lunedì 28 dicembre 2015

La Regina delle Nevi (Parte Terza) Traduzione Mia - Rieditata

Quarta Storia. Il Principe e la Principessa.



Ibautulline B.


Gerda dovette sedersi di nuovo per riposare. Una grossa Cornacchia saltellò sulla neve proprio davanti a lei. Rimase seduta a lungo, osservandola e scuotendo la testa, poi disse:"Cra, Cra! (Buon dì, Buon dì!) " ... Meglio non riuscì a dirlo, ma era animata dalle migliori intenzioni, e le chiese come mai se ne andasse tutta sola per il mondo.
La parola "sola" Gerda la capì molto bene e ne sentì il significato fin nel profondo, così raccontò alla Cornacchia tutta la sua vita e le chiese se avesse visto Kay.
La Cornacchia tentennò il capo, pensierosa, e rispose:" Può darsi! Può darsi!".
"Davvero?" gridò la piccola Gerda e la abbracciò con tale impeto che quasi la uccideva.
"Piano, piano! - disse la Cornacchia - Credo che possa trattarsi del piccolo Kay, ma sicuramente ora ti ha dimenticato per la Principessa!"
"Abita presso una principessa?" chiese Gerda.
"Sì, ascolta! - disse la Cornacchia - Ma io ho difficoltà a parlare la tua lingua. Se tu capissi il linguaggio delle cornacchie, potrei raccontartelo meglio."
"No, non l'ho mai imparato - esclamò Gerda - eppure la nonna lo conosceva, e capiva anche il linguaggio dei neonati. Se solo l'avessi imparato anch'io!"
"Non importa! - disse la Cornacchia - Farò del mio meglio, ma certo non verrà un granché", e così raccontò quello che sapeva:
"In questo Regno, abita una Principessa straordinariamente intelligente: legge tutti i giornali che ci sono al mondo e poi li dimentica immediatamente, tanto è intelligente.



Dulac E.


Giorni fa, mentre sedeva sul trono, il che, alla fin fine, non è una cosa molto divertente, si mise a canticchiare un vecchio ritornello che diceva così: 'Perché non dovrei sposarmi?'.
"Ecco, questa è proprio una buona idea!" esclamò, e le venne voglia di sposarsi, ma voleva un marito che sapesse conversare con spirito, non uno di quei tipi noiosissimi che se ne stanno lì impettiti, con l'aria d'essere gran personaggi. Allora riunì tutte le dame di Corte e, quando queste conobbero i suoi desideri, si rallegrarono con lei. 'Molto bene! - dissero - pensavamo proprio la stessa cosa.' Puoi credere a ogni parola che ti dico! - soggiunse la Cornacchia - Ho una fidanzata che è addomesticata e abita al castello, e mi ha raccontato tutto."

(La sua fidanzata era naturalmente anche lei una cornacchia, perché ogni cornacchia maschio cerca il suo simile, che è una cornacchia femmina).

