Queste storie di trote sono diffuse in tutta l'Irlanda. Molti pozzi sacri sono infestati da tali trote benedette. C'è una trota in un pozzo ai margini di Lough Gill, nello Sligo, che una volta qualche rinnegato mise sulla graticola. Ne porta ancora i segni. Ce la mise, molto tempo fa, il santo che consacrò il pozzo. Oggi possono vederla solo le anime pie che hanno fatto la giusta penitenza.
[Nota al Testo]
Alan Lee
'era una volta, tanto tempo fa, una bella dama che viveva in un castello sul lago laggiù, e si racconta fosse promessa al figlio del re, e che stessero per maritarsi quando improvvisamente lui venne ucciso, poverino (che Dio ci aiuti) e gettato nel lago di cui ho detto; e così, naturalmente, non gli fu possibile mantenere la promessa fatta alla bella dama - ma che disdetta. A quel che si dice la dama uscì di senno, per aver perduto il figlio del re - aveva il cuore tenero, che Dio aiuti lei e anche noi! - e si struggeva per la sua scomparsa, finché un giorno nessuno la vide più, nel bene e nel male; e allora si disse che i folletti se l'eran portata via. Beh, signor mio, passato un po' di tempo, comparve nel ruscello laggiù la Trota Bianca, che Dio la benedica, e la gente non sapeva proprio cosa pensarne, visto che di una trota bianca nessuno aveva mai sentito parlare prima d'allora, e neanche dopo; passarono gli anni, e la trota era sempre lì, proprio dove l'avete vista in questo istante benedetto, da un tempo ben più lungo di quanto io possa dire - in verità così indietro non arriva nemmeno la memoria del più vecchio del villaggio. Alla fine la gente cominciò a pensare che doveva trattarsi di una creatura fatata; e cos'altro poteva essere? - e nessuno mai fece mai del male alla trota bianca, fino a che non arrivò da queste parti una soldataglia malvagia e peccatrice, che rideva di tutta la gente di qui, la scherniva e la prendeva in giro perché credeva in cose del genere; e uno in particolare (che la sfortuna lo perseguiti; Dio mi perdoni per averlo detto!) giurò che avrebbe catturato la trota e se la sarebbe mangiata a cena - lo sciagurato! Beh, potete immaginare dove arrivò la malvagità del soldato? Acchiappa la trota, se la porta a casa, mette sul fuoco una padella e ci schiaffa dentro la povera bestiola.
La trota emise un urlo che pareva in tutto e per tutto quello di un cristiano, e, caro mio, lo crederesti? Il soldato si piegò in due dalle risate - perché era un furfante incallito - e quando pensò che da una parte fosse cotta, la girò per friggerla dall'altra; ma, che tu ci creda o no, non si vedeva nemmeno una traccia di bruciatura; allora il soldato si convinse che quella doveva essere una trota balzana, che non si lasciava arrostire.
"Ma - dice - la rigirerò ogni tanto", certo senza immaginare, lo sciagurato, quello che si preparava per lui. Quando pensò che quel lato fosse cotto la girò di nuovo e, sentite questa, quella parte non era cotta neanche un po' più dell'altra. "Maledetta la mia sfortuna - dice il soldato - questo è troppo! Ma con te non ho finito, bella mia - dice - per quanto tu ti creda furba", e con questo la rivolta: ma sulla bella trota il fuoco non aveva lasciato proprio alcuna traccia.
"Beh", fa il malandrino impenitente (che certo, signore, se non lo fosse stato fino in fondo avrebbe potuto capire che non stava facendo una cosa giusta, vedendo che tutti i suoi tentativi non portavano a nulla). "Beh - dice - cara la mia trotina, magari sei fritta a sufficienza, anche se all'esterno non sembri ben guarnita; forse sei meglio di quel che sembri, come un gatto scorticato, e dopo tutto chissà che tu non sia un bocconcino prelibato", dice lui; e così dicendo prende coltello e forchetta per assaggiare un pezzo di trota; ma, cribbio, nel momento in cui ficca il coltello nel pesce, ci fu un urlo terrificante, che la vita vi abbandonerebbe al solo sentirlo, e la trota salta fuori dalla padella nel mezzo del pavimento; e nel punto in cui era caduta ecco vien su una bella dama - la creatura più bella che mai si sia vista, vestita di bianco, e con una fascia d'oro nei capelli, e un rivolo di sangue che le corre giù per il braccio.
"Guarda dove mi hai ferita, sciagurato - dice lei, protendendo il braccio nella sua direzione, e quello, caro mio, credette di perdere la vista - Non potevi lasciarmi nel fiume, dov'era fresco e confortevole, invece di disturbarmi mentre ero intenta alla mia missione?", dice lei.
Beh, lui tremava come un cane in un sacco bagnato, e alla fine biascicò qualcosa, pregando che gli venisse risparmiata la vita, e chiese perdono a sua Signoria, e disse che non sapeva che fosse intenta a una missione altrimenti, da quel bravo soldato che era, non si sarebbe mai immischiato nelle sue faccende.
