venerdì 3 febbraio 2017

La Sirenetta, H.C. Andersen, Traduzione Mia (Prima Parte)


Illarionova N.



In mare aperto, l'acqua è blu come i petali dei fiordalisi più belli, e trasparente come il cristallo più puro, ma è molto profonda, così profonda che non è possibile gettare l'ancora; così profonda che bisognerebbe mettere i campanili di tante, tante chiese l'uno sopra l'altro per arrivare a scorgere la cima dell'ultimo.
Ed è laggiù che ha la sua dimora il Popolo del Mare.
Ma non crediate che sul fondo ci siano solo distese di candida sabbia! Vi crescono stranissimi alberi e piante i cui rami e steli e petali sono così flessuosi che ondeggiano al minimo movimento dell'acqua tanto da sembrare esseri viventi.
Pesci grandi e piccoli nuotano tra i loro rami, proprio come gli uccelli volano fra i rami degli alberi sulla terra.
E, nel profondo più profondo, si erge il Castello del Re del Mare. Le mura sono di corallo, e le alte finestre ad ogiva dell'ambra più trasparente, ma il tetto, formato da conchiglie che si aprono e si chiudono secondo il movimento dell'acqua, è uno spettacolo meraviglioso perché ogni conchiglia racchiude una luminosa perla, e una sola di quelle perle sarebbe il più superbo ornamento per la corona di qualsiasi regina.


Lomaev A.





II Re del Mare era vedovo da molti anni, e il governo della Casa era saldamente nelle mani di sua madre, la vecchia Regina Vedova, che, pur dotata di spirito e di una vivace intelligenza, era molto superba del proprio lignaggio, e sfoggiava immancabilmente dodici ostriche sulla coda, laddove i nobili di rango avevano il diritto di portarne solo sei.
Quanto al resto, tuttavia, non meritava che grandi elogi, soprattutto perché adorava le piccole Principesse del mare, le sue nipotine, figlie di suo figlio. Erano sei, tutte bellissime, ma la più giovane era la più bella di tutte: la sua pelle era chiara e delicata come un petalo di rosa, e i suoi occhi, blu come le acque profonde, però, come tutte le sirene, non aveva piedi, e il suo corpo terminava con una coda di pesce.



Illarionova N.



Le Principesse giocavano tutto il giorno nelle grandi aule del Castello.
Attraverso le ampie finestre di ambra entravano i pesci, proprio come fanno le rondini quando apriamo le finestre, ma i pesci si lasciavano avvicinare dalle Principessine, mangiavano dalle loro mani e accettavano le loro carezze. Il Castello era cinto da un grande giardino lussureggiante di piante di un rosso rutilante e di un vellutato blu scuro; i frutti risplendevano come oro purissimo, e i fiori purpurei parevano fiamma viva, poiché steli e foglie ondeggiavano senza posa.


G. Spirin



Il suolo era costituito sì da sabbia finissima, ma blu come zolfo ardente. E una strana aura cilestrina avvolgeva ogni cosa; si poteva quasi credere di essere circondati da ogni parte dal cielo azzurro, invece di essere sul fondo del mare.
Quando le acque del mare erano calme e trasparenti, si scorgeva il sole: un grande fiore color porpora dal cui calice sgorgavano fasci di luce.
Ogni Principessa aveva una piccola aiuola nel giardino in cui poteva piantare i fiori che voleva: una di loro diede alla sua aiuola la forma di una balena; un'altra preferì che raffigurasse una sirenetta; la più giovane la foggiò rotonda come il sole, e vi piantò fiori di un rosso fiammeggiante.
Era una strana bambina, quieta e riflessiva; le sue sorelle decorarono le loro aiuole con gli oggetti più bizzarri che avevano trovato tra i relitti dei battelli affondati, lei invece, oltre ai fiori purpurei che ricordavano la luce del sole, volle solo una statua di marmo raffigurante un bel giovanetto scolpito in una bianca, purissima pietra, che era arrivata fin lì dopo un naufragio. Vicino alla statua piantò un rosato salice piangente che crebbe splendidamente; ben presto, i suoi lunghi rami purpurei avvolsero il giovane di pietra e giunsero a sfiorare la sabbia blu, e l'ombra diventava viola e ondeggiava come i rami: sembrava che i rami e le radici si baciassero
dolcemente.



Illarionova N.



