giovedì 18 luglio 2013

Il Pescatore e Sua Moglie,( o l'Avidità Punita), Grimm n.19

'era una volta un pescatore e sua moglie; abitavano in un lurido tugurio presso il mare, e il pescatore andava tutti i giorni a pescare con la lenza, e così fece per molto tempo. Una volta se ne stava seduto vicino alla lenza a guardare nell'acqua liscia come l'olio. Se ne stava così quando la lenza andò a fondo, giù giù, e quand'egli la sollevò c'era attaccato un grosso rombo. E il rombo gli disse:
“Ti prego, lasciami vivere; io non sono un vero rombo, sono un principe stregato. Rimettimi in acqua e lasciami andare!”
 “Eh, - disse l'uomo - non hai bisogno di fare tanti discorsi: un rombo che parla, l'avrei certo lasciato libero.” Lo rimise in acqua e il rombo si tuffò e lasciò dietro di sé una lunga striscia di sangue. L'uomo andò da sua moglie, nella lurida catapecchia, e le raccontò che aveva preso un rombo. Questi diceva di essere un principe stregato; poi lo aveva lasciato andare.
“E non gli hai chiesto niente?”, disse la donna.
“No - disse l'uomo - cosa dovrei chiedere?”
“Ah! - disse la donna - è pur brutto abitare sempre in questo buco! Puzza ed è così sporco! Vai e domandagli una piccola capanna.” L'uomo non voleva, tuttavia andò sulla riva del mare e, quando giunse, il mare era tutto verde e giallo. Egli andò fino all'acqua, si fermò e disse: 

Piccolo rombo, 
ticchete tacchete, 
Stammi a sentire, 
zicchete zacchete, 
Mia moglie parlar troppo suole, 
E ciò ch'io voglio lei non vuole!” 

Allora il rombo giunse nuotando e disse: “Be', che vuole dunque?”.
“Ah! - disse l'uomo - io ti avevo pur preso; ora mia moglie mi ha detto che avrei dovuto chiederti qualcosa. Non vuole più abitare in un buco, vorrebbe una capanna.”
“Va' a casa - disse il rombo - ce l'ha già.”
Allora l'uomo andò a casa e sua moglie era sulla porta di una capanna e gli disse:
“Vieni dentro, guarda, adesso è molto meglio”. E dentro alla capanna c'era una stanza, una camera da letto e una cucina. E dietro c'era anche un giardinetto con verdura e alberi da frutta e un cortile con polli e anitre. “Ah! - disse l'uomo - ora vivremo felici.”
“Sì - disse la donna - ci proveremo.”


Nielsen K.

Dopo un paio di settimane, la donna disse:
“Marito mio, la capanna è troppo stretta e il cortile e il giardino sono così piccoli! Vorrei abitare in un gran castello di pietra; va' dal rombo, che ce lo regali“.
“Ah, moglie - disse l'uomo - il rombo ci ha già dato la capanna: non posso tornare, se ne potrebbe avere a male.”
“Macché‚ - disse la donna - può benissimo farlo e lo farà volentieri!” Allora l'uomo andò con il cuore grosso, ma quando giunse al mare, l'acqua era tutta violetta azzurro cupa e grigia; però era ancora calma. Egli si fermò e disse:

Piccolo rombo, 
ticchete tacchete, 
Stammi a sentire, 
zicchete zacchete, 
Mia moglie parlar troppo suole, 
E ciò ch'io voglio lei non vuole!” 

“Be', cosa vuole?” disse il rombo.
“Ah! - disse l'uomo tutto turbato - mia moglie vuole abitare in un castello di pietra.”
“Va', è già davanti alla porta” disse il rombo.
Allora l'uomo andò a casa e sua moglie stava davanti a un gran palazzo.
“Guarda, marito mio - ella disse - com'è bello!” Entrarono insieme e dentro c'erano tanti servi, le pareti risplendevano e nelle stanze c'erano sedie e tavole tutte d'oro. E dietro il castello c'erano un giardino e un parco che si estendeva per un mezzo miglio, dov'erano cervi, caprioli e lepri; e un cortile con stalla e scuderia.
“Ah! - disse l'uomo - in questo bel castello si può essere contenti!”
“Vedremo - disse la donna - intanto dormiamoci su.” E andarono a letto. Il mattino dopo la donna si svegliò allo spuntar del giorno, diede una gomitata nel fianco dell'uomo e disse:
“Alzati, marito, potremmo diventare Re di tutto il paese”.
“Ah, moglie - disse l'uomo - perché mai dovremmo diventare Re; io non voglio!”
“Bene, allora voglio esserlo io.”
“Ah, moglie - disse l'uomo - perché‚ vuoi essere Re? Al rombo non piacerà.”
“Marito, - disse la donna - vacci difilato, io devo essere Re.” Allora l'uomo andò ed era tutto turbato che sua moglie volesse diventare Re. E quando arrivò al mare, il mare era tutto plumbeo e nero e l'acqua ribolliva dal profondo. Egli si fermò e disse:

 “Piccolo rombo, 
ticchete tacchete, 
Stammi a sentire, 
zicchete zacchete, 
Mia moglie parlar troppo suole, 
E ciò ch'io voglio lei non vuole!” 

“Be', che cosa vuole?” disse il rombo.
“Ah! - disse l'uomo - mia moglie vuole diventare Re.”
“Va' pure, che lo è già” disse il rombo. Allora l'uomo tornò a casa e quando arrivò al palazzo c'erano tanti soldati, trombe e timpani. Sua moglie sedeva su di un alto trono d'oro e diamanti e aveva una grande corona d'oro in testa; e al suo fianco stavano in fila sei damigelle, dalla più alta alla più piccola, così da formare una scala.
“Ah! - disse l'uomo - adesso sei Re?”
“Sì - rispose la donna - adesso sono Re”.
Dopo averla guardata per un po', egli disse:
“Ah, moglie, che bellezza che tu sia Re! Non c'è più niente da desiderare”.
“No, marito - disse la donna - mi viene in uggia, non posso più resistere: sono Re, ora voglio diventare Imperatore!”
“Ah, moglie - disse l'uomo - perché‚ vuoi diventare Imperatore?”
“Marito, - diss'ella - va' dal rombo: voglio essere Imperatore.”
“Ah, moglie - disse l'uomo - egli non può fare Imperatori, non posso dir questo al rombo.”
“Io sono Re - disse la donna - e tu sei mio marito, vacci subito!” Allora l'uomo andò e mentre camminava pensava: 'Non va, non va, Imperatore è troppo sfacciato; alla fine il rombo si stancherà.' Così arrivò al mare, l'acqua era tutta nera e gonfia e ci soffiava sopra un gran vento che la sconvolgeva. L'uomo si fermò e disse:

 “Piccolo rombo, 
 ticchete tacchete, 
 Stammi a sentire, 
 zicchete zacchete, 
 Mia moglie parlar troppo suole, 
 E ciò ch'io voglio lei non vuole!” 

