sabato 15 novembre 2014

Le Fate di Rahonain ed Elizabeth Shea, Jeremiah Curtin

Quando la compagnia tornò nella mia stanza la sera seguente, l'ospite portò un quarto uomo, Maurice Lynch, un muratore che sapeva molte cose sui fantasmi e sulle Fate. Quando, la sera precedente, ci eravamo salutati, John Malone mi aveva promesso di aprire la sessione attuale con una storia che sapeva essere vera, perché i protagonisti erano suoi amici "ed anche lui era presente". La storia venne richiamata da una domanda riguardo ad una pratica in uso tra le Fate (e che pare essere abbastanza comune), quella del portare via delle persone e lasciare dei sostituti al loro posto.
Pare che questi sostituti siano cadaveri, quando le persone rapite sono giovani donne in età da marito. Quando viene presa una donna sposata, viene messo al suo posto il simulacro di un defunto. Quando viene rapito un bambino, ne viene posta nella culla una imitazione vivente. Il sostituto appare ai genitori come il proprio figlio, ma a chiunque abbia la visione fatata l'inganno appare nella sua vera forma [vedi Changeling].


Christensen J.


irca trenta anni or sono - disse l'anziano uomo - viveva in un villaggio vicino a Rahonain Castle un uomo di nome James Kivane, mio fratellastro, che sposò una donna chiamata Elizabeth Shea.
Tre o quattro notti dopo la nascita del loro secondo figlio, la moglie di Kivane, di cui si stavano prendendo cura la madre e la suocera, si svegliò e vide il letto in fiamme. Chiamò la madre, che si era addormentata a fianco del letto. La madre balzò in piedi e, girandosi verso il focolare, vide una gatta con un volto di uomo e si spaventò, ma non ebbe tempo sufficiente per darle una seconda occhiata. Quando ebbe spento il fuoco, cercò la gatta, ma non ne trovò traccia nella casa e non la rivide mai più. Due giorni dopo, il neonato morì, e tre o quattro giorni più tardi,  Elizabeth Shea provò un terribile dolore ad un piede. Esso si gonfiò molto e, laddove era il gonfiore, la pelle aveva l'apparenza di corteccia d'albero. La povera donna soffriva terribilmente. Fu chiamato il prete varie volte e furono donati denari per fare dire delle messe. Offrirono ad un prete venti sterline per curarla, ma lui disse che, se anche gli fosse stato offerto tutto il denaro del Regno, lui non avrebbe voluto avere a che fare con questo caso. Aveva paura di prendersi lui stesso un colpo di Fata. Il piede continuava a gonfiarsi ed era di una misura tale che occorreva una yarda di lino per avvolgerlo una volta sola. La donna rimase in queste condizioni un anno e mezzo e, verso la fine, disse che ogni notte sentiva muoversi intorno alla casa dei cavalli e dei carri, ma non sapeva chi vi fosse dentro. La madre andò da un'anziana donna, un'erborista, e la pregò di andare a curare sua figlia, se poteva.
"Posso curarla - disse la donna - ma se lo faccio devi permettere che qualcun altro della famiglia muoia al posto suo."
Ora, siccome tutti i figli e le figlie erano sposati ed avevano le proprie famiglie, la madre disse che lei non aveva nessuno da scambiare con la propria figlia. La moglie di Kivane era solita alzarsi grazie ad una corda che pendeva sopra al letto. Quando era stanca e non riusciva più a tenersi, si sdraiava nuovamente. Elizabeth Shea soffrì in tal modo fino ad una settimana prima di morire. Disse ai suoi amici che era inutile darle medicinali o pagare del denaro per le messe a suo favore, ché non era in se stessa.
La notte che la madre vide la gatta con il volto di uomo seduta sul focolare, la vera moglie di Kivane venne presa dalle Fate e messa nel Rahonain Castle a nutrire un loro neonato. Nessuno era in grado di dire chi fosse la donna malata, ma, chiunque fosse, morì ed il corpo era così gonfio che la bara era come una scatola: tanto larga quanto lunga.
Circa un anno dopo il funerale, Pat Mahony, che lavorava per il gestore di un albergo a Dingle, venne a Listowel per una fiera. Alla fiera lo accostò uno strano uomo.
"Dove abiti?", chiese l‟uomo.
"A Dingle", disse Pat Mahony.
"Conosci le famiglie di Rahonain chiamate Shea e Kivane?"
"Certo, - disse Mahony - la moglie di Kivane è morta circa un anno fa."