Per la Sirenetta non esisteva gioia più grande che sentir parlare del mondo di Lassù, del mondo degli uomini; la vecchia Nonna doveva raccontarle tutto ciò che sapeva delle grandi navi e delle città, degli uomini e degli animali. Più di ogni altra cosa la stupiva che i fiori sulla terra emanassero profumo - il che non accadeva in fondo al mare - e che gli alberi fossero verdi e che i pesci che nuotavano tra i rami sapessero cantare così bene che era un vero piacere ascoltarli; naturalmente, la vecchia Nonna parlava degli uccellini dei boschi, ma li chiamava pesci, perché le nipotine non li avevano mai visti, e non avrebbero capito.



C. Birmingham



"Quando compirete quindici anni - disse la Nonna - avrete il permesso di salire in superficie, potrete sedervi sugli scogli, al chiaro di luna, ad osservare le grandi navi e i boschi e le città".
L'anno seguente, la sorella maggiore avrebbe compiuto quindici anni, ma le Principesse erano nate ad un anno di distanza l'una dall'altra, e la più piccola avrebbe dovuto aspettare cinque lunghi anni prima di poter salire in superficie e vedere come viviamo noi uomini. Le sirenette promisero che avrebbero raccontato alle più giovani quanto di più meraviglioso e stupefacente avrebbero visto durante il loro primo viaggio: i racconti della Nonna non riuscivano a soddisfare la loro curiosità, e c'era tanto che desideravano sapere, più di ogni altra la sorella minore, proprio lei che era destinata ad aspettare più a lungo, e che era così quieta e riflessiva.
Quante notti restava affacciata alla sua finestra a guardare in alto, attraverso l'acqua scura in cui nuotavano i pesci muovendo le branchie e agitando le pinne! Riusciva a scorgere la luna e le stelle; in effetti, non le giungeva che un pallido riflesso della loro lucentezza, ma, attraverso l'acqua, sembravano molto più grandi che ai nostri occhi, e, se qualcosa - come un'ombra nera - le oscurava all'improvviso, la Sirenetta sapeva che forse una balena nuotava sopra di lei, o, forse, era una di quelle grandi navi con tanti uomini a bordo, e questi non immaginavano certo che una bella sirena si trovasse sotto di loro, tendendo le sue candide braccia verso la carena della nave.



C. Birmingham


E venne il tempo in cui la primogenita del Re del Mare compì quindici anni e le fu concesso di raggiungere la superficie. Al suo ritorno, aveva cento meraviglie da raccontare, ma il piacere più grande - affermò - era stato stendersi al chiaro di luna su un banco di sabbia circondato da uno specchio di mare, e contemplare una grande città sulla costa, sfavillante di luci che risplendevano come centinaia e centinaia di stelle, e guardare le tante torri e i campanili delle chiese e ascoltare i suoni della città: la musica, il rumore delle carrozze e il brusìo delle voci degli uomini, e i rintocchi delle campane. Sapeva bene che non avrebbe mai potuto visitare la città degli uomini, e, proprio per questo, ne era tanto attratta.



C. Birmingham



Oh, con quanta appassionata attenzione la sorella più giovane ascoltò il suo racconto! E, quella notte, quando andò alla finestra per guardare in alto, attraverso l'oscurità dell'acqua blu, ripensò alla grande città e ai suoi suoni, e si figurò quasi di sentire i rintocchi delle campane che arrivavano fino a lei.
L'anno seguente, la seconda sorella compì quindici anni ed ebbe il permesso di salire in superficie e di nuotare dovunque avesse voluto. Emerse dalle acque del mare proprio mentre il sole tramontava, e affermò che quello spettacolo era certamente il più affascinante di tutti: il cielo sembrava d'oro - raccontò - e le grandi nuvole illuminate di riflessi porpora e di vampate viola navigavano sopra di lei, ma, più veloce delle nuvole, era sfrecciato verso il sole uno stormo di cigni selvatici, e pareva un lungo velo bianco che fluttuava attraverso il cielo. E anche la piccola sirena aveva preso a nuotare verso il sole, ma il sole era scomparso e i riflessi rosa e oro che tingevano le onde e le grandi nuvole si erano spenti lentamente.



C. Santore



L'anno successivo, toccò alla terza sorella: era la più ardita di tutte, e risalì il corso di un grande fiume che sfociava nel mare. Vide belle colline verdi di vigneti, castelli e fattorie tra boschi ombrosi; sentì il canto degli uccelli, e il sole era così ardente che dovette immergersi più volte in acqua per rinfrescare il viso accaldato. In una piccola insenatura, s'imbattè in un gruppo di bambini, che, seminudi, si gettavano in acqua e giocavano tra grandi spruzzi d'acqua; la piccola sirena avrebbe voluto giocare con loro, ma i bambini scapparono via spaventati, e sopraggiunse un piccolo animale nero - era un cane ma lei non ne aveva mai visto uno - che prese ad abbaiarle contro, così la sirena, spaventata, ridiscese il fiume sino al mare aperto, ma non potè mai dimenticare i boschi maestosi, le verdi colline, e quei graziosi bambini che sapevano nuotare pur non avendo una coda di pesce.



