martedì 5 agosto 2014

La Vigilia di San Martino, Jeremiah Curtin

Inveragh, non molto lontano dalla città di Cahirciveen, viveva un allevatore di nome James Shea con la moglie e tre figli, due maschi ed una femmina. Era un uomo pacifico, onesto e molto caritatevole verso i poveri, ma sua moglie aveva un cuore di pietra e non dava mai nemmeno un sorso di latte ad un bisognoso.
Il figlio più giovane era in tutti i sensi cattivo come lei, era d'accordo con tutto ciò che la madre faceva, ed era sempre dalla sua parte.
Questo avvenne prima che strade ed automobili arrivassero sulle montagne del Kerry. A quei tempi, l'unico modo di viaggiare, se uno non voleva camminare, era cavalcare e l'unico modo di trasportare qualcosa al mercato era in ceste a dorso di cavallo. Accadde che James Shea stesse andando, all'inizio di novembre, a Cork con due barilotti di burro e ciò che lo angustiava maggiormente era il timore di non essere a casa per la notte di San Martino e onorare il santo: perché egli non aveva mai lasciato trascorrere quella notte senza versare del sangue in onore del santo. Per assicurarsene, chiamò il figlio maggiore e disse:
"Se non sarò a casa la notte di San Martino, uccidi la grossa pecora che corre con le mucche."
Shea andò a Cork con il burro ma non riuscì a tornare a casa in tempo.
La vigilia di San Martino, il figlio maggiore vide che il padre non rientrava e portò a casa la pecora. "Cosa stai facendo con quella pecora, sciocco?" chiese la madre. "Sto per ucciderla. Non hai udito mio padre dirmi che non vi è mai stata una notte di San Martino senza che egli versasse del sangue? Vuoi che la casa cada in disgrazia?"
A sentire questo, la madre si prese gioco del figlio e disse:
"Porta fuori quella pecora ed io ti darò qualcos'altro da uccidere."
Così il ragazzo portò fuori la pecora, pensando che la madre avrebbe ucciso un'oca. Sedette ed attese che la madre gli desse ciò che doveva uccidere. Dopo poco lei entrò, portando un grosso gattone che avevano in quella casa da nove o dieci anni. "Ecco, - disse lei - puoi uccidere questo animale e versare il suo sangue. Lo cucineremo per quando tuo padre tornerà a casa."
Il ragazzo andò in collera e disse alla madre:
"Di certo ora la casa sarà per sempre in disgrazia - disse - e non sarà facile per te soddisfare mio padre quando arriverà."
Non uccise il gatto, potete starne certi, e né lui né sua sorella mangiarono un boccone della cena e piansero e si crucciarono per tutta la sera la loro disgrazia. Quella stessa notte, la casa prese fuoco e bruciò completamente, e non ne rimase nulla all‟infuori delle quattro mura. La madre ed il figlio minore perirono tra le fiamme, il figlio maggiore e sua sorella scamparono per miracolo. Andarono in casa di un vicino fino al ritorno del padre, la sera seguente. Quando trovò la casa distrutta e la moglie ed il figlio più giovane morti, si lamentò e pianse. Ma, quando l'altro figlio gli raccontò quello che aveva fatto la madre la vigilia di San Martino, egli gridò:
"Ah, è stata la collera di Dio che si è abbattuta sulla mia casa; se mi fossi fermato a casa fino alla notte di San Martino, ora sarebbero tutti sani e salvi qui con me." La mattina seguente, James Shea andò dal prete e gli chiese se sarebbe stato buono per lui o positivo ricostruire la casa.
"In realtà, - disse il prete - non c'è nulla di male nel mettere un tetto sui muri e restaurarli, se farete celebrare una messa nella casa prima di andarci a vivere. Se lo farete, tutto andrà bene."
(Shea chiese al prete perché la gente si opponeva alla ricostruzione o al restauro di una casa bruciata, specialmente se vi era bruciato qualcuno dentro.)