"Bene,- disse lo strano uomo - ho un messaggio per te da dare ai genitori di quella donna, Elizabeth Shea. Sono nove mesi che viene nella mia casa. Arriva sempre dopo il tramonto. Vive in un Forte delle Fate che è sulla mia terra. Ecco come abbiamo scoperto la donna: circa nove mesi or sono, mettevamo da parte nella credenza delle patate e del latte per uno dei miei servitori che era lontano da casa e, prima che l'uomo arrivasse, questa donna fu vista andare alla credenza a mangiare le patate e bere il latte. Venne ogni sera per circa un mese prima che io avessi il coraggio di parlarle. Quando lo feci, mi disse che suo padre, sua madre, suo marito e suo figlio vivevano vicino a Rahonain Castle. Mi diede molte prove di chi fosse. 'Ho passato - disse - tre mesi a Rahonain, all'inizio nutrendo un bambino che vi era dentro, ma in seguito sono stata portata al Forte nel luogo dove vivo ora, a Lismore. Non ho ancora assaggiato cibo nel Forte - disse - ma, trascorsi sette anni sarò costretta a mangiare e bere, a meno che qualcuno non mi salvi. Non posso fuggire da sola.'"
Quando Mahony tornò a casa, a Dingle, andò dritto a Rahonain e riferì agli amici della donna tutto ciò che lo strano uomo gli aveva detto. Ella aveva anche detto all'uomo cosa dovevano fare i suoi amici: dovevano andare là con quattro uomini, un cavallo ed un carro e lei sarebbe andata loro incontro. Il padre ed il fratello della signora Kivane, io ed un altro vicino ci offrimmo per andare a Lismore, ma Kivane non andò, perché a quell'epoca aveva una seconda moglie.
Il mattino seguente, partimmo ed andammo dal prete locale per chiedere i suoi consigli. Egli ci disse di non andare e ci consigliò in ogni modo di rimanere a casa. Temeva, suppongo, che la donna potesse dare alla gente troppa conoscenza dell'Altro Mondo. Gli altri tre uomini vennero fermati dal prete. Di certo non sarebbe stato utile che andassi io da solo, e non lo feci. La moglie di Kivane sapeva che suo marito si era risposato, perché gli mandò a dire che non le importava, che lei sarebbe vissuta con suo padre e suo figlio.
Tutti dimenticarono questa storia per un paio di anni.
Quando un poliziotto in pensione di nome Bat O'Connor fu sulla strada per andare da Lismore a Dingle, la donna gli apparve davanti, lo salutò e gli chiese se stava andando a Dingle ed egli rispose di sì. Ella chiese se lui desiderava farle una cortesia, di andare dai suoi amici a Rahonain (e gliene diede i nomi) e dire loro che avevano avuto tempo in abbondanza per andare a reclamarla e che lei non aveva ancora mangiato cibo fatato. Egli promise di fare ciò che lei aveva chiesto. Raggiunse Dingle poco dopo, andò a Rahonain e riferì ai suoi amici ciò che lei gli aveva detto. O'Connor, tuttavia, non disse tutto fino a quando essi non ebbero promesso di andare. I parenti della seconda moglie, nell'udire questo, andarono da O'Connor e gli offrirono del denaro affinché non dicesse altro. Egli divenne dunque silenzioso e la gente non si interessò più della donna.


Serena Malyon



I sette anni passarono e, alla fine di quel periodo, il padre di Elizabeth Shea la vide una sera mentre stava tornando a casa dal mercato ed era a circa un miglio da Dingle. Lei gli si avvicinò a circa un miglio di distanza, ma non parlò. Nell'andarsene, gli soffiò in faccia. Il giorno seguente, lui dovette mettersi a letto e rimase cieco per sette-otto anni. Rimase a letto per la maggior parte del tempo, fino alla sua morte. Nel paio di giorni che trascorsero prima che perdesse la vista, Shea vide la figlia entrare e soffiare sul proprio figlio, che morì in maniera strana poco dopo. Né il prete né il dottore riuscirono a dire quale malattia avesse il bambino. Circa nel periodo in cui il bambino morì, la seconda moglie di Shea si ammalò e, da allora, non munse più una mucca né spazzò la casa. Non va al mercato o a messa da venti anni. Non prova dolore né soffre in alcun modo, ma è morta dentro. Lei aveva una bella figliola, ma le venne soffiato contro e morì due giorni dopo. Aveva tre figli maschi, ma Elizabeth Shea non fece mai loro alcun male.

