giovedì 4 dicembre 2014

L'Agnellino e il Pesciolino, Grimm n.141, Traduzione Mia

'erano una volta un fratellino e una sorellina che si volevano bene con tutto il cuore. La loro mamma era morta, e avevano una matrigna che li detestava e, in segreto, cercava l'opportunità di far loro del male. Un giorno, giocavano con altri bambini su di un prato davanti a casa, e sul prato c'era uno stagno che arrivava a toccare un lato della casa.
I bambini correvano lì intorno, giocando a rincorrersi, e ogni tanto facevano la conta:

"Eneke, Beneke, lasciami vivere, 
il mio uccellino io ti darò,
e lui la paglia cercherà, 
alla muccarella io la darò, 
e lei il suo latte darà, 
al fornaio io lo darò, 
e lui un dolce farà, 
al gatto io lo darò, 
e lui i topolini cercherà, 
nel camino li affumicherò 
e, allora, la neve tu vedrai."

I bambini cantavano questa filastrocca stando in cerchio, e quello a cui capitava la parola 'neve' doveva correre via, e gli altri lo rincorrevano tentando di acchiapparlo. Mentre i bimbi giocavano, allegri, la matrigna li guardava dalla finestra, sempre più accesa di rabbia.
E, poiché conosceva l'Arte, gettò un incantesimo sui figliastri: trasformò il fratellino in un pesce e la sorellina in un agnello. E, da allora, il pesciolino prese a nuotare su e giù per lo stagno ed era tutto afflitto, e l'agnellino zampettava su e giù per il prato ed era tutto afflitto e non toccava neanche un filo d'erba.
Trascorse così un po' di tempo, finché‚ un giorno, giunsero in visita al castello dei forestieri. La  matrigna pensò: 'Questa è una buona occasione!'
Chiamò il cuoco e gli ordinò:
"Va' sul prato, prendi l'agnello e ammazzalo, perché non abbiamo altro da offrire agli ospiti."
Il cuoco andò a prendere l'agnellino, lo portò in cucina e gli legò le zampe, e l'agnello sopportava tutto pazientemente. Ma, quando il cuoco tirò fuori il coltellaccio e incominciò ad affilarlo sulle pietre della soglia per scannarlo, si accorse di un pesciolino che, nuotando su e giù per il canaletto di scolo dell'acquaio, lo guardava. Era il fratellino, che, quando aveva visto il cuoco portar via dal prato l'agnellino, l'aveva seguito, nuotando fino alla cucina.
Allora, l'agnellino gli gridò:

"O Fratellino, laggiù nello stagno profondo,
quanto è infelice il mio povero cuore!
Già il coltello il cuoco affila,
presto la vita mi toglierà!"

E il pesciolino rispose:

"O Sorellina, lassù,
quanto è infelice il mio povero cuore,
mentre giaccio in questo stagno!"

Quando il cuoco scoprì che l'agnellino sapeva parlare e ascoltò le tristi parole che rivolse al pesciolino, si spaventò e pensò che non fosse un agnellino come tutti gli altri, ma la vittima di un incantesimo della sua malvagia padrona. E lo rassicurò: "Sta' tranquillo, non ti ucciderò". Prese un altro agnellino e lo cucinò per gli ospiti, quindi, portò l'agnellino stregato da una contadina, una brava donna, alla quale raccontò tutto ciò che aveva visto e ascoltato. Per combinazione, la buona contadina era stata la balia della bambina, e intuì subito chi potesse essere quell'agnellino, e lo portò da una donna che sapeva di magia. Ella benedisse l'agnellino e il pesciolino, che riacquistarono immediatamente le loro sembianze umane, e li condusse in una casetta in un fitto bosco dove vissero felici e contenti.


Grimm n.141, "Das Lämmchen und Fischchen".
Classificazione: AaTh 450 [Little Brother, Little Sister]
Traduzione: Mab's Copyright

Il testo in lingua originale è nella Pagina: "Brüder Grimm"


Erica Williams


Questa è una fiaba minore, o meno conosciuta, dei Grimm. Mi pare evidente che sia tirata via, rendendo ancòra più acuto il rimpianto che non sia stata riportata integralmente la ballata popolare da cui, senza dubbio, proviene. Sembra il "plot" accorciato e concluso frettolosamente della prima parte di "Fratellino e Sorellina". In questo caso, però, entrambi i bambini subiscono la trasformazione animale, e nessuno dei due conquisterà sposo/a e Corona, ma vivranno felici e contenti nella casetta del bosco. Ma non è per questo motivo che ho deciso di riportare una piccola fiaba così sciatta. E' la filastrocca iniziale che ha catturato il mio interesse. Io l'ho tradotta alla lettera, questa, invece, è la traduzione corrente.

"Lasciami, lasciami, ti lascerò
all'uccellino io poi ti darò
e lui la paglia mi cercherà, 
che alla vacchina io poi darò, 
e lei il suo latte mi darà, 
che al fornaio io poi darò, 
e lui la torta mi farà, 
che al gattino io poi darò, 
e lui i topini mi cercherà, 
che nel camino io poi appenderò e affetterò"

Le parti sottolineate sono quelle che differiscono totalmente. Questa versione, inoltre, non spiega il furore crescente della matrigna che sta alla finestra.

"Eneke Beneke": non conoscendo il Tedesco, ho, tuttavia, cercato una traduzione di senso comune. Senza successo. Pare che Beneke sia un nome, o meglio, un cognome, piuttosto comune; "Eneke" è lo stesso cognome senza la 'B'. Potrebbe essere il corrispettivo di una Frau Trude o di una Frau Holle? Evidentemente, un'entità maligna alla quale i bambini dicono: "Lasciami vivere", e alla quale promettono/donano/sacrificano un uccellino. La filastrocca si snoda secondo il tipo "Petruccio", concludendosi però con "e lui i topolini cercherà /nel camino li affumicherò/ e, allora, la neve tu vedrai". Ed è la parola "neve" che scatena l'inseguimento per gioco dei bambini, non "affetterò", come nella traduzione classica. Se prendiamo la parola "neve" alla lettera, torniamo a Frau Holle, se la neve simbolizza i faldoni di cenere derivanti dal rogo dei topolini, torniamo alla diabolica Frau Trude. Ovviamente, l'entità maligna, ovvero la malvagia matrigna, si infuria non tanto perché si senta sbeffeggiata dai bambini, ma perché la filastrocca - è solo la mia opinione - o l'intera originaria ballata, doveva avere una sorta di valenza anti-malocchio, un esorcismo popolare che circuiva e allontanava il Male.

Mab's Copyright

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