lunedì 21 settembre 2015

Il Brownie del Lago, Francia, Traduzione Mia

anto, tanto tempo fa, viveva in Francia un uomo di nome Jalm Riou. Avreste potuto cercare per miglia e miglia all'intorno senza riuscire a trovare un uomo più felice e soddisfatto di lui! Possedeva una grande fattoria, denaro in quantità, e, soprattutto, era padre della più leggiadra ballerina ed elegante fanciulla del circondario: Barbaik. Quando, nei giorni di festa, la ragazza indossava la sua cuffia ricamata, e le cinque gonne, ognuna leggermente più corta dell'altra, e le scarpette con le fibbie d'argento, le altre donne scoppiavano d'invidia, ma a Barbaik poco importava che mormorassero alle sue spalle poiché sapeva che i suoi abiti erano i più belli e che aveva molti più corteggiatori di ogni altra ragazza.


Froud B.



Ora, tra i giovanotti che la volevano in moglie, ce n'era uno che le aveva donato interamente il suo cuore. Era il capoccia del padre, ma le sue maniere erano rozze, ed era talmente brutto che Barbaik non se ne curava affatto, e, quel che è peggio, spesso rideva di lui, come tutti gli altri. Naturalmente, Jegu - questo era il nome del capoccia - venne a saperlo e ne soffrì moltissimo, tuttavia, egli non cercò lavoro altrove e non lasciò la fattoria, come sarebbe stato giusto e saggio, poichè si sarebbe allontanato per sempre da Barbaik e non avrebbe potuto neanche vederla, e, allora, che senso avrebbe avuto continuare a vivere?
Una sera, tornando dai campi con i cavalli, si fermò presso un laghetto perché potessero dissetarsi. Con un braccio intorno alla criniera di uno dei cavalli e la mente a Barbaik, attendeva pazientemente che gli animali finissero di abbeverarsi, quano udì una voce provenire da un cespuglio lì vicino:
"Che hai, Jegu? Non disperarti così".
Il giovanotto trasalì per la sorpresa e si guardò intorno.
"Chi c'è?", chiese.
"Sono io, il Brownie del lago", rispose la voce.
"Ma dove sei?"
"Sono qui vicino: cerca nel canneto e vedrai una ranocchietta verde. Sono capace di assumere le sembianze che voglio - aggiunse fieramente - e, cosa ancòra più difficile, posso diventare invisibile, se mi va!"
"Allora mostrati a me con il sembiante proprio della tua gente", disse Jegu.
"Ma sicuro! Se vuoi così". E la ranocchia saltò sul dorso di uno dei cavalli e si trasformò in un piccolo gnomo vestito di verde.


Froud B.


