domenica 19 ottobre 2014

La Vergine Malvina, Grimm n.198, Traduzione Mia

'era una volta un Re. E questo Re aveva un erede che aveva chiesto la mano della figlia di un potentissimo Monarca. La Principessa veniva chiamata la vergine Malvina, ed era di straordinaria bellezza. Purtroppo, suo padre progettava di darla in sposa ad un altro pretendente, e rifiutò il Principe. Ma  i due giovani si amavano con tutto il cuore e non intendevano rinunciare l'uno all'altra.
Così, Malvina andò dal padre e gli disse:
"Non sposerò altri che lui!".
Allora il padre montò su tutte le furie, ordinò che venisse costruita un'alta torre oscura, in cui non penetrasse mai un raggio di sole o di luna, e, quando fu ultimata, disse alla figlia:
"Rimarrai chiusa qui dentro per sette anni, allo scadere dei quali, verrò in persona ad accertarmi che la tua ostinazione sia piegata"
Poi, nell'alta torre furono stipati cibo e acqua in quantità sufficiente per la durata della prigionia, e la Principessa e la sua cameriera vi furono condotte e murate vive, senza più toccare la nuda terra né vedere il cielo, e, per quei lunghissimi sette anni, sedettero nell'oscurità, senza mai accorgersi se fosse notte o giorno chiaro.
Il Principe non faceva che aggirarsi intorno all'alta torre oscura, chiamando la sua innamorata per nome, ma le impenetrabili mura non lasciavano passare il suono della sua voce.
Che altro potevano fare le povere fanciulle se non piangere e lamentarsi?


Rackham A.


Passarono gli anni, e, dalla scarsa quantità delle provviste di cibo e di acqua, capirono che la liberazione era vicina, tuttavia, non udivano colpi di martello provenire dall'esterno, e neanche la più piccola pietra della torre veniva rimossa.
Poiché non rimaneva loro che un'esigua scorta di cibo, e temevano d'essere state dimenticate e, quindi, destinate ad una fine atroce, la vergine Malvina disse alla sua compagna:
"Non ci resta altro da fare che tentare di aprirci un passaggio nel muro".
Prese il coltello del pane, ed incominciò a scavare nella malta, nel tentativo di scalzare una pietra, e, quando non ebbe più forze, la cameriera scavò al posto suo. Con grandissima fatica, riuscirono a svellere una pietra, poi una seconda, poi un'altra ancòra, e, dopo tre giorni, il primo raggio di luce fendette l'oscurità. Finalmente, allargarono l'apertura nel muro tanto da poter guardare fuori.
Il cielo era di un magnifico azzurro, e una fresca brezza accarezzò loro il volto, ma che spettacolo desolato si offrì ai loro occhi!  Del castello paterno non erano rimaste altro che rovine, e la città e i villaggi erano stati distrutti con il fuoco, e i campi tutt'intorno erano sconvolti e devastati, né si vedeva un essere umano. Quando la breccia nel muro fu abbastanza larga, le fanciulle sgusciarono fuori dalla torre. Ma il nemico aveva devastato città e villaggi e massacrato l'intera popolazione: che potevano fare se non lasciare quei luoghi desolati?
Così si misero in cammino,  e non trovarono mai un tetto sotto cui rifugiarsi, né qualcuno che donasse loro un tozzo di pane, e furono costrette a nutrirsi di ortiche per non morir di fame.


Scevola de G.


