Konstantin Vasiliev
en presto calarono le tenebre della notte, nascondendo il sentiero ai suoi occhi. Aveva smarrito la strada. Si sdraiò sul morbido muschio, recitò la preghiera della sera e appoggiò la testa ad un tronco d'albero.
La natura era quieta e silente, e una brezza gentile le accarezzava la fronte; fra l'erba e nel muschio si accesero centinaia di lucciole, simili a fiammelle verdi; e, se Elisa sfiorava con la mano un ramoscello, pur muovendosi con grande delicatezza, quegli insetti luminosi le piovevano tutt'intorno come stelle cadenti.
Per tutta la notte, sognò i suoi fratelli; erano tornati bambini e giocavano insieme. Li vide mentre scrivevano con le matite dalla punta di diamante sulle lavagnette d'oro, e vide se stessa intenta a sfogliare il bel libro illustrato che era costato metà del Regno. Ma i suoi fratelli non tracciavano più lettere e numeri sulla lavagna, come facevano un tempo, bensì descrivevano le loro nobili gesta, e tutto ciò che avevano visto e vissuto. Inoltre, le immagini del libro illustrato avevano preso vita: gli uccelli cantavano e i personaggi uscirono dal libro e chiacchierarono con Elisa e con i suoi fratelli, ma, non appena Elisa voltava pagina, guizzavano indietro, al loro posto, affinché tutto fosse in ordine.
Quando Elisa si svegliò, il sole era già alto nel cielo, anche se, in effetti, non riusciva a vederlo poiché gli alberi maestosi intrecciavano sopra di lei i loro fitti rami. Pur tuttavia, qualche raggio penetrava tra il fogliame, creando una sorta di fluttuante velo dorato. C'era un buon profumo d'erba fresca, e gli uccelli le sfioravano le spalle, quasi volessero posarvisi. Elisa sentiva il gorgoglio dell'acqua di mille ruscelli che correvano a riversarsi in un laghetto dai fondali di fine sabbia dorata.
Tutt'intorno al lago cresceva una folta vegetazione, ma, in un punto, i cervi avevano aperto un varco in un cespuglio, e, attraversando quel passaggio, Elisa raggiunse la riva del laghetto. L'acqua era così trasparente, che, se il vento non avesse smosso i rami e i cespugli, lei li avrebbe creduti dipinti sul fondo: ogni singola foglia si rispecchiava nell'acqua. Quando vide riflesso il proprio volto, Elisa si spaventò, tanto era scuro e imbruttito, ma, non appena bagnò la sua piccola mano e la passò sugli occhi e sulla fronte, ecco ricomparire la sua bella pelle candida.
Paul Hey
Allora, si tolse i vestiti e si immerse nell'acqua fresca, e tornò ad essere la più bella figlia di Re che si fosse mai vista al mondo. Poi, si rivestì, pettinò e intrecciò i suoi lunghi capelli, e andò alla sorgente e bevve un po' d'acqua nel cavo della mano. Quindi, si addentrò nel folto dela foresta, senza una meta.
Pensava ai suoi fratelli, e aveva la certezza che il buon Dio non l'avrebbe abbandonata, Lui che fa crescere le mele selvatiche nei boschi per nutrire gli affamati. Ed Elisa trovò un melo selvatico, così ricco di frutti che i rami si piegavano sotto il loro peso; si sfamò, poi sistemò dei sostegni sotto i rami e s'inoltrò nel cuore della foresta, là dove l'oscurità s'infittiva.
C'era un tale silenzio che poteva sentire il rumore dei proprii passi, e lo scricchiolio di ogni singola foglia secca sotto i suoi piedi; non si vedeva un uccello, e neanche un raggio di sole riusciva a penetrare attraverso il fìtto intreccio dei rami, e gli alti tronchi erano così vicini tra loro che, quando guardava davanti a sé, le sembravano un'inferriata che la imprigionava. Mai nella vita aveva conosciuto una simile, terribile solitudine!
Lomaev A.
La notte fu buia e tenebrosa: neanche una lucciola brillava nel muschio. Allora, Elisa si sdraiò per dormire, oppressa da una grande tristezza; ad un tratto, le parve che i rami degli alberi si ritraessero sopra il suo capo e che gli occhi sereni degli angeli la guardassero con tenerezza dal Cielo.
Quando si risvegliò, non avrebbe saputo dire se fosse stato solo un sogno.
Si incamminò, ma, dopo poco, incontrò una vecchia che aveva un cestello colmo di bacche selvatiche e gliene offrì un po'. Elisa le chiese se avesse visto undici Principi cavalcare nella foresta.
"No - rispose la vecchia - ma ieri ho visto undici cigni con una corona d'oro in testa, che nuotavano nel fiume che scorre qui vicino!"
Gilbert A.Y.
E la vecchia donna condusse Elisa ad un pendio in fondo al quale si snodava un fiume; dalle sue rive, gli alberi protendevano sull'acqua i lunghi rami frondosi l'uno verso l'altro. Elisa disse addio alla vecchia e s'incamminò lungo la riva del fiume finché raggiunse la sua foce e la spiaggia, e là, davanti agli occhi della fanciulla, si mostrò l'oceano, in tutta la sua gloriosa magnificenza, ma sulla sua superficie non si scorgeva una vela né una barca.
