lunedì 25 maggio 2015

La Sposa del Lupo Grigio, (Contes Populaires de Basse Bretagne, François-Marie Luzel) Traduzione Mia



Kement-ma holl oa d’ann amzer 
Ma staote war ho c’hlud ar ier. 

Tout ceci se passait du temps 
Où, sur leur perchoir, pissaient les poules.


Alexandra Nedzvetckaya




'era una volta un Re che aveva tre figlie.
Egli prediligeva le due maggiori: le ricopriva di ogni sorta di belle vesti e di raffinati gioielli, e non rifiutava loro mai nulla. Per le figlie preferite quelli erano i giorni delle feste, dei balli e delle gite di piacere. Al contrario, in quegli stessi giorni, la più giovane restava rinchiusa in casa, e non aveva indosso altri abiti che quelli smessi dalle sorelle. Trascorreva la giornata in cucina, con i servi, e, la sera, sedeva su uno sgabello accanto al focolare per ascoltare fiabe e antiche ballate. Le sorelle la soprannominarono Luduennic, ossia Cenerentola, e non si curavano affatto di lei.
Il vecchio Re amava la caccia. Un giorno, mentre si aggirava per una grande foresta, si imbatté in un antico castello che non aveva mai veduto prima, e bussò al portone. Il portone si spalancò e si trovò davanti un enorme lupo grigio. Terrorizzato, il Re indietreggiò e fece per fuggire, ma il Lupo disse:
"Non abbiate paura, Sire. Entrate pure nel mio castello per trascorrervi la notte. Domani vi sarà indicata la strada per tornare a casa sano e salvo, poiché nulla di male vi accadrà qui".
Rassicurato, il Re accettò l'invito.
Nel Castello non mancava nulla. Il Re cenò in compagnia di due grandi lupi che sedettero a tavola come se fossero uomini, e che, più tardi, lo accompagnarono in una bella camera dov'era un magnifico letto di piume. La mattina dopo, quando il Re lasciò la sua camera, trovò ad attenderlo i lupi, accanto ad una tavola magnificamente apparecchiata. Dopo che ebbe mangiato e bevuto, uno dei due lupi - che erano fratelli - gli disse:
"Orsù, Re di Francia, è giunta l'ora di parlare d'affari. So che avete tre figliuole: bisogna che una di loro accetti di sposarmi, altrimenti per Voi non ci sarà che la morte. E io, mio fratello e la nostra gente metteremo il vostro Regno a ferro e fuoco. Chiedete alla vostra figlia maggiore se acconsente a prendermi per marito, e tornate domani con la sua risposta".
Il Re fu assalito dall'imbarazzo e dall'inquietudine. Tuttavia, promise:
"Parlerò con la maggiore delle mie figlie", e i due lupi gli indicarono la via per raggiungere casa sano e salvo, poi si accomiatarono, raccomandandogli di ritornare l'indomani.


I. MacArthur


"Ahimé - diceva tra sé e sé il Re lungo il cammino - mai la maggiore delle mie figliuole accetterà di prendere un lupo per marito!"
Sulla soglia di casa, incontrò per prima Cenerentola, il viso sofferente, e gli occhi rossi e gonfi per il gran piangere che aveva fatto nel timore che una qualche disgrazia fosse capitata al padre. Non appena lo vide, corse ad abbracciarlo, ma il Re non le badò affatto e si affrettò nelle stanze delle figlie maggiori, che, come il solito, erano tutte intente ad abbigliarsi e a rimirarsi.
"Dove avete trascorso la notte, padre? Vi abbiamo atteso con ansia!"
"Ahimé, mie povere figlie, sapeste cosa mi è capitato!"
"Allora? Dunque, raccontateci!"
"Mentre ero a caccia, mi sono perduto in una grande foresta, e ho trascorso la notte in un antico castello, dove due lupi mi hanno concesso la loro ospitalità."
"Due lupi, padre? Senza alcun dubbio, state scherzando o avete sognato! E che vi hanno detto questi lupi?"
"Che cosa mi hanno detto?... Ahimé, nulla di buono, mie povere figlie"
"Ancòra? Dite, presto!"
"Uno dei due, mie povere figlie, mi ha detto che una di voi dovrà prenderlo per marito, altrimenti io sarò ucciso, e l'intero Regno sarà messo a ferro e fuoco. Figlia maggiore, accettate di sposarlo?".
"Dovete essere pazzo, padre mio, per farmi una richiesta simile! Prendere un lupo per marito! Io! Con tanti bei principi che mi corteggiano!"
"Ma, figlia mia, e se dovesse uccidermi e mettere a ferro e fuoco il Regno, come ha minacciato?"
"E a me che importa, in fin dei conti? Per quel che mi riguarda, non sarò mai la moglie di un lupo, potete credermi".
E il vecchio Re si allontanò, triste ed angosciato.
Il giorno dopo, si recò al Castello nella foresta, così come gli era stato imposto.
"Ebbene - disse il Lupo grigio - cosa ha risposto la vostra figlia maggiore?"
"Ahimé! Mi ha detto che dovevo esser pazzo per farle una proposta simile"
"Ah! Vi ha risposto così? Ebbene, tornate a casa, e fate la stessa proposta alla vostra secondogenita".
E il Re ripercorse il cammino verso casa, il cuore colmo di dolore e di mestizia, e fece la stessa richiesta alla sua secondogenita.
"Vecchio idiota! - rispose quella - Come potete farmi una simile proposta? Non sono certo fatta per essere la sposa di un lupo"
E gli voltò le spalle, e andò a rimirarsi.
Il giorno dopo, il Re ritornò al Castello nella foresta, con la morte nel cuore.



