venerdì 28 agosto 2015

Il Forno, Grimm n.127 - Traduzione Mia

Benché rientri, giocoforza, nella categoria "Lo Sposo Animale", questa fiaba giunge all'estremo: il Principe non è prigioniero della pella (leggi: sembiante) di un leone, un orso, un cinghiale o un serpente, ma delle pareti di un vecchio forno di ferro abbandonato nel cuore della cupa foresta (il luogo non cambia mai). E, come spesso accade in questo tipo fiabesco, alla fine del racconto si perde memoria del Regno del Principe, che governa, invece, il Regno del padre della novella sposa, secondo la dinamica delle unioni esogamiche, che questa fiaba riflette.


l tempo in cui desiderare serviva ancòra a qualcosa, un Principe fu incantesimato da una vecchia Strega, che lo rinchiuse in un grande forno di ferro nel folto della foresta, e là egli trascorse anni ed anni poiché nessuno poté aiutarlo. Un giorno, una Principessa si smarrì per i sentieri della foresta. Dopo aver errato per nove giorni senza riuscire a ritrovare la via per il Regno paterno, capitò, infine, dov'era il forno di ferro.
E udì una voce chiederle:
"Da dove vieni, e dove vai?"
La Principessa rispose:
"Ho smarrito la strada per il Regno di mio padre e non riesco a tornare a casa".
Allora, la voce proveniente dal forno disse:
"Ti aiuterò a tornare a casa in un baleno se mi prometti solennemente di esaudire il mio desiderio. Io sono figlio di un Re molto più potente di tuo padre, e voglio sposarti".
La Principessa  rimase sconvolta e pensò:
'Giusto Cielo, che me ne faccio di questo forno di ferro?'.
Ma, poiché desiderava tornare dal padre, promise di fare ciò che voleva. Il Principe disse:
"Dovrai ritornare qui con un coltello e scavare un buco nel ferro".


Sauvant


Poi le diede un compagno che le camminò al fianco senza pronuciare una parola, ma la riportò a casa in due ore. Al castello, grande fu la gioia quando tornò la Principessa, ed il vecchio Re le gettò le braccia al collo e la baciò. Ma la Principessa era molto triste e disse:
"O caro padre, sapeste quanto ho tribolato! Mi ero smarrita nella grande foresta tenebrosa e non sarei mai riuscita a tornare a casa se non avessi trovato sulla mia strada un forno di ferro, ma ho dovuto dargli la mia parola che sarei tornata da lui per liberarlo e sposarlo".
Il vecchio Re si sconvolse al punto da perdere i sensi poiché non aveva che quell'unica figlia. Così decisero di mandare al  posto della Principessa la figlia del mugnaio, che era molto bella.
Condussero la ragazza nella foresta, le diedero un coltello e le dissero di raschiare il forno. La ragazza raschiò per ventiquattro ore, ma non riuscì neanche a scalfirlo.
Al sorgere del sole, una voce disse dall'interno del forno:
"Mi sembra che fuori incominci ad albeggiare".
E la ragazza rispose:
"Sembra anche a me, mi pare quasi di sentire il rumore dela ruota del mulino di mio padre".
"Allora tu sei la figlia di un mugnaio! Vattene all'istante e fa' venire qui la Principessa".
La ragazza corse via e raccontò al vecchio Re che il forno della grande foresta non sapeva che farsene di lei, e voleva la Principessa. Ma c'era la figlia di un porcaro, che era ancora più bella della figlia del mugnaio: così le regalarono una moneta d'oro perché andasse dal forno di ferro al posto della Principessa.
E la condussero nella foresta e anche lei fu costretta a raschiare per ventiquattro ore, ma senza venire a capo di nulla. All'alba, si udì una voce dall'interno del forno:
"Mi sembra che fuori incominci ad albeggiare"
E la ragazza rispose:
"Sembra anche a me, mi pare quasi di sentire il suono della cornetta di mio padre"
"Allora sei la figlia di un porcaro! Vattene all'istante e fa' venire la Principessa, e dille che dovrà mantenere tutto ciò che ha promesso: se non verrà, il suo Regno sarà ridotto in macerie, e non ne resterà pietra su pietra".
All'udire quelle parole, la Principessa scoppiò a piangere, ma non le restava altro da fare che mantenere la promessa. Così prese congedo dal padre, si mise in tasca un coltello e andò a piedi nel folto della foresta, dov'era il forno. Prese a raschiare, e il ferro cedette, e, dopo due ore, aveva già aperto un piccolo buco. Sbirciò all'interno del forno attraverso quel forellino e scorse un giovane di così grande bellezza e tutto risplendente di oro e di gemme che ne rimase estasiata. Continuò a raschiare, e allargò il buco tanto da permettergli di uscire. Allora il Principe esclamò:
"Tu sei mia e io sono tuo: sei la mia sposa e mi hai liberato!".
Egli avrebbe voluto condurla immediatamente nel suo Regno, ma la Principessa lo pregò di lasciarla andare un'ultima volta da suo padre: il Principe acconsentì, a patto che non pronunciasse più di tre parole, e che si affrettasse a tornare da lui.
La Principessa tornò a casa, ma disse più di tre parole: il forno scomparve al'istante e fu trasportato lontano, oltre monti di vetro e spade taglienti, anche se il Principe era ormai libero e non più rinchiuso al suo interno.


