giovedì 12 dicembre 2013

Il Monte degli Elfi, H.C.Andersen, Traduzione Mia

rosse lucertole guizzavano tra le fenditure di un vecchio albero: si comprendevano benissimo tra loro, poiché parlavano tutte il linguaggio delle lucertole.
"Quanto ronzare e rimbombare dal vecchio Monte degli Elfi! - esclamò una - Sono ben due notti che non chiudo occhio; è proprio come se avessi il mal di denti, poiché anche in quel caso non dormo!"
"Sta succedendo qualcosa là dentro! - aggiunse un'altra lucertola - Il Monte si solleva su quattro paletti rossi e resta così fino al canto del gallo, per arearsi ben bene, e le fanciulle degli Elfi hanno imparato nuove danze. Sta succedendo qualcosa!"
"È vero! Ho parlato con una mia vecchia conoscenza - disse una terza lucertola - un lombrico appena arrivato dal Monte, dove aveva scavato nella terra giorno e notte. Ha sentito parecchie cose; quel povero animale non ci vede affatto, ma può strisciare in giro e ascoltare. Aspettano ospiti al Monte degli Elfi, ospiti di rango, ma il lombrico non vuole dire chi siano... o forse non lo sa! Tutti i fuochi fatui sono stati chiamati per il corteo danzante alla luce delle fiaccole, e l'oro  e l'argento di cui il Monte è ricolmo saranno esposti al chiaro di luna per una bella lucidata!"



Froud B.



"Chissà chi saranno gli ospiti? - si chiesero le lucertole - Che cosa staranno preparando? Sentite che ronzio! E che brusio!"
In quel mentre, il Monte degli Elfi si aprì ed una vecchia donna degli Elfi, con un largo buco nella schiena, ne uscì tutta arzilla. Era la governante del Re degli Elfi, nonché sua lontana parente, e aveva un cuore di ambra sulla fronte. Le sue gambe si muovevano eleganti, tip, tip! E come erano agili! E scese fino al mare, dov'era l'airone notturno.
"Lei è invitato al Monte degli Elfi per questa notte - disse - ma, prima, dovrebbe farmi un gran favore: occuparsi degli inviti. Deve pur far qualcosa, dal momento che non ha una grande casa da mandare avanti come me! Verranno ospiti molto distinti, maghi potenti, e il vecchio Re degli Elfi vuole fare le cose in grande!"
"Chi devo invitare?" chiese l'airone.
"Al gran ballo può venire chiunque, persino gli Uomini, se sanno parlare nel sonno o fare qualsiasi altra cosa che abbia a che fare con noi. Ma per il banchetto c'è una rigida selezione: sarà riservato solo agli ospiti di rango. Io stessa ho discusso con il Re perché non voleva che fossero invitati gli Spettri. Il Merman e sua figlia devono essere invitati per primi; non amano trattenersi troppo all'asciutto, ma avranno certamente almeno una pietra umida su cui stare, se non qualcosa di meglio. Così, penso che, questa volta, non rifiuteranno l'invito.
Devono anche esserci tutti i vecchi Dèmoni di prima classe, con la coda, e i Goblins e gli Imps, e poi credo che non dovremo dimenticare il Death-Horse, il Grave-Pig e il Church Dwarf. È vero che hanno a che fare con la Chiesa e non sono propriamente annoverati tra la nostra gente, ma, d'altra parte, non fanno che il loro dovere, e poi siamo quasi parenti e ci fanno spesso visita!"
"Bra!" stridette l'airone, e se ne volò via per consegnare gli inviti.
Le fanciulle degli Elfi già danzavano sul Monte, nei loro lunghi scialli intessuti di nebbia e chiaro di luna: erano graziosissime, per chi ama quel genere di bellezza. La grande sala centrale era stata pulita con estrema cura; il pavimento era stato lavato con il chiaro di luna, e le pareti lucidate con grasso di strega, e ora brillavano come petali di tulipani inondati di luce. La cucina straripava di rane allo spiedo, pelli di serpi farcite di dita di bambini, insalata di semi di funghi, musi di topo, e cicuta; c'era la birra della Donna della Palude e il vino fermentato con il salnitro delle tombe. Le portate erano raffinate; chiodi arrugginiti e frammenti di vetrate delle chiese per dessert.
Il vecchio Re degli Elfi fece lucidare la corona d'oro con polvere di gesso; era il gesso usato dagli studenti liceali ed era stato diffìcile trovarlo, persino per il Re! Nella camera da letto, le cortine erano state raccolte e fissate con saliva di serpe. C'era proprio un gran trambusto!
"Adesso bisogna bruciare crine di cavallo e setole di maiale, poi credo di aver terminato il mio compito" esclamò la governante.
"Caro padre - chiese la figlia minore - posso sapere finalmente chi sono gli ospiti di riguardo?"
"Certo! - rispose il Re - Ora te lo dico. Due delle mie figlie devono tenersi pronte a sposarsi poiché le concederò certamente in moglie: il vecchio Troll della Norvegia, (che abita sull'antica montagna di Dovre e possiede molti castelli costruiti con grandi rocce e lastre di pietra, ed una miniera d'oro che vale molto più di quanto si creda!), viene quaggiù con i suoi due figli, che devono trovar moglie. Il vecchio Troll è proprio un buon gentiluomo norvegese, onesto e diretto, allegro e alla mano; l'ho conosciuto tanto tempo fa, e, allora, brindavamo in buona compagnia. Era venuto a cercar moglie; adesso è morta, era la figlia del Re delle Montagne gessose di Moen. S'è preso una moglie di gesso, come suol dirsi! Oh, che voglia di rivedere il vecchio Troll norvegese! Si dice che i figli siano maleducati e presuntuosi, ma può darsi che non sia vero, o che migliorino con il tempo. Vediamo se li saprete mettere in riga voi!"



