mercoledì 10 dicembre 2014

L'Uomo Selvaggio, Grimm n.136, Traduzione Mia

'era una volta un uomo: era simile a una bestia, poiché lo avevano affatturato, e imperversava nei campi e negli orti dei contadini, sciupando i raccolti e arrecando grande danno. I villani, allora, si recarono dal loro Feudatario, lamentarono le scorribande dell'Uomo Selvaggio e conclusero che, a causa di ciò, non avrebbero potuto pagare il loro tributo. Il Feudatario chiamò la sua banda di cacciatori e annunciò che quello tra loro che fosse riuscito a catturare l'Uomo Selvaggio avrebbe ottenuto una grossa ricompensa. Un vecchio cacciatore si fece largo tra i compagni e disse che avrebbe catturato l'Uomo Selvaggio. Chiese una fiasca di acquavite, una di vino e una di birra, e le depose sulle rive di uno stagno dove l'Uomo Selvaggio si recava tutti i giorni; poi, si nascose dietro un albero e aspettò. L'Uomo Selvaggio arrivò, vide le fiasche, bevve il loro contenuto, gli piacque, e tracannò tutto, tanto da ubriacarsi e cadere in terra, profondamente addormentato. Il vecchio cacciatore, allora, balzò fuori dal suo nascondiglio, gli si avvicinò e gli legò mani e piedi; quindi, lo svegliò, lo costrinse ad alzarsi e gli disse:
"Uomo Selvaggio, se mi seguirai senza fare storie, avrai da bere tutti i giorni".
E lo spinse fino al castello del suo Signore, e lo chiuse in una gabbia.
Il Feudatario invitò nobili e cortigiani a vedere la strana bestia catturata dal suo cacciatore.
Uno dei figli del Signore del castello, intanto, giocava con una palla, la palla gli sfuggì e rotolò sino alla gabbia del prigioniero, infilandosi tra le sbarre. Il bambino disse:"Uomo selvaggio, ridammi la mia palla".
Ma l'Uomo Selvaggio rispose:
"Devi venire a prenderla, se la vuoi."
"Ma non ho la chiave!", disse il bambino.
"Rubala dalla borsa di tua madre".
Il bambino rubò la chiave ed aprì la cella, ma l'Uomo Selvaggio fuggì via.
E il bambino gridò:
"Uomo Selvaggio, rimani, non fuggire: mi castigheranno!"
Allora, l'Uomo Selvaggio tornò sui suoi passi, si mise il bambino sulle spalle e fuggì nel fitto del bosco con lui. E così il Selvaggio era fuggito dalla sua prigione e il bambino era perduto. Dopo averlo vestito con una vecchia casacca, l'Uomo Selvaggio mandò il ragazzo alla Corte dell'Imperatore, a proporsi come apprendista dal capo giardiniere.
Il capo giardiniere disse che il ragazzo era tanto sporco che gli altri apprendisti non avrebbero voluto dormire con lui, e il ragazzo, senza fiatare, si adattò a dormire sulla paglia, e, ogni mattina, all'alba, andava a lavorare di buona lena.
Un giorno, venne a trovarlo l'Uomo Selvaggio, e gli disse di lavarsi e pettinarsi, poi, rese il giardino del Re così lussureggiante come nessun giardiniere era mai stato capace di fare.


Poynter E.


La Principessa notò quel bel ragazzo, e andava a guardarlo nei giardini finché‚ un bel giorno, chiese al capo giardiniere che l'apprendista le portasse un mazzo di fiori. Ella chiese al ragazzo da quanto tempo fosse lì, ma egli rispose che non lo sapeva. Allora, la Principessa gli regalò un pane cavo pieno di ducati, ma il ragazzo diede il denaro al suo padrone dicendo:
 "Che me ne faccio? Prendetelo voi".
La volta successiva, la Principessa gli diede un'anitra piena di ducati, e, anche questa volta, egli consegnò il denaro al suo padrone.
La terza volta, la Principessa gli regalò un'oca piena di ducati, e il ragazzo la diede al suo padrone. Così, mentre la Principessa credeva che egli serbasse il denaro, il ragazzo, invece, non teneva nulla per sé. La Principessa sposò in segreto il giovane apprendista, ma i suoi genitori s'infuriarono e le fecero fare la serva e la mandarono a vivere in cantina, a guadagnarsi il pane filando.
Il ragazzo andò in cucina ad aiutare il cuoco, e, ogni tanto, rubava un pezzetto di carne e lo portava a sua moglie.