Bene, James Shea mise un tetto sulla casa, la restaurò e vi fece celebrare all'interno una messa. Quella sera, Shea era seduto a cenare quando vide sua moglie entrare dalla porta ed andare verso di lui. Egli pensò che non fosse affatto morta. "Ah, Mary, -disse - non è così brutto come mi avevano detto. Certo, pensavo tu fossi morta. Oh, allora bentornata a casa; siediti, la cena è pronta." Ella non rispose una parola ma lo guardò dritto in viso e camminò fino alla stanza dall'altra parte della casa. Egli si alzò, pensando che la donna si sentisse male, e la seguì per aiutarla, chiudendo la porta della stanza dopo esservi entrato.




Non vedendolo tornare per parecchio tempo, il figlio pensò di andare a chiedere al padre perché non stava mangiando la cena. Quando entrò nella stanza, non vide segno di sua madre, non vide nulla tranne due gambe dal ginocchio in giù.
Gridò allora per chiamare la sorella, che giunse prontamente. "Oh, Dio misericordioso!" urlò la sorella.
"Sono le gambe di mio padre! - si lamentò il fratello - E, Mary, non riconosci le calze che hai fatto tu a maglia ed io non riconosco molto bene le scarpe?” Chiamarono allora i vicini e, con terrore di tutti, anch'essi non videro altro di James Shea che le due gambe e i piedi. Quella notte vi fu una veglia sui resti ed il giorno seguente seppellirono le due gambe. Alcuni consigliarono ai due ragazzi di non dormire mai più in quella casa, dissero loro che l'anima della madre era perduta, che era per quello che era venuta a mangiare il padre e che avrebbe mangiato anche loro. Così i due cominciarono a girare il mondo, senza curarsi molto di dove stessero andando pur di fuggire dalla madre.
La prima notte si fermarono alla casa di un allevatore non lontano da Killarney. Dopo cena, venne loro preparato un letto vicino al fuoco, nell'angolo, e giacquero là. Verso metà della notte, si udì fuori un grande rumore e la donna della casa chiamò suo figlio ed i servi perché si alzassero e andassero alla stalla delle mucche a vedere il perché esse cercassero di uccidersi a vicenda.




