P.J. Lynch
Frattanto, la nebbia e l'oscurità si erano talmente infittite che uomini muniti di torce correvano per le strade proponendosi come guide alle carrozze. L'antica torre di una chiesa, la cui arcigna vecchia campana soleva sbirciare furtivamente verso Scrooge dalla sua arcata gotica, divenne invisibile e prese a suonare le ore e i quarti d'ora avvolta nelle spirali di nebbia, e ogni rintocco si prolungava in una vibrazione simile ad un tremolio, come se i denti le battessero per il freddo.
Il getto della fontanella negletta intirizzì astiosamente, trasformandosi in misantropo ghiaccio. Le luci delle botteghe, dove i rami di agrifoglio crepitavano al calore delle luminarie delle vetrine, arrossavano le facce pallide dei passanti. Le esposizioni dei pollaioli e dei salumieri erano letteralmente delle esposizioni: uno spettacolo grandioso, tanto da parere
impossibile che la volgarità del comprare e del vendere potesse averci a che fare.
Il Lord Mayor [1], nella possente roccaforte di Mansion House [2], impartiva ordini a cinquanta tra cuochi e domestici perché allestissero un Natale all'altezza della magione del Lord Mayor, e persino il piccolo sarto, da lui multato di cinque scellini il lunedì precedente per aver vagabondato ubriaco e in vena d'attaccar briga, mescolava con energia il pudding dell'indomani nella sua soffitta, mentre la sua sposa mingherlina si affrettava ad uscire con il bambino per comprare un pezzo di manzo.
E si addensava la nebbia e incrudeliva il gelo! Un gelo che pungeva, che tagliava, che mordeva. Se il buon St. Dunstan, tralasciando le sue armi consuete [3], avesse accarezzato il naso del Maligno con un assaggio di quel tempo da lupi, non c'è alcun dubbio che gli avrebbe cavato possenti ululati.
Il proprietario di un misero nasetto, rosicchiato dal gelo come un osso dai cani, sostò davanti alla porta dell'ufficio di Scrooge per omaggiarlo con un canto di Natale, ma aveva appena intonato:
Che Dio vi benedica, o buon signore,
E che nulla vi arrechi turbamento
che Scrooge, afferrato il righello, uscì con tale furia che il cantore scappò terrorizzato, lasciando quella porta alla nebbia e al gelo, che, certo, le erano più congeniali.
Birmingham C.
E, finalmente, arrivò l'ora di chiusura. Scrooge scese malvolentieri dal suo sgabello, un tacito segnale per il commesso nella sua cisterna che spense subito la candela con un soffio e si mise il cappello.
"Immagino che vi aspettiate di avere l'intera giornata libera domani", disse Scrooge.
"Se così vi aggrada, signore".
"Non mi aggrada e non è giusto. Se trattenessi mezza corona dal vostro salario, scommetto che riterreste di aver subito un'ingiustizia, vero?"
Il commesso abbozzò un sorriso.
"Eppure - proseguì Scrooge - non ritenete che sia io a subire un'ingiustizia dal momento che sborso il salario di una intera giornata senza che lavoriate".
Il commesso gli fece osservare che accadeva solo una volta l’anno.
"Una ben misera scusa per mettere le mani nelle tasche d’un uomo ogni venticinque dicembre! - disse Scrooge abbottonandosi il pesante cappotto fino al mento - Ma suppongo che è così che dev'essere. Mi aspetto che dopodomani siate qui in anticipo!"
Il commesso promise, e Scrooge se ne andò mugugnando. Detto fatto, chiuso in un batter d'occhio l'ufficio, il commesso, con i lembi del fazzolettone bianco che gli penzolavano fin sotto alla cintola (poiché non poteva vantare il possesso di un pastrano), si lasciò scivolare una ventina di volte dietro una sfilza di monelli giù per Cornhill, sul selciato ghiacciato, in onore della vigilia di Natale, e poi si precipitò a casa sua, a Camden Town, per giocare a mosca cieca.
Scrooge consumò la consueta malinconica cena nella consueta malinconica locanda. Dopo aver sfogliato i giornali ed aver ingannato il tempo sul suo registro contabile fino all'ora in cui usava andare a dormire, si avviò verso casa.
Abitava in una sfilata di stanze, un tempo proprietà del socio defunto, in un edificio cupo e desolato in fondo ad una stradina con cui sembrava non avere nulla a che fare.
