Il succo della leggenda è questo:
una giovane donna inglese, spinta da motivi di intelletto (l'amore per lo studio, precluso alle donne) e/o di "alcova", (ovvero, per seguire in piena libertà un suo amante), si finse un monaco, Johannes Anglicus, e compì i suoi studi a Magonza.
Giunta a Roma, si distinse per la brillantezza del suo ingegno, tanto che, in un'epoca in cui l'elezione dei papi era, spesso, estemporanea, alla morte di Leone IV, nell'anno 855, venne eletta papa ed assunse il nome di Giovanni VIII . Essendo sessualmente attiva, rimase incinta. Nell'anno 857, quindi, mentre partecipava alla solenne processione pasquale , dal Laterano a San Pietro, venne còlta dalle doglie, svelando drammaticamente la sua vera natura.
Il sèguito, o l'epilogo, è raccontato in svariati modi.
1) L'epilogo meno truculento (e assolutamente minoritario) appartiene alla versione "ufficiale" che riporto sotto, che la vede pentita e penitente, e addirittura madre di un vescovo.
2 ) Morì di parto.
3 ) Fu lapidata (o fatta a pezzi) dalla folla inferocita.
4) Fu legata alla coda di un cavallo e trascinata per le vie di Roma finché non morì sfracellata.
Nelle versioni che contemplano un epilogo fatale, che si tratti di morte naturale o meno, il neonato muore con lei.
Dalla leggenda (?) della papessa Giovanna ne deriva almeno un'altra.
E. Petoia, "Medioevo al femminile":
"Al di là della leggenda, lo scandalo fu tanto grave che, per tutte le cerimonie di incoronazioni pontificie future, venne stabilito che un diacono o due diaconi procedessero alla verifica del sesso dell'eletto, facendolo sedere sopra una sedia forata e toccandogli i testicoli per annunziarne, poi, la verificata virilità con questa formula : 'Habet testiculos et bene pendentes'"
[ Annuncio accolto da una salva di 'Deo Gratias'!]
Questa storia, quindi, è ambientata nel secolo IX, ma se ne parla per la prima volta nel 1240, ad opera di un domenicano, Giovanni di Metz.
"Dopo la morte di papa Leone [1], salì al soglio pontificio un giovane di Magonza, con il nome di Giovanni, il quale rimase papa per un periodo di due anni, cinque mesi e quattro giorni. Questi, come si narra, era una fanciulla, e in età infantile fu condotta ad Atene da un suo amasio [2], travestita da uomo, così che fu creduto da tutti che si trattasse realmente di un uomo. Sotto queste mentite spoglie progredì tanto nello studio delle arti liberali e delle altre scienze, che nessuno poteva superarla o eguagliarla. Giunta a Roma, si distinse soprattutto nella terza parte del trivio [3], e raccolse intorno a sè grandi maestri, discepoli e innumerevoli uditori. In verità, si mostrò eccellente anche nel quadrivio, e nell'opera di molte cose ammirevoli. Grazie alla sua arte e al suo consiglio furono fatte a Roma molte cose meravigliose. Così, poiché a Roma era ormai diventata famosa e aveva superato nella scienza anche gli altri papi che l'avevano preceduta, fu eletta pontefice all'unanimità.
Nonostante fosse stata eletta per ricoprire la più alta carica ecclesiastica, non seppe però astenersi dai piaceri sessuali. Infatti, sopraffatta dalla fragilità femminile, cominciò a dimostrare interesse per un giovane diacono, che le era stato affidato come segretario.
Ben presto, venuto a conoscenza della natura femminile del pontefice, il giovane diacono si arrese alle lusinghe della donna e cominciò a intrattenere rapporti con lei sempre più frequenti.
Dopo un po' di tempo dall'inizio della loro relazione, la papessa rimase incinta, e poiché ignorava quando avrebbe dato alla luce il frutto del loro peccato, un giorno, mentre si dirigeva da Laterano verso San Pietro, lungo la strada che passa tra il Colosseo e la chiesa di San Clemente, assalita dalle doglie, partorì in mezzo alla strada.
