmente, distrutto anche nei nostri villaggi molte di queste primitive, favolose credenze e, con il racconto popolare, sono morte, in fondo, la cultura che noi chiamiamo paesana [...]
Tuttavia la superstizione della Gatta del Diavolo vive ancora.
Nel 1924 prestavo servizio come comandante di plotone nella fortezza di Adganess. Un giorno i miei soldati, che erano ospiti delle donne del vicinato, vennero a dirmi che queste volevano aumentare loro la pigione. Sapevano che essi guadagnavano pochi centesimi al giorno e che non avrebbero potuto sobbarcarsi questa maggiore spesa, perciò mi opposi risolutamente. Le donne, com'è naturale, montarono su tutte le furie e mi dissero che l'avrei pagata cara. E cosi fu. Tre giorni dovetti rimanere a letto, colpito da quel misterioso malessere che provoca la Gatta del Diavolo, e, quando ricominciai a marciare in testa al mio plotone, a ogni porta vidi una di queste femmine sorridere, soddisfatta e sicura di essere riuscita a mettermi addosso la Gatta del Diavolo.
Non più tardi di quest'estate, sono venuto a sapere che a Gulbrandsdal v'è un'appendice al racconto della Gatta del Diavolo. Narrano lassù che, se si riesce a trovare un po' di saliva della Gatta del Diavolo, quando una persona o una bestia viene colpita da malattia, bisogna mettere questa saliva in una scatola di latta e bruciarla una sera di giovedi. In tal modo la femmina che ha operato il malocchio, spinta da una forza misteriosa, è costretta a mostrarsi, anche se appartiene ad un'altra parrocchia. Allora, insegnano, nascondi un giovanotto dietro la porta pronto a colpire con una frusta il braccio della donna, non appena questa sarà entrata, fino a farlo sanguinare: nell'istante medesimo che il sangue colerà, l'uomo o la bestia ritorneranno sane.
Jeremy Hush
Da "I Racconti Popolari Norvegesi", saggio di Johan Boier del 1928. In "Fiabe e Leggende Norvegesi", traduzione di Massimo Conese.
martedì 10 gennaio 2017
Kalevala: le Vergini Ilmatar e Marjatta e i Loro Figli Divini
Il Kalevala (ovvero Terra degli Eroi) è una raccolta di rune finniche che narrano le avventure di tre personaggi favolosi, tre Eroi dalle origini divine.
Questo monumento letterario nazionale, conservatisi solo grazie alla trasmissione orale fu raccolto e trascritto da un medico finlandese, Elias Lonnrot, e pubblicato nel 1835. Nel corso dei secoli, e soprattutto con l'avvento del Cristianesimo (1150), la trasmissione non scritta determinò la contaminazione dell'originario carattere magico e cosmico dei miti, che riflettevano la spiritualità "animistica e sciamanica" delle popolazioni finniche.
Così, gli antichi Eroi, gli antichi Dèi, personificazione dei Miti della Natura, furono costretti ad allontanarsi per sempre, come i Túatha Dé Danann, gli Dèi luminosi d'Irlanda, che lasciarono l'Isola sacra o si confusero con il preesistente popolo magico abitatore dei Tumuli, dopo l'invasione vittoriosa degli Uomini e del loro nuovo Dio.
n principio era Ilmatar/Luonnotar, unico Essere, figlia dell'Aria e discesa sulle onde del Mare. Fecondata dal Vento, vagò a lungo, settecento dei nostri anni, senza poter partorire il figlio che portava in grembo. Il Figlio non può nascere perché il Mondo che deve accoglierlo non è stato creato. E un'anatra si posò sul suo ginocchio e nidificò, ma Ilmatar mosse il ginocchio e le uova rotolarono e caddero, e si ruppero, e dai loro frammenti nacquero il Cielo, la Terra, il Sole, la Luna, le Stelle e le Nuvole. In seguito, Ilmatar creò gli abissi marini, le terre sommerse e le terre emerse, i promontori e le montagne. E, finalmente, partorì Väinämöinen, che nacque già vecchio, e trascorsero altri sette anni, e Väinämöinen era in balìa delle onde.
Questo monumento letterario nazionale, conservatisi solo grazie alla trasmissione orale fu raccolto e trascritto da un medico finlandese, Elias Lonnrot, e pubblicato nel 1835. Nel corso dei secoli, e soprattutto con l'avvento del Cristianesimo (1150), la trasmissione non scritta determinò la contaminazione dell'originario carattere magico e cosmico dei miti, che riflettevano la spiritualità "animistica e sciamanica" delle popolazioni finniche.
Così, gli antichi Eroi, gli antichi Dèi, personificazione dei Miti della Natura, furono costretti ad allontanarsi per sempre, come i Túatha Dé Danann, gli Dèi luminosi d'Irlanda, che lasciarono l'Isola sacra o si confusero con il preesistente popolo magico abitatore dei Tumuli, dopo l'invasione vittoriosa degli Uomini e del loro nuovo Dio.
n principio era Ilmatar/Luonnotar, unico Essere, figlia dell'Aria e discesa sulle onde del Mare. Fecondata dal Vento, vagò a lungo, settecento dei nostri anni, senza poter partorire il figlio che portava in grembo. Il Figlio non può nascere perché il Mondo che deve accoglierlo non è stato creato. E un'anatra si posò sul suo ginocchio e nidificò, ma Ilmatar mosse il ginocchio e le uova rotolarono e caddero, e si ruppero, e dai loro frammenti nacquero il Cielo, la Terra, il Sole, la Luna, le Stelle e le Nuvole. In seguito, Ilmatar creò gli abissi marini, le terre sommerse e le terre emerse, i promontori e le montagne. E, finalmente, partorì Väinämöinen, che nacque già vecchio, e trascorsero altri sette anni, e Väinämöinen era in balìa delle onde.
Laurel Long - The Twelve Days of Christmas, dal 2 al 6 Gennaio
Day 12 - 6 gennaio
"On the TWELFT Day of Christmas my True Love Gave to Me TWELVE DRUMMERS DRUMMING, Eleven Pipers Piping, Ten Lords A-Leaping, Nine Ladies Dancing, Eight Maids A-Milking, Seven Swans A-Swimming, Six Geese A-Laying, Five Golden Rings, Four Calling Birds,Three French Hens, Two Turtle Doves and a Partridge in a Pear Tree"
"On the TWELFT Day of Christmas my True Love Gave to Me TWELVE DRUMMERS DRUMMING, Eleven Pipers Piping, Ten Lords A-Leaping, Nine Ladies Dancing, Eight Maids A-Milking, Seven Swans A-Swimming, Six Geese A-Laying, Five Golden Rings, Four Calling Birds,Three French Hens, Two Turtle Doves and a Partridge in a Pear Tree"
giovedì 5 gennaio 2017
La Capanna col Tetto di Formaggio, Hansel e Gretel in Svezia
olto lontano, in una capanna in mezzo al bosco, viveva una malvagia strega cui piaceva molto mangiare carne di bambini. Così copriva di formaggio tutta la sua capanna per attirare bambini e bambine che andavano in giro nel bosco. E quando metteva le mani su qualche bambino lo infilava nel forno e poi lo mangiava.
Poco lontano viveva un povero contadino che aveva un figlio e una figlia. Poiché il cibo in casa era scarso, un giorno il contadino disse ai suoi figli che dovevano andare nel bosco a raccogliere bacche. I bambini partirono e alla fine giunsero alla montagna, dove videro la capanna col tetto di formaggio. Visto che a entrambi sarebbe piaciuto avere un po' di quel formaggio, si consigliarono sul da farsi.
K. Nielsen
Etichette:
Hansel e Gretel,
Streghe,
Svezia,
Varianti Strane
domenica 1 gennaio 2017
Felice Anno Nuovo
Laurel Long - The Twelve Days of Christmas .
Day 7 - 1 gennaio
"On the SEVENTH Day of CHRISTMAS, my True Love Gave to Me SEVEN SWANS A-SWIMMING, Six Geese A-Laying, Five Golden Rings, Four Calling Birds,Three French Hens Two Turtle Doves and a Partridge in a Pear Tree"
Iscriviti a:
Post (Atom)