lunedì 21 dicembre 2015

Yule, e il Ceppo di Yule (o Jól)

Poiché ho qualche conoscenza della cultura celtica, mi limito a quest'area. Non mi piace parlare di ciò che non conosco.
Yule era la ricorrenza del profondo inverno, non è certificato da alcuno studioso decente che coincidesse con il solstizio d'inverno (almeno, non con cognizione di causa). Generalmente, si fa risalire la radice del nome al termine " Jól", che significava anche "ruota".
Tutti i popoli del Nord condividevano un'angoscia comune: che le tenebre invernali non si diradassero mai, che il sole non tornasse a risvegliare la natura, magari ad opera di spiriti maligni loro nemici. Questi riti invernali, quindi, erano imperniati sul dualismo tenebre/luce. La Luce veniva invocata ed evocata.
Il "ceppo di Yule", mi dispiace ricordarlo, non era un'usanza molto diversa dal sacrificio umano. Come in ogni antica religione (e sottolineo ogni), l'incarnazione della Dèa - una sacerdotessa o druida consenziente - veniva immolata; le sue carni venivano sparse per i campi coltivati, mescolate al terreno, alle acque dei fiumi pescosi, al foraggio degli animali perché la Dèa donasse loro fertilità e fecondità. Tutti assaggiavano il suo sangue e un frammento delle sue carni. Ciò che restava veniva ritualmente dato alle fiamme. In seguito, non si immolò più una donna in quanto sacra, ma una schiava o una prigioniera di guerra, resa sacra dal Rito. Penso che questo spostamento della sacralità dall'Essere al Rito sia all'origine della decadenza delle antiche religioni e delle civiltà che le crearono. Questa idea del "sostituto" e/o del Simbolismo si estese, infatti, anche alla Regalità. Credo che gli stessi Riti di Iniziazione siano stati una fucina di cambiamenti - difficile definire quanto riflettessero la società che cambiava o quanto ne determinassero o affrettassero i cambiamenti.

Da tutto ciò, ne deriva - secondo le mie conclusioni - che anche il "ceppo di Yule" possa essere un rito tardo, rispetto a qualche ignota cerimonia preesistente.
Il ceppo era ricavato da un albero sacro alla comunità, quasi certamente un frassino o una quercia per quanto riguarda i Celti di Erin. I Druidi, e solo i Druidi, recidevano il vischio con un falcetto d'oro: con vischio, agrifoglio, chicchi di frumento, sidro, vino  si "ornava" il ceppo, ovvero, al ceppo venivano offerti quei frutti della terra che rappresentavano abbondanza, salute (il vischio), e l'insopprimibile forza della natura (l'agrifoglio). Poi, il  ceppo veniva dato alle fiamme, cerimonia accompagnata da danze sacre. La cenere veniva mescolata alla terra dei campi, all'acqua dei fiumi, al foraggio degli animali, mentre un pezzo, un ceppo, veniva portato in ogni casa; lì, bruciava per più giorni, ma un frammento era tenuto in serbo per accendere il fuoco del ceppo dell'anno seguente.
Un San Nicola-Babbo Natale ammantato e inghirlandato di verde, armato di falcetto d'oro e intento a tagliare il vischio da una quercia. Lo ripropongo per ricordare come il connubio Cristianesimo e Coca-Cola abbia ucciso anche le memorie più tenaci.




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