mercoledì 14 giugno 2017

The King and the Beggar-Maid

Questa piccola leggenda, quella del Re Cophetua e della Mendicante Penelophon, ha ispirato poeti, pittori e scrittori nel corso dei secoli. E' stata citata da Shakespeare più volte nelle sue opere (Shakespeare, oltre alle storie dei “grandi”, era molto attento anche al patrimonio popolare, alle ballate dalle oscure origini come questa, e, persino, ai libretti “rosa” dell'epoca).



Edward Burne-Jones



Narra di un esotico Re, Cophetua, insensibile all'amore e alle attrattive femminili. Un giorno, mentre da una finestra dei suoi appartamenti osservava la lunga fila dei mendicanti che venivano a ricevere la regale elemosina, vide una fanciulla di straordinaria bellezza, Penelophon, che avanzava a piedi scalzi stringendosi negli stracci che ricoprivano a malapena la sua nudità.
Folgorato da improvvisa passione, il Re si precipitò incontro alla piccola mendicante, le si inginocchiò davanti, depose la corona ai suoi piedi e giurò che, se non avesse accettato di sposarlo, si sarebbe ucciso. Penelophon fu così compassionevole da accettare la sua proposta, e, nonostante le sue povere ed oscure origini, si dimostrò una buona Regina. I due sposi vissero una lunga vita serena e, quando morirono, vennero seppelliti in un'unica tomba.



Edmund Blair Leighton




In una poesia giovanile, Lord Alfred Tennyson scrisse:

“Her arms across her breast she laid;
She was more fair than words can say:
Bare-footed came the beggar maid
Before the king Cophetua.
In robe and crown the king stept down,
To meet and greet her on her way;
"It is no wonder," said the lords,
"She is more beautiful than day".
As shines the moon in clouded skies,
She in her poor attire was seen:
One praised her ancles, one her eyes,
One her dark hair and lovesome mien:
So sweet a face, such angel grace,
In all that land had never been:
Cophetua sware a royal oath:
"This beggar maid shall be my queen!"


John Byam Liston Shaw



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