Ora successe che alla Regina invece di nascerle un figlio le nacque una mela. Era una mela così bella e colorata come non se n'erano mai viste. E il Re la mise in un vassoio d'oro sul suo terrazzo.
Victor Nizovtsev
In faccia a questo Re ce ne stava un altro, e quest'altro Re, un giorno che stava affacciato alla finestra, vide sul terrazzo del Re di fronte una bella ragazza bianca e rossa come una mela che si lavava e pettinava al sole. Lui rimase a guardare a bocca aperta, perché mai aveva visto una ragazza così bella. Ma la ragazza, appena s'accorse d'esser guardata, corse al vassoio, entrò nella mela e sparì. Il Re ne era rimasto innamorato.
Pensa e ripensa, va a bussare al palazzo di fronte, e chiede della Regina:
"Maestà - le dice - Avrei da chiederle un favore".
"Volentieri, Maestà, tra vicini se si può essere utili..." dice la Regina.
"Vorrei quella bella mela che avete sul terrazzo".
"Ma che dite, Maestà? Ma non sapete che io sono la madre di quella mela, e che ho sospirato tanto perché mi nascesse?".
Ma il Re tanto disse tanto insistette, che non gli si potè dire di no per mantenere l'amicizia tra vicini. Così lui si portò la mela in camera sua. Le preparava tutto per lavarsi e pettinarsi, e la ragazza ogni mattino usciva, si lavava e pettinava e lui la stava a guardare. Altro non faceva, la ragazza: non mangiava, non parlava. Solo si lavava e pettinava e poi tornava nella mela.
Quel Re abitava con una matrigna, la quale, a vederlo sempre chiuso in camera, cominciò a insospettirsi:
"Pagherei a sapere perché mio figlio se ne sta sempre nascosto".
Venne l'ordine di guerra e il Re dovette partire. Gli piangeva il cuore, di lasciare la sua mela! Chiamò il suo servitore più fedele e gli disse:
"Ti lascio la chiave di camera mia. Bada che non entri nessuno. Prepara tutti i giorni l'acqua e il pettine alla ragazza della mela, e fa' che non le manchi niente. Guarda che poi lei mi racconta tutto".
(Non era vero, la ragazza non diceva una parola, ma lui al servitore disse così.)
"Sta' attento che se le fosse torto un capello durante la mia assenza, ne va della tua testa."
"Non dubiti, Maestà, farò del mio meglio."
Appena il Re fu partito, la Regina matrigna si diede da fare per entrare nella sua stanza. Fece mettere dell'oppio nel vino del servitore e quando s'addormentò gli rubò la chiave. Apre, e fruga tutta la stanza, e più frugava meno trovava. C'era solo quella bella mela in una fruttiera d'oro.
"Non può essere altro che questa mela la sua fissazione!"
Si sa che le Regine alla cintola portano sempre uno stiletto. Prese lo stiletto, e si mise a trafiggere la mela. Da ogni trafittura usciva un rivolo di sangue. La Regina matrigna si mise paura, scappò, e rimise la chiave in tasca al servitore addormentato.
Quando il servitore si svegliò, non si raccapezzava di cosa gli era successo. Corse nella camera del Re e la trovò allagata di sangue.
"Povero me! Cosa devo fare?" e scappò.
Alexandra Nedzvetskaya
Andò da sua zia, che era una Fata e aveva tutte le polverine magiche. La zia gli diede una polverina magica che andava bene per le mele incantate e un'altra che andava bene per le ragazze stregate e le mescolò insieme.
Il servitore tornò dalla mela e le posò un po' di polverina su tutte le trafitture. La mela si spaccò e ne uscì fuori la ragazza tutta bendata e incerottata.
Tornò il Re e la ragazza per la prima volta parlò e disse:
"Senti, la tua matrigna m'ha preso a stilettate, ma il tuo servitore mi ha curata. Ho diciotto anni e sono uscita dall'incantesimo. Se mi vuoi sarò tua sposa".
E il Re "Perbacco, se ti voglio!".
Fu fatta la festa con gran gioia dei due palazzi vicini.
Mancava solo la matrigna che scappò e nessuno ne seppe più niente.
E lì se ne stiedero, e se ne godiedero.
E a me nulla mi diedero.
No, mi diedero un centesimino
E lo misi in un buchino.
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