Ford H.J.


Intanto, la Principessa  si congedò dal padre, prese un po' di denaro, e tornò nella foresta, ma, per quanto cercasse, non le riuscì di ritrovare il forno.
Cercò per nove giorni ed era tanto affamata, poiché non c'era nulla di cui cibarsi, e la fine era vicina. Verso sera, salì su di un alberello, per passarci la notte poiché aveva una gran paura delle bestie feroci. Era quasi mezzanotte, quando scorse un lumicino lontano lontano, e pensò: 'Ah, laggiù sarò salva!'
Scese dall'albero e s'incamminò verso quella luce, e, camminando, pregava. Giunse ad una vecchia casetta: tutt'intorno alla casina l'erba era alta, e, sul davanti, c'era un mucchietto di legna.
'Ah, dove sono capitata?!' pensò.
Sbirciò attraverso la finestra, e non vide altro che rospi, grossi rospi e piccoli rospi, ma c'era anche una tavola ben imbandita, con del buon vino e un bell'arrosto, e i piatti e i bicchieri erano d'argento. Allora, le tornò il coraggio e bussò alla porta.
Subito un grosso rospo gridò:

"O servetta verde e piccoletta, 
servetta zampetta zoppetta,  
salta là e salta qua,
presto, dimmi chi c'è là".


Si fece avanti una rospetta e aprì la porta alla Principessa. Quando la fanciulla entrò, tutto le diedero il benvenuto e la obbligarono a sedersi. Le domandarono:
"Da dove venite? Dove andate?".
La Principessa raccontò tutto quello che le era capitato, che non aveva obbedito all'ordine di pronunciare non più di tre parole, e che il forno era scomparso e anche il Principe. Adesso non le restava che cercarlo per monti e valli finché non l'avesse trovato.
Allora, il vecchio, grosso rospo disse:


"O servetta verde e piccoletta, 
servetta zampetta zoppetta,  
salta là e salta qua,
la scatola grande portami in fretta".


La rospetta andò a prendere la scatola. Poi, offrirono da mangiare e da bere alla Principessa, e l'accompagnarono ad un bel letto che pareva di seta e di velluto: ella vi si coricò, in nome di Dio, e si addormentò.
Allo spuntar del giorno, si alzò. Il vecchio rospo prese tre aghi dalla grande scatola e glieli diede perché li portasse con sé: ne avrebbe avuto bisogno per valicare un'alta montagna di vetro, oltrepassare tre spade taglienti e attraversare un grande fiume. Se ci fosse riuscita, avrebbe ritrovato il suo innamorato.
Le diede alcuni oggetti che doveva serbare con cura, cioè tre grossi aghi, una ruota d'aratro e tre noci.
La Principessa se ne andò, e, quando raggiunse la montagna di vetro, che era liscia come uno specchio, piantò i tre aghi dietro ai piedi, poi davanti ai piedi, e così via, finché arrivò dall'altra parte. Nascose gli aghi in un luogo che contrassegnò per ritrovarlo in seguito, poi giunse alle tre spade taglienti: sedette sulla ruota, e le superò. Infine, attraversò un grande fiume, e giunse nei pressi di un imponente e splendido castello.


Ford H.J.