"Io ero in missione, proprio - dice la dama - stavo aspettando il mio vero amore, che sta arrivando da me nell'acqua - dice lei - e se arriva mentre non ci sono, e non riusciamo a incontrarci, ti trasformerò in un salmoncino, e ti darò la caccia ovunque e per sempre, finché l'erba crescerà e l'acqua continuerà a scorrere." Beh, il soldato si sentì proprio morire, all'idea di essere trasformato in un salmoncino, e implorò perdono; e allora la dama dice:
"Lascia le tue cattive abitudini - dice - disgraziato, o sarà troppo tardi per pentirsi; comportati come un brav'uomo, d'ora in poi, e fa' il tuo dovere, e ora - dice lei - riportami indietro e rimettimi nel fiume dove m'hai trovata".
"Oh, mia signora - dice il soldato - Dove mai potrei trovare il coraggio di annegare una signora così bella?".
Rackham A.
Ma prima che potesse dire un'altra parola, la dama era scomparsa, e per terra di fronte a lui vide la piccola trota. Beh, la mette in un piatto pulito e corre via con le ali ai piedi, per paura che il suo amore potesse arrivare mentre lei non c'era; e corse e corse fino a che giunse di nuovo all'anfratto, e gettò la trota nel fiume. Nell'istante preciso in cui lo fece, l'acqua per un poco divenne rossa come il sangue, per via della ferìta, credo, fino a che la corrente non lavò via la macchia; e ancor oggi c'è una macchiolina rossa sul fianco delle trote, nel punto in cui quella era stata ferita.
Beh, signore, da allora in poi il soldato fu un altro uomo, e cambiò abitudini, e andò a confessarsi regolarmente, e fece astinenza tre volte a settimana - però non mangiò mai pesce, nei giorni in cui faceva astinenza, perché dopo la paura che aveva avuto non sarebbe mai riuscito a digerirlo - con rispetto parlando. Ma in ogni caso, era cambiato completamente, come ho già detto, e nel giro di un po' di tempo lasciò l'esercito, e alla fine divenne un eremita; e dicono che pregava sempre per l'anima della Trota Bianca.
Stegg A.
"Fiabe Irlandesi", W.B. Yeats
Mi prende immancabilmente una malinconia mortale quando leggo e rileggo queste leggende (spesso una sorta di parabole eziologiche) abitate da "dame" sfortunate, incalliti peccatori agnostici, conversioni penitenziali, e santi monaci che hanno allegramente spodestato le Druide, tradizionali guardiane dei pozzi.
Le Dée dei fiumi donavano cavalli prodigiosi agli Eroi e ricevevano in offerta mucche bianche come il latte, e salmoni vengono invocati ed evocati da Amergin, poeta supremo e quindi "mago", nel momento in cui i Figli di Mil, ovvero gli Uomini, invadono Erin segnando il destino degli Déi e il proprio:
"Io, vento del mare / Io, onda dell'oceano / Io, fragore dei marosi / Io, cervo dalle sette corna / Io, falco sulla roccia / Io, raggio del sole / Io, l'albero più bello / Io, cinghiale valoroso / Io, salmone nell'acqua / Io, lago nella piana / Io, collina della saggezza / Io, parola dei poeti / Io, sgominante lancia della vittoria / Io, divinità che modella il fuoco nelle menti / Chi altro interpreta le grandi pietre sulla montagna? / Chi conosce le fasi della luna? / Chi sa dove tramonta il sole? / Chi trae i tesori dalle dimore di Tetra? / Per chi sorridono i tesori di Tetra?"
E in trote e salmoni si trasformano gli antichi eroi. Tuan mac Cairill, unico sopravvissuto degli antichissimi invasori di Partholón, si trasforma, nei secoli, in cervo, in cinghiale, in falco, e, infine, in un salmone. Dopo cento anni viene pescato e cucinato per la Regina dell'Ulaid, che lo partorisce nuovamente in sembianze umane perché tramandi ciò che non può essere scritto.
Il "salmone della conoscenza" benedice l'Epifania di Deimne, beffando l'interminabile ed inutile attesa del suo mèntore, il Druido Finnegas, e Deimne fu Find, figlio di Cumhall, padre del "cerbiatto" e futuro poeta Oisin, (che una traduzione sbagliata trasformerà in Ossian), e Capo delle Fianna.
[Ricordate la fiaba dei bambini gemelli, che, spinti dalla gola, mangiano il cuore ed il fegato dell'uccello cucinato per l'avvertito ospite? O il "linguaggio degli animali", in cui il protagonista, come Finn, si limita a leccarsi il dito con cui ha toccato il pesce/uccello? Tutti usurpatori involontari di poteri non destinati a chi li aveva a lungo cercati]
Mab
1 commento:
Mi manchi.
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