Cammina cammina, entrarono in un altro Regno. Cercarono un lavoro, anche il più umile, ma non ricevettero che rifiuti e nessuno ebbe pietà di loro. Infine, giunsero in una grande città, e cercarono un lavoro presso il Palazzo Reale, ma le scacciatono anche da lì. Un giorno, un cuoco ne ebbe pietà e le prese come sguattere.
Il figlio del Re era proprio l'antico fidanzato della vergine Malvina. Il padre gli aveva destinato un'altra sposa, brutta in volto e d'animo. Alla vigilia delle nozze, era arrivata a Palazzo la promessa sposa, ma, a causa della sua grande bruttezza, non usciva dalle sue stanze e a nessuno era permesso avvicinarla: soltanto la vergine Malvina fu ammessa alla sua presenza, perché le era stato ordinato di recarle i pasti dalle cucine.
Giunto il momento di recarsi in Chiesa, la sposa si vergognò della sua bruttezza, e, temendo che, in strada, il popolo la prendesse in giro e la deridesse, disse a Malvina:
"Sappi che ti è toccata una grande fortuna: mi sono rotta un piede e non posso camminare. Tu indosserai l'abito nuziale e ti presenterai in chiesa al posto mio: non potrebbe capitarti onore più grande!".
Ma la vergine Malvina rifiutò, dicendo che non poteva accettare un onore a cui non aveva diritto. Dopo aver tentato inutilmente di comprare il suo consenso offrendole una quantità d'oro, la sposa, infuriata, gridò:
"Se non ubbidirai, perderai la vita: una mia parola e la tua testa rotolerà!"
E così la vergine Malvina fu obbligata ad indossare la magnifica veste nuziale e gli sfolgoranti gioielli della sposa.
Il suo ingresso nella Sala del Trono provocò stupore e ammirazione, e il Re disse al figlio:
"Ecco, questa è la sposa che ho scelto per te e che condurrai all'altare."
Lo sposo, colpito dalla sua grande bellezza, pensò: ' Se non sapessi che la mia vergine Malvina è da anni prigioniera nella torre, e, forse, a quest'ora, è morta, giurerei che sia lei in persona! '


Ethel Leontine Gabain


La prese per mano e la condusse in chiesa.
Lungo la strada, c'era una pianticella di ortica, e la sposa disse:
"O pianticella d'ortica, tu, pianticella di ortica! Un tempo, né lessata né arrostita, ma amara e cruda ti ho colta e ti ho mangiata!"
"Cosa hai detto?", chiese il Principe.
"No, niente, niente - rispose - pensavo alla vergine Malvina."
Lo sposo si meravigliò che la sua promessa conoscesse la vergine Malvina, ma tacque. Quando arrivarono in prossimità del cimitero, la sposa disse ancora:
"Ti prego, strada, non sprofondare, anche se non è la vera sposa quella che senti arrivare!"
"Cosa hai detto?", chiese il Principe.
"No, niente, niente -  rispose - pensavo alla vergine Malvina."
"Come? La conosci?".
"No, come potrei? Ne ho sentito parlare."
Giunta sulla soglia della chiesa, la sposa disse ancora:
"O porta, non crollare anche se non è la vera sposa quella che vedi entrare!"
"Cosa hai detto?", chiese il Principe.
"No, niente, niente. Pensavo alla vergine Malvina."
Il Principe prese una collana di inestimabile valore e gliela mise al collo. Gli sposi entrarono in chiesa, e, sull'altare, il sacerdote unì le loro mani e li dichiarò marito e moglie.
Sulla via del ritorno, la vergine Malvina non disse una parola. Salita in gran fretta nella camera nuziale, si tolse le ricche vesti ed i gioielli e indossò nuovamente i suoi stracci: ma tenne per sé la preziosa collana che le aveva donato il Principe.
Al calar della notte, la vera sposa fu condotta nella stanza nuziale, e  non alzò il velo che le nascondeva il volto, perché lo sposo non si accorgesse dell'inganno. Appena furono lasciati soli, il Principe le chiese:
"Che cosa hai detto alla pianticella d'ortica lungo la strada?"
"Una pianticella di ortica? - si stupì lei - io non parlo mica con le ortiche!"
"Se all'ortica non hai parlato, non sei la donna che ho sposato!", ribattè il Principe.
La sposa si spaventò e disse:
"Aspetta! Chiederò alla mia serva, che è la custode dei miei pensieri."
Quindi, si precipitò dalla vergina Malvina e le chiese:
"Cosa hai detto alla pianticella di ortica lungo la strada?"
E la fanciulla rispose:
"Ho detto soltanto:O pianticella d'ortica, tu, pianticella di ortica! Un tempo, né lessata né arrostita, ma amara e cruda ti ho colta e ti ho mangiata!"


Hughes A.