Entrò. Era una povera fanciulla - disse - e aveva bisogno di lavorare. Sapeva che là abitava il Principe che aveva liberato dal forno nella grande foresta. Così fu presa come sguattera per un salario da fame.
Ormai il Principe aveva un'altra donna al suo fianco, e voleva sposarla, poiché pensava che la Principessa fosse morta da un pezzo. La sera, dopo aver rigovernato le cucine, la Principessa infilò la mano in tasca e trovò le tre noci che le aveva dato il vecchio rospo. Ne spaccò una con i denti e voleva mangiarne il gheriglio, ma dentro c'era una splendida veste, degna di una regina. Quando la promessa sposa del Principe venne a saperlo, andò da lei e chiese di comprarla: non era certo una veste adatta ad una sguattera. La Principessa rifiutò, ma disse che le avrebbe ceduto l'abito se le avesse consentito di trascorrere una notte nella camera del promesso sposo. La fidanzata glielo concesse perché non aveva mai posseduto una veste così bella. La sera, disse al suo fidanzato:
"Quella sciocca sguattera vuole dormire nella tua camera"
"Se sta bene a te, va bene anche a me ", rispose il Principe.
Ma la fidanzata gli offrì un bicchiere di vino in cui aveva sciolto un sonnifero. Così, il promesso sposo e la sguattera trascorsero la notte nella stessa camera, ma il Principe dormì così profondamente che la Principessa non riuscì a svegliarlo.
Pianse però tutta la notte, e gridava:
"Ti ho liberato dal forno di ferro e dalla foresta tenebrosa, per te ho scalato una montagna di vetro, per te ho oltrepassato tre spade taglienti e attraversato un grande fiume, e adesso che ti ho trovato, non vuoi neanche ascoltarmi".
I domestici che vegliavano davanti alla porta della camera, la udirono piangere e lamentarsi tutta la notte, e, il mattino seguente, riferirono ogni cosa al Principe.
La sera, dopo aver sbrigato le faccende, spaccò la seconda noce, e, dentro, c'era una veste ancòra più bella della prima. La promessa sposa, non appena la vide, le chiese quanto ne volesse, ma la Principessa si rifiutò di cederla per denaro, e la pregò di poter passare un'altra notte nella camera del Principe. Ma la fidanzata del Principe gli offrì un bicchiere di vino in cui aveva sciolto un sonnifero, e il Principe dormì profondamente e non udì una sola parola. La sguattera pianse tutta la notte e gridava:
"Ti ho liberato dal forno di ferro e dalla foresta tenebrosa, per te ho scalato una montagna di vetro, per te ho oltrepassato tre spade taglienti e attraversato un grande fiume, e adesso che ti ho trovato, non vuoi neanche ascoltarmi".
I domestici che vegliavano davanti alla porta della camera, la udirono piangere tutta la notte, e, il mattino dopo, riferirono ogni cosa al Principe.
La terza sera, finito di rigovernare le cucine, ella spaccò la terza noce, e, dentro, c'era un abito splendente d'oro. Non appena la promessa sposa lo vide, lo volle per sé, e la Principessa glielo diede, a patto che la lasciasse dormire nella camera del Principe. E il Principe, questa volta, tenne gli occhi ben aperti e versò in terra il sonnifero.
E, quando ella si mise a piangere e a gridare: "Ti ho liberato dal forno di ferro e dalla foresta tenebrosa...", il Principe balzò in piedi e disse: "Tu sei mia e io sono tuo".
E, quella notte stessa, fuggirono in carrozza. Attraversarono in barca il grande fiume, oltrepassarono le tre spade taglienti seduti sulla ruota d'aratro, e valicarono la montagna di vetro con l'aiuto dei tre aghi.
Giunsero, infine, alla vecchia casetta: non appena vi misero piede, la casetta si trasformò in un grande castello, e i rospi, liberati dall'incantesimo, tornarono ad assumere il loro antico sembiante, poiché erano principi e principesse, e festeggiarono la loro liberazione. Le nozze vennero celebrate con gran pompa, e il Principe e la Principessa rimasero nel castello, che era molto più vasto e imponente di quello della novella sposa. Ma, poiché il vecchio Re soffriva molto per il distacco dall'unica figlia, lo invitarono a vivere con loro, e così governarono due Regni e vissero insieme felici e contenti.



Goble W.


Grimm n.127, "Der Eisenofen".
Classificazione: AaTh 425A [The Animal Bridegroom-Lo Sposo animale]
Traduzione: Mab's Copyright

Il testo in lingua originale è nella Pagina: "Brüder Grimm"

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