Lomaev A.
Come avrebbe potuto proseguire? Elisa notò che gli innumerevoli ciottoli di cui la spiaggia era disseminata erano stati smussati e levigati dall'azione dell'acqua fino a diventare più lisci delle sue bianche mani!
"L'acqua è instancabile nella sua opera e così riesce a rendere liscio ciò che è ruvido e spigoloso; io voglio essere altrettanto instancabile! Grazie per il vostro insegnamento, chiare onde. Un giorno, me lo dice il cuore, mi condurrete dai miei cari fratelli!"
Tra le alghe ricoperte di spuma abbandonate sulla riva dalle onde, scorse undici bianche piume di cigno; Elisa le raccolse e ne fece un mazzetto, e vide che erano coperte di goccioline d'acqua: lacrime o gocce di rugiada, chi avrebbe potuto dirlo? La spiaggia era deserta, ma Elisa non soffriva affatto di solitudine. Il mare, infatti, nel suo moto incessante, in poche ore, si trasformava più spesso di quanto non facesse un lago nell'arco di un intero anno.
Jeffers S.
Se sopraggiungeva una grande nuvola nera, allora il mare sembrava dire: "Posso anche diventare scuro e minaccioso!"; quando soffiava il vento le onde, rincorrendosi, si coronavano di candida schiuma, e, se il vento cadeva e le nubi avvampavano per il riverbero del sole, allora il mare diventava come il petalo di una rosa; ma, per quanto potesse essere calmo, c'era sempre un lieve movimento: l'onda si sollevava dolcemente battendo contro la riva, come il petto di un bambino immerso nel sonno.
Il sole tramontava quando Elisa scorse undici candidi cigni con una corona d'oro in testa planare verso la riva; uno dietro l'altro, come un lungo nastro bianco. Elisa si arrampicò su per il pendio e si nascose dietro un cespuglio: i cigni si posarono vicino a lei sbattendo le loro grandi ali bianche.
Illarionova N.
Non appena il sole scomparve tuffandosi nel mare, caddero i candidi manti di piume, e, in luogo dei cigni, ecco undici bellissimi Principi, i fratelli di Elisa! Lei lanciò un alto grido perché, benché fossero molto cambiati, li aveva riconosciuti immediatamente. Si precipitò nelle loro braccia chiamandoli per nome, uno ad uno, e i Principi si rallegrarono nel rivedere la sorellina, poichè l'avevano riconosciuta subito, anche se era tanto cresciuta ed era diventata alta e bella. Ridevano e piangevano, e ripensarono a quanto la matrigna fosse stata malvagia con loro.
Lomaev A.
"Voliamo in forma di cigni selvatici finché il sole è alto nel cielo - spiegò il fratello maggiore - Non appena il sole scompare dietro le colline, riprendiamo le sembianze umane, ma dobbiamo assolutamente essere vicini alla terraferma prima del tramonto. Infatti, se fossimo ancòra in volo, alti fra le nuvole, quando il sole tramonta e noi riacquistiamo forma umana, precipiteremmo giù in fondo al grande mare. Noi non abitiamo qui: dall'altra parte dell'oceano c'è una terra bella quanto la nostra, ma il viaggio per arrivare fin là è lungo, dobbiamo attraversare il grande mare volando senza riposare mai, perché non ci sono isole tranne un piccolo scoglio che dobbiamo raggiungere prima che tramonti il sole. Là trascorriamo la notte, stringendoci l'uno all'altro per starci tutti, e, quando il mare è in tempesta, le onde spumose ci inzuppano dalla testa ai piedi, e, pur tuttavia, ringraziamo Dio poiché senza quel piccolo scoglio non potremmo mai rivedere la nostra cara terra natale. Infatti, impieghiamo per la traversata due lunghi giorni. Solo una volta l'anno ci è permesso visitare la nostra patria, e possiamo restare solamente undici giorni. Allora, voliamo sopra la grande foresta per rivedere da lontano il Castello dove siamo nati e dove vive nostro padre, e l'alto campanile della chiesa dove riposa nostra madre. Qui, ogni albero, ogni cespuglio ci è caro; qui, galoppano nelle pianure i cavalli selvaggi, come al tempo della nostra infanzia; qui, i carbonai cantano ancòra le vecchie canzoni al cui ritmo noi danzavamo quando eravamo bambini. Questa è la nostra patria che ci lega a sé con amorosi vincoli, e qui abbiamo ritrovato te, cara sorellina! Ancòra due giorni, e poi saremo costretti a ripartire per quella lontana terra, pur bella, ma che non è la nostra patria! Come possiamo portarti con noi? Non abbiamo né un battello né una barca!"
"E io, come posso spezzare il maleficio e salvarvi?" chiese, di rimando, la sorella. E continuarono a parlare per quasi tutta la notte, assopendosi di tanto in tanto e solo per breve tempo.
Fine Seconda Parte
H,C, Andersen
Traduzione: Mab's Copyright
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