Bauer J.



"Quando arrivano?" chiese una figlia.
"Dipende dal tempo e dal vento - rispose il Re degli Elfi - Viaggiano in economia. Verranno non appena passerà una nave. Io volevo che sorvolassero la Svezia, ma il vecchio non ha accettato il mio consiglio: non è al passo con i tempi, cosa che non approvo!"
In quel mentre giunsero saltellando due fuocherelli fatui, ma uno era più veloce e, naturalmente, arrivò primo, gridando: "Eccoli! Eccoli!".
"Datemi la corona e mettetemi al chiaro di luna!" disse il Re degli Elfi.
Le figlie sollevarono i lunghi scialli e si inchinarono fino a terra. Ed ecco il vecchio Troll di Dovre, con una corona di zampilli di ghiaccio indurito e pigne d'abete ben lucidate, una pelliccia d'orso e un bel paio di grandi e confortevoli stivali; i figli invece erano senza colletto né bretelle perché volevano sembrare due tipi tosti.
"Questa sarebbe una montagna? - chiese il più giovane indicando il Monte degli Elfi - In Norvegia la chiameremmo una caverna!"
"Ragazzi! - li rimbrottò il vecchio - la caverna va in dentro, il monte sporge in fuori. Non avete gli occhi?"
L'unica cosa che li sorprendeva in quel luogo - osservarono - era il fatto di comprendere la lingua senza difficoltà.
"Fate attenzione - rispose il vecchio - o finiranno per pensare che non siete stati tirati su come si deve."



Bauer J.



Ed entrarono nel Monte degli Elfi, dove si era riunita una compagnia molto distinta, giunta in un batter d'occhio, come trasportata da un soffio di vento. Per ognuno era stato apparecchiato con molto buon gusto. Quelli del popolo del mare sedevano in grandi vasche d'acqua, e affermavano di sentirsi come a casa propria.
Tutti erano molto ben educati, eccetto i due giovani troll norvegesi, che avevano piazzato le gambe sul tavolo e credevano di potersi permettere qualunque cosa.
"Giù le gambe dal tavolo!" gridò il vecchio Troll, e i figli gli obbedirono, ma senza fretta. Fecero poi il solletico alla loro vicina di tavolo con delle pigne d'abete che avevano in tasca, e si levarono gli stivali per stare più comodi, dandoli in custodia alle donne. Il padre invece, il vecchio Troll, era proprio di tutt'altra pasta: descriveva così bene le fiere montagne della Norvegia, le cascate che precipitano bianche di schiuma, risuonando come un organo o come il tuono! Raccontava del salmone che risale la corrente, quando l'Ondina suona la sua arpa d'oro, delle luminose notti invernali durante le quali tintinnano le sonagliere, e i ragazzi corrono sul ghiaccio con le torce accese, e il ghiaccio è così trasparente che i pesci sotto di loro si spaventano. Sì, sapeva proprio raccontare! Tanto che i suoi ascoltatori vedevano e sentivano le cose che menzionava: le segherie sembravano funzionare davvero, i ragazzi e le ragazze cantavano le canzoni e danzavano i balli popolari tipici della valle di Halling. Ad un tratto, il vecchio Troll diede un bacio alla governante degli Elfi, un bacione schioccante, e non erano affatto parenti!
Le fanciulle del Monte degli Elfi cominciarono a danzare, sia nel solito modo, che battendo un piede, e sapevano eseguire questo genere di danza alla perfezione. Poi, ciascuna si esibì in un assolo. Però! Come sapevano allungare e tendere le gambe: non si distingueva più quali fossero le braccia e quali le gambe, quando ballarono tutte insieme, si mescolavano, ruotando come trucioli di segatura per tutta la sala, e piroettavano così vertiginosamente che al Death-Horse e al Grave-Pig venne il mal di mare, e se ne andarono fuori.
"Basta! - esclamò il vecchio Troll - quante gambe! Ma che cosa sanno fare oltre danzare, allungare le gambe e fare piroette?"