P.J.Lynch
Si poteva quasi immaginare che quel caseggiato fosse capitato lì da bambino giocando a nascondino con le altre case e che non avesse più ritrovato la via per uscirne. E ormai s’era fatto vecchio, e ormai era diventato tetro e solitario poiché non ci abitava che Scrooge, dal momento che le altre stanze erano state affittate come uffici. E il vicolo era così buio che lo stesso Scrooge, che ne conosceva a menadito ogni pietra, era costretto a procedere a tentoni.
La nebbia e la brina erano quasi un tutt'uno con il portone vecchio ed annerito della casa, come se il Genio delle Intemperie se ne stesse in permanenza seduto sulla soglia, assorto in cupe elucubrazioni.
Ora, è un fatto che il batacchio della porta non avesse niente di speciale, a parte le ragguardevoli dimensioni. Ed è un fatto che Scrooge, da quando abitava lì, lo avesse visto mattina e sera. Inoltre, è incontestabile che Scrooge, come qualsiasi altro affarista della City, fosse scarsamente dotato di quella che chiamiamo immaginazione. Si tenga presente, inoltre, che Scrooge non aveva dedicato un solo pensiero al vecchio, defunto Marley, dopo averne ricordato, nel pomeriggio, il settimo anniversario della morte. Ciò detto, qualcuno mi spieghi - se può - come accadde che Scrooge, infilata la chiave nella toppa, vide nel batacchio, da un momento all’altro, senza graduali trasformazioni, il viso di Marley. Il batacchio era il viso di Marley.
Carter Goodrich
E non era, come tutti gli altri oggetti nel vicolo, avviluppato dalla nebbia, ma emanava un suo fosco chiarore, come un astice andato a male in una buia dispensa. Non sembrava arrabbiato o feroce: guardava Scrooge come Marley soleva guardarlo, e i suoi occhiali spettrali erano appoggiati sulla sua fronte da spettro. I capelli erano stranamente sollevati, come agitati da una brezza o da un getto di aria calda; i suoi occhi, benché sgranati, erano del tutto immobili, il che, unito al colore livido della faccia, suscitava un indicibile orrore, ma quell’orrore non apparteneva al viso in sé o alla sua espressione, e pareva fuori dal suo controllo.
Scrooge si fermò e fissò il fenomeno finché il batacchio non ritornò ad essere un semplice batacchio.
Dire che Scrooge non avesse avuto un soprassalto o che non avesse avvertito un tuffo al cuore sarebbe una menzogna. Tuttavia, afferrò nuovamente la chiave, la girò con forza nella toppa, entrò e accese la candela.
Prima di rinserrare il portone, ebbe un attimo di esitazione, e si piegò cautamente a osservarlo sul retro, quasi temesse di restare pietrificato dalla visione del codino di Marley spenzolante nella corte. Ma non c’era nulla, se non le viti e i dadi che reggevano il batacchio. "Puah!Puah!" disse Scrooge, e sbattè il portone.
Il tonfo rimbombò per tutta la casa come un tuono. Pareva che ogni stanza di sopra, e ogni botte giù nella cantina del commerciante di vini ne rimandassero l'eco con una sonorità del tutto peculiare. Ma Scrooge non era il tipo d'uomo che si lasciasse spaventare dagli echi. Mise il paletto al portone, attraversò la corte, e salì su per le scale senza affrettarsi, smoccolando la candela.
Innocenti R.
Magari mi rammenterete le ampie gradinate di un tempo per le quali poteva passare un tiro a sei, ma io vi dico che per la scalinata di Scrooge poteva salire un carro funebre, anche per traverso - col timone verso il muro e lo sportello verso la balaustra, e senza alcuno sforzo. Di spazio ce n'era d'avanzo. E forse fu per questo che Scrooge si immaginò di vederlo davvero un carro funebre che lo precedeva nell'oscurità. Una mezza dozzina di lampioni a gas avrebbero illuminato a malapena quell'antro tenebroso: immaginatevi un po' l'efficacia del misero mozzicone di candela di Scrooge, ma Scrooge continuava a salire senza curarsene affatto: il buio è senz'altro economico, e a Scrooge piaceva.
