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giovedì 15 agosto 2013

La Storia di Luda, Fiaba Popolare Araba

n tempi antichi viveva una donna di età avanzata che aveva sei figli. Alla soglia della vecchiaia ne mise al mondo un settimo che, al momento della nascita, era piccolissimo.
Sette giorni dopo la nascita il bambino parlò e disse:
"Madre mia, chiamami Luda. Mettimi in un piccolo scrigno, e io vivrò lì, protetto dal resto del mondo".
La madre prese il piccolo e lo mise in uno scrigno. Ogni giorno si recava da lui e lo allattava.
Un giorno, i suoi fratelli ormai grandi decisero di partire per un lungo viaggio. Luda chiese di poterli accompagnare ma essi gli risposero:
"Sei troppo piccolo e non ci serviresti a nulla; anzi ci saresti di intralcio."
Luda allora si trasformò in un anello di pietre preziose e si piazzò sulla strada, lungo il cammino. Il fratello più giovane lo trovò e disse:
"Che fortuna trovare un anello così prezioso!". Lo prese e se lo mise al dito.
Giunti alla fine del viaggio, l'anello gridò:
"Fratello, il tuo dito è troppo grosso e mi fa male. Scuotilo forte!"
Il fratello obbedì e l'anello cadde a terra. Subito si trasformò in un fez* e il fratello se lo mise in testa. Poco dopo il fez parlò:
"Fratello, il sole mi brucia, mettimi all'ombra."
Il fratello obbedì, e non appena il fez fu all'ombra, riprese le sembianze di Luda.
I fratelli lo videro e, pensando che era troppo tardi per rimandarlo indietro, decisero di tenerlo con loro.
Durante il cammino, i giovani incontrarono una vecchia che sorvegliava un gregge di pecore. Ella fu molto gentile e offrì loro ospitalità nella sua casa.
Ma Luda disse sottovoce ai fratelli:
"Fratelli, state attenti perché la vecchia in realtà è una ghula.**"
Infatti, ella preparò loro una bella cena, poi li condusse in una camera e aspettò che si addormentassero per poterli mangiare.
Ma Luda non dormiva e quando la ghula entrò cominciò a piagnucolare. La ghula, irritata, disse:
"Luda, Luda, come faceva la tua mamma a farti addormentare?"
Luda rispose: "Prendeva del grasso di montone e me lo faceva mangiare a piccoli bocconi."
La ghula andò a sgozzare un montone del suo gregge, fece cuocere il grasso e lo portò a Luda. Glielo fece mangiare e poi aspettò che si addormentasse.
Quando ritornò, Luda piagnucolava ancora.
"Che cosa c'è adesso?" chiese la ghula sempre più irritata.
"Portami dell'acqua fresca del pozzo" rispose Luda.
Non appena la ghula si fu allontanata, Luda svegliò i suoi fratelli e disse:
"Presto, presto, scappiamo: la ghula ci vuole mangiare."
Tutti insieme fuggirono verso casa.
Quando arrivarono alle porte del loro villaggio, videro che era cresciuto un grosso giuggiolo carico di frutti.
I fratelli stavano per raccoglierne, ma Luda li fermò:
"Non toccatelo! È la ghula che ha preso quell'aspetto."
I sette fratelli corsero a casa e sprangarono porte e finestre.
Il giorno seguente, tutti i bambini del villaggio andarono a raccogliere le giuggiole e vennero catturati dalla ghula che li mise a guardia dei suoi montoni, un attesa di mangiarli.
Le mamme del villaggio si recarono da Luda e gli chiesero di aiutarle a ritrovare i loro bambini. Luda si trasformò in un agnellino. Andò a casa della ghula e disse ai bambini che sorvegliavano il gregge:
"Mi chiamo Luda e sono venuto per aiutarvi. Andate dalla ghula e ditele che una pecora ha partorito un agnello."
La vecchia accorse subito e domandò:
"O agnellino, sei proprio figlio della mia pecora? Se è così, diventa giallo."
L'agnellino diventò giallo.
La ghula, ancora sospettosa, chiese:
"Se sei veramente figlio della pecora diventa verde."
E l'agnello diventò verde.
"Se sei figlio della mia pecora diventa rosso."
E l'agnello diventò rosso.
Allora la ghula, tranquillizzata, se ne andò.
I bambini, uno alla volta, fuggirono e tornaronoal villaggio dalle loro mamme.
Quando la ghula se ne accorse, si trasformò in una fanciulla bellissima e andò al villaggio, dove tutti gli uomini si innamorarono di lei e chiesero la sua mano.



Dugina O.

Ella disse: "Sposerò solamente colui che riuscirà a vincere la forza del mio pugno." Ella, infatti, aveva un pugno fortissimo.
Uno dei fratelli di Luda accettò la sfida e riuscì a vincere la fanciulla.
Ben presto vennero celebrate le nozze con grandi festeggiamenti.
Quella sera gli sposi si addormentarono e la ghula aspettò che il marito si addormentasse per poterlo mangiare.
Ma Luda, che era piccolo piccolo, si era nascosto sotto il letto e ogni volta che la ghula domandava: "Dormi, maritino mio?" egli rispondeva:
"Non riesco a dormire per la felicità di aver sposato una donna così bella."
Così fino al mattino.
Allora la ghula, arrabbiata, strappò gli occhi al marito e fuggì. Luda la precedette. Prese le sembianze della figlia della ghula e si mise della paglia sotto la veste per formarsi un grosso ventre.
Non appena la ghula arrivò, disse:
"Madre mia, sono di nuovo incinta e il marito mio è diventato cieco."
"Prendi questi due occhi, li ho strappati or ora al fratello di Luda. Con questa colla magica li incollerai al posto di quelli di tuo marito."
Allora Luda prese gli occhi, poi si sbarazzò del falso ventre e gridò:
"Sono Luda, grazie degli occhi, brutta ghula! Grazie tante!"
La ghula scoppiò di rabbia e morì sul colpo.

*  Un tipo di Copricapo.
** E' la femmina del Ghoul, sorta di Dèmone-Orco. Ricordano le Lamie, rapitrici di bambini e cannibali.

Da: "Fiabe popolari Arabe"

mercoledì 10 luglio 2013

La Cassetta Miracolosa, Afanas'ev (Russia)

'erano un vecchio e una vecchia che avevano un figlio ormai grande; il padre non sapeva cosa insegnare al figlio, e pensò di metterlo come apprendista presso un mastro a fare tutte le cose. Andò in città e fece un patto con un mastro, che il figlio avrebbe imparato da lui per tre anni, durante i quali non sarebbe potuto tornare a casa che una sola volta. Accompagnò il figlio. Ecco che il ragazzo vive lì un anno e un altro; ben presto egli imparò a fare oggetti preziosi, superando lo stesso padrone. Una volta fece un orologio da cinquecento rubli e lo mandò al padre. "Che lo venda - dice - e rimedi alla sua povertà!" Ma come avrebbe potuto mai venderlo il padre? Egli non faceva che guardare l'orologio, perché l'aveva fatto il figlio.
Il tempo trascorre, il ragazzo deve rivedere i genitori. Il padrone, che era un mago, dice:"Va', hai tempo tre ore e tre minuti, se non torni entro il termine, sarà la morte per te!".
Pensa lui:'Come farò a raggiungere mio padre, che sta a tante versty lontano?'
Dice il mastro: "Prendi questa carretta; non appena ti sarai seduto, strizza l'occhio".
Il nostro ragazzo così fece; strizzò appena l'occhio che già era a casa dal padre; scende, va all'izba: non c'è nessuno! Gli è che il padre e la madre, nel vedere una carrozza avvicinarsi alla casa, dallo spavento s'erano nascosti sotto una panca vicino alla stufa; a fatica egli riuscì a farli venir fuori. Cominciarono a salutarsi; la madre piange, è da tanto che non lo vede. Il figlio aveva portato loro dei regalucci. Tra saluti e chiacchiere il tempo corre; tre ore son già passate, restano solo tre minuti, poi due, poi uno solo. Dice il Maligno al ragazzo:"Va',presto! Sentirai il padrone!" Il ragazzo, che era zelante, salutò e partì; presto si ritrovò a casa, entrò nell'izba: il padrone gli si gettò contro dicendo che aveva oltrepassato il termine, che l'avrebbe fatto tormentare dal diavolo; ma lui lo supplicò, cadde ai suoi piedi: "Perdono, ho passato il termine ma non lo farò più!". Il padrone lo sgridò solamente, ma poi lo perdonò.
Di nuovo il nostro ragazzo vive lì; e faceva gli oggetti meglio di tutti. Il padrone pensa che se il ragazzo se ne va, gli porta via tutto il lavoro - era diventato più bravo del mastro! - e gli dice: "Lavorante! va' nel regno sotterraneo, e portami qui una cassettina che sta sul trono del re". Fecero dei canapi lunghi, cucirono canapo a canapo e a ogni cucitura legarono un campanellino. Il padrone cominciò a calarlo in un certo burrone, e gli dà ordine: "Se riesci a raggiungere la cassettina, tira subito la corda; i campanelli suoneranno e il padrone sentirà". Il ragazzo si calò sottoterra; vede una casa, vi entra; dodici contadini s'alzaron tutti in piedi, fecero un inchino, e tutti a una voce:
" Buongiorno Ivan zarevic!" dissero. Il ragazzo si stupì: quanto onore!
Entra in un'altra stanza: era piena di donne; anche quelle s'alzarono, s'inchinarono, dissero:"Salute, Ivan zarevic!". Tutta quella gente era stata fatta scendere dal mastro. Il ragazzo passa alla terza stanza, vede un trono, sul trono una cassetta; la prese e se ne andò, portandosi dietro tutta quella gente. Arrivarono alla corda, la tirarono, legarono un uomo: il padrone lo tirò su; il ragazzo pensava di salire per ultimo, con la cassetta. Il padrone ne tirò fuori la metà; d'un tratto corse da lui un lavorante a chiamarlo a casa in fretta: era successa una disgrazia. Il padrone andò, lasciando l'ordine di tirar fuori dalla terra tutti, ma non il figlio del contadino. Be', tutta la gente venne tirata su con le corde, ma il ragazzo lo lasciarono lì. Va e va nel regno sotterraneo, ed ecco, la cassetta cominciò a scricchiolare, e d'improvviso balzarono fuori dodici giovanottoni; dicono: "Cosa comanda, Ivan zarevic?"
"Tiratemi di sopra!" Subito i giovanotti lo afferrarono e lo tiraron fuori. Il ragazzo non andò dal suo padrone, ma si recò dritto dal padre. Frattanto il padrone si ricordò della cassetta, corse al burrone, tira tira la corda, il lavorante non c'era più! Pensa il mastro:'E' chiaro che se n'è andato da qualche parte! bisogna mandargli dietro un uomo".
Intanto il figlio del contadino se ne stava col padre; sceglie un bel luogo, scuote la cassetta fra le mani, e d'improvviso compaiono ventiquattro giovani: "Cosa comandate, Ivan zarevic?"
"Andate nel tal posto, create un reame che sia il migliore di tutti i reami".
Nello stesso momento il reame apparve! Il nostro ragazzo si trasferì lì, si sposò e cominciò a vivere con tutti i comodi. C'era nel suo reame un bambinello molto brutto d'aspetto, e sua madre andava ogni giorno da Ivan zarevic a chiedere la carità. Il bambino le comanda: "Mammina! Ruba la cassetta del nostro re". Ivan zarevic non era in casa; sua moglie diede la carità alla vecchia ed uscì. La vecchia afferrò la cassetta, la mise nella borsa e via dal figlio. Quello scuotè la cassetta, uscirono i giovanotti. Lui comanda loro di gettare Ivan zarevic in una fossa profonda, dove buttavano solo le bestie che crepavano e di mettere la moglie e i genitori chi a fare il servitore, chi in un altro posto; e lui divenne re.
Ecco che il figlio del contadino sta nella fossa un giorno, un altro e un terzo. Come tirarsi fuori? vide un grosso uccello che trascinava via le carcasse; una volta gettarono nella fossa una bestia crepata, lui prese e si legò stretto a lei. L'uccello volò, afferrò la bestia e la tirò su, poi andò a posarsi su un abete; Ivan zarevic era lì appeso, senza potersi slegare. Ecco sbucar fuori un fuciliere, prese la mira, sparò. L'uccello starnazzò e volò via, lasciando cadere la mucca dalle grinfie; la bestia cadde, e con lei cadde Ivan zarevic; si slega, si mette in cammino, e pensa come recuperare il suo reame. Si toccò in tasca: c'era la chiave della cassetta; l'agitò: eco apparir d'un tratto due giovani gagliardi:
"Cosa comandate, Ivan zarevic"
"Fratelli, sono nelle avversità!"
"Questo lo sappiamo; sei fortunato ancora, che siamo rimasti noi due della chiave!"
Ivan zarevic non fece a tempo a dirlo che i due avevan già portato la cassetta! Qui egli si rianimò, ordinò di mettere a morte la vecchia mendicante e il figlio, e lui ridivenne re come prima.


Dugina O. 



Afanas'ev n.189 - (La Cassetta Miracolosa o La Scatola Magica)