A. Rackham



La quarta sorella non fu così coraggiosa, restò in mare aperto, e raccontò che il più grande piacere era starsene proprio lì, al largo, da dove poteva guardare per miglia e miglia in ogni direzione, e il cielo sopra di lei era simile ad una grande campana di vetro. Aveva visto le navi, tenendosi a distanza, e le erano parse grandi gabbiani, e i delfini e le loro gioiose capriole e le balene, che avevano soffiato alti getti d'acqua, e le pareva di essere circondata da cento fontane.
E venne il turno della quinta sorella, il cui compleanno cadeva in inverno, e per questo vide cose che le altre non avevano visto. Il mare era di un verde intenso e, tutt'intorno, si ergevano grandi montagne di ghiaccio che parevano perle, ma erano molto più grandi e maestose degli alti campanili costruiti dagli uomini. Erano sfaccettate nelle forme più svariate e scintillavano come diamanti.
I naviganti fuggivano terrorizzati, lontano dalle montagne di ghiaccio, dalla più alta fra tutte, su cui lei era seduta, i lunghissimi capelli fluttuanti nel vento; poi, verso sera, cupi nuvoloni avevano oscurato il cielo, si erano scatenati lampi e tuoni, il mare nero sollevò in alto i blocchi di ghiaccio che scintillavano alla luce delle saette. Sui battelli ammainavano freneticamente le vele e regnavano angoscia e paura, ma la piccola sirena, assisa sulla montagna di ghiaccio, rimirava la lama azzurra del fulmine cadere nel mare nero illuminandolo per un breve istante.


Galya Zinko



La prima volta che ciascuna delle Principesse ebbe il permesso di salire in superficie, rimase affascinata dalla bellezza e dalla novità del mondo un tempo proibito, ma, ora che erano cresciute e avevano il permesso di nuotare dove volevano, erano diventate indifferenti, sentivano nostalgia di casa, e, in capo ad un mese dopo il primo viaggio, ognuna delle cinque sorelle aveva dichiarato che nulla era paragonabile alla magnificenza del loro Regno.
Spesso, la sera, le cinque sorelle, tenendosi allacciate per le braccia, risalivano in superfìcie; avevano bellissime voci, più affascinanti di qualsiasi voce umana, e, quando si scatenava una tempesta, nuotavano fin sotto le navi sul punto di affondare e cantavano dolcemente le meraviglie dei fondali marini, e pregavano i marinai di non aver paura; ma questi non erano in grado di comprendere le loro parole, credevano fosse la voce della tempesta, e, comunque, non riuscivano mai a contemplare le bellezze del fondo del mare, perché quando la nave naufragava, gli uomini affogavano e solo i loro cadaveri arivavano al Castello del Re del Mare.


C. Birmingham



Quando scendeva la sera e le sue sorelle, tenendosi sottobraccio, salivano in superficie attraversando le acque profonde, la più piccola, rimasta tutta sola, le seguiva tristemente con lo sguardo: avrebbe certamente pianto se avesse potuto, ma le sirene non hanno lacrime, e, proprio per questo, soffrono molto di più.
"Ahimé, se avessi già quindici anni! - esclamava - So bene che amerei moltissimo il mondo di Lassù e il popolo degli uomini che vi costruisce le proprie dimore!"
Finalmente, compì quindici anni.
"Ebbene, sei diventata grande anche tu! - disse sua nonna, la vecchia Regina Vedova - Vieni qui perché ti adorni come ho fatto con le tue sorelle", e le cinse il capo con una corona di candidi gigli, ma ogni petalo era formato da una mezza perla; poi, attaccò alla coda della Principessina otto grandi ostriche, che attestavano il suo alto lignaggio.


C. Birmingham



"Fanno male!", si lamentò la Sirenetta.
"Se bella vuoi apparire, un po' devi soffrire!", ribattè la Nonna.
Oh, quanto avrebbe voluto spogliarsi degli ornamenti regali e deporre quella pesante corona! I fiori purpurei della sua aiuola l'avrebbero resa molto più bella, ma non osò ribellarsi.
"Addio!", esclamò, e s'innalzò, lieve e luminosa come una bolla, attraverso l'acqua profonda.


Lomaev A.


Fine Prima Parte
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