Mark Summers
Lo stesso viso, proprio lo stesso. Marley. Con il suo codino, con il solito panciotto, le solite brache, e i soliti stivali le cui nappe si libravano nell'aria come il codino, le falde del soprabito e i capelli sul suo capo. La catena che si trascinava dietro era stretta intorno alla vita. Era lunga, gli si arrotolava intorno come una coda, ed era fatta - notò Scrooge, che adesso la osservava da vicino - di cassette di ferro, chiavi, lucchetti, libri mastri, documenti e pesanti borse di acciaio.
Il corpo di Marley era trasparente cosicché Scrooge vedeva, attraverso il panciotto, i due bottoni di dietro della giacca.
Scrooge aveva spesso sentito dire che Marley era un uomo senza visceri [1], ma soltanto adesso ci credeva davvero.
No, in realtà, non ci credeva davvero. Nonostante lo guardasse e riguardasse, lì, seduto di faccia a lui, e nonostante si sentisse agghiacciare da quegli immobili occhi da morto, nonostante fosse in grado di distinguere financo la trama del fazzoletto che teneva annodato intorno al viso - al quale, sulle prime, non aveva fatto caso - era incredulo e lottava contro i propri sensi.
"Beh, che significa? - chiese, caustico e freddo come sempre - Che vuoi da me?"
"Molto!"
La voce di Marley, senza alcn dubbio.
"Chi sei?"
"Domandami, piuttosto, chi fui".
"Bene, chi fosti? - disse Scrooge alzando la voce - Pignolo, per essere un'ombra..."[2].
"In vita, fui il tuo socio, Jacob Marley".
"Saresti in grado... Potresti sederti?", domandò Scrooge, dubbioso.
"Sì".
"Se è così, accomodati".
Trina Schart Hyman
Scrooge lo domandò per scoprire se uno spettro così evanescente fosse in grado di prendere una sedia; in caso contrario, ciò avrebbe potuto obbligarlo ad una spiegazione imbarazzante. Ma lo Spettro sedette di fronte a lui, dall'altra parte del caminetto, come se ci fosse avvezzo.
"Tu non credi in me ", osservò lo Spettro.
"No", rispose Scrooge.
"Che altra prova vorresti oltre quella fornita dai tuoi sensi?"
"Non lo so".
"Perché dubiti dei tuoi sensi?"
"Perché basta un nonnulla per alterarli. Una semplice indisposizione di stomaco è in grado di ingannarli. Tu potresti essere un pezzetto di manzo mal digerito, una punta di mostarda, una briciola di formaggio, un frammento di patata poco cotta. Qualsiasi cosa tu sia, in te c'è più dell'indigestione che dell'oltretomba [3]".
Scrooge non amava i giochi di parole, né, in cuor suo, ne sentiva il desiderio in quel frangente, ma, sforzandosi di essere brillante, cercava di distrarsi e di dominare il terrore poiché la voce dello Spettro lo agghiacciava fin nel midollo delle ossa.
Starsene lì seduto, fissando in silenzio quelle pupille vitree, significava correre incontro alla propria rovina. Scrooge lo capiva molto bene. Inoltre, c'era anche qualcos'altro di terribile: lo Spettro emanava un'atmosfera infernale. Scrooge non poteva sperimentarla, ma era indubbio che, nonostante lo Spettro fosse perfettamente immobile, i suoi capelli, le falde del suo soprabito, le nappe degli stivali si libravano nell'aria come se fossero mossi dall'alito caldo di un forno.
"Vedi questo stuzzicadenti?", disse Scrooge, tornando subito alla carica per la ragione che sappiamo, e volendo, anche solo per un istante, distogliere da sé lo sguardo di pietra del fantasma.
"Lo vedo", rispose lo Spettro.
"Ma se non lo guardi nemmeno!", disse Scrooge.
"Ciònonostante, io lo vedo", ribadì lo Spettro.
"Bene! - ribatté Scrooge. - Non devo far altro che inghiottirlo, e per il resto dei miei giorni sarei ossessionato da una legione di goblins, tutti partoriti dalla mia immaginazione. Stupidaggini, ti dico, son tutte stupidaggini!"
A queste parole, lo Spettro lanciò un grido orribile, e scosse la sua catena producendo un suono così lugubre e spaventoso che Scrooge dovette tenersi alla sedia per non cadere privo di sensi. E quale fu il suo orrore quando lo Spettro, come se l'aria della stanza lo soffocasse, si sciolse la benda mortuaria legata intorno al viso e la mandibola gli cascò sul petto!
Innocenti R.
Scrooge cadde sulle ginocchia, coprendosi il volto con le mani.
"Pietà! - esclamò. - Terribile apparizione, perché vuoi sconvolgermi così?"
"Uomo di poca fede! - rispose lo Spettro - Adesso credi in me o no?"
"Ci credo - balbettò Scrooge - non posso far altro che crederci. Ma perché mai gli spiriti vagano sulla terra, e perché vengono da me?"