Daniela Ovtcharov



"Qual è la risposta della vostra secondogenita?", chiese il Lupo grigio.
"La stessa della maggiore", disse l'infelice padre.
"Ebbene, chiedete subito alla vostra ultimogenita se accetta di prendermi per marito".
Il Re se ne tornò a casa sopraffatto dal dolore poiché si credeva ormai perduto.
Mandò a chiamare Cenerentola, che se ne stava in cucina con i servi come sempre, perché lo raggiungesse nelle sue stanze.
"Ho deciso di maritarvi, figliola"
"Sono ai vostri ordini, padre mio", rispose, stupita, la fanciulla.
"Sposerai un lupo"
"Un lupo, padre mio!", gridò lei, terrorizzata.
"Sì, bambina cara. Ecco ciò che mi è capitato quando mi sono perduto nella foresta: mi sono imbattuto in un antico castello i cui unici padroni erano due enormi lupi. Uno dei due, un lupo grigio, mi ha detto che avrei dovuto dargli una delle mie figlie in moglie, altrimenti avrebbe ucciso me e messo a ferro e fuoco il Regno. Ho già parlato con le vostre sorelle e mi hanno risposto che non avrebbero mai acconsentito a prendersi un lupo per marito. Quindi, cara figlia, la mia ultima speranza siete voi".
"Ebbene, padre mio - rispose Cenerentola senza esitare - dite al lupo che acconsento a sposarlo".
Il giorno dopo, il Re ritornò al Castello nella foresta per la terza volta, ma non era così triste come le volte precedenti.
"Ebbene, cosa ha risposto la vostra figlia minore?", gli chiese il Lupo grigio.
"Mi ha risposto che acconsente a sposarvi"
"Molto bene! Ma è necessario che le nozze siano celebrate al più presto".
Il matrimonio fu celebrato otto giorni dopo, tra balli fastosi, lauti banchetti e grandi festeggiamenti. Il novello sposo e suo fratello sedevano a tavola nelle loro sembianze di lupi, e le sorelle di Cenerentola ridevano e la schernivano per quelle strane nozze. Terminati i festeggiamenti, il Lupo e suo fratello salutarono la compagnia e se ne tornarono al Castello nella foresta, conducendo con loro Cenerentola.


Daniela Ovtcharov


Cenerentola era felice con suo marito, ed otteneva da lui tutto ciò che desiderava.
In capo a due o tre mesi, il Lupo grigio (perché era sempre un lupo), un bel giorno, le disse:
"Domani avranno luogo le nozze della vostra sorella maggiore. Voi ci andrete, mentre mio fratello ed io resteremo qui. Ecco un anello d'oro che infilerete al dito: non ne vedrete uno simile alla festa. Quando sentirete che vi pungerà un po', dovrete tornare immediatamente a casa, qualunque ora sia e qualunque sforzo facciano per trattenervi".
Il giorno dopo, Cenerentola, magnificamente abbigliata, si recò alle nozze della sorella in una bella carrozza d'oro. Tutti furono abbagliati dalla sua bellezza e dallo splendore delle sue vesti e dei gioielli che l'adornavano.
"Ecco la moglie del lupo!", ripetevano dispettosamente le sorelle, punte dall'invidia poiché non potevano rivaleggiare con la sua bellezza ed eleganza.
Cenerentola fu tempestata di domande: Il marito si comportava bene? Perché non era venuto alle nozze? Si coricava con lei nel suo sembiante di lupo? Era felice con lui? - e così via.