" L'indomani, i giornali uscirono bordati di cuori e con le iniziali della Principessa. Vi si poteva leggere che ogni giovane di bell'aspetto aveva facoltà di andare al castello e di parlare con la Principessa, e chi avesse mostrato di sentirsi completamente a suo agio e avesse conversato meglio di tutti sarebbe stato il prescelto! Sì, sì - disse la Cornacchia - puoi credermi, è proprio vero, com'è vero che sono qui davanti a te! La gente accorse: che gran ressa e che folla! Ma nessuno ebbe successo, né il primo giorno, né il secondo. Tutti sapevano parlare bene quando erano per strada, ma, non appena oltrepassavano il portone del castello e vedevano le guardie dalle uniformi ricamate d'argento, e poi, su per gli scaloni, i valletti in livrea d'oro e i grandi saloni illuminati, allora si confondevano. Così, una volta davanti al trono dove sedeva la Principessa, non sapevano fare null'altro se non ripetere l'ultima parola che lei aveva detto, e alla Principessa, ovviamente, non interessava affatto riascoltarla! Era come - lì dentro - i pretendenti cadessero in letargo finché non uscivano di nuovo in strada, e allora ritrovavano la parola! C'era una fila che andava dalle porte della città fino al castello. Io stesso ero lì a vedere! - raccontò la Cornacchia - Tutti avevano fame e sete, ma dal castello non ricevevano neppure un bicchiere d'acqua. Certo, qualcuno più intelligente s'era portato dei panini da casa, ma non li divise con i vicini perché pensava:' Se questo ha l'aria affamata, la Principessa non lo sceglierà di sicuro!'."
"Ma Kay, il piccolo Kay? - chiese Gerda - Quando ne parlerai? Era fra tutti gli altri?"
"Pazienza! Pazienza! Adesso ci arriviamo. Era il terzo giorno, quando arrivò una personcina senza cavallo né carrozza che marciò ardita verso il castello: i suoi occhi brillavano come i tuoi, aveva lunghi, bellissimi capelli, ma i suoi vestiti erano molto poveri."
"Era Kay! - esultò Gerda - Ah, finalmente l'ho trovato!" e si mise a battere le mani.
"Aveva un fagotto sulle spalle!" aggiunse la Cornacchia.
"No, era di certo lo slittino - spiegò Gerda - perché se n'è andato con lo slittino."
"È possibile - disse la Cornacchia - Non ho guardato attentamente. Ma so dalla mia fidanzata che, quando arrivò al portone del castello e vide le guardie con le uniformi ricamate d'argento e, lungo gli scaloni, i valletti in abiti d'oro, non ne fu affatto intimidito; li salutò e disse:'Dev'essere noioso restare lì sulle scale, io preferisco entrare'. Le sale risplendevano illuminate da migliaia di candele, i Consiglieri e i Ministri camminavano a piedi nudi e recavano vassoi d'oro: c'era di che restare intimoriti! I suoi stivali scricchiolavano orribilmente, ma lui non se ne curava affatto!"
"È sicuramente Kay! - esclamò Gerda - So che aveva gli stivali nuovi, li ho sentiti scricchiolare nella camera della nonna."
"Ah, sì, scricchiolavano, eccome se scricchiolavano! - confermò la Cornacchia - Ma lui se ne andò tranquillamente dalla Principessa, che sedeva su una perla grande come la ruota di un arcolaio; tutte le dame di Corte con le loro cameriere e con le cameriere delle cameriere, e tutti i cavalieri con i loro servitori e con i servitori dei servitori, che avevano con loro i paggi, se ne stavano impalati tutt'intorno, e, più erano vicini alla porta, più apparivano pieni di superbia. Il paggio del servitore dei servitori, che va sempre in giro in pantofole, non lo si poteva quasi guardare tanto se ne stava fiero vicino alla porta!"
"Deve essere orribile! - esclamò la piccola Gerda - E Kay? Ha poi sposato la Principessa?"
"Se non fossi stato una cornacchia, l'avrei sposata io, anche se sono già fidanzato. Deve aver parlato molto bene, come parlo io nella lingua delle cornacchie: questo mi ha raccontato la mia fidanzata. Era proprio audace e affascinante: non era venuto per chiedere la mano della Principessa, ma solo per valutare la sua intelligenza, e la trovò rimarchevole, come lei trovò eccezionale lui."




Tatarnikov P.


"Di certo era Kay! - disse Gerda - Era così intelligente: sapeva fare i conti a memoria, e con le frazioni! Oh, non mi puoi far entrare nel castello?"
"Già, facile a dirsi! - disse la Cornacchia - Ma come possiamo fare? Devo parlarne alla mia cara fidanzata, lei ci saprà consigliare bene, perché, bisogna che te lo dica, una bambina come te non avrà mai il permesso ufficiale di entrare nel castello."
"Sì, invece! - rispose Gerda - Quando Kay saprà che sono qui, uscirà senz'altro a prendermi."
"Aspettami là, vicino alle scale", disse la Cornacchia, e, scuotendo il capo, volò via.
Si era già fatto buio quando ritornò.
"Cra, cra, cra ! - disse - Ti porto tanti saluti da parte della mia fidanzata. E qui c'è un panino per te. L'ha preso in cucina - ce n'è tanto di pane lì - sarai sicuramente affamata. Non è possibile che tu entri nel castello: sei scalza e le guardie vestite d'argento e i valletti vestiti d'oro non te lo permetterebbero, ma non piangere, ci riuscirai ugualmente. La mia fidanzata conosce un piccolo ingresso sul retro che conduce alla camera da letto, e lei sa dove prendere le chiavi."
Entrarono nel parco, poi, su per i grandi viali, dove le foglie cadevano una dopo l'altra, e, quando al castello le luci si spensero una dopo l'altra, la Cornacchia condusse la piccola Gerda ad una porticina sul retro che era socchiusa.
Oh, come batteva il cuore di Gerda per la paura e per la nostalgia! Era come se stesse facendo qualcosa di male, ma in realtà voleva solo sapere se si trattava del piccolo Kay.
Certo doveva essere lui, e Gerda ricordò i suoi occhi intelligenti, i suoi lunghi capelli: le sembrava proprio di vederlo sorridere, come quando erano a casa, sotto l'arco di rose. Lui sarebbe certamente stato contento di vederla e di venire a sapere che lungo cammino aveva percorso per ritrovarlo e come tutti a casa erano stati tristi quando lui non era ritornato. Oh, provava paura e gioia insieme!
Ora si trovavano sulla scala. Su di una credenza brillava una piccola lampada. In mezzo al pavimento, stava la cornacchia addomesticata che girò la testa da tutte le parti e osservò Gerda fare l'inchino proprio come le aveva insegnato la nonna.
"Il mio fidanzato mi ha parlato così bene di voi, mia piccola damigella! - disse la Cornacchia addomestica - D'altra parte, il vostro curriculum vitae, come si dice, è così toccante! Prendete la lampada, io vi precederò. Faremo il percorso più diretto, così non incontreremo nessuno."