"Fate, Folletti e Spiriti Inquieti", Jeremiah Curtin

Queste sono le storie per cui ho un debole. Sono Irlandesi, per lo più. Propongono infinite varianti, e, ad una prima lettura, potrebbero sembrare ripetitive nei contenuti e scarne  in quanto a stile. Eppure, presentano, a ben guardare, una varietà tale di dettagli, spunti, piccole rivelazioni, da costituire manuali per la decifrazione del motivo principale.
1) In Irlanda come in Italia e nel resto del mondo, il momento del parto e i giorni successivi,  rappresentano un tempo di sospensione, di totale vulnerabilità della donna e del neonato. Anche da noi, non si contano ricette, raccomandazioni, piccoli accorgimenti che garantirebbero la protezione della puerpera e del neonato contro il malocchio, gli spiriti maligni, le stregonerie. E, se si verifica qualche sventura, beh, vuol dire che le donne di casa non sono state ben attente. In questo racconto non si allude apertamente a qualche mancanza, ma la sensazione che la colpa sia della madre e della suocera, ovvero delle guardiane, è evidente. (Forse, la madre non avrebbe dovuto addormentarsi?). Nelle fiabe, soprattutto quelle sulla "sposa sostituita", è subito dopo il parto che la matrigna-strega e la sua orribile figlia, approfittando della "debolezza" della madre, uccidono (in genere, affogandola) l'eroina, che si trasformerà in anatra, o in una renna, o in una colomba. E la "debolezza" non riguarda soltanto lo stato di prostrazione fisica: in quel momento, la vera sposa è priva di quella speciale protezione magica che le ha garantito una difesa contro le trame della matrigna-strega e le ha donato fortuna e la regalità.

2) Lo "Stregatto". Principe tra gli animali demoniaci. Stranamente, con i due generi confusi: gatta, con volto d'uomo.

3) Il Changeling. Un fantasma irlandese potrebbe anche essere una donna rapita che ruba latte e patate per non essere costretta a toccare il cibo fatato, che le negherebbe per sempre il ritorno. Spesso, riaperta la bara, viene scoperto un ciocco di legno al posto del cadavere. Quando il Sostituto sopravvive, non ha più "vita dentro", se adulto, è un mostricciattolo maligno ed inquietante se è un neonato. La stranezza di questo racconto sta nei vagabondaggi della non-morta. In genere, mortali incauti capitano per caso o per curiosità nei pressi di un Forte e riportano i messaggi di una compaesana che credevano morta ed è, invece, prigioniera delle Fate, e fa da balia ad un loro piccolo.

4)  La Vendetta della non-morta, la cui natura, trascorsi i sette anni e grazie al cibo fatato, è divenuta affine a quella dei suoi rapitori. Il fiato che spegne o risucchia il fiato vitale delle vittime è in tutto simile al metodo omicida dei gatti demoniaci.

Su tutto ciò - e altro ancòra - il senso della tragedia, che, suggerita con parole più ridondanti, avrebbe perso tutta la sua forza. Elizabeth Shea, novella Alcesti, che, a più riprese, supplica per una salvezza possibile e tutto un contorno di "amici" pavidi e riluttanti - lo stesso narratore, in primis - poi, il prete meschino e pusillanime che spazza via le ultime speranze convincendo i già tiepidi "amici" a tornare sui proprii passi, timoroso della vendetta delle Fate, ma, ancor di più, dagli eventuali racconti "scomodi" sull'Altro Mondo che Elizabeth, una donna, potrebbe diffondere, e il marito, risposatosi alla velocità della luce, che si disinteressa completamente di lei, mentre la seconda moglie e i suoi parenti corrompono con l'oro gli scampati alla propaganda del prete. Solo la madre cerca una via di salvezza, ma non può sacrificare un altro dei suoi figli in cambio del suo riscatto. Quando, con una freddezza da serial killer, Elizabeth, ormai perduta, li colpisce uno dopo l'altro non mi incute più orrore o timore di quei bravi paesani.

Mab's Copyright


Nessun commento: