lunedì 4 gennaio 2016

La Regina delle Nevi- Versione Integrale - (Ultima Parte), Traduzione Mia - Rieditata



Birmingham C.


Sesta Storia. La Donna Lappone e la Donna Finlandese.


Si fermarono vicino ad una miserabile casupola: il tetto scendeva fino a terra e la porta era così bassa che i suoi abitanti, per entrare, dovevano strisciare sul ventre.
Non c'era nessuno in casa, eccetto una vecchia donna Lappone che stava friggendo del pesce su una lampada alimentata da olio di balena.
La Renna raccontò per intero la storia di Gerda, ma prima narrò la sua perché la riteneva di gran lunga più interessante, e Gerda era talmente congelata che non riusciva a parlare.


Birmingham C.




"Ahimé, poverine! - disse la donna Lappone - Se è così, vi attende ancòra un lungo viaggio! Dovete percorrere più di cento miglia per raggiungere la Finlandia, perché è là che la Regina delle Nevi trascorre la villeggiatura, e, ogni notte, accende grandi fuochi azzurri. Scriverò un messaggio su un baccalà secco, dal momento che non possiedo carta, e voi dovrete portarlo alla donna Finlandese che troverete lassù. Lei saprà consigliarvi meglio di me".
Così, quando Gerda si fu scaldata ed ebbe mangiato e bevuto, la donna Lappone scrisse due righe su un baccalà secco, raccomandò a Gerda di non perderlo, legò di nuovo la ragazzina alla Renna e questa ripartì.



 Ibautulline B.


" Fut! Fut! Fut!" si sentiva nell'aria, e lassù risplendeva una meravigliosa luce azzurra, e, alla fine, giunsero in Finlandia e bussarono al camino della donna Finlandese, poiché non c'era neppure una porta.
Che caldo là dentro! La donna Finlandese andava in giro quasi nuda; era mingherlina e piuttosto sporca. Si affrettò a togliere i vestiti alla piccola Gerda, e anche i guanti e gli stivali, perché avrebbe sofferto troppo il caldo, poi mise sulla testa della Renna un pezzo di ghiaccio e, finalmente, lesse quello che c'era scritto sul baccalà secco; lo lesse tre volte di sèguito finché non l'ebbe imparato a memoria, poi gettò il pesce nella pentola del cibo, perché era ancòra buono da mangiare e lei non sprecava mai nulla.
Quindi, la Renna raccontò prima la sua storia e poi quella della piccola Gerda, e la donna Finlandese strizzò i suoi occhi acuti, ma non disse una parola.
"Tu sei così intelligente - disse la Renna - So che sei in grado di legare tutti i venti del mondo con un filo per cucire; quando il navigatore scioglie un nodo, riceve un buon vento, se ne scioglie un altro, allora il vento diventa più forte; se poi scioglie anche il terzo e il quarto, allora, il vento si trasforma in tempesta e sradica gli alberi dei boschi. Non vuoi dare a questa bambina una pozione che le doni la forza di dodici uomini affinché possa sconfiggere la Regina delle Nevi?"
"La forza di dodici uomini? - disse la donna Finlandese - Sì, basterebbe!"
Poi, da una mensola, prese una grande pelle e la srotolò: c'erano scritte strane lettere che la donna Finlandese lesse, mentre gocce di sudore le colavano dalla fronte.
E la Renna implorò nuovamente il suo aiuto per la piccola Gerda, e la stessa Gerda volse verso la donna Finlandese gli occhi imploranti, colmi di lacrime, e questa ricominciò di nuovo a strizzare i suoi, poi si appartò con la Renna in un angolo e, mentre le metteva dell'altro ghiaccio sulla testa, le sussurrò:
"Effettivamente, il piccolo Kay si trova presso la Regina delle Nevi, e trova tutto di suo gradimento, e crede che quello sia il luogo più bello del mondo, ma solo perché una scheggia di vetro è penetrata nel suo cuore e un granellino di vetro gli è entrato in un occhio. Devono essere estratti, altrimenti non diventerà mai un uomo, e la Regina delle Nevi manterrà il il suo potere su di lui."
"Ma tu non puoi dare qualcosa alla piccola Gerda in modo che possa avere potere su tutto ciò?"
"Io non posso donarle una forza più grande di quella che già possiede! Non vedi quanto essa sia già grande? Non vedi come gli uomini e gli animali la servono, e quanto ha camminato nel vasto mondo a piedi scalzi? Non ha bisogno di ricevere il potere da noi: il potere è nel suo cuore perché è una fanciulla dolce e innocente. Se lei, lei in persona non riesce ad arrivare dalla Regina delle Nevi e a togliere i frammenti di vetro dal piccolo Kay, non possiamo aiutarla noi! A due miglia da qui comincia il giardino della Regina delle Nevi: tu devi portare fin lì la bambina, e devi lasciarla vicino a un grande cespuglio di bacche rosse che si trova tra la neve... Non perdere tempo in chiacchiere e affrettati a tornare indietro!" , e, così dicendo, mise la piccola Gerda sulla Renna, che cominciò a galoppare più in fretta che potè.
"Oh, non ho preso gli stivali! E nemmeno i guanti!", gridò la piccola Gerda.
Se ne accorgeva solo adesso per via del freddo pungente, ma la Renna non osò fermarsi e corse, corse finché non giunse al grande cespuglio di bacche rosse; lì fece scendere Gerda, la baciò sulle labbra, mentre grosse lacrime lucenti le rigavano il muso, poi corse via di gran carriera. E fu così che la povera Gerda si ritrovò, senza scarpe e senza guanti, nel cuore della terribile e fredda Finlandia.