Daniela Ovtcharov



Dopo il ricevimento di nozze, si svolsero balli e giochi di società, e Cenerentola vi prese parte, divertendosi moltissimo. Intorno a mezzanotte, ella sentì l'anello pungerle leggermente l'anulare, e disse:
"Devo tornare subito a casa. Mio marito mi aspetta."
"Di già? Restate ancòra - dissero le sorelle e tutti gli invitati che la circondavano tempestandola di domande - Divertitevi, finché ne avete l'occasione!".
Cenerentola si trattenne ancòra per un po', ma l'anello le punse più forte il dito. Allora si alzò, abbandonò precipitosamente il salone da ballo, montò in carrozza e tornò a casa.



Jenellen T.


Quando raggiunse il Castello, trovò il marito sdraiato sul dorso nel bel mezzo della corte, e prossimo a morire.
"O mio amatissimo marito, che vi è accaduto?", gridò Cenerentola.
"Ahimé! Non siete tornata non appena avete sentito l'anello pungervi il dito: ecco da dove proviene il mio male".
Ella si gettò sul marito, e lo abbracciò bagnandolo con le sue lacrime, e il Lupo si riebbe ed entrò con lei nel Castello.
Due o tre mesi più tardi, il Lupo grigio disse nuovamente a sua moglie:
"La vostra seconda sorella si sposa domani. Andrete alle sue nozze, ma state ben attenta a non trattenervi dopo che avrete avvertito l'anello pungervi il dito, altrimenti non mi rivedrete mai più".
"Oh! - disse Cenerentola - Questa volta, tornerò a casa alla prima puntura dell'anello, siatene certo!"
E, abbigliata in modo ancòr più sfarzoso della prima volta, montò sulla carrozza d'oro e partì. Alla Corte paterna non si parlò che di lei. Era incinta. Le sorelle e tutte coloro che la invidiavano, dicevano:
"Mio Dio! Non avete paura di dare alla luce un lupo?"
"Sarà ciò che Dio vorrà", rispondeva lei.
E, di nuovo, si tennero banchetti, balli, e giochi di ogni sorta, e Cenerentola si divertì moltissimo. Intorno a mezzanotte, sentì l'anello pungerla leggermente.
"E' giunto il tempo che io vada - pensò - poiché, questa volta, non voglio tardare".
Ma era talmente pressata e circondata dagli invitati che la tempestavano di domande su suo marito, e decantavano la sua bellezza e la magnificenza dei suoi diamanti e dei suoi ornamenti che se ne scordò, e si trattene addirittura più a lungo dell'altra volta.
Quando ritornò al Castello, trovò il suo lupo sdraiato sul dorso in mezzo alla corte. Aveva gli occhi chiusi e la bocca aperta e non dava alcun segno di vita. Si gettò su di lui, lo strinse a sé, e lo bagnò di lacrime, gridando:
"O mio povero marito! Ho indugiato ancòra e me ne pento con tutto il cuore!"
E pianse a calde lacrime, serrandolo contro il proprio petto, ma il Lupo non apriva gli occhi e non si muoveva. Era freddo e rigido come un cadavere.