A memoria di questo fatto fu scolpita una lapide su quel luogo e quella strada fu chiamata Vico della Papessa. Scoperto l'inganno, fu subito dimessa dalla carica e spogliata degli abiti religiosi; visse in penitenza il resto della sua vita, mentre il figlio, raggiunta l'età adulta, dopo aver preso i voti, fu eletto vescovo di Ostia.
La donna trascorse molti anni cercando di porre rimedio con le preghiere e le penitenze ai peccati che aveva commesso, e quando si rese conto che i suoi giorni erano ormai giunti alla fine e che il momento della morte era imminente, ordinò come suo ultimo desiderio che la seppellissero proprio nel punto di quella strada in cui aveva partorito. Tuttavia, il figlio, non tollerando che il corpo della madre fosse allontanato da Ostia, la portò nella chiesa maggiore e lì fu tumulata con tutti gli onori.
Si narra, inoltre, che il papa eviti sempre di passare per quella strada e che faccia ciò in segno di sdegno per quel triste evento. Né il suo nome è inserito nel catalogo dei santi pontefici, sia perché era una donna, sia per il disonore da lei arrecato alla Chiesa."
Da: Martinus Oppaviensis, "Chronicon Pontificum et Imperatorum".
[1] Si tratta di Leone IV
[2] Amasio=amante
[3] Trivio e Quadrivio. Erano i due gruppi in cui erano state, grossolanamente, suddivise le discipline letterarie e filosofiche e quelle scientifiche. Al "Trivio" corrispondevano: grammatica, retorica e dialettica.
Al "Quadrivio": aritmetica, geometria, astronomia e musica.
La preparazione in queste materie era la base per la laurea in teologia. [E non solo in teologia, ovviamente]
Questa variante della leggenda, raccontata da un monaco domenicano che redasse le cronache dei Papi, dà da pensare. Tradizionalmente, la leggenda della donna che si fece papa, secondo la Chiesa cattolica, sarebbe il frutto avvelenato dell'anticlericalismo e/o del protestantesimo. Ma la stessa Chiesa cattolica la avvalorò per secoli, almeno dal tredicesimo, come abbiamo visto, fino al diciassettesimo, quando fu proprio un Protestante, il pastore calvinista francese David Blondel, a dimostrarne per la prima volta, e con argomenti credibili anche se confutabili, l'infondatezza storica. Quindi? È probabile che, se leggenda fu, come spesso accade, il "mostro" sia stato partorito all'interno della stessa Chiesa cattolica, una sorta di incarnazione grottesca delle proprie ossessioni, e che si sia largamente e profondamente diffusa a livello popolare come satira feroce del Papato oppressore e corrotto, tanto che un cronista ufficiale della Chiesa decise di usare il solito metodo: "impossessarsene" per poi restituirla con il taglio che la Chiesa stessa riteneva più innocuo, anzi, addirittura edificante. Non è il racconto di un inganno ordito dal tradizionale Nemico della Chiesa. È una novella Eva che, ancòra una volta e assecondando la propria natura, cede alla doppia tentazione: orgoglio e lussuria, e, pur dotata di buon intelletto e capace di compiere opere mirabili per la Chiesa, cade per l'intrinseca fragilità della propria natura di donna/femmina. E non è un caso che il momento della caduta coincida con il momento del parto, che ne è la causa immediata.
Cosa poteva costituire una reale umiliazione per la Chiesa? Una donna/femmina capace di ideare un piano diabolico, e di conseguire un successo così spaventoso da portarla al vertice della Chiesa o una donna/femmina, sorprendentemente dotata e versata per lo studio, che, per motivi di alcova, si finge uomo e, quasi contro la propria volontà, raggiunge la vetta del potere ecclesiastico... per poi cadere rovinosamente perché l'intrinseca natura, debole e lussuriosa, di una donna/femmina non può essere cambiata?
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