mercoledì 1 aprile 2015

Zezolla, ovvero la Gatta Cenerentola, e le Altre...

Dal commento di Anna Buia a La Gatta Cenerentola di G.B. Basile. Poiché io per prima, spesso, mi infastidisco a scorrere una pagina in cerca di una nota, ho collocato i miei appunti, in corsivo, immediatamente sotto gli argomenti salienti.


Il ciclo di Cenerentola include tre tipi narrativi:
Nel primo tipo, Aa Th 510A, Cenerentola, particolarmente diffuso in Europa, compaiono il motivo della fanciulla maltrattata, della matrigna e/o delle sorellastre e quello della scarpetta perduta. [...]
Il padre è morto o è completamente passivo rispetto al rapporto tra le donne della sua casa.
Mi autocito, da un personalissimo racconto del primo capitolo de Il Castello Errante di Howl (libro di cui raccomando la lettura).
"E arriviamo ad un altro stereotipo fiabesco: la Matrigna. Anch'esso, in un primo tempo, viene argutamente "smontato" per poi essere riproposto con uno stile da "novella" ottocentesca. Il padre di Sophie, come molti papà fiabeschi, adempie con bovina mitezza al suo dovere drammaturgico: muore improvvisamente lasciando sull'orlo della rovina economica la vedova e le amatissime figlie, ma, prima del sacrificio supremo condiviso con una moltitudine di sbiadite figure paterne, ha coscienziosamente adempiuto al dovere primario: introdurre in famiglia la Matrigna. Rimasto precocemente vedovo con due figlie in tenerissima età, Sophie e Lettie, aveva sposato in seconde nozze "la commessa più giovane del loro negozio una biondina molto graziosa di nome Fanny. Ed è pur vero che Fanny aveva dato ben presto alla luce un'altra bimba, Martha..." Dopo averci ricordato che il peso fiabesco della primogenitura si era definitivamente aggravato per Sophie con la nascita della terzogenita, fatalmente predestinata ad un matrimonio regale, l'autrice sfata (vedremo presto se apparentemente o meno) lo stereotipo conseguente ad una simile dinamica domestica. Infatti, puntualizza che Sophie e Lettie non si trasformarono automaticamente in due sorellastre brutte e cattive, né, d'altra parte, Fanny si rivelò una Matrigna perfida, in adorazione della figlia "vera", anzi... "...tutte e tre le bimbe crescendo divennero molto carine (anche se Lettie era considerata da tutti la più bella) e venivano trattate da Fanny senza alcun favoritismo, con la stessa identica dolcezza." E così, sappiamo ciò che Sophie NON è: NON è la "predestinata", la figlia minore, NON è la più bella (segno della benevolenza degli Dèi e garanzia di un futuro radioso nell'immaginario fiabesco), NON è poverissima, e NON è bistrattata da una Matrigna perfida e crudele. Eppure, siamo pienamente in una situazione fiabesca".
La prima parte di questo tipo cenerentolesco può avere affinità con la Bella e la Bestia (la richiesta di un dono apparentemente modesto e banale, che, se ne La Bella e la Bestia scatena la "disgrazia" iniziale che avvia la trama, in Cenerentola si rivela il mezzo/aiutante magico).
A questo tipo appartiene La Gatta Cenerentola di G.B. Basile, la "madre" di tutte le Cenerentole occidentali, che posterò a breve.



Z. Basic


Il secondo tipo, diffuso in Europa, in Medio Oriente e in Asia, unisce motivi degli intrecci AaTh 510A e Aa Th 511 ("Occhietto, Duocchietti, Treocchietti").
La fiaba si apre con il motivo della fanciulla trascurata dalla matrigna, ma aiutata da una mucca o una capra; l'animale viene ucciso dalla matrigna, e dalle sue interiora cresce un albero meraviglioso con foglie d'argento e frutti d'oro, che solo l'eroina può cogliere. La seconda parte della fiaba coincide con quella di Cenerentola.
Nelle fiabe appartenenti a questo tipo la figura del padre è inesistente. L'animale magico, ucciso dalla Matrigna (e delle cui carni a Cenerentola è vietato cibarsi) svolge la funzione della Madre Morta del primo tipo. Lì, è dal ramo piantato sulla sua tomba che sorge l'albero meraviglioso con l'uccellino dispensatore di doni. Qui, l'albero magico che farà la fortuna di Cenerentola cresce in una notte dai resti seppelliti dell'animale.
A questo tipo appartiene "Picuredda" di G. Pitrè.


Ségur A.


Nel terzo tipo (Aa Th 510B L'Abito d'Oro, d'Argento e di Stelle o Pelle d'Asino), registrato soprattutto in Europa, manca il motivo della Matrigna; la fiaba si apre con la morte della madre dell'eroina e il desiderio del padre di sposare la figlia, che fugge sotto un qualche travestimento e trova un'umile occupazione alla corte di un re. Seguono l'episodio del ballo, l'incontro del principe ecc., fino alle nozze.
[...]
Mancano le sorelle o sorellastre invidiose (presenti anche ne La Bella e la Bestia, in cui, però, è d'obbligo il parallelo con le invidiose sorelle di Psiche).



Dudaite L.