Julie Faulques


Allora, lo sollevò tra le braccia, lo portò nel Castello, lo distese sulle pietre del focolare ed accese un bel fuoco nel camino. Quindi, lo frizionò a lungo, finché lui si mosse un po', dischiuse le palpebre e la guardò teneramente. E disse queste parole:
"Ahimé! Ancòra una volta non avete obbedito all'avvertimento dell'anello, e siete ritornata troppo tardi. Adesso, devo lasciarvi e non mi rivedrete più. Non mi restava molto tempo da trascorrere sotto forma di lupo: una volta nato mio figlio*, avrei riacquistato la mia primitiva forma, quella di un bel principe - ciò che ero una volta. Andrò sul Monte di Cristallo, al di là del Mare Rosso e del Mare Blu, e voi non mi ritroverete se non avrete consumato un paio di scarpe di ferro e un paio di scarpe d'acciaio per raggiungermi".
E, gettata a terra la pelle di lupo, se ne andò, nelle sue antiche sembianze di bel principe, in compagnia del fratello.
Cenerentola era disperata, e, piangendo, esclamò.
"Oh, rimanete! Rimanete con me o portatemi con voi!"
Ma, vedendo che il marito non l'ascoltava affatto, Cenerentola gli corse dietro, gridando:
"Dovunque andrete io vi seguirò... foss'anche sino alla fine del mondo!"
"Non mi seguite!", le gridò lui.
Ma Cenerentola non lo ascoltò e continuò a corrergli dietro. Allora il marito le lanciò una palla d'oro perché lei si fermasse a raccoglierla, rallentando così la sua corsa. Cenerentola raccolse la palla, la ripose in tasca e continuò il suo inseguimento. E il principe lasciò cadere una seconda palla d'oro, e poi una terza, e Cenerentola le raccolse, ma senza interrompere la propria corsa. Era più veloce di lui, e, quando il principe si sentì raggiunto, si volse e le sferrò un gran pugno in pieno viso. Il sangue sgorgò abbondante, e tre gocce macchiarono la candida camicia del principe, che riprese a correre, con maggior lèna di prima. Ahimé! La povera Cenerentola non era più in grado di raggiungerlo, e, quando se ne rese conto, gli gridò:
"Che nessuno possa lavare le tre gocce del mio sangue dalla vostra camicia finché non sia in grado di farlo io stessa con le mie mani!"
Il principe aveva continuato la sua corsa, e Cenerentola, seduta sul ciglio della strada, quando il naso cessò di sanguinarle, si disse:
"Non smetterò di camminare, né di giorno né di notte, finché non l'avrò trovato, dovessi arrivare sino alla fine del mondo!"
Così, si fece fabbricare un paio di scarpe di ferro e un paio di scarpe di acciaio, si travestì da semplice contadina, prese un bastone a cui appoggiarsi, e s'incamminò.
Cammina cammina... lontano, sempre più lontano, e più lontano ancòra. Chiedeva a tutti notizie del Monte di Cristallo, al di là del Mare Rosso e del Mare Blu, ma nessuno ne aveva mai sentito parlare.
Ed ecco, aveva consumato il paio di scarpe di ferro. Allora, calzò le scarpe di acciaio e continuò il suo cammino. In breve, ella camminò tanto a lungo e senza fermarsi mai che, quando raggiunse le rive del mare, anche le scarpe di acciaio erano quasi logorate. Laggiù, tra due rocce, vide una capanna, la più miserevole che esistesse al mondo. Si avvicinò, bussò, entrò, e scorse una piccola donna, vecchia come la Terra e con denti lunghi ed affilati come quelli di un rastrello di ferro.
"Buongiorno, nonna!"
"Buongiorno, bimba mia: che cercate qui?"
"Ahimé, nonna, cerco mio marito, che mi ha abbandonato e si è ritirato sul Monte di Cristallo, al di là del Mare Rosso e del Mare Blu!"
"E avete camminato a lungo e sofferto tanto per arrivare fin qui, bimba mia?"
"Oh, mio Dio, sì! Lungo il cammino, amara la sofferenza... e sarà, forse, tutto inutile? Ho già consumato un paio di scarpe di ferro, e le scarpe di acciaio che ho ai piedi sono quasi completamente logorate... Potete dirmi, nonna, se sono ancòra lontana dal Monte di Cristallo?"