"Ogni anima - riprese lo Spettro - quando è ancòra nel corpo di un uomo, deve girare tra i suoi simili, viaggiare in lungo e in largo, poiché, se non lo fa in vita, è condannata a farlo dopo la morte. È una tale maledizione errare sulla terra - oh, misero! - e vedere ciò che non posso condividere, ma che, quando ero in vita, avrei potuto condividere con gli altri guadagnandomi la felicità!"
E lo Spettro emise un altro terribile grido, scosse la sua catena e si torse le mani evanescenti.
"Sei incatenato - osservò Scrooge, tremando. - Perché?"
"Porto la catena che mi sono forgiato in vita - rispose lo Spettro - L'ho fatta io stesso, anello per anello, metro dopo metro; io stesso, di mia volontà, me ne avvolsi, di mia volontà la trascino. Ti suona così strano?"
Scrooge tremava sempre più forte.
"O, piuttosto, vorresti sapere - proseguì lo Spettro - il peso e la lunghezza della tua? Era lunga e pesante come la mia, sette Vigilie fa. Da allora, ci hai lavorato non poco. Ora come ora è una catena del tutto ragguardevole!"
"Jacob! - supplicò - Vecchio Jacob Marley, parlami ancòra. Dimmi una parola di conforto, Jacob!"
"Non avrai nessun conforto da me - rispose lo Spettro - Esso arriva da altre regioni, Ebenezer Scrooge, ben altri ministri lo portano, e ben altri uomini lo ricevono. Né ti posso dire tutto quello che vorrei. Poche altre parole: è tutto ciò che mi è consentito. Io non posso riposare, non posso sostare o albergare in alcun luogo. Il mio spirito non oltrepassò mai la soglia del nostro ufficio - bada bene! - Da vivo, il mio spirito non uscì mai dai miseri confini del nostro banco di cambio. Interminabili viaggi mi aspettano!".
Quando rifletteva, Scrooge era solito affondare le mani nelle tasche: così fece adesso, meditando sulle cose dette dallo Spettro, ma senza alzare lo sguardo e restando in ginocchio.
"Devi essere stato un po' lento, Jacob", osservò, infine, con l'istinto pratico dell'uomo d'affari, anche se il tono era umile e deferente.
"Lento!", ripeté lo Spettro.
"Morto da sette anni e sempre in viaggio?"
"Sempre. Né riposo, né pace e l'incessante tortura del rimorso".
"Viaggi veloce?"
"Sulle ali del vento".
"Ne avrai visti di Paesi in sette anni!", osservò Scrooge.
A queste parole, lo Spettro emise un altro grido e fece risuonare così orribilmente la catena nel silenzio della notte, che non ci sarebbe stato di che sorprendersi se l'avessero accusato di rumori molesti.
"Oh! Io, schiavo, incatenato, ai ceppi! - urlò - Per non aver compreso che ère di benefiche opere compiute da creature immortali passeranno nell'eternità prima che siano pienamente maturati tutti i frutti di quei semi; per non aver compreso che ogni spirito cristiano, pur nella piccola sfera sua propria, qualunque essa sia, troverà troppo breve la vita mortale per riuscire a sfruttare a fin di bene tutti i mezzi a sua disposizione; per non aver compreso che non esiste rimorso così grande da poter emendare un'intera vita di opportunità sciupate! Sì, questo ero io! Questo ero io!"
"Ma tu, Jacob, sei sempre stato un eccellente uomo d'affari", azzardò Scrooge, che incominciava a riferire a se stesso ciò che andava ascoltando.
"Affari! - gridò lo Spettro, tornando a torcersi le mani - I miei simili erano i miei affari. Il bene comune, la carità, la misericordia, la tolleranza, la benevolenza: questi erano i miei affari. Nell'oceano immenso dei miei affari i miei commerci non erano che una goccia d'acqua!"
Sollevò la catena per quanto era lungo il suo braccio, e, come se vedesse in essa la causa del suo sterile tormento, tornò a sbatterla in terra con gran frastuono.
"In questo periodo dell'anno - disse lo Spettro - io soffro ancòra di più. Perché fendevo la folla dei miei simili con lo sguardo a terra, perché non una volta lo alzai verso quella Stella che guidò i Saggi ad un misero tugurio? Non potevo, forse, io, essere guidato da quella Stella ad altri miseri tugurii?"
Scrooge, sempre più sconvolto dalle parole dello Spettro, incominciò a tremare verga a verga.
"Ascoltami! - gridò lo Spettro - Il mio tempo sta finendo".
"Lo farò - rispose Scrooge - Ma non essere troppo duro con me, ti prego! Non mi angosciare con il tuo eloquio, Jacob!"
"Come io possa mostrarmi a te in forma visibile, non saprei dirti. Molte e molte volte ti fui al fianco, invisibile".
L'idea non era certo piacevole. Scrooge rabbrividì e si asciugò il sudore dalla fronte.
"E questa non è che una minima parte del mio supplizio - continuò lo Spettro. - Sono qui stasera per avvertirti che c'è ancòra speranza per te di sfuggire al mio stesso tristo destino. E sono io, Ebenezer, sono io che ti offro questa speranza".
"Sei sempre stato un buon amico - disse Scrooge - Grazie!"