La sposa tornò dal Principe e gli disse:
"Adesso ricordo cosa ho detto all'ortica." e ripeté esattamente le parole che aveva appena appreso dalla vergine Malvina.
Poco dopo, il Principe le chiese:
"Cosa hai detto alla strada per il cimitero?"
"Alla strada? Io non parlo con le strade."
"Se alla strada  non hai parlato, non sei la donna che ho sposato!"
Ed ella rispose ancora:
"Aspetta! Chiederò alla mia serva, che è la custode dei miei pensieri."
E si precipitò dalla vergine Malvina e le chiese:
"Cosa hai detto alla strada per il cimitero?"
"Ho detto soltanto: 'Ti prego, strada, non sprofondare, anche se non è la vera sposa quella che senti arrivare!' "
"Questo ti costerà la vita!" gridò la sposa, e ritornò dal Principe, e gli disse:
"Adesso ricordo cosa ho detto alla strada", e ripeté esattamente le parole che aveva appena appreso dalla vergine Malvina.
"Cosa hai detto alla porta della chiesa?", la incalzò il Principe.
"Alla porta della chiesa? Io non parlo con le porte."
"Se alla porta  non hai parlato, non sei la donna che ho sposato!"
E così la sposa si precipitò fuori dalla camera e interpellò nuovamente la vergine Malvina.
"Ho detto soltanto, 'O porta, non crollare anche se non è la vera sposa quella che vedi entrare!' "
"Giuro che me la pagherai! Ti farò tagliare la testa!" gridò la sposa, pazza di rabbia, e corse dal Principe e gli ripetè le parole che aveva appena ascoltato.
"E dov'è la collana che ti ho donato in chiesa?"
"Che collana? Non mi hai regalato nessuna collana!"
"Ma se te l'ho allacciata io stesso! Se la collana non hai rammentato, non sei la donna che ho sposato!", disse il Principe, e  le strappò via il velo che le nascondeva il volto, e, quando vide la sua spaventosa bruttezza, fece un balzo indietro, e gridò: "Chi sei? Da dove vieni?"
"Sono io la tua sposa, ma avevo paura che mi deridessero per il mio aspetto e ho ordinato alla sguattera di indossare la mia veste nuziale e di recarsi in chiesa, in mia vece."
"Dov'è la ragazza? - chiese il Principe - Voglio vederla: va' a cercarla e portala qui."
Uscita dalla camera, la sposa ordinò ai servi di condurre la sguattera nella corte e di mozzarle la testa, poiché era una truffatrice. I servi l'afferrarono e tentarono di trascinarla al supplizio, ma la vergine Malvina invocò aiuto gridando forte: il Principe, udì le sue grida e accorse, scacciando i servi.
Guardandola alla luce, egli si accorse della collana che portava al collo e disse: "Tu sei la mia vera sposa, quella che ho condotto in chiesa e che ho sposato sull'altare. Vieni nella mia camera."


Greiffenhagen O.


Una volta soli, il Principe disse:
"Andando in chiesa, hai  nominato la vergine Malvina, che fu la mia promessa sposa. Se osassi sperare nell'impossibile, giurerei di vederla davanti a me poiché tu le assomigli come una goccia d'acqua."
"Sono io, sono la vergine Malvina, la tua fidanzata, e per amor tuo ho sopportato grandi dolori, imprigionata in quella torre oscura per sette lunghi anni, soffrendo fame e sete, e ho vissuto nella miseria: ma oggi torna a risplendere il sole su di me perché davanti al sacerdote c'ero io, e io sono stata dichiarata la tua legittima sposa."
E si baciarono, e vissero felici e contenti per il resto della loro vita.
La falsa sposa fu punita per la sua malvagità con il taglio della testa.
La torre in cui la vergine Malvina aveva vissuto prigioniera, rimase in piedi per molto molto tempo, e, ogni volta che i bambini passavano lì vicino, cantavano:

"Kling, Klang! Kling Klang!
Nella torre chi c'è?
C'è una Principessa:
Mai nessuno potrà vederla,
E il muro mai si romperà,
E la pietra mai si scalfirà.
Hans, Hans,
vestiti a festa e
corri via con me."


Grimm n.198, "Jungfrau Maleen".
Classificazione: Aa Th 870 [The Entombed Princess]
Traduzione: Mab's Copyright.

Il testo originale è nella Pagina: "Brüder Grimm".

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