sabato 1 novembre 2014

Artù e la Terra degli Eternamente Giovani ("Excalibur", Scena Finale)

"Excalibur" di John Boorman non è mai stato uno dei miei film preferiti. Non credo che esista - in effetti - un mio film preferito su Artù e i suoi Cavalieri e il suo Tempo. Posso dire, però, che "Excalibur" si riscatta nella scena finale,e, anche con l'aiuto - diciamolo - della magnifica musica del Funerale di Sigfrido, raggiunge quell'ombra di epicità e di malinconia che il regista ha inutilmente inseguito per tutto il film. L'imbarcazione senza remi che sfreccia sulle acque portando - secondo la tradizione - Artù ad Avalon, l'isola dai molti nomi (l'Isola delle Mele, l'Isola di Vetro, ecc.), vegliato dalle tre Dame (la stessa Dama del Lago, Viviana, che ha sconfitto e imprigionato Merlino, l'Incantatore "politico", e Morgana) in atteggiamento ieratico (i palmi alti e voltati verso chi guarda), è quasi un'allucinazione o una visione.
Dopo aver letto chili di saghe, frammenti di racconti perduti, ecc., mi aspettavo un corach (coracle, inglesizzato), quella barca tondeggiante, con lo scheletro in vimini e ricoperta di cuoio impermeabilizzato, che, realmente usata dai pescatori e dai guerrieri delle Isole Britanniche (in particolare, in Irlanda), compare improvvisamente, fatta di vetro o rame, senza vele né remi, nelle antiche Storie, per condurre nella Terra degli Eternamenente Giovani principi fanciulli, Eroi stanchi, Sìde perduti o rinnegati, e gli Dèi ancòra riluttanti a lasciare per sempre Eriu, l'Isola sacra.

Mab




Rihard Wagner e Arturo Toscanini: Morte e Marcia Funebre di Sigfrido:




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