Dulac E.



Corse più in fretta che potè, ma sopraggiunse un intero reggimento di fiocchi di neve. Non cadevano dal cielo, che era limpido e luminoso per via dell'aurora boreale: i fiocchi di neve correvano proprio a livello del terreno, e, più si avvicinavano, più diventavano grandi. Gerda ricordava bene quanto grandi e meravigliosi le erano sembrati quella volta che li aveva visti attraverso la lente d'ingrandimento, ma questi erano grandi e terribili in un modo tutt'affatto diverso: erano vivi, erano l'avanguardia della Regina delle Nevi e avevano le forme più strane - alcuni sembravano orribili e grossi porcospini, altri apparivano come serpenti annodati e con la testa ritta, altri ancora come grassi orsacchiotti dal pelo lucente - ma, tutti, erano di un bianco splendente, erano, tutti, fiocchi di neve vivi.
Allora, la piccola Gerda recitò il Padre Nostro. Il freddo era così intenso che riusciva a vedere il suo respiro: una nuvoletta di vapore che le usciva dalla bocca e che si fece sempre più densa trasformandosi in piccoli angeli trasparenti che diventavano grandi toccando terra. Tutti indossavano l'elmo ed avevano una spada in mano e lo scudo al fianco; man mano aumentavano di numero, e, quando Gerda ebbe finito il Padre Nostro, erano una intera legione. Colpirono con le spade gli orribili fiocchi di neve fino a infrangerli in mille pezzi, e la piccola Gerda potè avanzare intrepida, con passo sicuro. Gli angeli le davano piccoli colpetti sui piedi e sulle mani in modo che lei soffrisse meno il freddo, e così Gerda arrivò al castello della Regina delle Nevi. Ma, adesso, dobbiamo vedere come stava Kay. Kay non pensava affatto alla piccola Gerda, e men che meno aveva idea che lei fosse alle porte del castello.


Birmingham C.


Settima Storia. Che Cosa Era Successo nel Castello della Regina delle Nevi e che Cosa Accadde in Seguito.



Le pareti del Castello erano forgiate nella neve caduta, le finestre e le porte erano cesellate dai venti taglienti; c'erano più di cento saloni creati dai turbini di neve; il più vasto si estendeva per miglia, e tutti erano illuminati da magnifiche aurore boreali ed erano ampi, vuoti, di un freddo glaciale, e scintillanti. Niente allegria lì, neanche il più piccolo ballo di orsi sulla musica soffiata dal vento, e gli orsi bianchi si sarebbero rizzati sulle zampe posteriori ed avrebbero assunto un'aria distinta. Nessuna danza per gli orsi polari, mai un invito per il tè alle signore, le bianche volpi: tutte le sale della Regina delle Nevi erano vuote, enormi e gelide. Le aurore boreali brillavano con tanta regolarità che si poteva addirittura calcolare quando la loro luce avrebbe raggiunto l'apice della potenza e quando sarebbe stata più debole. Proprio nel centro di una sala di neve vuota e enorme, si trovava un lago ghiacciato: era infranto in mille pezzi, ma ogni pezzo era identico all'altro, quasi fosse opera di fini cesellatori. E, proprio nel centro del lago, stava seduta la Regina delle Nevi quando era a casa, e diceva che sedeva sullo Specchio della Conoscenza, e che quello era l'unico e il miglior posto del mondo.


 Birmingham C.



Il piccolo Kay era violaceo per il freddo, anzi era quasi nero, ma non se ne accorgeva, perché lei, con un bacio, gli aveva tolto il brivido del freddo, e il cuore di Kay era come un blocco di ghiaccio. Trafficava con alcuni pezzetti di ghiaccio lisci e appuntiti che disponeva in tutti i modi possibili perché ne voleva ricavare qualcosa, un po' come quando noi abbiamo dei pezzettini di legno e li mettiamo insieme per formare delle figure: quello che si chiama il rompicapo cinese o puzzle. Anche Kay formava varie figure, ed erano perfette.
Lo chiamava il gioco di ghiaccio dell'intelligenza: ai suoi occhi quelle figure erano meravigliose e molto importanti, e ciò a causa del granellino di vetro che aveva nell'occhio. Poi, componeva figure che erano parole scritte, ma non riusciva mai a comporre la parola che lui voleva: eternità. La Regina delle Nevi gli aveva detto:
"Se riuscirai a comporre quella parola, diventerai signore assoluto di te stesso, e io ti regalerò il mondo intero e un paio di pattini nuovi". Ma lui non ci riusciva mai.



Zinko G.



"Ora devo andare nei Paesi caldi - disse la Regina delle Nevi - Devo andare a guardare nelle mie pentole nere". Erano le montagne che buttano fuoco, l'Etna e il Vesuvio - questi sono i loro nomi.
"Devo imbiancarle un po'! È ora, ormai. E la neve sta molto bene sui limoni e sulle viti!" Così la Regina delle Nevi andò via in volo.
Kay rimase tutto solo in quelle grandissime e gelide sale vuote a guardare i suoi pezzetti di ghiaccio, continuando a pensare finché la testa quasi non gli scoppiava, restando rigido e immobile, tanto da sembrare morto assiderato.
Fu in quel momento che la piccola Gerda entrò nel castello attraverso il grande portone forgiato dal vento tagliente, ma lei recitò la preghiera della sera e il vento si quietò, come volesse dormire, così lei entrò in quelle sale gelide, vuote ed enormi. Allora vide Kay, lo riconobbe, e gli saltò al collo, lo abbracciò stretto e gridò:
" Kay! Dolce piccolo Kay! Finalmente ti ho trovato!"



Erko V.


Ma lui rimase immobile, rigido e gelido. Allora, la piccola Gerda pianse calde lacrime che caddero sul petto di Kay, gli entrarono nel cuore, sciolsero il blocco di ghiaccio e corrosero il frammento di specchio; Kay la guardò e lei cantò l'inno:

"Le rose sbocciano nelle valli,
laggiù dove parleremo con Gesù Bambino!"

E Kay scoppiò in lacrime e pianse tanto che il granellino di specchio gli uscì dall'occhio, riconobbe la giovinetta ed esultò:
"Gerda, dolce piccola Gerda! Dove sei stata tutto questo tempo? E io, dove sono stato io?" e si guardò intorno.
"Che freddo fa qui! Com'è tutto vuoto ed enorme!"
E abbracciò forte Gerda, e lei rise e pianse di gioia, e una grande felicità si diffuse intorno a loro, tanto che persino i pezzi di ghiaccio si misero a danzare di gioia, e, quando furono stanchi, si fermarono, componendo proprio quella parola che la Regina delle Nevi aveva detto a Kay di formare per poter diventare signore di se stesso e per ottenere da lei tutto il mondo e un paio di pattini nuovi.
Gerda gli baciò le guance, e queste ripresero colore, poi gli baciò gli occhi, che brillarono come quelli di lei, poi gli baciò i piedi e le mani, e lui ritornò vispo e sano. La Regina delle Nevi poteva pure tornare a casa: la lettera di addio stava scritta là con i pezzetti di ghiaccio scintillanti.



