mercoledì 7 ottobre 2015

La Ninfea o Le Fanciulle che Filavano Oro (Estonia) A.Lang - Traduzione Mia

Welz-Stein C.


'era una volta una grande, fitta foresta, e, nella foresta, vivevano una vecchia donna [1] e tre fanciulle. Le fanciulle erano meravigliosamente belle, ma la piccola era la più bella. La loro capanna era ben nascosta dagli alberi, e nessuno aveva mai conosciuto la loro bellezza, se non il Sole di giorno, e la Luna e gli occhi delle Stelle di notte. La vecchia teneva sempre le fanciulle impegnate: da mane a sera, filavano oro purissimo, e, quando una conocchia era ultimata, ecco che ce n'era un'altra da riempire, così non conoscevano riposo. Il filato doveva essere sottile e regolare, e la vecchia lo serbava in una camera chiusa a chiave. In estate, si assentava due o tre volte. Prima di partire, assegnava alle ragazze la quantità di lavoro da portare a termine ogni giorno. Ritornava sempre nel cuore della notte, e le fanciulle non avevano idea di cosa avesse portato con sé, né della destinazione del filato d'oro, né a cosa servisse. Una volta, quando si avvicinava il tempo di uno dei suoi viaggi, la vecchia assegnò ad ogni ragazza la quantità di lino che avrebbe dovuto filare nei sei giorni a venire, e rivolse loro la solita raccomandazione:"Figliuole, non lasciate che il vostro sguardo vaghi qua e là, e, per nessun motivo, rivolgete la parola ad un uomo: se lo faceste, il filato perderebbe il suo splendore e ne conseguirebbero innumerevoli disgrazie" [2].
Il terzo giorno dopo la partenza della vecchia, un giovane Principe [3] che cacciava nella grande foresta si separò dai suoi compagni e si smarrì. Stanco di cercare la strada, si sdraiò sotto un albero, lasciò il suo cavallo libero di vagare dove voleva e cadde addormentato. Al suo risveglio, il sole era ormai tramontato. Il Principe riprese a cercare una via d'uscita dalla foresta, e, infine, con grande gioia, si ritrovò a percorrere uno stretto viottolo, e scoprì che portava ad una capannuccia.
Le fanciulle, che sedevano presso una finestrella a prendere il fresco, lo videro avvicinarsi. Le due maggiori si spaventarono, ricordando le parole della vecchia, ma la più giovane disse:"Non ho mai visto nessuno come lui, lasciate che gli dia un'occhiata!". Le ragazze più grandi le ingiunsero di rientrare, ma, vedendo la sua ostinazione, la lasciarono sola [4]. Intanto, era sopraggiunto il Principe, che, dopo aver cortesemente salutato la fanciulla, le raccontò che si era smarrito e che era stanco ed affamato.
Lei gli offrì del cibo, e, incantata dalla sua conversazione, dimenticò il monito della vecchia e si intrattenne a lungo con lui.
Nel frattempo, i compagni di caccia del Principe, dopo averlo cercato inutilmente battendo in lungo e in largo la foresta, inviarono dei messaggeri a riferire al Re che il figlio s'era smarrito, e il Re ordinò che un reggimento di cavalleria ed uno di fanteria si mettessero immediatamente sulle sue tracce.