La fiaba di Basile si apre con l'episodio della prima matrigna uccisa da Zezolla con il coperchio di un cassone per istigazione della Maestra che aspira a sposare il padre (nello stesso modo, nella novella 22 di Masuccio Salernitano, un marito si libera della moglie adultera). Il motivo del Matricidio non si è generalmente conservato nella tradizione di Cenerentola, ma è in diverse fiabe in cui l'antagonista à una Matrigna Malvagia [...] La maggior parte delle successive versioni di Cenerentola, a cominciare da quella famosissima di Perrault, introducono invece direttamente il tema della ragazza perseguitata dalla matrigna e/o dalle sorellastre; alla degradazione sociale si associa un abbrutimento che culmina nell'acquisizione del nomignolo di Cenerentola o simili.
Non è certamente l'unico caso (vedi Biancaneve) in cui i raccoglitori-redattori di fiabe popolari censurano la crudeltà materna introducendo il personaggio della Matrigna Malvagia. Matricidio o Matrignicidio a parte, nel bene e nel male, la Cenerentola di Basile, anche nelle varianti autenticamente popolari, non è affatto passiva, dolce, piangente e sottomessa: risponde rudemente alle provocazioni delle sorelle, lancia un'efficacissima maledizione al padre, trova in sé la magia senza ricorrere alla madre defunta, che sia umana o sotto forma di un animale, strapazza e si burla del Principe.



Melissa Forman



Gli Aiutanti Magici:

[...] Il padre che alla partenza chiede alle figlie che cosa desiderino in dono è in molte versioni della fiaba, ma non in Perrault. Zezolla chiede di essere raccomandata alle fate di Sardegna e riceve una pianta di datteri. Ashenputtel, nei Grimm, chiede al padre "il primo ramo che gli urterà il cappello sulla via del ritorno", le Cenerentole di Imbriani, Busk, Guarnerio un uccellino, in ogni caso, l'eroina esprime un desiderio apparentemente più modesto di quello delle sorellastre, proprio come nelle fiabe del tipo Aa Th 425C, La Bella e la Bestia.
La palma da dattero è un antico simbolo di fecondità e immortalità, associato a divinità femminili come Hathor e Iside prima che il cristianesimo ne facesse l'icona di Cristo; la pianta di nocciòlo è stata messa in relazione con la Luna e altre divinità femminili, poi, con le fate; la colomba è un'epifania della Grande Madre, collegata di volta in volta a Hathor, Isthar, Cibele, Afrodite, prima di diventare a sua volta simbolo cristiano dell'anima immortale.
Con Perrault e Madame d'Aulnoy fa la sua comparsa la figura della Fata Madrina [...]
Al di là dell'invenzione meramente artistica, è bene ricordare che, nella tradizione cattolica, la Madrina, in caso di morte della madre, è una sua vera e propria sostituta.


Welz Stein C

Nella fiaba di Basile, come peraltro nella maggior parte delle versioni popolari della fiaba, non compare l'episodio del ballo in cui Perrault colloca l'incontro tra l'eroina e il principe: Zezolla si imbatte un po' casualmente nel futuro sposo, per strada, durante una festa con processione. Molto spesso, nelle fiabe italiane, l'incontro avviene alla messa domenicale [...]
L'incontro con il Principe alla messa domenicale non è frequente solo nelle fiabe popolari italiane, ma anche in quelle russe e balcaniche, ad esempio. E non è un motivo presente solo nelle fiabe del tipo Cenerentola. Oltre l'ovvia considerazione che una messa è meno elitaria e "mondana" di un ballo regale, certamente le funzioni domenicali e/o le processioni costituivano un raro momento in cui uomini e donne, e uomini e donne appartenenti a "caste" molto distanti avevano occasione di incontrarsi.


Carl Frederick Bodri, Procession at the Cathedral of the Annunciation in Moscow


La Prova di Identità attraverso la scarpetta è il motivo che più identifica la fiaba di Cenerentola - ed è quello di maggior frequenza, anche se talvolta è sostituito da altri, come l'inseguimento di un filo o la ricerca della proprietaria di un anello... L'epoca e l'ambientazione della fiaba impongono una grande varietà di calzature, dall'altissima pianella di Zezolla allo zoccolo d'oro di Carter, Il Pesciolino d'Oro e lo Zoccolo d'Oro [...]
Il motivo della scarpetta perduta è, probabilmente, il più legato alle origini remote della fiaba. Vedi QUI. Ma le altre prove non fanno che dimostrare la natura "magica" di Cenerentola.



Hilary Knight



Resta difficile spiegare l'appellativo di "Gatta" che Basile ha attribuito alla sua Cenerentola. Lo Nigro, che assegna l'origine dell'intreccio all'area balcanica, ritiene che da lì venga anche la denominazione della protagonista, traducendo il nome greco della protagonista, Statopoùtta, come "gatta del focolare". De Simone ipotizza una tradizione perduta in cui l'eroina subiva una metamorfosi animale. E' comunque difficile per chi conosce la fiaba di Cagliuso e la sua gatta fatata, pensare che Basile apponendo a Cenerentola il nome di "Gatta" non abbia voluto intenzionalmente rinviare ai magici poteri di Zezolla, che le permetteranno di parlare con una colomba, di bloccare la nave del padre con la forza della sua maledizione e di convocare le Fate del Dàttero ogni volta che le serve.
Avrei iniziato con questo paragrafo. Mi domando perché, dopo aver associato la palma da dàttero, il nocciolo e la colomba ad antiche Dèe come Iside o Ishtar, "resti difficile" fare lo stesso con i felini o, addirittura, con la natura felina di Cenerentola. Per non parlare della Dèa Gatta per eccellenza, l'egizia Bastet, figlia di Ra e della sorella/alter ego, Sekhmet, feroce divinità della Guerra con la testa di leonessa.



Bastet



Sekhmet

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