Eleanor Fortescue-Brickdale


In quel tempo, scoppiò una grande guerra in Inghilterra, e anche l'Imperatore dovette andarci con tutti i suoi Nobili. Il ragazzo disse che voleva andarci anche lui, se era rimasto un cavallo nella stalla. Gli fu detto che ce n'era uno che aveva solo tre zampe, ma che per lui andava benone. Egli montò a cavallo e caracollò via.
Ed ecco, gli viene incontro l'Uomo Selvaggio, e lo conduce sotto una grande montagna, e là era schierato un reggimento di mille soldati, e l'uomo Selvaggio gli regalò una magnifica divisa e  uno splendido cavallo. Quando il ragazzo raggiunse l'Imperatore, questi lo trovo così simpatico che gli chiese se voleva essere suo aiutante di campo. E il ragazzo ingaggiò battaglia e sconfisse tutti.
L'Imperatore, nel ringraziarlo, volle sapere di quali terre fosse il Signore, e il ragazzo rispose:"Non chiedetemelo perché non lo so", e se ne tornò dal'Inghilterra con i suoi uomini. Ed ecco, gli viene incontro l'Uomo Selvaggio che richiude tutti i soldati nella grande montagna, e il ragazzo se ne tornò a casa sul cavallo con tre zampe. E la gente lo derideva:
"Da dove spunta questo pezzente sul cavallo con tre zampe?", e gli chiedeva:"Ti sei nascosto a dormire in qualche cantuccio?".
"Se non ci fossi andato io in Inghilterra - ribatteva lui - non ci sarebbe andata così bene!"
E la gente lo ammoniva: "Zitto, ragazzo, che te le suonano!"
Quando scoppiò un'altra guerra, egli, di nuovo, sconfisse il nemico. Ma, questa volta, rimase ferito ad un braccio; l'Imperatore prese la sua sciarpa e gli fasciò la ferita con le sue mani, e voleva che rimanesse con lui.
"Con voi non posso restare - rispose il ragazzo - e non dovete chiedere chi io sia".


Eleanor Fortescue-Brickdale


Ed ecco, gli viene incontro l'Uomo Selvaggio, che nascose il suo esercito dentro la grande montagna, e il ragazzo se ne tornò a casa sul cavallo con tre zampe.
E la gente lo derideva:"Da dove se ne viene il pezzente? Dove ti sei nascosto a dormire?" E il ragazzo rispondeva:"Non ho dormito, e l'Inghilterra è tutta conquistata, e adesso avremo una vera pace".
Un giorno, l'Imperatore raccontava le gesta dei valenti cavalieri che avevano combattuto al suo fianco. Allora, il ragazzo disse all'Imperatore:
"Se io non fossi stato con voi, non sarebbe andata così bene".
L'Imperatore s'infuriò e voleva punirlo, ma il ragazzo disse:
 "Se non volete credere alle mie parole, guardate il mio braccio".
E, quando l'Imperatore vide la ferita, gridò: "Forse tu sei Dio stesso, o un angelo inviatomi da Dio!" E lo pregò di perdonarlo per essere stato così superbo e gli sottomise la sua persona e tutti i suoi beni. Allora, si sciolse l'incantesimo che imprigionava l'Uomo Selvaggio, che si rivelò essere un gran Re. Egli raccontò la sua storia, e la grande montagna tornò ad essere un castello, e il ragazzo ne prese possesso con la Principessa sua sposa e vissero felici contenti per il resto della loro vita.

Grimm n.136, "Der Eisenhans".
Classificazione: AaTh 502 [The Wild Man as a Helper]
Traduzione: Mab's Copyright

Il testo in lingua originale è nella Pagina: "Brüder Grimm".

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