lunedì 8 agosto 2016

I Cigni Selvatici, Edizione Integrale, Traduzione Mia - Ultima Parte





lisa trascorse tutta la notte al lavoro. Non intendeva concedersi alcun riposo prima di aver salvato i suoi cari fratelli. Il giorno seguente, la sua solitudine non le pesò, il tempo non era mai volato tanto in fretta: aveva già ultimato una camicia e si accingeva a metter mano alla seconda. All'improvviso, risuonò fra le montagne il richiamo dei corni da caccia, e lei ne fu atterrita. Il frastuono dei corni e dell'abbaiare dei cani si faceva sempre più vicino; terrorizzata, Elisa si rifugiò nella grotta, legò in una fascina le ortiche che aveva già raccolto e pestato, e vi si sedette sopra. E dalla boscaglia sbucò un grosso cane, seguito da un altro e da un altro ancòra. Abbaiavano forte, correvano da tutte le parti, sparivano e poi ritornavano.
In pochi minuti, tutti i cacciatori raggiunsero l'ingresso della grotta, e, tra loro, il più avvenente era il giovane Re del Paese. Si avvicinò ad Elisa e le rivolse la parola poiché non aveva mai visto una donna più bella.
"Come sei arrivata fin quassù, mia bella fanciulla?", le chiese.
Elisa si limitò a scuotere il capo: non osava parlare, poiché sapeva che dal suo silenzio dipendeva la vita dei suoi fratelli, ma nascose le belle mani piagate sotto il grembiule perché il Re non vedesse quanto soffriva.



Lomaev A.





"Vieni con me - disse lui - non puoi restare qui! Se sei buona quanto sei bella, ti rivestirò di seta e di velluto, metterò una corona d'oro sul tuo capo, e dimorerai in un ricco castello di cui sarai la Signora!".



Lomaev A.


Ciò detto, la sollevò tra le braccia e la mise sulla sella del suo cavallo; lei piangeva e si torceva le mani, ma il Re disse: "Io voglio solo la tua felicità! Un giorno mi ringrazierai!", e si lanciò al galoppo tra le montagne, tenendola davanti a sé sul cavallo, seguito da tutti gli altri cacciatori.



M. Hague



Il sole tramontava quando giunsero in vista della magnifica Capitale del Regno, con le sue chiese e le sue cupole. Il Re condusse la fanciulla al Castello, dove sontuose fontane zampillavano nei saloni di marmo, e le pareti e i soffitti erano splendidamente affrescati, ma Elisa non si curava di quelle meraviglie, e non faceva che piangere e disperarsi. Lasciò che le dame di Corte la rivestissero di abiti regali, che le intrecciassero perle nei capelli e le infilassero guanti finissimi sulle mani ustionate dalle ortiche. Così abbigliata, venne condotta davanti alla Corte riunita, e la sua incomparabile bellezza era talmente irresistibile che tutti si inchinarono profondamente al suo passaggio, e il Re la proclamò sua sposa promessa, benché l'Arcivescovo scuotesse il capo con disapprovazione, mormorando che la bella fanciulla dei boschi era certamente una strega, che, con le sue malefiche arti, aveva reso cieco il Re e aveva sedotto il suo cuore.



Goltz N.


Ma il Re non gli diede ascolto, e ordinò che i musici suonassero, che i cuochi preparassero le pietanze più raffinate e che le più belle fanciulle danzassero per lei. Quindi, condusse Elisa attraverso i fragranti giardini e le vaste sale, ma neanche un sorriso comparve sulle sue labbra né le illuminò lo sguardo: sembrava il ritratto del dolore! Poi, il Re aprì la porta di una cameretta che le era stata destinata; era arredata con preziose tappezzerie e tappeti verdi che la rendevano simile alla grotta in cui l'aveva incontrata. Sul pavimento c'era la fascina di ortiche e dal soffitto pendeva la camicia già terminata. Uno dei cacciatori aveva portato quelle cose a Palazzo come curiosità.
"Qui potrai figurarti d'essere nella tua antica dimora - disse il Re - Ecco il lavoro a cui era intenta quando ti ho incontrata: sarà divertente per te, circondata adesso da tanto sfarzo, ripensare a quei tempi!"
Non appena Elisa vide quelle cose che le stavano tanto a cuore, un sorriso affiorò sulle sue labbra e il sangue le arrossò le gote. Pensò ai fratelli, e la speranza della loro liberazione le colmò il cuore di gioia; piena di gratitudine, baciò la mano del Re, che la strinse al suo cuore, e, poco dopo, si udì il festoso scampanio di tutte le chiese della città che annunciavano le nozze regali: la bellissima fanciulla muta del bosco sarebbe diventata la Regina del Paese!



Lomaev A.