Scheppach Ines


Dopo averlo cercato per tre giorni, lo trovarono, infine, seduto davanti alla capanna con la fanciulla: aveva trovato talmente affascinante la sua compagnia che gli pareva che fosse trascorsa soltanto un'ora. Nel congedarsi, le promise che sarebbe tornato per condurla con sé a Corte. La fanciulla si affrettò a sedere all'arcolaio per recuperare il tempo perduto, ma, con suo grande sgomento, scoprì che il filato aveva perduto tutto il suo prezioso splendore [5]. Il cuore le batteva a precipizio nel petto, e pianse amaramente ricordando il monito della vecchia e non sapendo quale terribile disgrazia stesse per abbattersi su di lei. Durante la notte, tornò la vecchia, e, vedendo il filato opaco, capì cos'era accaduto in sua assenza. Andò su tutte le furie e gridò alla fanciulla che non aveva idea di quale sventura avesse attirato su di sé e sul Principe [6].
Questo pensiero non lasciava requie alla ragazza, che, infine, decise di andare in cerca del Principe per chiedere il suo aiuto.
Quand'era bambina aveva imparato il linguaggio degli uccelli, e, adesso, questa conoscenza le tornò utile [7]. Vide un corvo che si ravviava le penne su di un ramo, e, piangendo sommessamente, gli disse:
"Caro Corvo, il più intelligente e veloce fra gli uccelli, vuoi aiutarmi?"
"Come posso aiutarti?", chiese il corvo.
"Vola lontano, fino alla grande città dove sorge il Palazzo del Re, cerca suo figlio e raccontagli la grande disgrazia in cui mi trovo". E raccontò al corvo come il filato avesse perduto il suo splendore, quanto si fosse infuriata la vecchia e che una qualche terribile sventura stava per colpirla. Il corvo promise di riferire fedelmente le sue parole, spiegò le ali e prese il volo. La fanciulla tornò a casa e si mise a lavorate sodo, avvolgendo il filato delle altre fanciulle, poiché la vecchia non voleva che toccasse l'arcolaio. Verso sera, sentì il richiamo del corvo, e si affrettò a raggiungere l'albero dove lo aveva visto la prima volta, per ascoltare la risposta del Principe.
La buona sorte aveva fatto sì che, nei giardini del Palazzo, il corvo si imbattesse nel figlio di un Mago del Vento che conosceva il linguaggio degli uccelli, e a lui aveva affidato il messaggio per il Principe. Questi si addolorò moltissimo per la fanciulla e si consigliò con i suoi amici su come liberarla.
Poi, disse al figlio del Mago del Vento:"Prega il corvo di affrettarsi a tornare dalla fanciulla per avvertirla di tenersi pronta la nona notte, poiché la porterò via con me".


Welz-Stein C.


Il figlio del Mago del Vento eseguì i suoi ordini e riferì il messaggio, e il corvo volo così rapidamente che raggiunse la capanna quella sera stessa. La fanciulla ringraziò il corvo di tutto cuore e rientrò in casa, senza dire ad alcuno una parola su ciò che le era stato riferito. Man mano che la nona notte si avvicinava, ella si incupiva sempre più, temendo che la terribile disgrazia profetizzata rovinasse tutto. La nona notte, la fanciulla scivolò silenziosamente fuori, e attese ad una certa distanza dalla capanna, tremando tutta. E, in effetti, udì il suono ovattato degli zoccoli dei cavalli, ed ecco apparire una compagnia di uomini in armi guidata dal Principe in persona, che, la volta precedente, aveva segnato gli alberi per essere sicuro di ritrovare la strada per la capanna. Non appena scorse la fanciulla, saltò giù da cavallo, sollevò la ragazza fra le braccia, la sistemò sulla sella, salì dietro di lei e galoppò verso casa. La luce della luna era così intensa e brillante che scoprirono con facilità gli alberi segnati. Pian piano, l'aurora sciolse le lingue degli uccelli, e, se solo il Principe avesse conosciuto il loro linguaggio o la fanciulla si fosse messa in ascolto, si sarebbero risparmiati tante sofferenze, ma non avevano occhi e pensieri che l'uno per l'altra, e, quando uscirono dalla foresta, il sole era alto nel cielo [8].
Quella mattina, quando la più giovane delle ragazze non si presentò al lavoro comune, la vecchia chiese dove fosse. Le sorelle finsero di non saperne nulla, ma la vecchia indovinò facilmente ciò che era accaduto, e, poiché era in realtà una malefica strega, decise di punire i fuggitivi. Quindi, raccolse nove differenti qualità di piante dalle proprietà magiche, vi aggiunse del sale, dopo averlo incantesimato, e chiuse il tutto in un panno che serrò in forma di una soffice palla. Poi, affidò la palla stregata alle ali del vento, dicendo:

"O Turbine - Madre del Vento!
Concedimi il tuo aiuto contro colei che ha peccato.
Porta con  te questa palla incantata,
Strappa per sempre la fuggitiva dalle braccia del suo amato,
E seppelliscila nel fiume vorticoso!"

A mezzogiorno, il Principe e i suoi cavalieri raggiunsero un fiume impetuoso, attraversato da un ponte così stretto che solo un uomo a cavallo per volta poteva percorrerlo. Il cavallo montato dal Principe e dalla fanciulla era giunto appena a metà del ponte che arrivò in volo la palla stregata, portata dal vento.
Terrorizzato, il cavallo si imbizzarrì [9], e, prima che chiunque potesse far qualcosa, lasciò cadere la fanciulla nei gorghi del fiume sottostante.