Si alzò per primo il figlio; quando, con due servi, uscì, vide il fantasma di una donna in catene. Ella si avvicinò loro ed in breve li uccise. Non vedendo tornare i ragazzi, l'allevatore e sua moglie si alzarono, spruzzarono dell‟acqua santa intorno alla casa, benedissero se stessi ed uscirono; e là videro il fantasma avvolto da fiamme blu e circondata da catene. In una stia per polli esterna vi era un gallo di marzo (un gallo nato in marzo da un gallo ed una gallina nati in marzo). Egli volò fuori dal suo posatoio e cantò dodici volte. In quel momento, il fantasma sparì. Ora i vicini si erano alzati e si sparse la notizia che i tre ragazzi erano stati uccisi.
Il fratello e la sorella non dissero una parola a nessuno ma, alzatisi presto, partirono per il loro viaggio, pregando per avere la protezione di Dio dovunque andassero. Non si fermarono mai né si riposarono fino a quando giunsero a Rathmore, vicino a Cork, e, andando in una fattoria, il ragazzo chiese alloggio nel nome di Dio.
"Vi darò alloggio nel nome di Dio" disse la moglie del fattore. Portò quindi dell'acqua calda perché i due ragazzi si lavassero mani e piedi, poiché erano sporchi ed esausti. Dopo cena, venne approntato per loro un letto e, circa alla stessa ora della notte precedente vi fu un grande rumore fuori.
"Alzati ed esci - disse la moglie del fattore - alcune delle mucche devono essersi slegate."
"Non andrò fuori a quest'ora della notte, se si sono slegate - disse l‟uomo - Resterò dove sono, anche se si ammazzano l'un l'altra, perché non è sicuro uscire prima del canto del gallo; dopo che avrà cantato, uscirò."
"Questo è vero per te - disse la moglie del fattore - e, parola mia, prima di venire a letto ho dimenticato di spruzzare dell‟acqua benedetta nella stanza e di benedire me stessa."
Così, prendendo la bottiglia che era appesa vicino al letto, ella spruzzò l'acqua intorno alla stanza e verso l'entrata e si fece il segno della croce. L'uomo non uscì fino al canto del gallo. Il fratello e la sorella partirono presto e viaggiarono per tutto il giorno. Quando giunse la sera, incontrarono un uomo di bell'aspetto che era fermo davanti a loro nella strada.
"Sembrate essere stranieri - disse - dove state andando?"
"Siamo stranieri - disse il ragazzo - e non sappiamo dove andare."
"Non avete bisogno di andare oltre. Vi conosco bene, la vostra casa è ad Iveragh. Io sono San Martino, inviato dal Signore a proteggere te e tua sorella. Tu stavi per versare il sangue di una pecora in mio onore, ma tua madre e tuo fratello si sono presi gioco di te e tua madre non ti ha permesso di fare ciò che tuo padre ti aveva detto. Vedi cos'è accaduto loro: essi sono perduti per sempre, entrambi. Vostro padre è salvo in paradiso, perché era un buon uomo. Vostra madre sarà presto qui e la concerò in modo tale che non vi darà mai più fastidio."
Prendendo una verga dal davanti del suo abito e intingendola in una fiala di acqua santa, tracciò un cerchio intorno al fratello ed alla sorella. In breve essi udirono arrivare la loro madre e la videro carica di catene il cui sferragliare era terribile, e da lei si alzavano delle fiamme. Ella giunse nel luogo dove stavano i ragazzi e disse: "Cattiva sorte ad entrambi voi, perché siete la causa della mia sofferenza." "Dio lo ha vietato - disse San Martino - Non sono loro la causa, ma tu stessa, perché sei sempre stata cattiva. Non mi hai voluto onorare ed ora devi soffrire per questo." Egli trasse fuori un libro e cominciò a leggere e, dopo che ebbe letto per alcuni minuti, le disse di andarsene e di non farsi mai più vedere in Irlanda fino al giorno del Giudizio. Ella si alzò nell'aria avvolta nelle fiamme e con tale rumore che avreste pensato che tutti i tuoni del cielo stessero rombando e tutte le case e i muri del Regno stessero crollando a terra. Il fratello e la sorella caddero in ginocchio e ringraziarono San Martino. Egli li benedisse e disse loro di alzarsi e, prendendo una tovaglietta dal davanti del suo abito, disse al fratello:
"Prendete con voi questo panno e tenetelo segreto. Non fate sapere a nessuno che lo avete. Se tu o tua sorella avrete bisogno, andate nella vostra stanza, chiudete la porta e sprangatela. Poi tirate fuori il panno e vi arriveranno cibarie e bevande in abbondanza. Tenete il panno sempre con voi, appartiene ad entrambi. Ora andate a casa e vivete in quella casa che ha costruito vostro padre e fatevi venire il prete a celebrare una messa di lunedì e vivete la vita che vostro padre ha vissuto prima di voi."
I due andarono a casa e vissero entrambi una buona vita. Si sposarono e, quando uno o l'altro di loro aveva bisogno del panno, vi faceva ricorso, e i loro nipoti vivono tuttora ad Iveragh. E questa è la verità, ogni parola, ed ho udito spesso la mia povera nonna raccontare questa storia, che Iddio Onnipotente faccia riposare la sua anima, e lei non diceva mai bugie. Conosceva James Shea e sua moglie molto bene.

(Raccontata da John Sheehy)

"Fate, Folletti e Spiriti Inquieti", Jeremiah Curtin

Ho preso in prestito le illustrazioni di  Santiago Caruso per Lovecraft.


Nessun commento: