sabato 18 maggio 2013

La Civetta - Parte Terza - Tra Magia, Medicina Popolare e Significati Allegorici


Ma alla civetta vengono attribuite anche virtù portentose per le operazioni magiche.
Una frittata delle sue uova guarisce dall'ubriachezza; il cuore ed il suo piede destro posti su un dormiente gli faranno svelare tutti i suoi segreti, il suo fegato, appeso ad un albero, è un potente richiamo per gli uccelli.
Dal Dizionario di scienze occulte di Pappalardo si ricava che varie parti del suo corpo servono alle manipolazioni delle streghe ed il suo brodo è considerato filtro base per i più efficaci sortilegi.
D'altra parte Ovidio non trascura di enumerare gli ingredienti della pozione diabolica preparata da Medea ai danni di Esone: tra i più significativi, fanno comparsa un paio di "malagurate ali di civetta" che evidentemente dovranno servire a rinforzare la vista del vecchio Esone il quale, bevuto il filtro, ringiovanirà di una quarantina d'anni.
Le sue uova si rivelano ottima terapia contro numerosi fastidi: la zuppa di uova cura l'epilessia, per rinforzare i capelli deboli l'uovo deve essere applicato sotto forma di impacco. Frazer riporta che, essendo la vista acuta caratteristica peculiare delle civette, è evidente che tali animali possono trasmettere a chi li mangia la capacità di vedere anche attraverso le più fitte nebbie. E Plinio ricorda che un uovo di gufo somministrato a una persona ubriaca la riporta alla lucidità. Filostrato addirittura sostiene che un solo uovo suscita completa avversione al vino. Per queste ragioni si comprende l'ostilità nutrita da Dioniso, Dio del vino e della gioia, nei confronti delle nostre amiche. Anche Ovidio ne era a conoscenza, visto che l'inimicizia ben traspare dalla storia di Alcitoe, Leucippe e Arsippe. Le tre giovani e laboriose sorelle, infatti si rifiutano di sospendere il lavoro per andare alle feste in onore di Dioniso, preferendo piuttosto continuare la tessitura ed il ricamo; faccende queste, guarda caso, proprio sacre ad Atena. Il dio offeso perché non gli vengono tributati i dovuti onori, piomba come una furia sulle ragazze e le trasforma seduta stante negli odiati animali; vale a dire gufo, civetta e barbagianni; mentre dai telai sbucano miracolosamente grappoli d'uva.
Attraverso altre testimonianze, restando la notte intera ad occhi spalancati, la civetta non farebbe altro che opporsi ad una categoria sociale che la prende proprio come emblema, cioè quella dei ladri. Infatti Artimidoro nel Onirocriticon afferma che essendo di giorno preda al torpore, sognarla di notte è presagio di contatti con persone ladre o comunque portatrici di insidie. Tant'è che ancora oggi in Inghilterra simboleggia l'attività del contrabbandiere. Poiché rappresenta anche la vigilanza, il vigile urbano a Bologna viene soprannominato gufo e civetta in tutta Italia è detta l'auto della polizia che fa la ronda, o durante la prima guerra mondiale la nave che veniva camuffata in modo da non essere riconosciuta. Inoltre foglio-civetta è quello esposto dai giornalai, cioè il sommario di un quotidiano o di un periodico appeso alle edicole per attirare l'attenzione dei passanti; e notizia civetta è l'informazione pubblicata per sondare le reazioni dell'opinione pubblica. [...]

Ma per civetta si intende anche un ballo greco, che si crede sia stato una pantomima faceta. E per civettuolo, ciò che è allettante, aggraziato, ridente.
Per "gioco delle civette" gioco di ragazzi ove uno dei giocatori si pone al centro e cerca di far cadere agli altri il berretto dal capo con una percossa.  Questo gioco si fa a suon di musica e prende il nome dalla civetta perché essa alza e abbassa la testa come appunto il giocatore che sta nel mezzo.
"Fare a civetta" vuol dire abbassare prontamente il capo, scansarsi con agilità per evitare il colpo oppure spiare furtivamente con ansietà.
"Portare il capo a civetta" significa acconciarsi i capelli in modo vistoso, e stravagante. Inoltre "civettare" significa letteralmente andare a caccia di uccelli con la civetta e in senso figurato tentare di ottenere qualcosa con insidia e inganno. E così "civettino" piccolo della civetta o anche uomo vanesio e leggero e "civettone" grossa civetta oppure maturo dongiovanni.
O ancora "mangiare come le civette" cioè in fretta e furia senza masticare.
E "tenere la civetta per uccellare i pettirossi" detto che vuol significare guadagnare ricorrendo ad espedienti. Molti i riferimenti letterari riconducibili sempre a significati allegorici. [...]
E, per concludere, alcuni versi di Baudelaire tratti dalla raccolta I fiori del male.
 "Sotto i tassi neri che li riparano, i gufi stanno allineati come tante divinità esotiche, dardeggiano i loro occhi rossi. Meditano. Staranno così senza muoversi fino all'ora malinconica in cui, allontanando il sole obliquo, le tenebre si stabiliranno. Il loro atteggiamento insegna al saggio che in questo mondo egli deve temere il tumulto e il movimento. L'uomo, ebbro di un'ombra che passa, subisce sempre il castigo d'aver voluto cambiare posto".

Dal saggio "La Civetta dagli Altari agli Scongiuri", di Maria Altobella Galasso

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