Scheppach Ines


Il Principe tentò di tuffarsi per raggiungerla, ma i suoi uomini lo trattennero, e, nonostante i suoi sforzi per liberarsi, lo ricondussero a casa, dove, per sei settimane, egli si rinchiuse in una camera appartata, rifiutando di bere e di mangiare, tanto straziante era il suo dolore. In breve, si ammalò così gravemente che ormai gli restava ben poco da vivere, e il Re, angosciato, ordinò che fossero mandati a chiamare tutti i Maghi del Regno. Ma nessuno riuscì a guarirlo. Allora, il figlio del Mago del Vento disse al Re:
"Mandate a chiamare il Mago della Finlandia: ne sa più lui di tutti i vostri Maghi messi insieme!"
Il Re inviò immediatamente un messaggero in Finlandia, e, una settimana più tardi, il vecchio Mago in persona arrivò a Palazzo sulle ali del vento.
"Vostra Maestà - disse - il vento ha soffiato la malattia su vostro figlio e gli ha strappato la sua amata dalle braccia causandogli questa sofferenza senza requie. Lasciate che sia il vento a portare via il suo male".
Allora, il Re ordinò che il figlio venisse esposto al vento, e il Principe, lentamente, guarì, e gli raccontò ogni cosa.
"Dimentica quella fanciulla! - disse il Re - E prenditi una nuova sposa", ma il Principe rispose che non avrebbe mai potuto amare un'altra donna.
Un anno dopo, il Principe decise improvvisamente di ritornare sul ponte dove la sua amata aveva incontrato la morte. Ricordando quella terribile sventura, pianse amaramente: avrebbe dato tutto ciò che possedeva per riaverla viva. All'apice del suo sfogo, gli parve di udire cantare una voce di donna. Si guardò intorno, ma non vide nessuno. E la voce riprese a cantare:

"Ahimè! Stregata e dimenticata,
Qui dovrò giacere per sempre,
Il mio amato mai si curò di liberarmi,
lui che giurava di amarmi!" [10]

Sbalordito, il Principe balzò giù dal cavallo, e scrutò ovunque, nel caso qualcuno si fosse nascosto sotto il ponte, ma non vide nessuno. Poi, notò una ninfea gialla che galleggiava sull'acqua, seminascosta dalle sue larghe foglie. Ma i fiori non cantano, e, stupefatto, il Principe attese, sperando che la voce cantasse ancòra. E la voce riprese:

"Ahimè! Stregata e dimenticata,
Qui dovrò giacere per sempre,
Il mio amato mai si curò di liberarmi,
lui che giurava di amarmi!"

E, all'improvviso, al Principe vennero in mente le altre due fanciulle che filavano oro nella capanna della foresta, e si disse:
'E se andassi fin laggiù? Chissà che non possano spiegarmi ciò che accade'.
Senza porre tempo in mezzo, galoppò fino nel folto della foresta e trovò le due fanciulle accanto alla fonte. Raccontò loro la mortale disgrazia che si era abbattuta sulla sorella l'anno prima, e riferì di aver udito per ben due volte una strana canzone, ma di non essere riuscito a scorgere chi la intonasse. Le fanciulle dissero che la ninfea gialla non poteva essere altri che la sorella più giovane, la quale non era morta, ma era stata trasformata dal maleficio della palla stregata.