Birmingham C.


"Mi sembra che qualcuno cammini proprio dietro di noi", disse Gerda. Qualcosa le passò di fianco fischiando: era come se sulle pareti scivolassero delle ombre, cavalli con criniere svolazzanti e zampe sottili, giovani cacciatori, dame e gentiluomini a cavallo.
"Sono solo sogni! - disse la Cornacchia  domestica - Vengono a prendere i pensieri delle Loro Maestà per portarli a caccia, ed è un bene, perché così voi potrete osservarli meglio nei loro letti. Passando ad altro, spero che se arriverete a ottenere onori e riconoscimenti, mostrerete un cuore grato."
"Non parliamo di queste cose!" esclamò la Cornacchia del bosco.
Poi entrarono nel primo salone, che era tappezzato di raso rosa a grandi fiori; i sogni li avevano oltrepassati e così in fretta che Gerda non riuscì a scorgere gli augusti personaggi. I saloni erano uno più bello dell'altro, davvero c'era di che rimanere stupefatti!
... Ecco, adesso si trovavano nella camera da letto: il soffitto somigliava ad una grande palma con foglie di un vetro prezioso, e, in mezzo al pavimento, erano sospesi su di un grosso stelo d'oro due letti che sembravano gigli: uno era bianco e vi si trovava la Principessa; l'altro era rosso, ed era quello dove Gerda avrebbe dovuto cercare il piccolo Kay


 Erko V.



Gerda sollevò qualche petalo rosso e scorse una nuca bruna: oh, certo era Kay! Gridò il suo nome e gli avvicinò la lampada. I sogni a cavallo fuggirono dal salone; il Principe si svegliò, voltò il capo... oh, non era il piccolo Kay!
Soltanto di nuca gli assomigliava, pur essendo anche lui giovane e bello. Dal letto bianco a forma di giglio fece capolino la Principessa e chiese che cosa stesse succedendo. Allora la piccola Gerda si mise a piangere e raccontò tutta la sua storia e tutto quello che le Cornacchie avevano fatto per lei.
"Oh, poverina!", esclamarono il Principe e la Principessa e lodarono le cornacchie, rassicurandole che non erano affatto in collera con loro, ma che naturalmente non avrebbero più dovuto comportarsi in quel modo. Per quell'unica volta avrebbero ricevuto una ricompensa.
"Volete volare via libere? - chiese la Principessa - Oppure volete un incarico fisso come cornacchie di Corte, con il diritto di mangiare tutto quello che avanza in cucina? "
Entrambe le Cornacchie s'inchinarono e scelsero l'impiego fisso: pensavano alla vecchiaia e conclusero che era un bene avere qualcosa per i giorni bui, come si suol dire.
Il Principe si alzò dal suo letto e vi fece dormire Gerda, di più non poteva fare. Lei giunse le manine e pensò: 'Quanti uomini e animali di buon cuore esistono al mondo!', e così chiuse gli occhi e dormì tranquillamente. I sogni ricominciarono a volteggiarle intorno e, questa volta, rassomigliavano agli angeli del Signore: trascinavano una piccola slitta dove sedeva Kay che la salutava. Ma era solo un sogno, e sparì non appena Gerda si risvegliò.
Il giorno dopo, fu rivestita da capo a piedi di seta e di velluto, e le venne offerto di rimanere al castello e vivere fra gli agi, ma lei chiese solo una piccola carrozza con un cavallo ed un paio di stivaletti così da poter viaggiare di nuovo nel vasto mondo in cerca di Kay.



Birmingham C.


Le donarono un paio di stivaletti e un manicotto e abiti eleganti, e, giunto il momento della partenza, si fermò davanti al portone una carrozza di oro zecchino - con lo stemma del Principe e della Principessa - che riluceva come una stella; il postiglione, i servitori, e i valletti a cavallo - perché c'erano anche i valletti a cavallo! - avevano in testa corone d'oro. Il Principe e la Principessa aiutarono la piccola a montare in carrozza e le augurarono ogni bene. La Cornacchia del bosco, fresco sposo, la seguì per le prime tre miglia: sedeva accanto a lei perché non sopportava di viaggiare dietro. L'altra Cornacchia rimase sul portone e sbatteva le ali: non li poté seguire perché soffriva di mal di testa da quando aveva un impiego fìsso e troppo da mangiare. Nella carrozza trovarono croccanti di zucchero, e, sul sedile, frutta e panpepato.
"Addio! Addio!" gridarono il Principe e la Principessa, e la piccola Gerda pianse, e anche la Cornacchia pianse. Dopo le prime miglia, anche la Cornacchia del bosco la salutò e questo fu il congedo più doloroso. Volò via, in alto, su un albero, e sbatté le ali nere finché potè scorgere la carrozza, che luccicava come il sole.



Pavel Tatarnikov




Fine Terza Parte


Traduzione
Mab's Copyright


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