"Siete sulla buona strada, bimba mia, ma molto dovrete ancòra camminare e soffrire prima di giungere a destinazione."
"In nome di Dio, aiutatemi, nonna!"
"Mi piacete, bambina, e voglio fare qualcosa per voi. Chiamerò mio figlio, che vi trasporterà al di là del Mare Rosso e del Mare Blu, e, in poco tempo, vi deporrà ai piedi del Monte di Cristallo".
Dalla soglia della capanna, emise un grido possente, e, in un attimo, Cenerentola vide venire a lei, sbattendo le ali, un grande uccello che faceva: Oak, Oak! Era un'Aquila. Si posò ai piedi della vecchia e disse:
"Perché mi avete chiamato, madre?"
"Per trasportare al di là del Mare Rosso e del Mare Blu questa fanciulla, e per deporla alle pendici del Monte di Cristallo"
"Va bene - disse l'Aquila - il tempo ch'ella monti sul mio dorso e partiremo".
Cenerentola sedette sul dorso dell'Aquila, e quella spiccò il volo e salì in alto nel cielo, e attraversò il Mare Rosso e il Mare Blu, e depose il suo fardello alle pendici del monte di Cristallo. Poi, se ne andò. Ma la montagna era alta, la parete ripida e scivolosa, e Cenerentola proprio non sapeva come ingegnarsi per raggiungerne la vetta. Scorse una volpe che giocava con delle palle d'oro in tutto simili a quelle che le aveva gettato suo marito nel corso della sua fuga precipitosa, e che lei conservava ancòra in tasca. La volpe faceva rotolare le palle d'oro per il pendio, poi correva giù a riprenderle. Scorse Cenerentola e le chiese cosa ci facesse là. Cenerentola le raccontò la sua storia.
"Ah, sì! - le rispose la volpe - Senza dubbio, voi siete Cenerentola, la figlia più giovane del Re di Francia! Domani, vostro marito sposerà la figlia del padrone del bel castello che si trova in cima alla montagna di cristallo".
"Mio Dio, che dite? - gridò la povera ragazza - voglio assolutamente parlargli, ma come potrò scalare la montagna?"
"Prendete la mia coda, afferratevi ben stretta con tutt'e due le mani, e io vi porterò in vetta".
Cenerentola afferrò con tutt'e due le mani la coda della volpe e riuscì a scalare la montagna, giungendo in vetta. La volpe le indicò il castello dove si trovava il marito, e se ne tornò a giocare con le palle d'oro.
Mentre Cenerentola s'incamminava alla volta del castello, s'imbatté in un gruppo di lavandaie che lavavano la biancheria in riva ad uno stagno, e si fermò un momento ad osservarle. Una delle donne teneva fra le mani una camicia con tre macchie di sangue che cercava, invano, di pulire. Vedendo che ogni suo sforzo era inutile, la lavandaia disse alla sua vicina:
"Ecco qua una camicia finissima con tre macchie di sangue che non mi riesce di levare, e, tuttavia, il signore vuole assolutamente indossarla domani per andare a sposarsi in chiesa, poiché è la più bella che ha!"
Udite queste parole, Cenerentola si avvicinò alla lavandaia e riconobbe la camicia del marito.
"Se mi passate un attimo la camicia - disse - credo che riuscirò a levar via quelle macchie". La lavandaia le diede la camicia. Cenerentola sputò sulle tre macchie, poi immerse la camicia nello stagno, la strofinò e le macchie di sangue scomparvero. Grata per la cortesia ricevuta, la lavandaia invitò Cenerentola ad accompagnarla al castello, dove avrebbe certamente trovato lavoro, almeno per tutto il tempo dei festeggiamenti per le nozze imminenti.
L'indomani, Cenerentola si fece trovare sul ciglio della strada percorsa dal corteo nuziale; accanto a lei, su di un panno bianco, c'era una delle tre palle d'oro.
La bella promessa sposa, passandole davanti, vide la palla d'oro, l'ammirò ed espresse il desiderio di entrarne in possesso. Così, inviò la sua cameriera personale da Cenerentola per comprare la palla d'oro.