La trasformazione spaventò Jegu, ma il Brownie lo esortò a non avere timore poiché non aveva intenzione di fargli alcun male. Anzi, sperava di potergli essere utile.
"Perché hai tutto questo interesse per me?", chiese il contadino, diffidente.
"In virtù di un favore che ho ricevuto da te l'inverno scorso, e che non ho mai dimenticato. Tu sai di certo che i Korigans che dimorano a White Corn hanno dichiarato guerra al mio popolo, in nome della loro amicizia per l'Uomo. Così fummo obbligati a trasferirci in terre lontane e a nasconderci assumendo l'aspetto ora di un animale ora di un altro. Da allora, un po' per abitudine, un po' per divertimento, abbiamo continuato a trasformarci, ed è stato in queste circostanze che ti ho incontrato".
"Come?" domandò Jegu, colmo di stupore.
"Ricordi quando, tre mesi fa, mentre zappavi in un campo lungo il fiume, trovasti un pettirosso intrappolato in una rete?"
"Oh, sì, lo ricordo bene: sciolsi la rete e lo lasciai andare"
"Beh, quel pettirosso ero io! Da allora, speravo di diventare tuo amico, e poiché so quanto desideri sposare Barbaik, ti proverò la mia sincerità aiutandoti ad ottenere ciò che vuoi".
"Oh, caro Brownie! Se ci riuscissi davvero, non ti rifiuterei nulla, tranne la mia anima!"
"Va', allora, e ti prometto che, entro pochi mesi, avrai la fattoria e Barbaik!"
"Ma come pensi di riuscirci?", chiese Jegu, pieno di meraviglia.
"Questo è affar mio. Magari, un giorno te lo dirò. Intanto, mangia e dormi e non ti curare di nient'altro".
Jegu gli assicurò che nulla gli sarebbe risultato più facile, quindi, togliendosi il berretto, lo ringraziò di tutto cuore e ricondusse i cavalli alla fattoria.
Il mattino seguente era una giornata di festa, e Barbaik si alzò prima del solito perché voleva sbrigare tutte le faccende in tempo per recarsi ad un ballo che si teneva ad una certa distanza dalla fattoria paterna. Per prima cosa, si recò alla stalla dove tenevano le mucche, poiché rientrava tra i suoi doveri tenerla pulita e pensare alla mungitura. Con grande sorpresa, scoprì che il pavimento era ricoperto da uno strato di paglia fresca, che le mangiatoie erano state riempite di fieno, che le mucche erano già state munte e i secchi erano disposti in una bella fila ordinata. "Sarà stato certamente Jegu, nella speranza che gli conceda un ballo", disse tra sé e sé, e, quando s'imbattè nel giovanotto, si fermò per ringraziarlo. Nella sua solita maniera brusca, Jegu le rispose che non sapeva di cosa stesse parlando, ma la sua risposta convinse ancor di più la ragazza che l'inatteso aiuto provenisse da lui.






La stessa cosa si ripetè ogni mattina, e mai la stalla era stata così luccicante e le mucche tanto grasse. Mattina e sera, Barbaik trovava le sue pentole di terraglia colme di latte e una libbra di burro montato di fresco e adornato di foglie. Nel giro di qualche settimana, si abituò a questo andazzo, tanto che si alzava solo per preparare la colazione. Ma, ben presto, fu sollevata anche da questa incombenza: un bel mattino si alzò e scoprì che la casa era stata spazzata da cima a fondo, che i mobili erano tirati a lucido, che il fuoco era già acceso e la colazione preparata: non le restava che suonare la grande campana per richiamare i contadini dai campi. Anche questa volta, Barbaik credette che fosse opera di Jegu, e non potè fare a meno di pensare che un marito del genere sarebbe stato perfetto per una ragazza che amava restare a letto fino a tardi e andare a divertirsi.
In effetti, Barbaik non doveva far altro che bisbigliare un desiderio perché lo vedesse immediatamente realizzato. Se il vento troppo freddo o il sole troppo caldo minacciavano il suo delicato incarnato, le bastava correre a sussurrare accanto alla fonte:"Quanto vorrei che le mie zàngole fossero piene e che la biancheria bagnata fosse stesa ad asciugare" perché non dovesse più preoccuparsi di nulla.
Se trovava che cuocere il pane di segale fosse troppo faticoso e che il forno ci mettesse troppo a scaldarsi al punto giusto, le bastava mormorare:"Vorrei trovare sei pagnotte nella madia", e, due ore dopo, le pagnotte erano là.
E, quando si stancò di recarsi ogni giorno al mercato, le bastò dire ad alta voce una sera:"Oh, quanto vorrei essere già tornata da Morlaix, con la mia pentola del latte vuota, e, al suo interno, il contenitore del burro vuoto, e una libbra di ciliegie nel vassoio di legno, e il denaro guadagnato nella tasca del mio grembiule!" Ed ecco, il mattino dopo, al suo risveglio, cosa trovò ai piedi del letto se non la pentola del latte vuota con il contenitore del burro al suo interno, e una libbra di ciliegie e sei monetine d'argento nuove di zecca nella tasca del suo grembiule? Naturalmente, Barbaik continuava a pensare che tutto il merito fosse di Jegu, e, ormai, non poteva neanche immaginare di riuscire a fare a meno del suo aiuto.
Quando le cose furono a questo punto, il Brownie esortò Jegu a chiedere la mano della ragazza, e, questa volta, Barbaik non girò i tacchi da villana, ma lo ascoltò pazientemente finché ebbe finito: ai suoi occhi, Jegu era sempre brutto e rozzo, ma pensava che sarebbe stato un marito molto utile, che le avrebbe consentito di dormire fino all'ora di pranzo, proprio come una giovane signora, e, quanto al resto della giornata... beh, anche se fosse stata lunga il doppio, avrebbe saputo bene come impiegare il tempo con tutte le cose che aveva in mente! Avrebbe indossato i bei vestiti che si ritrovava non appena ne esprimeva il desiderio e si sarebbe recata in visita dai vicini e tutte le donne sarebbero morte d'invidia, e si sarebbe levata la voglia di ballare. E Jegu sarebbe stato sempre là, a lavorare per lei, a badare a lei e a prendersi cura di lei. Così, da ragazza ben allevata, rispose che avrebbe fatto la volontà di suo padre, ben sapendo che il vecchio Riou ripeteva spesso che, dopo la sua morte, nessuno come Jegu sarebbe stato capace di mandare avanti la fattoria.
Le nozze furono celebrate il mese seguente, e, quasi subito, il vecchio Riou morì, così, all'improvviso. Adesso, la responsabilità della fattoria era interamente sulle spalle di Jegu, e il giovanotto si rese conto ben presto che le cose non erano così facili come prima. Ma, ancòra una volta, il Brownie prese in mano la situazione, ed il suo aiuto valeva quanto quello di dieci braccianti. Arava, seminava e mieteva, e, se il lavoro andava ultimato in gran fretta, chiamava qualcuno della sua gente, e, non appena la notte si schiariva con le prime luci dell'alba, diventava visibile una schiera di ometti affaccendata nei campi, armata di falci, zappe e forconi, ma, prima che arrivasse gente, la compagnia era bell'e sparita. Come ricompensa, il Brownie non chiedeva nulla più di una scodella di brodo.
Fin dal primo giorno di matrimonio, Barbaik aveva scoperto, con grande stupore e rabbia, che nessuno più sbrigava le faccende al posto suo, così come era successo per settimane e mesi. Rimproverò aspramente il marito per la sua infingardaggine, ma Jegu si limitò a fissarla con gli occhi sgranati poiché non aveva la più pallida idea di cosa parlasse. Il Brownie, che era lì vicino, scoppiò a ridere, confessò che quelle attenzioni erano farina del suo sacco, e che aveva fatto tutto per amore di Jegu, ma, adesso che aveva altro a cui pensare, era ora che Barbaik sbrigasse da sé le faccende e badasse da sola alla casa.
Barbaik era furiosa. Ogni mattina, quando doveva alzarsi prima dell'alba per mungere le mucche e andare al mercato, e, ogni sera, quando le toccava stare alzata fino a mezzanotte per montare il burro, il suo cuore straripava di rabbia contro il Brownie che l'aveva indotta ad illudersi di poter condurre una vita comoda e piacevole. Ma, quando lo sguardo le cadeva su Jegu e osservava il viso paonazzo, gli occhi strabici e la zazzera incolta, la rabbia raddoppiava.


Fred Calleri


"Se non fosse stato per te, miserabile nano - ripeteva a denti stretti - Se non fosse stato per te, non avrei mai sposato quell'uomo, e adesso andrei ancòra ai balli, e i giovanotti mi donerebbero nocciole e ciliegie e mi ripeterebbero che sono la più bella ragazza della parrocchia. Invece, adesso, non posso accettare doni se non da mio marito. Non posso ballare se non con mio marito. O tu, maledetto nano! Non ti perdonerò mai. Mai!".
Tuttavia, a dispetto delle sue cattive parole, nessuno come Barbaik sapeva ingoiare l'orgoglio se le conveniva, così, quando venne invitata alla festa per un matrimonio, supplicò il Brownie di procurarle un cavallo. Con sua grande gioia, il Brownie acconsentì e le indicò come arrivare alla dimora dei Folletti, ammonendola di chiedere con grande esattezza ciò che desiderava. Piena di eccitazione, Barbaik intraprese il suo viaggio e raggiunse in breve tempo la città dei Folletti: li trovò riuniti in consiglio in un'ampia, verde radura e disse loro:
"Ascoltate, amici miei. Sono venuta ad implorarvi di darmi un cavallo: nero, con gli occhi, il muso, le orecchie, sella e briglie". Aveva appena finito di parlare che le venne condotto il cavallo. Montò in sella e galoppò fino al villaggio dove si teneva la festa di nozze.
In un primo momento, Barbaik era così contenta di quella pausa dalle fatiche quotidiane che tanto odiava che non si accorse di nulla, ma, ben presto, si rese conto, sbigottita, che la gente del villaggio sghignazzava al suo passaggio, indicando il suo cavallo. Poi, afferrò ciò che un uomo disse ad un altro: "Guarda un po'... La moglie del fattore s'è venduta la coda del cavallo?". Si girò sulla sella e... sì, il cavallo non aveva la coda. Aveva dimenticato di chiederne una e quei nani maligni avevano eseguito i suoi ordini alla lettera! Tentò di spingere il cavallo al galoppo, ma l'animale non ne volle sapere, e Barbaik fu costretta a sfilare tra i paesani che la schernivano.
Solo al calar del sole potè tornare a casa, più furiosa che mai e ben determinata a prendersi la sua vendetta sul Brownie non appena ne avesse avuto l'occasione... il che accadde molto presto.





Giunse la primavera, proprio il periodo in cui i folletti tenevano le loro feste, e il Brownie chiese a Jegu il permesso di condurre con sé una compagnia di suoi simili per banchettare nel grande fienile e darsi alle danze. Naturalmente, Jegu fu felicissimo di poter fare qualcosa per il suo amico, e ordinò a Barbaik di apparecchiare nel fienile con la biancheria più fine, di preparare una gran quantità di pagnottelle e frittelle e di mettere da parte tutto il latte munto quella mattina. In realtà, ben sapendo quanto Barbaik detestasse gli gnomi, si sarebbe aspettato un rifiuto, ma la moglie non disse una parola e preparò il festino così come le era stato ordinato.
Bene, quando fu tutto pronto, il fienile si riempì di gnomi: indossavano giacchette verdi nuove nuove, erano felici e contenti ed accostarono allegramente le sedie alla tavola imbandita... ma, dopo un attimo, saltarono su strillando e fuggirono via lanciando alte grida poiché Barbaik aveva messo un tappeto di pezzetti di carbone rovente sotto i loro piedi e tutti avevano le loro piccole dita ustionate!
"Non ve ne scorderete tanto presto!", disse Barbaik sorridendo cupamente tra sé e sé, ma, dopo poco, i Brownies ritornarono recando grandi pentole colme d'acqua che rovesciarono sul fuoco, quindi, si presero per mano e danzarono in tondo, cantando:

"Maledetta traditrice, figlia di Riou,
Le nostre povere dita hai bruciato tu
In gran fretta abbandoniamo la tua corte,
Che si abbatta su voi tutti la malasorte!"

Quella notte stessa, i Brownies lasciarono quei luoghi per sempre. Jegu, senza il loro aiuto, cadde in miseria e morì di stenti. E Barbaik? Barbaik fu ben contenta di trovare un lavoro al mercato di Morlaix.


Lee&Froud

Traduzione: Mab's Copyright

Da: "The Lilac Fairy Book" di Andrew Lang
(Fonte: "Le Foyer Breton", di E. Sauvestre)

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