P.J. Lynch
Però, prima di chiudersi alle spalle la porta massiccia, ispezionò una per una tutte le stanze per controllare che ogni cosa fosse a posto. Ed è molto probabile che a questa precauzione non fosse estranea la confusa visione di una certa faccia occhialuta.
Salotto, camera, ripostiglio: tutto era come doveva essere. Nessuno sotto la tavola, nessuno sotto il divanetto, un misero fuocherello dietro la grata del caminetto, tazza e cucchiaino pronti, il pentolino con la pappa d'avena sul fornelletto (Scrooge aveva un'infreddatura di testa). Nessuno sotto il letto, nessuno nello stanzino da bagno, nessuno nella veste da camera, che pendeva dalla parete drappeggiata in certe pieghe sospette.
Rackham A.
Nel ripostiglio, nulla d'insolito. Un vecchio parafuoco, un vecchio paio di scarpe, due cestelli per il pesce, un lavabo a tre gambe e un paio di molle.
Soddisfatto, chiuse la porta, ma con una doppia mandata, il che non rientrava nelle sue abitudini. Convinto d'aver preso tutte le precauzioni contro ogni evenienza, si tolse la cravatta, s'infilò la veste da camera, le pantofole e il berretto da notte, e sedette davanti al fuoco per prendere il suo decotto.
Un fuoco ben misero per una simile notte che lo obbligò a faticare non poco prima di riuscire a cavare da quella manciata di combustibile una minima sensazione di tepore. Il caminetto decrepito era stato costruito chissà quanti anni prima da qualche mercante olandese ed era tutto ricoperto da mattonelle invetriate alla moda olandese con raffigurazioni di personaggi biblici: schiere di Caini e di Abeli, di figlie di Faraoni, di regine di Saba, di messaggeri celesti che scendevano per i cieli sopra nuvole simili a piumini da letto, Abrami, Baldassarri, Apostoli che navigavano in altrettante salsiere, centinaia di figure che meritavano di attrarre la sua attenzione. Tuttavia, il viso di Marley, morto da sette anni, veniva come la verga del profeta ad annullare ogni altra cosa. Se ognuno di quei mattoni invetriati fosse stato bianco e in grado di riprodurre una figura tratta da un frammento dei suoi pensieri, sarebbero comparse senza dubbio altrettante facce del vecchio Marley.
"Stupidaggini!", disse Scrooge, e prese a passeggiare su e giù per la stanza
Dopo un po', tornò a sedere. Appoggiando il capo all'indietro sulla spalliera della poltrona, gli cadde lo sguardo su di un campanello in disuso, che, per qualche oscura ragione, comunicava con una stanza in cima alla casa. Con suo grande sgomento, con un terrore a lui sconosciuto, inesplicabile, vide quel campanello oscillare. Dapprima, oscillò appena, tanto da emettere un suono quasi impercettibile, ma, subito dopo, squillò con violenza e tutti i campanelli della casa risposero a quello squillo prepotente.
Durò un minuto, forse mezzo minuto, ma gli parve che durasse un’ora. Tutti i campanelli tacquero all'unisono e d'improvviso, così come avevano cominciato. Quindi, a quello scampanellio seguì un clangore di ferraglia che sembrava provenire dalle profondità del sottosuolo, come se qualcuno trascinasse una catena fra le botti della cantina del commerciante di vini. Scrooge rammentò di aver sentito dire che, nelle case infestate, gli spettri sono soliti trascinare catene.
La porta della cantina si spalancò con gran frastuono; Scrooge sentì il rumore farsi più forte: saliva dal pianterreno; poi, eccolo su per le scale; ed infine veniva diritto verso la sua porta.
"Son tutte stupidaggini! - disse Scrooge - Non ci credo!".
Cambiò colore, però, quando lo spettro attraversò la porta massiccia ed entrò nella stanza, sotto i suoi occhi. In quello stesso istante, la fiamma morente ebbe un guizzo come a voler dire: "Lo riconosco! È lo spettro di Marley!", e, subito, tornò ad affievolirsi.
[1] Il Sindaco di Londra
[2] La residenza ufficiale del Sindaco di Londra.
[3] Uno dei Santi più famosi della tradizione inglese. Leggenda vuole che abbia lottato contro il Maligno e che gli abbia afferrato il naso con un paio di tenaglie incandescenti.
Traduzione e Note: Mab's Copyright
La prima parte è Qui.
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