giovedì 12 gennaio 2017

Donne, Gatte Diaboliche e Malocchio nelle Credenze Popolari Norvegesi

Una superstizione, che esiste tuttora ai giorni nostri, è quella della Gatta del Diavolo, strumento malefico di cui possono servirsi soltanto le donne.
Ricordo che, ancora nei giorni della mia fanciullezza, c'erano donne del paese delle quali avevamo un sacro terrore, alla cui casa ci s'avvicinava malvolentieri per paura del malocchio che esse gettavano sulla gente per mezzo della Gatta del Diavolo. Si diceva che codeste femmine evocassero tale spirito maligno in una maniera molto semplice: preparavano una pasta con lo sterco di vacca e il latte, le davano una forma allungata e la gettavano per terra, pronunciando queste parole: "Io ti ho dato corpo e membra, che il diavolo ti dia vita e movimento!".
Ciò detto, ecco la gatta cominciare a saltare, a chiedere cosa dovesse fare e dove dovesse andare e poi, via, in un batter d'occhio, a eseguire gli ordini ricevuti.
La scuola e la cosiddetta civiltà hanno, naturalmente, distrutto anche nei nostri villaggi molte di queste primitive, favolose credenze e, con il racconto popolare, sono morte, in fondo, la cultura che noi chiamiamo paesana [...]
Tuttavia la superstizione della Gatta del Diavolo vive ancora.
Nel 1924 prestavo servizio come comandante di plotone nella fortezza di Adganess. Un giorno i miei soldati, che erano ospiti delle donne del vicinato, vennero a dirmi che queste volevano aumentare loro la pigione. Sapevano che essi guadagnavano pochi centesimi al giorno e che non avrebbero potuto sobbarcarsi questa maggiore spesa, perciò mi opposi risolutamente. Le donne, com'è naturale, montarono su tutte le furie e mi dissero che l'avrei pagata cara. E cosi fu. Tre giorni dovetti rimanere a letto, colpito da quel misterioso malessere che provoca la Gatta del Diavolo, e, quando ricominciai a marciare in testa al mio plotone, a ogni porta vidi una di queste femmine sorridere, soddisfatta e sicura di essere riuscita a mettermi addosso la Gatta del Diavolo.
Non più tardi di quest'estate, sono venuto a sapere che a Gulbrandsdal v'è un'appendice al racconto della Gatta del Diavolo. Narrano lassù che, se si riesce a trovare un po' di saliva della Gatta del Diavolo, quando una persona o una bestia viene colpita da malattia, bisogna mettere questa saliva in una scatola di latta e bruciarla una sera di giovedi. In tal modo la femmina che ha operato il malocchio, spinta da una forza misteriosa, è costretta a mostrarsi, anche se appartiene ad un'altra parrocchia. Allora, insegnano, nascondi un giovanotto dietro la porta pronto a colpire con una frusta il braccio della donna, non appena questa sarà entrata, fino a farlo sanguinare: nell'istante medesimo che il sangue colerà, l'uomo o la bestia ritorneranno sane.


Jeremy Hush


Da "I Racconti Popolari Norvegesi", saggio di Johan Boier del 1928. In "Fiabe e Leggende Norvegesi", traduzione di Massimo Conese.

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