Spalenka Greg


Prima che il Principe andasse a riposarsi, la maggiore preparò un dolce di erbe magiche e glielo offrì, e, quella notte, egli sognò che comprendeva tutto ciò che gli uccelli della foresta si dicevano l'un l'altro. La mattina dopo, raccontò il sogno alle fanciulle, che gli rivelarono le virtù magiche del dolce, e gli raccomandarono di ascoltare e di prestare grande attenzione a ciò che gli uccelli avevano da raccontare. Poi, lo implorarono affinché, una volta salvata la sorella, tornasse a liberarle da quella prigione stregata. Dopo aver promesso solennemente che sarebbe tornato, il Principe si avviò, pieno di speranza, sulla strada verso casa, e, mentre cavalcava attraverso la foresta, riusciva a comprendere tutto ciò che gli uccelli si dicevano l'un l'altro. Udì un tordo esclamare, rivolgendosi ad una gazza:
"Ma quanto sono stupidi gli uomini! Non riescono a comprendere le cose più semplici. E' passato un anno da quando la fanciulla venne trasformata in una ninfea, e, benché ella canti così tristemente che chiunque passi su quel ponte non possa fare a meno di sentire, pure, nessuno è andato in suo soccorso. Qualche giorno fa, anche il suo antico innamorato è passato su quel ponte e l'ha udita cantare, ma non si è certo dimostrato più sveglio degli altri!"
"Ed è lui da biasimare per tutte le disgrazie della poverina - disse la gazza - poiché, se continuerà a prestare attenzione solo alle parole degli uomini, la fanciulla resterà fiore per sempre. Ma il mistero della sua liberazione solo il Mago della Finlandia lo conosce!"
Udite queste parole, il Principe prese a domandarsi come avrebbe potuto far arrivare il più velocemente possibile un messaggio al Mago della Finlandia, quando sentì una rondine dire ad un'altra:"Voliamo in Finlandia! Là potremo fabbricare nidi migliori!"
"Fermatevi, gentili amici! - gridò il Principe - Volete fare qualcosa per me?"
Le rondini accettarono, e il Principe disse:
"Porgete i miei ossequii al Mago della Finlandia e chiedetegli come posso restituire le sue vere sembianze ad una fanciulla trasformata in un fiore".
Le rondini volarono via, e il Principe si diresse al ponte, e, lì, attese invano che la voce cantasse di nuovo, ma non udì altro che il lamento del vento e il rombo dell'acqua, e, deluso, se ne tornò a Palazzo.
Poco dopo, si trovava nei giardini del Castello e pensava che le rondini avessero dimenticato il suo messaggio, quando vide un'aquila roteare in alto, sul suo capo. L'aquila planò lentamente finché si posò su di un albero accanto al Principe e disse:
"Il Mago di Finlandia ti invia i suoi saluti e mi incarica di dirti che puoi liberare la fanciulla nel seguente modo: Va' al fiume, ricopriti da capo a piedi di fango e di': 'Da uomo in granchio!', e ti trasformerai in un granchio. Tuffati in acqua senza esitare e avvicinati il più possibili alle radici della ninfea per liberarle dal fango e dalle canne. Ciò fatto, afferra con le tue chele le radici e portale in superficie; quindi lascia che l'acqua trascini la ninfea finché non arriverete ad un sorbo rosso, sulla riva sinistra del fiume. Lì vicino c'è una grande pietra. Fermati e di': 'Da granchio in uomo, da ninfea in fanciulla', ed entrambi riavrete fattezze umane".
Il Principe era dibattuto fra dubbi e timori e lasciò passare un po' di tempo nell'attesa di trovare l'audacia per tentare di liberare l'amata finché un corvo gli disse:
"Perché esiti? Il vecchio Mago non si sbaglia e gli uccelli non ti hanno ingannato, quindi, va', affrettati ad asciugare le lacrime della fanciulla".
'Il peggio che mi possa capitare - pensò il Principe - è di trovare la morte nell'impresa, e la morte è preferibile a un dolore senza fine!'
Ancòra una volta si recò al ponte, e, ancòra una volta, udì il lamento della fanciulla. Allora, senza più esitare, si ricoprì di fango, disse:"Da uomo in granchio", si trasformò in granchio e si tuffò nel fiume.
Per un attimo, sentì il ronzio dell'acqua, poi, tutto fu silenzio. Si avvicinò alla ninfea e si diede da fare per liberare le radici dal fango e dalle canne, ma esse erano così strettamente avviluppate che gli ci volle molto tempo. Infine, riuscì a portarle in superficie e lasciò che la ninfea venisse trasportata dalla corrente finché non scorse il sorbo rosso, e, lì accanto, la grande pietra. Allora si fermò e disse:"Da granchio in uomo e da ninfea in fanciulla", e riacquistò le sue vere sembianze e accanto a lui c'era la fanciulla: era dieci volte più bella di prima e indossava una veste giallo pallido scintillante di gioielli. [11]
Ella lo ringraziò per averla liberata dal potere della strega crudele e acconsentì volentieri a sposarlo. Ma, una volta risaliti sul ponte, non ci fu verso di ritrovare il cavallo: infatti, il Principe era convinto di aver trascorso solo poche ore sotto forma di granchio, ma, in realtà, erano passati più di dieci giorni. Mentre si chiedevano come fare a raggiungere il Palazzo, ecco arrivare lungo la riva un magnifico cocchio tirato da sei cavalli splendidamente bardati [12]. Vi salirono e raggiunsero la reggia; il Re e la Regina erano chiusi in cappella a piangere il figlio che credevano morto. Fu quindi con grande gioia e stupore che videro entrare il Principe, che recava per mano una bellissima fanciulla. Il matrimonio fu celebrato seduta stante, e per sei settimane, si tennero in tutto il Regno. banchetti, balli e festeggiamenti.
Qualche tempo dopo, mentre il Principe e la sua sposa sedevano nei giardini, giunse un corvo e disse:
"Che ingrate creature! Avete dimenticato le due povere fanciulle che vi hanno aiutato nel momento dell'angoscia più grande? Devono filare lino in oro per sempre? E non abbiate alcuna pietà per la vecchia strega. Le tre fanciulle sono tre Principesse che ella rapì quando erano bambine: che il veleno sia il suo castigo!"
Il Principe si vergognò di non aver mantenuto la parola data. Immediatamente, corse alla capanna nella foresta. Per fortuna, la vecchia non c'era. Le fanciulle avevano visto in sogno ch'egli sarebbe arrivato e si fecero trovare pronte. Prima di fuggire, lasciarono sul tavolo un dolce che avevano riempito di veleno, sapendo che avrebbe attratto l'attenzione della strega. E, infatti, cosi fu. La vecchia vide il dolce e lo trovò molto invitante: lo mangiò e morì all'istante, uccisa dal veleno. Nella camera segreta scoprirono cinquanta carri di filato d'oro, e altrettanti erano stati sotterrati. La capanna venne rasa al suolo e il Principe, la sua sposa e le due fanciulle vissero felici per sempre. [13]



Sauvant H.


Traduzione: Mab's Copyright
"The Water Lily. The Gold Spinners", da "The Blue Fairy Book", Andrew Lang.


Note (mie)
Nell'omonimo racconto di Friedrich Reinhold Kreutzwald, redattore del poema epico èstone Kalevipoeg, al quale questa fiaba è strettamente legata:

[1] La vecchia, definita letteralmente "zoppa vecchia donna", è indicata come la madre delle tre filatrici.

[2] L'ammonizione è: Non spezzate il filo.

[3] Il Principe è "della stirpe di Kalev", mitico eroe nazionale èstone.

[4] Tutt'e tre le filatrici si intrattengono con il Principe, poi, le maggiori, vinte dal sonno, si ritirano, mentre la più giovane rimane a conversare con lui, e l'incontro romantico si prolunga per tre giorni.

[5] Congedatasi dal Principe, la fanciulla scopre che il filo si è spezzato, e - di conseguenza - ha perduto il suo splendore.

[6] Al suo ritorno, la vecchia, avendo intuito la presenza di un uomo, impreca orribilmente e giura che, se dovesse tornare, gli spezzerebbe il collo e getterebbe le sue carni alle bestie feroci.

[7] La fanciulla ha appreso dalla madre il linguaggio degli uccelli.

[8] Il biasimo del mancato ascolto ricade solo sulla fanciulla, come è ovvio, dal momento che lei soltanto può comprenderne il linguaggio.

[9] La palla stregata attacca il cavallo come un tafano.

[10] La fanciulla dice che la sua sepoltura sono le acque di Ahti - Dèa delle acque èstone.

[11] Poiché il Principe si è liberato dei vestiti per ricoprirsi completamente di fango, e la fanciulla è un'ex ninfea, entrambi sono: Nudi come Dio li aveva fatti. Lei si nasconde dietro il sorbo e lui corre sul ponte, ma non ritrova né il cavallo, né i proprii abiti.

[12 ] A bordo del cocchio ci sono un valletto ed una cameriera personale che rivestono il Principe e la fanciulla con magnifici abiti nuziali. Ed è già abbigliati da sposi che fanno il loro ingresso nella cappella, dove il Re e la Regina, vestiti a lutto, piangono il figlio creduto morto.

[13] Finale: gli sposi lasciano passare l'autunno seguente e l'inverno finché una gazza giunge a rimproverare la loro ingratitudine nei confronti delle filatrici rimaste nel bosco. La sposa sogna che la vecchia è partita per uno dei suoi soliti viaggi, così il Principe può liberare le sue sorelle senza eccessivi rischi. Una volta liberate le filatrici ed uccisa la strega, un fedelissimo del Principe ispeziona la capanna e trova i cinquanta carichi di gomitoli d'oro. Ma - si specifica - la vecchia doveva averne seppellite altrettanti che, per quanto si scavasse, non furono mai ritrovati. Inoltre, i soldati, con l'aiuto di un uccello parlante, catturano un gatto demoniaco, che, morta la vecchia, ha riacquistato la parola, ma non il sembiante umano. Grazie a lui, è reso noto l'antefatto della storia: il "gatto" era ciambellano presso un grande Re, mentre la strega era la cameriera personale della Regina. Decisero di rapire le Principessine, con una gran quantità di vasellame d'oro che la strega mutò in filato. Per timore di un suo ripensamento, la vecchia trasformò il ciambellano in gatto. Adesso il "gatto" implora pietà, ma l'uccello ne decreta la stessa fine della strega e viene gettato nel fuoco.

Poiché si specifica che "per avidità" decidono di rapire le Principesse, sono certa che, magari in qualche antica ballata, le bambine avevano dalla nascita il dono di filare oro.

Mab

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