"Come osi tu cogliere le rose di Carterhaugh e vagare per questa foresta senza il mio consenso?" chiese a Janet.
"Non intendevo fare alcun male", rispose la ragazza.
"Io sono il guardiano di questi boschi e devo fare in modo che nessuno disturbi la loro quiete", le spiegò il giovane. Poi lentamente sorrise, come se lo facesse dopo molto tempo, e raccolse una rosa rossa che cresceva vicino alla rosa bianca. "Eppure ti darei tutte le rose di Carterhaugh tanto sei bella", disse.
Prendendo la rosa Janet gli chiese: "Chi sei tu che parli così dolcemente?".
"Il mio nome è Tam Lin", replicò il giovane.
"Ho sentito parlare di te!- gridò atterrita Janet - Tu sei un cavaliere degli Elfi!", e spaventata allontanò da sé la rosa.
"Non devi temere, dolce Janet - disse Tam Lin - perché anche se tutti pensano che io sia un cavaliere degli Elfi, in realtà sono un essere umano proprio come te".
E mentre Janet meravigliata ascoltava, egli raccontò la sua storia.
"I miei genitori morirono quando ero un bambino e mio nonno, il conte di Roxburg, mi portò a vivere con sé. Un giorno mentre stavamo cacciando nel bosco profondo, uno strano vento gelido proveniente dal nord cominciò a soffiare scuotendo ogni foglia. Un profondo torpore mi avvolse e caddi da cavallo. Quando mi risvegliai mi trovai nel paese delle Fate; la Regina degli Elfi mi aveva rapito mentre dormivo.- Poi tacque per un attimo, ripensando a quella verde terra incantata - Da quel giorno sono prigioniero dell'incantesimo della Regina degli Elfi. Durante il giorno sorveglio i boschi di Carterhaugh, e la notte torno nel bosco fatato. Oh Janet, ho una grande nostalgia della vita mortale, vorrei con tutto il cuore liberarmi dall'incantesimo che grava su di me!"
Le sue parole suonavano così addolorate che Janet disse:
"Non c'è alcun modo per liberarti?".
Tam Lin prese la mano di Janet fra le sue e disse:
"Stanotte, Janet, è Halloween, e ogni anno, in questa notte, è possibile ricondurmi alla vita mortale. Nella notte di Halloween le creature fatate cavalcano oltre i confini del loro regno e io vado con loro".
"Dimmi cosa posso fare per aiutarti - disse Janet - Con la forza del mio cuore ti ricondurrò fra gli uomini".
Tam Lin disse: "A mezzanotte dovrai andare al crocevia e aspettare che passi la schiera fatata a cavallo. Resta ferma e lascia passare le prime due compagnie. Io sarò con la terza, monterò un cavallo bianco e avrò un cerchio d'oro sulla fronte. Appena mi vedi corri da me e abbracciami forte; qualunque cosa accada tu tienimi stretto e non lasciarmi, e in questo modo mi permetterai di tornare fra gli uomini".
Poco dopo la mezzanotte, Janet si diresse verso il crocevia e aspettò all'ombra di un cespuglio di biancospino. L'acqua dei fossi rifulgeva alla luce lunare, i cespugli spinosi proiettavano strane ombre sul terreno e i rami degli alberi si agitavano in modo inquietante sulla sua testa. A un tratto avvertì in lontananza un debole suono di campanelli e capì che i cavalli fatati si stavano avvicinando. Tremando un poco si avvolse nel mantello e, sbirciando lungo la strada, vide il balenio argentato dei finimenti, poi la candida criniera del primo cavallo; e in un attimo comparì l'intera schiera fatata: i pallidi volti degli Elfi erano rivolti verso la luna, i loro strani riccioli erano scomposti dal vento. Janet restò ferma mentre passava la prima compagnia, con la Regina degli Elfi a cavallo di un nero destriero; né si mosse quando passò la seconda, ma appena vide il bianco destriero di Tam Lin e il luccichio del cerchio d'oro sulla sua fronte uscì di corsa dai cespugli e afferrando la briglia lo trascinò a terra avvolgendolo nel suo abbraccio. Subito si levò un grido: "Tam Lin va via!".
Rebecca Guay
Il cavallo della Regina si impennò e tornò sui suoi passi; la Regina posò i suoi bellissimi occhi su di loro, e con un sortilegio trasformò Tam Lin in una piccola lucertola che Janet continuò a stringere al petto. A quel punto avvertì qualcosa strisciare fra le dite e si accorse che la lucertola si era trasformata in un gelido, viscido serpente, che ella abbracciò mentre le avvolgeva le spire intorno al collo. Improvvisamente provò un intenso dolore alle mani: il serpente si era trasformato in una barra di ferro rovente. Lacrime di dolore scesero lungo le gote di Janet che tuttavia non abbandonò la presa e continuò a stringere a sé Tam Lin. Allora la Regina degli Elfi capì di aver perso Tam Lin a causa del saldo amore di una donna mortale e gli restituì sembianze umane: Janet si ritrovò così fra le braccia un uomo nudo. Trionfante avvolse Tam Lin nel suo mantello verde e mentre la compagnia degli Elfi riprendeva il cammino e una sottile mano verde afferrava le briglie del cavallo di Tam Lin, si udì la voce della Regina levarsi in un lamento amaro: "Ho perso il più bel cavaliere della mia compagnia, tornato al mondo dei mortali. Addio Tam Lin! Se avessi saputo che una donna ti avrebbe conquistato con la forza del suo amore ti avrei privato del tuo cuore di carne per sostituirlo con uno di pietra. Se avessi saputo che la bella Janet sarebbe venuta nel bosco di Carterhaugh, avrei sostituito i tuoi occhi grigi con degli occhi di legno".
Mentre la Regina parlava la notte rischiarò e, alla debole luce dell'aurora, con uno strano grido, i cavalieri fatati rimontarono sui loro cavalli e scomparvero. Mentre il suono dei campanelli si faceva sempre più lontano, Tam Lin prese fra le sue una delle povere mani piagate di Janet e insieme tornarono al castello, dove viveva il padre di lei.
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