L'Arcivescovo riversò parole maligne nell'orecchio del Re, ma il suo odio non gli toccò il cuore, e il matrimonio regale fu celebrato, e l'Arcivescovo in persona dovette cingere con la corona la fronte della sposa; pieno di rabbia e di crudele astio com'era, di proposito, le calcò con forza il cerchio d'oro sulla fronte per farle male, ma Elisa non  ci fece caso poiché un cerchio ben più doloroso le stringeva il cuore: la sofferenza per i suoi fratelli.



Jeffers S.


Elisa restava in assoluto silenzio: sapeva bene che anche una sola parola avrebbe ucciso i suoi fratelli, ma amava il Re, il bel Re che faceva di tutto per renderla felice ogni giorno di più; lo amava con tutto il cuore e i suoi begli occhi esprimevano i sentimenti che la sua bocca non osava pronunciare. Ah, se solo avesse potuto confidarsi con lui e raccontargli tutte le sue pene! Ma doveva rimanere in silenzio finché non avesse portato a termine la sua missione.
Ogni notte, abbandonava furtivamente il letto nuziale e si recava di nascosto nella cameretta che le ricordava la sua grotta, e lì tesseva e cuciva una camicia dopo l'altra.
Si accingeva a confezionare la settima camicia, quando si accorse di non avere più ortiche.
Sapeva bene che solo nel cimitero crescevano le ortiche che avrebbe potuto usare, e che doveva coglierle con le sue mani; ma come poteva recarsi fin là?
'Il dolore delle mie dita piagate non è nulla in confronto al tormento del mio cuore! - pensava - Devo tentare! Il Cielo non mi negherà il suo soccorso!'
Con il cuore che le batteva forte, come se stesse per compiere una cattiva azione, uscì nella notte rischiarata dal plenilunio, scese in giardino, attraversò i grandi viali, percorse le vie deserte e giunse al cimitero.


Paul Hey


Ad un tratto, scorse, sedute su una delle tombe più grandi, un gruppo di ghouls, orrende streghe che si strappavano i loro stracci di dosso e poi scavavano con le lunghe dita scheletriche le tombe più fresche, tiravano fuori i cadaveri e si cibavano della loro carne. Elisa dovette passare accanto a loro: quei mostri le lanciarono sguardi spaventosi, ma lei, continuando a recitare in silenzio le sue preghiere, raccolse le ortiche brucianti e ritornò al Castello.



A. e E. Balbusso



Ma qualcuno aveva visto tutto: l'Arcivescovo, che vegliava mentre gli altri dormivano. Adesso sapeva che aveva sempre avuto ragione a sospettare della Regina: era una strega che aveva ammaliato il Re e il popolo!
In segreto, riferì al Re ciò che aveva visto e ciò che sospettava, e, mentre dalla sua bocca uscivano quelle parole avvelenate, le statue dei Santi intagliate nel legno scuotevano il capo, come a dire: "Non è vero! Elisa è innocente!", ma l'Arcivescovo riteneva che i Santi scuotessero la testa per testimoniare che la Regina era una strega.
Grosse lacrime scivolarono lungo le guance del Re, che ritornò nei suoi appartamenti con il cuore attanagliato dal dubbio: la notte fìngeva di dormire, ma il sonno non gli chiudeva mai gli occhi. Si accorse così che Elisa si alzava ogni notte, la seguì e la vide scomparire nella cameretta. Giorno dopo giorno, il suo sguardo si faceva sempre più cupo; Elisa se ne accorse, si allarmò e ne soffrì, benché non ne comprendesse la ragione. Sui velluti e sulle porpore regali cadevano le sue amare lacrime, e dove si posavano risplendevano come diamanti, mentre le Dame che la guardavano con ammirazione e con invidia avrebbero tanto voluto essere regine al suo posto. Nel frattempo, Elisa aveva quasi terminato il suo lavoro: le mancava una sola camicia, ma non aveva più ortiche! Doveva andare al cimitero un'ultima volta per raccoglierne qualche manciata. Ripensò con orrore alla sua fuga notturna e alle terribili ghouls, ma la sua volontà era ferma, così come la sua fiducia nella Provvidenza.



Goltz N.


Goltz N.



Elisa dunque si allontanò dal Castello e il Re e l'Arcivescovo la seguirono, la videro sparire dietro la cancellata del cimitero, e, quando si avvicinarono, scoprirono le ghouls sedute sulle tombe, proprio come le aveva viste Elisa, e il Re si voltò dall'altra parte, perché immaginò che la sua sposa si fosse unita a loro, la donna che aveva riposato sul suo petto anche quella notte!



Jeffers S.


"Sarà il popolo a giudicarla!", dichiarò, e il popolo la condannò ad essere arsa viva. Trascinata via dalle magnifiche sale del Palazzo, Elisa fu gettata in una cella buia e umida, in cui il vento penetrava sibilando fra le sbarre della finestra.



Goltz N.



In luogo delle sete preziose e dei velluti, le lasciarono la fascina di ortiche perché vi posasse il capo. E le rozze camicie che aveva cucito dovevano farle da giaciglio e da coperta. Pensavano di punirla e di umiliarla, ma non avrebbero potuto donarle qualcosa di più prezioso e gradito! Elisa ricominciò a lavorare e a pregare. Dalla strada, le arrivavano le cantilene ingiuriose dei monelli, e non un'anima la rivolgeva una parola buona.



Lomaev A.



Verso sera, sentì il palpito di un'ala di cigno dietro l'inferriata: era il più giovane dei fratelli che era riuscito a ritrovarla; Elisa singhiozzò di gioia, benché sapesse che quella sarebbe stata la sua ultima notte di vita: i suoi fratelli erano vicini a lei adesso che il suo lavoro era quasi ultimato!



A. e E. Balbusso



Arrivò l'Arcivescovo per trascorrere con lei le sue ultime ore, come aveva promesso al Re, ma Elisa scosse la testa, e con i gesti e con gli sguardi, lo pregò di lasciarla sola; quella notte doveva terminare il suo lavoro, altrimenti le sofferenze, le innumerevoli lacrime e le notti insonni, tutto sarebbe stato inutile. L'Arcivescovo se ne andò borbottando fra i denti altre parole velenose contro di lei, ma Elisa sapeva di essere innocente e continuò a lavorare. I topolini correvano sul pavimento trascinando vicino ai suoi piedi i fili di ortica per aiutarla come potevano, il tordo cantò soavemente per tutta la notte dietro l'inferriata per darle coraggio.
Mancava un'ora al sorgere del sole quando gli undici fratelli si presentarono al Castello chiedendo di essere condotti alla presenza dal Re; ma era ancòra notte, sua Maestà dormiva e nessuno osava svegliarlo. I giovani Principi supplicarono, minacciarono, finché sopraggiunse la guardia reale e persino il Re uscì chiedendo la ragione di quel trambusto. Proprio in quel momento, spuntò il sole: nessuno vide più i giovani sconosciuti, ma sul castello volavano undici cigni bianchi.



Pauline Ellison



Il popolo accorreva anche dalle campagne per vedere bruciare la strega.
Elisa era seduta in una carretta tirata da un ronzino, vestita con una ruvida tela di sacco; i meravigliosi, lunghi capelli ricadevano sciolti intorno al suo bel viso soffuso d'un pallore mortale, le sue labbra si muovevano senza pronunciare un suono e le sue dita cucivano incessantemente: persino mentre andava a morire non voleva venir meno al suo compito. Dieci camicie giacevano ai suoi piedi, e stava terminando l'undicesima.




Lomaev A.



Il popolo la ingiuriava. "Guardate la strega! Ma cosa borbotta? Non ha il libro dei salmi, ha portato con sé le sue porcherie da fattucchiera. Facciamole a pezzi!"
Si lanciarono verso di lei per strapparle il lavoro dalle mani, ma arrivarono undici candidi cigni selvatici che planarono nella carretta e circondarono Elisa sbattendo le grandi ali. La folla indietreggiò spaventata.
"È un segno del Cielo! È innocente!", incominciarono a sussurrare alcuni, ma non osavano dirlo a voce alta.







Jeffers S.



Il boia afferrò una mano di Elisa per trascinarla giù dalla carretta, allora lei gettò in fretta le undici camicie sui cigni e, subito, apparvero undici bellissimi Principi. Il più giovane aveva ancòra un'ala di cigno al posto del braccio, perché Elisa non aveva potuto cucire la manica dell'ultima camicia.
"Adesso posso parlare!- gridò - Sono innocente!"







Jess Cole



Lomaev A.



E il popolo, che aveva assistito a quel prodigio, si inchinò davanti a lei come fosse una santa, ma Elisa cadde svenuta tra le braccia dei fratelli, dopo tutta quella tensione, quell'angoscia e quel dolore.
"Sì, nostra sorella è innocente!" disse il fratello maggiore e raccontò la loro storia. Mentre parlava, si sparse nell'aria il profumo di migliaia e migliaia di rose: ogni legno del rogo aveva messo radici e rami, ed era fiorito ricoprendosi di boccioli profumati. La catasta del supplizio si era trasformata in un alto e fragrante cespuglio di rose rosse, e, in cima, era sbocciato un fiore bianco e luminoso come una stella. Il Re lo colse e lo posò sul petto di Elisa e lei si risvegliò con il cuore colmo di quiete e di felicità.




Heinrich Lefler



E tutte le campane di tutte le chiese presero a suonare da sole, e arrivarono stormi di uccelli, e si snodò alla volta del Castello un superbo e solenne corteo nuziale di cui mai si era visto l'eguale.



Gilbert A.Y.


Fine


H.C Andersen
Traduzione: Mab's Copyright



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