Froud & Lee



"Adesso lo saprai!" rispose il Re degli Elfi, e chiamò la più giovane delle sue figlie; era così snella! Trasparente come il chiaro di luna, certamente la più raffinata e leggiadra tra le sorelle; mise in bocca un piccolo legnetto bianco e immediatamente scomparve: questa era la sua specialità. Il vecchio Troll disse di non apprezzare una moglie in grado di fare quella magia, e che, senza dubbio, i suoi figli la pensavano allo stesso modo. La seconda  figlia del Re sapeva sdoppiarsi come se avesse avuto l'ombra, cosa che gli Spiriti, notoriamente, non hanno. La terza era di un altro genere: aveva imparato l'arte nella birreria della Donna della Palude, e sapeva lardellare i tronchi di ontano con le lucciole.
"Questa diventerà proprio un'ottima donna di casa!", commentò il vecchio Troll e si complimentò strizzandole l'occhio, invece di brindare alla sua salute, poiché non voleva bere troppo.
Poi giunse la quarta figlia con una grande arpa d'oro su cui cominciò a suonare, ma, non appena ebbe toccato la prima corda, tutti sollevarono una gamba, la sinistra, dato che gli Spiriti sono mancini, e, quando fece vibrare la seconda corda, tutti furono costretti a fare ciò che voleva lei.
"Questa è una moglie pericolosa!" disse il vecchio Troll, e i suoi due ragazzi uscirono dal Monte, annoiati.
"Cosa sa fare la prossima?" chiese il Troll.
"Io ho imparato tutto sui Norvegesi - esclamò lei - e non mi sposerò se non andrò a vivere in Norvegia!"
Ma la sorella più giovane sussurrò al vecchio Troll: "Dice così solo perché ha sentito in una canzone norvegese che, quando il mondo finirà, le montagne norvegesi resteranno al loro posto, come monumenti: è per questo che vuole andare lassù, perché ha tanta paura di affogare."
"Oh, oh! - rispose il vecchio Troll - la pensa così?! E cosa sa fare la settima e ultima fanciulla?"
"Prima c'è la sesta" gli disse il Re degli Elfi, che sapeva contare; ma la sesta non volle presentarsi.
"Io so solamente dire la verità - rispose - a nessuno importa di me, e sono già abbastanza indaffarata a cucire il sudario per la mia sepoltura!"
Poi arrivò la settima e ultima figlia; che cosa sapeva fare? Sapeva raccontare delle storie, tante quante ne voleva.
"Ecco le mie cinque dita - le disse il vecchio Troll - Raccontami una storia per ogni dito."
La figlia del Re lo afferrò per il polso e lo fece ridere fin quasi a strozzarsi. Quando poi arrivò all'anulare, che era ornato da un anello d'oro, come se già sapesse che ci sarebbe stato un fidanzamento, il vecchio Troll esclamò: "Tienlo ben stretto: la mia mano è tua. Voglio prenderti in moglie."
La fanciulla rispose che mancavano ancora le storie dell'anulare e del mignolo! "Le ascolteremo quest'inverno - rispose il vecchio Troll - e ci racconterai la storia dell'abete, della betulla, e storie di spettri e la storia del gelo che scricchiola! Dovrai raccontarle, poiché nessuno lo sa fare altrettanto bene lassù. Ci siederemo nelle stanze di pietra dove ardono i ciocchi di legna, berremo l'idromele dai corni d'oro degli antichi re norvegesi -  l'Ondina me ne ha regalato qualcuno! Mentre saremo là seduti, verrà a trovarci il Nix, che canterà per noi le canzoni delle pastorelle. Sarà molto divertente! Il salmone salterà sulla cascata rimbalzando proprio contro le mura di pietra, ma non riuscirà a entrare! Vedrai come si sta bene nella vecchia e cara Norvegia! Ma dove sono finiti i ragazzi?"
Dov'erano finiti i due ragazzi? Correvano per i campi, e spegnevano i fuochi fatui, che stavano arrivando tutti allegri per la fiaccolata.
"Che combinate?! - esclamò il vecchio Troll - io ho trovato una madre per voi, ora voi potete prendervi in moglie una delle nuove zie!"
Ma i ragazzi dissero che avrebbero preferito tenere un discorso o brindare alla compagnia, poiché a sposarsi non ci pensavano proprio. Perciò tennero un discorso, brindarono alla salute dei presenti, e capovolsero il bicchiere per dimostrare che avevano bevuto fino in fondo; poi si tolsero i vestiti e si stesero sul tavolo per dormire, come se fossero in casa propria. Il vecchio Troll danzò per la stanza con la sua giovane sposa; poi si scambiarono gli stivali, il che è molto più fine che scambiarsi gli anelli.
"Canta il gallo!- esclamò la vecchia donna degli Elfi che badava alla casa - Bisogna chiudere gli scuri, per evitare che il sole ci arrostisca!"
E così il Monte si richiuse. Fuori, le lucertole correvano su e giù lungo le fenditure del vecchio albero, e una disse: "Oh, come mi piace il vecchio Troll norvegese!"
"A me piacciono di più i ragazzi!", ribattè il lombrico, ma lui non ci vedeva, poveretto!



Froud e Lee



Traduzione: Mab's Copyright

Nota: l'ho tradotta, (senza alcuna pretesa di scientificità, come sempre), da una versione inglese e in Inglese ho mantenuto i nomi delle "creature".

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