"Riceverai la visita [4]- disse lo Spettro - di tre Spiriti".
L'espressione di Scrooge si fece derelitta quanto quella dello Spettro.
"E' questa la mia seconda possibilità, questa la speranza di cui parlavi, Jacob?", chiese con voce malferma.
"E' questa".
"Io... io credo che ne farei a meno", disse Scrooge.
"Senza la loro visita - ammonì lo Spettro, - non potrai evitare il sentiero che io sto percorrendo. Aspetta la prima visita per domani, quando la campana avrà battuto un tocco".
"Non potrei ricevere la visita di tutti e tre in una sola volta - insinuò Scrooge - e farla finita?"
"Aspetta la seconda visita la notte successiva alla stessa ora. La terza, la notte dopo ancòra, all'ultima vibrazione della dodicesima ora. Non mi rivedrai mai più, ma ricorda sempre, per il tuo bene - ricorda quanto è accaduto fra noi!".
Pronunciate queste ultime parole, lo Spettro prese il fazzoletto dal tavolo e se lo avvolse intorno al viso, come prima. Scrooge ne fu ben conscio quando sentì il secco scricchiolio prodotto dai denti quando le mascelle urtarono l'una contro l'altra, strette dal bendaggio. Si arrischiò ad alzare lo sguardo e vide il suo visitatore soprannaturale in piedi davanti a lui, con la catena avvolta intorno al braccio. L'apparizione si allontanò, indietreggiando: ad ogni suo passo, la finestra si schiudeva un po' di più, cosicché, quando lo Spettro la raggiunse, era spalancata.
Lo Spettro gli accennò di avvicinarsi, e Scrooge avanzò verso di lui, ma, quando non c'erano che due passi tra loro, lo Spettro alzò la mano e Scrooge si fermò.
Non tanto per obbedienza quanto per lo sgomento ed il terrore, poiché, quando il Fantasma di Marley levò in alto la mano, egli avvertì dei rumori indistinti nell'aria: confuse grida di inesprimibile dolore e di rimorso. Lo Spettro, dopo essere rimasto in ascolto per un po', si unì alla schiera funebre, fluttuando via nelle cupe tenebre notturne.
Scrooge, pressato da un'angosciosa curiosità, andò alla finestra e guardò fuori.
Rackham A.
L'aria era affollata di spettri che vagavano senza sosta e in gran fretta di qua e di là, gemendo e lamentandosi. Tutti, come Marley, trascinavano una catena; ce n'erano alcuni incatenati insieme - forse cattivi politicanti - nessuno era libero. Molti di loro Scrooge li aveva conosciuti personalmente. Era stato in confidenza con un vecchio spettro in panciotto bianco e con un'enorme cassaforte di ferro incatenata alla caviglia, che piangeva disperatamente poiché non poteva soccorrere una donna in cenci con un bambino in braccio che riusciva a scorgere giù, sulla soglia d'una porta. Senza alcun dubbio, proprio questo era il maggior tormento di tutti: avrebbero voluto ardentemente interferire con le faccende umane per fare del bene, ma ne avevano perduto per sempre la facoltà. Se quegli esseri si fossero, poi, disciolti in nebbia o se la nebbia li avesse nascosti, avviluppandoli, Scrooge non avrebbe potuto dirlo, ma, ad un certo momento, sparirono tutti insieme né si udirono più i loro lugubri lamenti. La notte tornò ad essere come era stata al suo ritorno a casa.
Scrooge chiuse la finestra, poi esaminò la porta di dove lo Spettro era entrato: era rinserrata a doppia mandata, come egli stesso aveva fatto con le proprie mani. I chiavistelli non erano stati toccati. Tentò di dire: "Stupidaggini!", ma si bloccò dopo la prima sillaba. Vuoi per le emozioni patite, vuoi per le fatiche della giornata, vuoi per quello sguardo sul Mondo Invisibile, vuoi per il cupo dialogo con lo Spettro, o perché, alla fin fine, s'era fatto tardi, aveva un gran bisogno di riposo. Così, senza neanche svestirsi, se ne andò a letto, e si addormentò all'istante.
P.J.Lynch
Fine Prima Strofa
[1] "Senza visceri" sta per il nostro "senza cuore, senza pietà".
[2] Di seguito, Dickens racconta che Scrooge stava pe dire "to a shade", ma si era trattenuto, considerando l'inopportunità di una tale espressione e si era corretto dicendo: "for a shade". Il gioco di parole è intraducibile in Italiano. Secondo la prima intenzione di Scrooge: Particular to a shade, shade è usato con il significato di "un nonnulla", quindi: "fai il pedante per un nonnulla". Rendendosi conto dell'imminente gaffe, si corregge in Particular for a shade, ovvero "Pignolo per essere un'ombra!"
[3] Altra assonanza intraducibile fra "gravy" (intingolo, salsa - si presume pesante da digerire) e "grave" (tomba, sepoltura).
[4] Il testo originale offre la bellezza di "to haunt": "Haunted House"= Casa infestata. Purtroppo devo banalizzarlo. "Sarai infestato da Tre Spiriti" suonerebbe grottesco in Italiano.
Mab's Copyright
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