“Be', che vuole?” disse il rombo.
“Ah! - disse egli - mia moglie vuole diventare Imperatore.”
“Va' pure, - disse il rombo - lo è già.” L'uomo se ne andò e, quando arrivò a casa, sua moglie sedeva su di un trono altissimo fatto di un solo pezzo d'oro, e aveva in testa una gran corona alta tre braccia; al suo fianco stavano gli alabardieri, l'uno più piccolo dell'altro, dall'enorme gigante al piccolissimo nano, grosso come il mio mignolo. E davanti a lei c'erano tanti principi e conti. L'uomo passò in mezzo a loro e disse:
“Moglie, sei Imperatore adesso?”.
“Sì - diss'ella - sono Imperatore.”
“Ah! - disse l'uomo contemplandola - che bellezza che tu sia Imperatore!”
“Marito - disse la donna - non incantarti! Ora sono Imperatore, ma voglio anche diventare Papa.”
“Ah, moglie - disse l'uomo - perché‚ vuoi diventare Papa? Di Papa ce n'è uno solo nella cristianità.” “Marito - diss'ella - voglio diventare Papa oggi stesso.”
“No, moglie - disse l'uomo -il rombo non può far Papi, questo non va.”
“Chiacchiere, se può fare Imperatori può fare anche Papi. Vacci subito!” Allora l'uomo andò, ma era tutto fiacco, le gambe e le ginocchia gli vacillavano, e soffiava un gran vento e l'acqua sembrava che bollisse. Le navi, in pericolo, invocavano soccorso, danzavano e saltavano sulle onde. Tuttavia il cielo era ancora un po' azzurro al centro, ma ai lati saliva un color rosso, come durante un gran temporale. Allora egli si fermò, sconfortato, e disse:

Piccolo rombo, 
 ticchete tacchete, 
 Stammi a sentire, 
 zicchete zacchete, 
 Mia moglie parlar troppo suole, 
 E ciò ch'io voglio lei non vuole!” 

“Be', cosa vuole?” disse il rombo.
“Ah! - disse l'uomo - mia moglie vuole diventare Papa.”
“Va' pure, - disse il rombo - lo è già.” Egli se ne andò e quando arrivò a casa sua moglie sedeva su di un trono alto tre miglia e aveva tre grandi corone in testa, intorno a lei c'erano tanti preti, e ai suoi lati c'erano due file di lumi, dal più alto, spesso e grosso come un'enorme torre, fino alla più piccola candela da cucina.
“Moglie - disse l'uomo guardandola - sei Papa adesso?”
“Sì - diss'ella - sono Papa.”
“Ah, moglie - disse l'uomo -che bella cosa che tu sia Papa! Moglie, ora sarai contenta: sei Papa, non puoi diventare niente di più.”
“Ci penserò” disse la donna. E andarono a letto, ma ella non era contenta e la cupidigia non la lasciava dormire: pensava sempre che cosa potesse ancora diventare. Quand'ella vide dalla finestra il Sole che sorgeva, pensò: 'Ah, non potrei forse far sorgere anche il Sole?'
Piena di rabbia, diede una gomitata al marito e disse: “Marito, vai dal rombo, voglio diventare come il buon Dio!”.
L'uomo era ancora addormentato, ma si spaventò tanto che cadde dal letto. “Ah, moglie - diss'egli - rientra in te e contentati di essere Papa.”
“No! - gridò la moglie e si strappò la camiciola di dosso - non sono tranquilla e non posso resistere quando vedo sorgere il Sole e la Luna e non posso farli sorgere io stessa. Voglio diventare come il buon Dio.”
“Ah, moglie, il rombo questo non lo può fare. Può fare Imperatori e Papi, ma questo non lo può fare!” “Marito - diss'ella, e gli rivolse uno sguardo terribile - voglio diventare come il buon Dio, va' subito dal rombo.” Allora l'uomo andò pieno di paura; fuori infuriava la tempesta che sconvolgeva i campi e sradicava gli alberi, il cielo era tutto nero, lampeggiava e tuonava; il mare si gonfiava in onde nere, alte come montagne e tutte avevano una bianca corona di spuma. Egli gridò:

Piccolo rombo, 
ticchete tacchete, 
Stammi a sentire, 
zicchete zacchete, 
Mia moglie parlar troppo suole, 
E ciò ch'io voglio lei non vuole!” 

“Be', cosa vuole?” disse il rombo.
“Ah! - rispose l'uomo - vuole diventare come il buon Dio.”
“Va' pure, che è tornata nel suo lurido tugurio.”
E ci stanno ancora.




Grimm n.19, "Von den Fischer und siine Fru"
Classificazione: AaTh 555 [The Fisherman and His Wife]

Il testo in lingua originale è nella pagina Brüder Grimm.


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