Remnev A.


"Quanto volete per la vostra palla d'oro?", chiese quella.
"Dite alla vostra padrona che non cedo la mia palla d'oro né per denaro sonante né per oro."
"Tuttavia, la mia padrona ha un gran desiderio di entrarne in possesso"
"Bene, ditele che potrà averla, ma per nient'altro al mondo che una notte con il suo promesso".
"Non accetterà mai una proposta del genere!"
"E allora rimarrà senza la palla d'oro, ma andate a riferirle la mia risposta".
La cameriera tornò dalla sua padrona e le disse:
"Se sapeste, mia Signora, cosa pretende quella ragazza in cambio della sua palla d'oro..."
"E dunque? Quanto vuole?"
"Quanto? Oh, no, non vuole né denaro sonante né oro."
"Cosa, allora?"
"Vuole trascorrere la notte con il vostro promesso, o non avrete mai la palla d'oro."
"Vuol dormire con mio marito la prima notte di nozze? Che sfrontata!"
"E' determinata a non cedere la sua palla d'oro per meno"
"Devo averla, costi quel che costi. Farò in modo che mio marito beva un sonnifero prima di coricarsi, così cadrà in un sonno profondo e non succederà nulla di male. Andate a dire alla ragazza che accetto e portatemi la palla d'oro".
La cameriera tornò da Cenerentola e disse:
"Datemi la palla d'oro e seguitemi al castello: la mia padrona acconsente".
Ed ecco la principessa felice: ha la sua palla d'oro. Quella sera, a cena, ella versò il sonnifero nel bicchiere del principe, senza che egli se ne accorgesse, e, subito, fu colto da una tale sonnolenza che dovettero accompagnarlo in camera da letto, dove si addormentò profondamente prima ancòra che si aprissero le danze.
Poco dopo, anche Cenerentola fu condotta nella sua camera. Ella si gettò su di lui, abbracciandolo e versando lacrime di gioia.
"Vi ho dunque ritrovato, mio amatissimo sposo! - disse - Ah, se sapeste a prezzo di quali sofferenze!", e se lo stringeva al cuore e gli bagnava il volto con le sue lacrime, ma il principe dormiva profondamente e nulla avrebbe potuto svegliarlo. La poveretta trascorse tutta la notte piangendo e disperandosi, ma non riuscì a strappare al marito né una parola né uno sguardo. All'alba, la cameriera della principessa andò a prenderla e fece in modo che uscisse senza esser vista.
Quello stesso giorno, dopo pranzo, la Corte uscì e si sparpagliò nei boschi per una passeggiata pomeridiana. Cenerentola distese sull'erba un panno candido, vi mise sopra un'altra palla d'oro, e attese in piedi, lì accanto.
Anche questa volta, la principessa notò la palla d'oro, e, anche questa volta, inviò la cameriera a domandare a Cenerentola a che prezzo avrebbe accettato di vendergliela.
"Allo stesso prezzo di ieri", rispose Cenerentola, e la cameriera riferì le sue parole alla principessa.
"Bene - disse lei - dille pure che accetto e fatti dare la palla d'oro".
Durante la cena, il principe, al quale avevano nuovamente versato un sonnifero nel bicchiere, si addormentò a tavola e si dovette trasportarlo in camera, mentre tutti danzavano e si divertivano, e, come la prima volta, Cenerentola trascorse tutta la notte al suo capezzale, piangendo e lamentandosi, ma senza riuscire a svegliarlo. Ma il fratello del novello sposo dormiva nella camera accanto, e udì i lamenti della povera donna e parole che lo sbalordirono:
"Ah, se sapessi le sofferenze che ho sopportato per arrivare fin qui!... Ti sposai quand'eri ancòra un lupo e nessuna delle mie sorelle ti aveva voluto... e adesso mi ripaghi così! Me infelice!... Tornerò una notte ancòra, e sarà l'ultima, e se ti troverò di nuovo addormentato e non riuscirò a strapparti al sonno, non ci rivedremo mai più!"
E piangeva e s'angosciava da spezzare il cuore.
Ascoltando le sue parole, il fratello del novello sposo comprese ciò che stava accadendo, e, il mattino dopo, disse al principe:
"Cenerentola è qui. Son due notti che piange e si dispera accanto al tuo letto, ma tu dormi come un masso perché la tua sposa ti versa del sonnifero nel bicchiere. ma io ho udito ogni cosa: le sue lacrime ed il suo dolore mi hanno profondamente commosso. Stanotte tornerà nella tua camera, ma sarà l'ultima volta. Dunque, stasera, guardati bene dal bere il vino che ti offrirà la tua sposa, perché se dormirai, non la rivedrai mai più!"
Quello stesso giorno, dopo pranzo, la Corte tornò a passeggiare  nel bosco, e Cenerentola era là, con l'ultima palla d'oro sul panno bianco... e, per farla breve, accettò di cederla alla principessa alla medesima condizione delle due volte precedenti.
Ma, durante la cena, il principe non bevve il sonnifero perché riuscì a vuotare il bicchiere sotto la tavola senza che la principessa se ne accorgesse. Tuttavia, finse di crollare in preda ad una irresistibile sonnolenza, tanto che lo trasportarono in camera e lo coricarono nel suo letto. E non dormiva quando Cenerentola fu accompagnata nella sua stanza per la terza volta: si abbracciarono con trasporto, piangendo di gioia.


P.J. Lynch


Poi, Cenerentola raccontò al marito tutte le peripezie del suo lungo viaggio e la gran pena e le sofferenze che aveva affrontato. Il principe capì ch'ella lo amava più di ogni altra cosa al mondo e le giurò che sarebbe tornato con lei nel suo Paese, abbandonando senza alcun rimpianto la sposa che non lo amava affatto.
L'indomani mattina, Cenerentola fu rivestita con ricchi abiti da principessa, ciò che effettivamente era. A cena, il principe la fece sedere accanto a sé e la presentò ai commensali come una delle sue parenti più strette. Nessuno la conosceva e tutti gli sguardi erano puntati su di lei, soprattutto quelli della principessa, che si sentiva sempre più inquieta poiché non presagiva nulla di buono dalla presenza di quell'estranea. Verso la fine del pasto, i convitati cantarono vecchie e nuove canzoni, raccontarono nobili imprese e aneddoti salaci: ciascuno faceva del suo meglio per divertire e intrattenere la compagnia.
"E voi, genero, ci canterete qualcosa? O, forse, preferite raccontare una bella storia?", disse il Signore del castello.
"Non ho granché da raccontare, suocero. Tuttavia c'è qualcosa che mi rende perplesso e gradirei ricevere il vostro consiglio e quello degli uomini saggi e di esperienza seduti qui. Un tempo avevo un delizioso cofanetto, chiuso da una piccola chiave d'oro. L'ho perduto e ne ordinai uno nuovo, ma, non appena entrai in possesso del cofanetto nuovo, ritrovai il primo, così, adesso ho due cofanetti, quando me ne servirebbe uno soltanto. Quale dei due dovrei tenere, suocero, il vecchio o il nuovo?"
"Sempre onore e rispetto per ciò che è più vecchio - disse il vegliardo - serbate il vecchio cofanetto, genero".
"Ed è proprio la mia opinione riguardo vostra figlia! Quanto a me, intendo tornare al Paese** della mia prima moglie - eccola! - che mi ama più dell'altra".
E il principe si alzò da tavola, e, nel silenzio e nello stupore generali, prese per mano Cenerentola e se ne andò con lei.
I due lupi del vecchio castello erano principi di sangue, figli di un potente re, costretti ad assumere sembianze di lupo come punizione per non so quale colpa.
Poco dopo il loro ritorno, il  padre morì, e il marito di Cenerentola fu incoronato re al suo posto. Così Cenerentola divenne regina.
Le sue sorelle erano mal maritate, e, poiché ella era rimasta d'animo gentile, dimenticò le loro mancanze nei suoi confronti, le invitò presso di lei, a Corte, e fece in modo che contraessero matrimoni onorevoli e convenienti.



Long L.


*
Nella casa paterna, tutti si erano accorti che Cenerentola era incinta. Il principe-lupo dice addirittura che, senza la disobbedienza di Cenerentola, la sua maledizione sarebbe cessata una volta nato il loro bambino, ma di questo bambino non si parlerà mai più.
Nella maggior parte delle fiabe imparentate con questa, laddove sia presente il motivo della prossima maternità, l'Eroina compie il suo viaggio incinta e, spesso, partorisce sul finale, in condizioni di estremo disagio.

**
Altra contraddizione: per l'intera fiaba, l'unico Regno di cui si parla è quello del padre di Cenerentola, ovvero la stessa Francia, ma, nelle ultime righe, con un'improvvisa fretta, si liquidano con poche, vaghe parole, la maledizione che ha colpito i fratelli e la "colpa" che l'ha provocata, e spunta il "potente re", loro padre, che muore al momento opportuno. D'altra parte, non si hanno più notizie del padre di Cenerentola, né si comprende come mai le sorelle abbiano contratto matrimoni disdicevoli (si intenda: non all'altezza del loro rango).
Temo che non conoscerò mai il vero finale di questa fiaba.


Traduzione: Mab's Copyright







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