Birmingham C.


Allora si presero per mano e uscirono dal grande Castello. Parlarono della nonna e delle rose sul tetto, e, dove passavano, i venti si placavano e il sole risplendeva. Quando raggiunsero il cespuglio di bacche rosse, trovarono la Renna che li aspettava. C'era una giovane renna con lei, con le mammelle gonfie: diede ai fanciulli il suo latte e li baciò sulle labbra.
Poi, le due renne portarono Kay e Gerda prima dalla donna Finlandese, dove si scaldarono nella torrida stanza e si informarono sul viaggio di ritorno; quindi, dalla donna Lappone, che aveva cucito per loro degli abiti nuovi e aveva preparato una slitta.
E le due renne si misero a saltare al loro fianco e li accompagnarono fino ai confini del Paese, dove cominciava a spuntare la prima erbetta, e là i ragazzi salutarono le renne e la donna Lappone.
"Addio!" dissero tutti.
I primi uccellini cominciarono a cinguettare, il bosco sbocciava di verdi gemme, e, dal folto, sbucò, in groppa ad un magnifico cavallo che Gerda riconobbe (era stato attaccato alla carrozza d'oro), una fanciulla con un bel cappello rosso fiammante in testa e armata di un paio di pistole: era la figlia dei briganti, che, stanca di stare a casa, voleva andare prima verso Nord e poi, se non si fosse divertita, da qualche altra parte. Subito riconobbe Gerda e Gerda riconobbe lei; fu veramente una gran gioia!
"Sei proprio un bel tipo a andare in giro per il vasto mondo! - disse al piccolo Kay - Mi piacerebbe sapere se meriti che la gente vada sino alla fine del mondo per te!"
Ma Gerda le accarezzò la guancia e le chiese del Principe e della Principessa.
"Sono all'estero", rispose la figlia dei briganti.
"E la Cornacchia?" chiese la piccola Gerda.
"Ah, la Cornacchia è morta! - rispose lei - La Cornacchia domestica è diventata vedova e se ne va in giro con un pezzetto di lana nero intorno a una zampa; si lamenta in modo pietoso, ma sono tutte storie! Adesso raccontami tu, piuttosto, come ti è andata e come hai fatto a trovarlo".
Gerda e Kay raccontarono ogni cosa.
"Beh, accidenti!", esclamò la figlia dei briganti, strinse loro la mano e promise che, se un giorno fosse passata per il loro Paese, sarebbe andata a trovarli, poi cavalcò via nel vasto mondo, mentre Kay e Gerda si avviarono, mano nella mano: sotto i loro passi, sbocciava la bella primavera con i fiori e il verde; le campane della chiesa suonarono, e loro riconobbero le alte torri e la grande città. Era quella in cui abitavano. Entrarono e camminarono fino alla porta della nonna, su per le scale, nella stanza dove tutto si trovava nel solito posto, e l'orologio diceva: "Tic! Tac!" e le lancette giravano, ma, quando oltrepassarono la soglia, si accorsero che erano diventati adulti.
Le rose che si trovavano sulla grondaia e che erano fiorite entravano dalle finestre aperte, e c'erano ancora le loro due seggioline da bambini, e Kay e Gerda sedettero tenendosi per mano; avevano dimenticato, come fosse stato solo un brutto sogno, il gelido vuoto splendore della Regina delle Nevi. La nonna era nella chiara luce di Dio e leggeva a voce alta dal Vangelo: "Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli".
Kay e Gerda si guardarono negli occhi, e, improvvisamente, capirono il vecchio inno:

" Le rose sbocciano nelle valli,
laggiù, dove parleremo con Gesù Bambino!"


Stavano lì seduti, entrambi adulti eppure bambini, bambini nel cuore, ed era estate, la dolce estate benedetta.



Pavel Tatarnikov


FINE


di H.C. Andersen

Traduzione:
Mab's Copyright



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